OGGI VI DICO CHE… RETROSCENA IN SALSA BISIGNANI

Bisignani: “Nel marzo del 2005,Berlusconi incontrò Renzi,  l’incontro avvenne durante un convegno flop organizzato da una delle tante meteore che hanno solcato la galassia di Silvio: l’allora commissario della Croce Rossa, Maurizio Scelli.” Madron: “Con l’intenzione, immagino, di portare il golden boy fiorentino ad aderire a Forza Italia”. Bisignani: “Da sempre lui voleva che Renzi approdasse nel centrodestra, soprattutto nel momento in cui i popolari di Prodi si spaccavano, scegliendo di andare chi a destra e chi a manca.” Madron: “E come mai Renzi scelse la sinistra?” Bisignani: “L’ha confessato una sola volta a un amico fiorentino, che me lo ha bisbigliato. Renzi, pur essendo attratto dalla destra, anche sua madre Laura odia comunisti e sinistra, disse testualmente: Con Berlusconi non andrò, perché con lui non potrò mai essere il numero uno.” (Luigi Bisignani, Paolo Madron: “I potenti al tempo di Renzi. Da Bergoglio a Mattarella”, Chiarelettere, 2015).

ATTUALIZZANDO… UN LIBRO PER SCOPRIRE I POTENTI DI OGGI

“I potenti al tempo di Renzi” copertina

La citazione qui sopra è una delle tante chicche, così si dice in gergo editoriale, che si possono trarre dal libro di Bisignani e Madron. Non conosco Madron, lo stimo per quel che so della sua bravura professionale. Bisi mi ha sempre attratto come personaggio, innanzitutto giornalista determinato e informato, che la sa lunga – retroscena, relazioni e collegamenti – sul mondo dei potenti. Non l’ho mai cercato quando era al vertice del “suo” potere, inseguito dagli amici e braccato dai questuanti; l’ho cercato quando, dalle cronache, mi è sembrato vittima (ipergarantista come sono) di vicende che mi sono apparse ingiuste, se non addirittura persecutorie, nei suoi confronti. Il primo libro dei due autori mi era piaciuto molto perché, senza pregiudizi, si occupava dei potenti di ieri, ed ero curiosissimo, per saperne di più sul conto di quelli che avevo conosciuto anch’io. Questo secondo libro è forse meno scintillante del primo, ma è più interessante per chi – come me – è confinato, per colpa dell’età, nel girone dei dannati, cioè dei rottamati o dei rottamandi: è prezioso per essere informati su questa band (mai direi banda! Parliamone musicalmente) che ha fatto irruzione nelle stanze dei bottoni, sui bottoni digita allegramente, guidati e/o disciplinatamente devoti rispetto al giovane direttore di orchestra, Matteo Renzi. Quindi, leggo avidamente e altre chicche vi riferirò, nel corso della settimana.

MA QUAL E’IL LIBRO DI RIFERIMENTO DEL PREMIER? LEGGETE, SE VOLETE…

libro2

Lettera di un amico: “Caro Cesare, è questo il libro cui (secondo un articolo del Corriere) si ispira il nostro premier: “Storytelling. La percezione delle cose vale più del reale.” In breve, la politica nell’era dello storytelling. Di Christian Salcom.

MODESTA RIFLESSIONE SUL PRINCIPIO DELLA ROTTAMAZIONE, DA MARINETTI A RENZI

Matteo Renzi
Mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo per verificare se Renzi, giunto in età anche lui senile, considererà anche se stesso un vecchietto da rottamare… Marinetti, un altro che aveva la fissa della rottamazione, scrisse che aveva il compito e il dovere di distruggere il passato, ma si diceva pronto, dopo qualche anno, a cedere il passo a una nuova generazione, pronta a distruggere lui e i suoi seguaci. Che io sappia, Renzi finora non ha detto niente di simile. Vero anche, però, che non è arrivato a eguagliare o imitare la furia demolitrice dell’ideatore del futurismo. Marinetti ebbe molti meriti, è passato alla storia (non mi è ancora chiaro se Renzi vi riuscirà) come un visionario eccellente, segnò meritatamente una svolta nella cultura italiana. Ma i suoi eccessi restano memorabili: voleva incendiare il Louvre, insieme con Tamara de Lempicka, e per fortuna non vi riuscì, bloccato da una banale multa per sosta vietata. Voleva, come certi terroristi di oggi, distruggere qualsiasi capolavoro d’arte creato nei secoli precedenti. Fino al ridicolo: nell’ambito del futurismo, arrivò a firmare perfino un manifesto contro la pastasciutta. Renzi, come demolitore, per ora – ammesso che vi riesca – se l’è presa con D’Alema e Bersani, è ancora alle prime armi. Come buongustaio, mi auguro che stia alla larga dall’amatriciana e dal cacio e pepe: come quella di Marinetti, finché si scherza si scherza, ma ci sono battaglie perdute in partenza.

PENSIERACCI/ MIAMI! COSA (NON) SI FA PER TE! MA ROSSELLA C’ERA?

carlo rossella

Mi chiedono perché uno dei bersagli preferiti da questa rubrica sia Carlo Rossella: me lo ha chiesto, per ultima, due giorni fa, Marisela Federici. E’ semplice: verso Carletto nutro bonari sentimenti amichevoli. Mi fa rabbia perché ritengo che abbia qualità professionali potenzialmente enormi, ma – godendone – si è rassegnato a un ruolo di cantore e frequentatore della cosiddetta “alta società”, ricevendone in cambio soddisfazioni inferiori solo a quelle collezionate da un suo simile amico per la pelle, Luca di Montezemolo. Comunque voglio dare ragione a Marisela e ad altri miei critici: è un tormentone un po’ logoro. Invito ancora una volta Rossellino a pagare una scommessa perduta (un pranzo, non è granché) e confido di essere pronto a ritirarmi affettuosamente. Posso, però, raccontarvi l’ultima: a Pasqua ebbi notizie di vacanze di molti italiani consumate a Miami. C’erano Fabio Corsico con la famiglia, c’era Virman Cusenza in buona compagnia, c’era Myrta Merlino – che gustava il suo thè preferito concedendo per qualche giorno una meritata tregua ai telespettatori, c’era anche Andrea Vianello, e spero che non abbia risparmiato ai compagni di viaggio il suo tic preferito, lisciarsi barba e baffi con un pettinino. Mi sono chiesto se ci fosse anche Carlito el drito, che adora Miami e tanti anni fa alla città dedicò perfino un libro, o una serie di articoli (chiedo scusa, non ricordo bene). Mi sono detto: se anche Carlo ha passato le vacanze a Miami, lo sapremo dai violini che suona nella sua rubrica sul Foglio. Macché: se non mi sono perso niente – Claudio Cerasa abbassa e nasconde a volte la rubrica “Alta società” – il dubbio resta. E ogni tanto mi sveglio la notte con questo pensieraccio. Chi mi aiuta?

MALINCONICA DECADENZA DI PIAZZALE DELLE MUSE. MONTEZEMOLO CI VA, COSA NE PENSA?

Luca di Montezemolo

Ieri ho letto uno splendido pezzo di Mario Ajello sul Messaggero, in cui il giornalista con contenuta e dolente indignazione ricordava il piazzale che fu, quando vi “si affacciavano i grandi calciatori Rivera, Mazzola, Riva e Bonimba” ma anche “Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir che ritenevano Piazzale
delle Muse uno dei luoghi più magnifici di Roma, grazie alla sua vista panoramica. Ora è tutto una roba di cemento…” Ho chiesto un’opinione a una mia importante amica e collaboratrice, che abita lì. Mi ha scritto, anche lei malinconicamente nostalgica, così: “Ho conosciuto Piazzale delle Muse quando era un giardino abbandonato a se stesso, senza l’ombra di un giardiniere e quella di un netturbino. C’era la ghiaia, quella che quando ci hai camminato in mezzo ti lascia le scarpe impolverate. C’erano poche panchine: quelle in legno rotte e quelle di marmo con le scritte. C’erano erbacce. C’erano alberi. Tra questi un pino. Questo pino non poteva passare inosservato: aveva il tronco inclinato, ma talmente inclinato da essere l’unico albero che io abbia mai visto crescere quasi in orizzontale! Una sorta di scherzo della natura. Ho giocato sul tronco di quel pino. E da adolescente, mangiando il gelato, ho visto altri bambini cavalcarlo, scalarlo, abbracciarlo. Un vero e proprio “amico”, cuore pulsante del giardino. Prima dell’inizio dei lavori, durante gli anni che ci sono voluti (ovviamente di più di quanto stimato) e nel momento della consegna della nuova area, si è parlato di un’importante e costosa opera di riqualificazione ambientale. Mah… Basta farci una passeggiata, anche senza esserci mai stati prima, per capire che qualcosa non torna. Per di più, chi ha conosciuto quel Piazzale guarda il nuovo con tristezza e malinconia. Non c’è più fascino. Non c’è più cuore. E’ rimasta la vista. Anzi è l’unica cosa che è stata valorizzata: prima toccava fare capolino tra spine e foglie e ramoscelli per conquistarsi più visuale possibile. Ma forse sono un po’ leopardiana… Ilaria Ammirati.” Luca di Montezemolo, domenica pomeriggio come spesso fa, c’era, insieme con moglie e figli. Nostalgico anche lui, o no?

APPUNTAMENTI /1. GIGI MERONI, UN NUOVO LIBRO SU UN PERSONAGGIO INDIMENTICABILE

Una vita a tutto campo- copertina

Ero suo amico, avevamo più o meno la stessa età. Genova, metà anni ’60: lui arrivava da Como al Genoa, io cronistello di belle speranze. Negli allenamenti lo incitavo a dare il massimo, a farsi notare, ma soprattutto perché erano spettacolari i suoi modi di muoversi, lievi come una danza, i dribling geniali (oggi, seguendo Perotti, mi sembra di rivederlo). Fuori dal campo, era un originale figlio del suo tempo, i capelli lunghi come quelli dei Beatles, l’abbigliamento stravagante: per ironizzare verso chi, anche con irritazione, lo rimprovera, cominciò ad andare a passeggio con una gallina al guinzaglio. Dipingeva, era anticonformista in ogni battuta e atteggiamento. E a poker, quando giocavamo in casa di Piero Dardanello, con il dg del Genoa Lievore, con un altro caro amico, il centrattacco Piaceri, era imprevedibile per la fantasia: impossibile capire quando avesse il punto o fosse in bluff. Ora, l’ottima Libreria Popolare di via Tadino 18 a Milano mi invita alla presentazione di un nuovo libro (bellissimo, il primo, quello di Dalla Chiesa, “La farfalla granata”) scritto da Pierluigi Comerio, “Una vita a tutto campo”: lunedì 4 maggio, ore 18. Vivo a Roma, temo che non potrò esserci. Amici milanesi, partecipate! Ci sarà la sorella di Gigi, Maria, e ci sarà una mostra – la prima – dei suoi dipinti. Interverrà il giornalista e critico d’arte Roberto Borghi. Non ho mai visto i quadri di Meroni, mai esposti prima di oggi anche per questo sono dispiaciuto, se non riuscirò a essere presente.

APPUNTAMENTI / 2. COMIN, CONVOCAZIONI DI ELITE PER LA RIFORMA DELLA RAI

gianluca comin
Gianluca Comin annuncia un seminario su “La sfida della riforma Rai”, il 13 maggio 2015 alle ore 18, in piazza Santi Apostoli (mailpress@cominandpartners.com). Ci sarà il sottosegretario dello Sviluppo Economico, con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli. Tra gli invitati Michele Ainis, Lucia Annunziata, Bianca Berlinguer, Massimo Bernardini, Annalisa Bruchi, Mario Calabresi, Claudio Cerasa, Luigi Contu, Virman Cusenza, Franco Di Mare, Aldo Fontanarosa, Giovanni Floris, Fabrizio Forquet, Massimo Giannini, Gerardo Greco, Lilli Gruber, Giancarlo Loquenzi, Monica Maggioni, Andrea Melodia, Enrico Mentana, Myrta Merlino, Paolo Messa, Clemente Mimun, Giovanni Minoli, Roberto Napoletano, Mario Orfeo, Antonio Padellaro, Malcom Pagani, Denise Pardo, Antonio Polito, Claudio Tito, Gaia Tortora, Marcello Sorgi, Sarah Varetto, Andrea Vianello. Ci andrò, spero, ma – sempre impertinente – dico a Comin: occhio alla coincidenza con le semifinali di Champions League (che la Rai non trasmette..!)

SI VIVE ANCHE (NON SOLO) DI BATTUTE. GRANDE, GROSSO O GRASSO?

Myrta Merlino

All’edicola, domenica mattina, ascolto un signore di inconfondibile accento calabrese. Mi dichiaro di Cosenza, lui è di Reggio Calabria. Mi riconosce (ogni tanto succede): – Ma tu sei quel nostoa grande giornalista compaesano… E io: – Grande no, direi, realisticamente, grasso. Ma lui non ci sta. Dopo un po’ di moine, mi arrendo: il compromesso è “grosso” (magari! sia per la corpulenza, sia per la valenza giornalistica). “Chi di verde si veste, di sua beltà si fida”, è il saluto di Tiziana Panella a Myrta Merlino, stamattina, nella solita staffetta quotidiana a La7 (chiedo scusa alle due bellone, mi sa che al mattino mentre lavoro dovrò cambiare canale, per risparmiarmi queste melensaggini. Però potrebbe avere ragione il mio amico Lucio Presta, che proibisce il colore verde nei suoi programmi: secondo la sua esperienza, porta sfiga. Non oso pensare che la Panella ne sia consapevole e abbia rivolto apposta questo saluto all’amica… Con prudenza Paolo Liguori (mi piace perché dice ciò che pensa) prende le distanze e critica il costumista di Myrta. Infine. Il titolo de “Il Fatto” di domenica, con fotografia di Obama e Renzi, sorridenti fianco a fianco: “Che avevano da ridere quei due alla Casa Bianca?” Purtroppo, questa non è una battuta. E’ amara indignazione, da condividere. Il padre di Giovanni Lo Porto, uccido dal drone Usa: “Il giorno del vertice Obama sapeva, impossibile che non l’abbia detto a Renzi. Le risate sono mancanza di rispetto.” Così come l’aula vuota, al momento della commemorazione in Parlamento. Che dire? Un abbraccio forte, disgustato, da papà, ai genitori di Giovanni.

TRAVAGLIO CONTINUA IN ULTIMA PAGINA, POSSIAMO STARCI

M.Travaglio

Avevo promesso di non occuparmi più dei giornalisti ed opinionisti pisciatori che cominciano in prima pagina i loro articoli e proseguono torrenzialmente nelle pagine interne (Galli della Loggia è inesorabile…) infischiandosi del fastidio dei lettori, obbligati a sfogliare il giornale, per seguirli. Però debbo dare atto a Travaglio che ha trovato una buona soluzione: il pezzo gira in ultima pagina, basta girare “Il Fatto” (uno dei miei due giornali preferiti) e non c’è bisogno di andare a caccia del seguito.

IL “FOGLIO” DEL SABATO SAREBBE UN SETTIMANALE STRAORDINARIO

Il Foglio Quotidiano

Leggo “Il Fatto” e “Il Foglio” per prima cosa, al giornale: voglio avere un quadro completo di ciò che succede, da destra e da sinistra. “Il Fatto” dà spesso notizie che non si trovano altrove. “Il Foglio” ha una qualità culturale eccellente: il numero del sabato è “spettacolare”, direbbe Benigni. Potrebbe diventare un imperdibile settimanale.

IN CAUDA VENENUM / DAVVERO ANGELA MERKEL ERA UNA APPETIBILE GNOCCHETTA

Angela Merkel
Purtroppo, tutti ricordano soltanto la battutaccia di Silvio Berlusconi sulla signora Merkel: non la citerò. Un amico che se ne intende e nulla si perde, l’altro giorno a marzo mi rivela (non lo sapevo) che da giovane Angiolina era affascinante, graziosa, desiderabile. Lo dico en passant, per curiosità. Il mio amico in realtà stava rievocando la carriera della Merkel, indignato per la sua ingratitudine verso Kohl (lei, che ne era una pupilla!). Quando Kohl si trovò in difficoltà, la Merkel non solo non lo aiutò, non solo non glissò, ma contribuì ad abbatterlo. Obietto: ma da sempre, in politica, la vera virtù vincente è
l’ingratitudine.

cesare@lamescolanza.com

27.04.15