OGGI VI DICO CHE… PICASSO, RAFFAELLO. GIOVENTU’ E MATURITA’

“Rivoluzione o conformismo? Tra questi due poli – di solito appaiati a giovinezza e maturità – si giocherà tutto. Picasso diceva che a 12 anni dipingeva come Raffaello, click ma che aveva impiegato tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino. Ci si mette molto tempo a diventare giovani.” (Silvia Truzzi, cialis “Il Fatto Quotidiano”, 11 dicembre 2013).

ATTUALIZZANDO… RENZI, LETTA, ROTTAMAZIONE
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Ringrazio Silvia Truzzi, una bravissima giovane giornalista del Fatto (è sempre un piacere leggerla), per la stupenda citazione di Picasso: la ringrazio a nome mio e a nome, credo, di tutti gli anziani che si sentono in colpa per la loro età, considerati vecchi arnesi da rottamare. Per quanto mi riguarda, non so quante volte ho già scritto che è indispensabile, per me e per quelli della mia età, fare un passo indietro e lasciare spazio alla freschezza e alle innovazioni dei giovani; per quanto riguarda la rottamazione definitiva, penso che avrò il coraggio di provvedere da solo, quando non avvertirò più il gusto di scrivere e il consenso di qualche anima affine alla mia. La Truzzi – che è giovane, sottolineo – mostra una esemplare maturità nel riflettere sull’avvento del grande rottamatore. Dopo un’altra bellissima citazione (“La giovinezza è un insieme di possibilità” – Albert Camus), scrive: “Matteo Renzi ha detto che con Letta “lavorerà bene”: per adesso – ovviamente è prestissimo – non sembrano esserci all’orizzonte rotture con quei “professionisti dell’inciucio”, evocati nel discorso di domenica.” Brava Silvia: chapeau!

JUVE-GALATASARAY E I TACCHETTI DA USARE IN POLITICA

Sotto la neve la Juventus ha giocato a Istanbul una decisiva partita di qualificazione per la Champions League e imprevedibilmente l’ha persa, contro i turchi del Galatasaray, allenati dall’italianissimo Roberto Mancini. La partita è stata giocata per mezz’ora martedì sera, poi sospesa e rinviata a oggi, e giocata e conclusa per la rimanente ora prevista dai regolamenti. Il terreno era ghiacciato, non impraticabile, ma pericoloso per l’incolumità dei giocatori. I soloni del calcio danno la precedenza alle date stabilite per i sorteggi, ai diritti televisivi, alle difficoltà orgnizzative per replicare viaggi, alberghi, ecc. Dunque si è giocato, anche oggi sotto la neve e su un campo impossibile. I giocatori scivolavano di frequente, colpivano il pallone a casaccio… Sotto imputazione, come d’abitudine, i tacchetti delle scarpe. A me, al di là delle polemiche sportive, è venuta in mente – dev’essere una malattia – la politica, o meglio i comportamenti di alcuni personaggi politici. Pochi sanno che le scarpe dei calciatori (i mitici scarpini da calcio, che ricordo con nostalgia) sono prodotte ormai, secondo moda ed esigenze di sponsor, con materiali e colori diversi. E, soprattutto, i tacchetti sono svitabili: si possono sostituire quelli morbidi di gomma, con quelli di acciaio o di altro spessore. Qualsiasi calciatore, qualsiasi allenatore e perfino qualsiasi magazziniere sa perfettamente come ci si debba attrezzare, in relazione alle condizioni del terreno di gioco. In politica, il terreno di gioco è sempre insidioso, per un motivo o per laltro; e si è obbligati a giocare sempre. I tacchetti dei calciatori equivalgono, per i calciatori, al linguaggio da usare – in relazione all’ambiente in cui si esprime: famiglia, amici finti, amici falsi, programmi televisivi, comizi, incontri istituzionali, Parlamento e Senato, interviste su carta stampata, ecc. Ebbene, non c’è dubbio che – Silvia Truzzi vigilante – Matteo Renzi abbia usato tacchetti micidiali di acciaio nel suo discorso elettorale, e placidi gommini, a proposito della collaborazione con Letta. Seguiremo il suo linguaggio con attenzione e speriamo che altrettanto facciano non solo Silvia, ma due, dieci, cento e mille Truzzi. Certo, non si stancherà Crozza – che ha subito impugnato uno scalpello per picchiare sui comportamenti di Renzi, tra il dire e il fare…

ANCORA LINGUAGGIO. FURIO COLOMBO SCRIVE CHE…

Inzigato da un lettore sul razzismo della Lega Nord e sull’elezione a segretario di Salvini, “uno dei leghisti più retrivi e accaniti”, Furio Colombo oggi nella sua rubrica sul Fatto, a colloquio con i lettori, coglie l’occasione per scrivere un pezzo da antologia. Antirazzista, naturalmente, e a tutto campo: Borghezio, Bossi, l’accanimento sul ministro Kyenge, ma anche Marina Le Pen: il passaggio che mi è piaciuto di più, per chiarezza e severità, è quello in cui Colombo definisce Hollande, “presidente di una Francia neorazzista”, come uno degli uomini “più privi di idee e di coraggio che si conoscano nell’Unione Europea (eppure la gara è affollata di talenti come il suo).” Sul razzismo è facile lasciarsi andare alla retorica più ovvia e banale. Adoro i commentatori che riescono ad esprimersi, come Colombo, con tagliente lucidità, senza una parola di troppo. 

ANCORA RENZI, VIVA L’ALBA!

Dicono che stamattina Renzi abbia convocato la sua prima riunione di lavoro pressoché all’alba, alle 7 del mattino. Evviva (se è vero e se continuerà a farlo). Le 7 del mattino, per molti politici che Renzi vorrebbe rottamare, almeno quando avevano l’età del sindaco fiorentino, era l’ora in cui si andava a dormire, non certo quella in cui si svegliava. I più famosi e citati erano Gianni De Michelis, per le notti in discoteca, e il segretario liberale Altissimo, nei baretti di moda negli anni ottanta. E mezza democrazia cristiana. E i ritardi poi! Quelli insopportabili ancorchè patologici erano di Claudio Martelli. Ma sono passati alla storia politica anche quelli di Gheddafi e, di recente, di Putin, in visita a Roma senza riguardi nè per Papa Francesco nè per i nostri presidenti e governanti.
Chi mi segue, sa come la penso: il rispetto degli orari dovrebbe essere stabilito per legge, i ritardi dovrebbero essere puniti con sanzioni finanziarie, nei ministeri e negli uffici pubblici la puntualità e la presenza al lavoro dovrebbero essere stabiliti e organizzati e controllati… Bravo Matteo, dunque, se continui così. 

BABBO NATALE, PORTAMI UN MODESTO REGALINO. BASTA SEGNALI!

In tempo di crisi, la mia richiesta è modesta, anche se probabilmente non esaudibile. Babbo Natale, detesto le parole che diventano slogan e marci (non solo) in politica. Ti prego di fare in modo che non venga più usata la parole “segnale”, che pure anch’io ho colpevolmente e stupidamente usato. Ormai tutti danno un “segnale”, dovunque, comunque; e tutti sono fieri dei loro segnali… Babbo Natale! Se poi riesci non solo ad abolire il vezzo di segnalare, ma se riesci a indurre (soprattutto) la classe politica a “fare” finalmente qualcosa di – cazzo! – di utile , anche senza segnalarlo… ti prometto che non chiederò altri regali miracolosi-, almeno fino al giorno della Befana. 

11-12-2013

Se volete, scrivetemi a cesare@lamescolanza.com