OGGI VI DICO CHE… MA CHI SONO QUESTI FORCONI?

“Il forcone è arma primitiva. Serve a tenere a bada il nemico, a impedirgli di avvicinarsi troppo. E’ un gradino sotto la falce che richiede quanto meno un passo in avanti, una mezza voglia di conoscere chi c’è davanti e comprenderne le intenzioni. E’ due gradini sotto il fucile, arma decisamente urbana che non lascia spazio a equivoci. E’ il forcone il simbolo che hanno scelto questi nuovi sanculotti, che con formula molto azzeccata Aldo Bonomi ha definito “i non più”: non più agricoltori, non più pastori, non più commercianti al dettaglio, non più piccoli imprenditori, non più artigiani, non più padroncini di camion. Oggi italiani nel nulla…” (Lanfranco Pace, Il Foglio, 13 dicembre 2013). 

ATTUALIZZANDO… DALLA PARTE DELLA PLEBE!

Il titolo dell’articolo – splendido – di Lanfranco Pace è chiaro: “W la plebe!”. E io, dopo aver riflettuto 24 ore, aver assistito ieri sera a “Servizio pubblico” di Michele Santoro e aver letto stamattina il gioiellino di Pace, torno a ribadire quello che ho scritto ieri: mi schiero dalla parte dei forconi. Mi hanno telefonato in tanti, tra ieri e oggi: “Ma come ti è venuto in mente di sostenere i forconi così apertamente?”, oppure “Bravo, anch’io prendo il forcone!” (tra questi ultimi perfino, imprevedibile,di un ristorante di qualità, attiguo a via Veneto). Perchè mi schiero? Anzi, perchè aggiungo oggi che, al loro fianco, sono pronto a sostenerne le sofferenze e i bisogni? La ragione è semplice: i forconi sono la punta di un iceberg, il segno di un malessere nazionale, di italiani sempre senza voce e ora senza più pazienza, perchè ogni limite di sopportazione è stato oltrepassato; la loro protesta, in varie città, nasce con origini spontanee. Leggete l’opinione di Pace, per me risponde lui: “I forconi sono popolo” ha scritto ancora, “una strana scheggia certo, ma popolo. Italiano. E come tutti gli italiani sono in diritto di aspettarsi qualcosa anche da un governo tutto chiacchiere e distintivo.” Ecco perchè mi schiero: se fossi più giovane, scenderei in piazza con loro. Finchè la spontaneità è, a vista d’occhio, la loro origine. Spero che i forconi rifiutino infiltrazioni, siano più forti di ideologie e moralismi da salotto, spero che non accolgano i soliti noti rivoluzionari pronti a tutto pur di sfasciare tutto. E spero soprattutto che il governo, abitualmente sordo ma raramente muto, si dia una mossa: i forconi fanno parte – infelice – dello Stato, non sono anti-Stato.

I DUBBI SU RENZI. PARLA RINO FORMICA

Dubbioso sull’avvento di Renzi è anche Rino Formica, uno dei dirigenti più importanti del partito socialista craxiano negli anni del successo. Ora, di anni, se non sbaglio, ne ha 86 – ed è sempre lucido e combattivo. Ed ecco il dubbio su Renzi formulato dal celebre autore dello slogan sui “nani e ballerine” che infestavano la vita politica fin dagli anni ottanta, anticipando la stagione del “bunga bunga”. “Si tratta di un’interruzione spettacolare del tran tran politico, oppure è un ciclo storico? Questo è ciò che si deve valutare: dobbiamo ancora capire chi sono, come si sono formati e ancor più chi rappresentano”. In altre parole, in altre forme, con atteggiamenti diversi (dalla rabbia alla fiducia) è lo stesso dubbio che nutrono milioni di osservatori (e di elettori, che si potranno conquistare o scandalizzare). E guarda guarda il vecchio Rino verso i forconi si fa la stessa domanda – ma con stato d’animo diverso dal mio, che pure sono solo un pò meno vecchio di lui – che prima, con esitazione, mi rivolgevo: la ribellione sociale di questi giorni è anonima o guidata? Per me, oggi, non è guidata. Ma prima o poi – se la protesta non si scioglierà – una guida troverà. Se la protesta sarà guidata, domani, da cuori impuri e cervelli, il mio entusiasmo cesserà di colpo.

 

UN AMARCORD GIOVANILE, NON ERAVAMO BAMBOCCIONI

La seconda guerra mondiale ebbe conseguenze devastanti per l’Italia. E noi, giovanotti e giovanotte che nascemmo in quegli anni e vivemmo infanzia e adolescenza in povertà, non eravamo certo bamboccioni, né ci fu un Einaudi o un De Gasperi o un Togliatti a cui venne in mente di definirci tali. Avevamo voglia di finire presto gli studi, di uscire di casa, di provvedere a noi stessi, avevamo voglia di costruirci la vita… Per quanto mi riguarda, me ne andai di casa a diciassette anni incompiuti, per sfuggire alla severa paternità, da quando avevo quattordici anni guadagnavo qualche liretta, a ventidue anni mi sposai (primo stipendio novantamila lire, costo della casa in affitto la metà) a ventisette anni aveva tre figli e guadagnavo benone. Molti miei coetanei agivano come me. Non era merito nostro, ma di una classe industriale e politica, che ci aveva costruito una cornice intorno, con motori che funzionavano. C’era voglia di ricostruire per i nostri padri. le macerie erano visibili, tutti si davano da fare. Mia moglie, per seguirmi, prese il treno per Milano, lasciando per la prima volta la nostra Cosenza, e il giorno dopo trovò lavoro: il Corriere era pieno di annunci economici, lei si inventò contabile, anche se era sempre stata un’asinella in aritmetica. C’era voglia di fare, c’erano ambizioni, volontà, disponibilità al sacrificio. Oggi è tutto diverso, l’aspetto più deprimente è che le speranze sono state asfaltate. Ho scritto tante volte che, insieme con la mia generazione, mi sento corresponsabile, mi sono definito un cretino assoluto, alla pari dei miei coetanei. Abbiamo lottato, abbiamo ricostruito e costruito. Poi, non abbiamo capito più nulla di ciò che facevamo e di ciò che succedeva intorno a noi. Ci siamo cullati nel lusso o nel superfluo, abbiamo pensato di essere felici perchè non c’erano guerre, non c’era povertà, c’erano – sembrava – ricchezza, lavoro, stabilità. Illusi! Stupidi! Con questa crisi economica, abbiamo avuto uno schiaffo in faccia, e poi pugni, che neanche immaginavamo. Adesso i nostri figli non trovano o fanno fatica a trovare un lavoro, si rifugiano in casa – che altro potrebbero fare? Se ci guardiamo intorno, vediamo corruzione, favoritismi, inefficienza delle classi dirigenti, non solo in politica. Ma il guaio maggiore è la disperazione. Continuiamo a fare sacrifici per i figli, a coccolarli, a guardare se in fondo al barile resta qualcosa per loro. Io spero che i nostri adorati bamboccioni (spesso indifferenti alla politica e a ciò che succede nel mondo) prendano coscienza e si ribellino: noi non siamo stati capaci di tracciare un avvenire per i nostri figli, spero che loro, figli incolpevoli, trovino energia a sufficienza per conquistare, senza aiuti, ai traguardi che desiderano. 

GRAZIE CARLETTO, FINALMENTE UN’ALTA SOCIETA’ INTERESSANTE…

Senza rinunziare al suo stile snob e gossiparo, Rossella 2000 per un giorno lascia da parte gli amici di merenda – caviale e champagne, presumo – e i tanti zozzoni sconosciuti evocati nella sua rubrica definita “alta società”, i vari fracazzettodavelletri o la contessanonsoqualeviendalmare- e ci regala una indiscrezione interessante: Michelle è gelosa di Obama e delle occhiate e dell’attenzione che il Presidente riserva a Carla Bruni. Alla Casa Bianca ci fu l’amore di John Kennedy per Marylin Monroe, poi Monica Lewinsky si infilò sotto il tavolo di Clinton, ora Carlà – che già ha conquistato Sarkozy, ma ora è in astinenza da presidenza – potrebbe riaccendere, le scatenate cronache rosa. Avanti così, Rossellino nostro.

 

13-12-2013

 

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