“Ecco: quando non ci rassegniamo, vengono fuori le velleità. Una donna che vuol essere uomo… un vecchio che vuol esser giovine… Nessuno di noi mente o finge! C’è poco da dire: ci siamo fissati tutti in buona fede in un bel concetto di noi stessi”. (Luigi Pirandello, “Enrico IV”, 1921)
ATTUALIZZANDO… / 1. VOLONTÀ E VELLEITÀ, ATTESA E ASPETTATIVE
Ci sono sottigliezze, nella meravigliosa lingua italiana, che lucidamente spiegano differenze cruciali tra concetti attigui, ma diversi.
Ad esempio, attesa e aspettative. A prescindere dal dizionario, mi permetto di darvi la mia personale interpretazione. L’attesa è una nobile condizione dello spirito, se riusciamo a gestirla e viverla senza ansia e affanno. L’aspettativa è un territorio sdrucciolo: lì ci sono le trappole, gli inganni, le scivolosità, per non dire mine esplosive. Se sono impulsive e sentimentali, o addirittura passionali, le aspettative possono indurti a vivere momenti di estasi. Ma se non sono razionali, quasi sempre le aspettative impulsive e ambiziose, smodate ed eccessive, ti portano a sbattere la faccia contro il muro. A me sembra abbastanza analoga la differenza tra volontà e velleità. La volontà è il fermo, ragionevole e spesso coraggioso tentativo di raggiungere un obiettivo oggettivamente raggiungibile. La velleità è il convincimento smisurato ed egoista di poter raggiungere, senza tener conto della realtà, un traguardo irraggiungibile.
“Non siamo più nell’era della volontà, ma della velleità”, scrisse Jean Baudrillard.
“La volontà può e deve essere motivo d’orgoglio più dell’ingegno”. (Honoré de Balzac)
VELLEITÀ / 2. DIEGO DELLA VALLE SI FA IL PARTITO (MA FORSE NO). E PASSERA, MARCHINI…
Se volete, leggete su www.lamescolanza.com un caustico pezzo di Pietro De Leo, pubblicato su “Il Tempo”. Della Valle, da Maria Latella su Sky/tg 24, ha rilanciato il suo progetto “Noi italiani”, che definisce “un’operazione di solidarietà, a tutti i livelli”. Quanto ai partiti, il principale, secondo Della Valle, è quello del non voto: “l’unico modo che una persona normale ha per protestare è non votare”. Della Valle ha in mente un partito? Chissà: è una domanda fiorita e sfiorita più volte. De Leo fa notare che molti sono i personaggi, grandi e piccoli, che hanno espresso “propositi roboanti sfociati in deboli sussurri: da Luca di Montezemolo fino a Gianpiero Samorì e Maurizio Zamparini.” E la lista sarebbe assai più lunga.
Qui, per illustrare la grande confusione italiana, cito l’ottimo (per me) Corrado Passera e l’eccellente (per me) Alfio Marchini. Questi due importanti personaggi hanno in comune con Della Valle – che però non ha mai espresso con chiarezza l’eventuale progetto di entrare in politica – un limite politico decisivo, insostenibile: non vogliono tener conto di far parte dell’elite nazionale. E la gente – quel popolo immenso che non vota, e che il signor Tod’s cita – non sopporta più, senza fare distinzioni, l’elite, la classe elitaria che ha governato il Paese. Anzi, ne è disgustata. A torto o ragione, tutti e tre sono considerati personaggi elitari, lontani dalla quotidianità dei drammatici problemi che angustiano i potenziali elettori – che neanche più votano (quorum ego). Al di là delle loro lodevoli parole e intenzioni, Della Valle, Marchini e Passera questa diffidenza popolare non mostrano di averla avvertita e/o considerata. Non hanno compiuto un solo gesto, uno solo, per distinguersi dalla odiata elite e proporsi come innovatori, riformisti, uomini che potrebbero cambiare le cose. E questo gesto, che non arriva mai, dovrebbe essere spettacolare (siamo nell’epoca della comunicazione), molto concreto, comprensibile ed espresso nella maniera più semplice. Altrimenti, mi si consenta l’ironia, delle due: o pensano di arrivare (come Monti, Letta, Renzi) al potere senza essere votati dal popolo, in questo curioso Paese in cui sembra che il voto sia stato abolito; oppure i voti li avrebbero solo da amici, parenti e (finora) pochi ammiratori.
Per di più, la confusione aumenta perché i progetti non sono né chiari né coerenti. Di Della Valle – che mi aveva inizialmente sedotto con le sue sfuriate televisive contro Renzi e Marchionne – non si capisce che cosa abbia in mente, non mi sembra che le sue parole siano arrivate alle portinerie, ai mercati, alla metropolitane, ai bar. Quanto a Passera e Marchini, si registra una bizzarra e diversa inversione di tendenza. Passera era intenzionato a un progetto nazionale, ora si sposta sulla candidatura a Milano. Marchini si candidava (si è già candidato) a sindaco di Roma, ora sembra, dicono dopo una inopportuna intervista a “L’Espresso”, che voglia battersi a livello nazionale, per Palazzo Chigi.
Mah! Forse farebbero bene a ricordare che l’assoluta chiarezza (come dimostrò Berlusconi nel ‘94) può conquistare i cuori e i voti della gente.
Per ultimo, ecco le mie valutazioni. Marchini e Passera sarebbero ottimi sindaci di Roma e di Milano: per competenza e senso del dovere. Ma dubito che vi riusciranno, se non agiranno con energia, in forme divulgative! Se non faranno capire che il loro modo di essere elite è diversa dall’elite che ci ha portato alla rovina. A Della Valle, che in attesa ci dica che cosa voglia fare, ma anche agli altri due, Marchini e Passera, pongo due domande, candide candide: 1. perché pensano di essere invitati ai miserabili (quasi tutti) talk show televisivi? Solo perché sono considerati bei nomi di elite, o no? 2. Non capiscono che i talk (disgustosi, salvo poche eccezioni) sono considerati – e sono, di fatto – dalla gente come assembramenti di urlanti protagonisti, l’uno per l’altro, di una governante odiata e disprezzata? Questo è il punto ed è inutile girarci intorno.
BATTUTE E BATTUTACCE… BASTA PAROLE STRANIERE!
No Telekabul! Sì Teletoscana! (Ruggero Ruggeri, da “Italia Oggi”)
LETTERE / 1. FIDEL CASTRO, VERO O FALSO?
Mi scrive Franco Bellino: “Cesare, la tua foto di Fidel mi è talmente piaciuta che l’ho condivisa su FB. Pare però che questa frase Fidel non l’abbia mai pronunciata: http://www.14ymedio.com/nacional/prediccion-Fidel-Castro-Obama-Francisco_0_1821417849.html. Però è troppo bella per non essere vera”.
Intanto concordo, ai posteri l’ardua risposta.
LETTERE / 2. MALAPARTE E L’OMOSSESUALITÀ DI SINISTRA
Scrive giuseppe.bilotti@libero.it, riferendosi alla “esaltazione comunista dell’omosessualità vista da Curzio Malaparte ne “La pelle” (La peste – IV): “Le rose di carne (I nobili omosessuali marxisti). Da esteti decadenti a esteti marxisti – Gli efebi proletari scambiano per comunismo il loro inconscio bovarysmo proletario deviato dall’omosessualità”.
01.10.15