“Non ci si rassegna mai. Si decide di tacere, tadalafil physician è tutto”. (Gilles Archambault, “Les Pins parasols”, 1976)
“Una buona dose di rassegnazione è di fondamentale importanza per affrontare il viaggio della vita”. (Arthur Schopenhauer)
ATTUALIZZANDO… RASSEGNAZIONE / 1. IN POLITICA NON VINCERAI MAI
Si fa presto, poi, a dire rassegnazione. Quale rassegnazione? In famiglia? Può succedere che ci si debba rassegnare di fronte a una disgrazia, a una difficoltà. In amore? Forse, a volte, è l’unico modo – entro precisi confini – per salvare e mantenere in vita un sentimento. Nel lavoro, negli affari? La rassegnazione può essere preziosa, per mantenere realisticamente una valutazione di ciò che sia possibile, di ciò che convenga, accettando una sconfitta o una rinuncia. “La rassegnazione è un suicidio quotidiano”, dice Honoré de Balzac, in “Illusioni perdute” (1843). Qui, oggi, vorrei fare semplicemente qualche riflessione sulla vita politica. Proprio dove – Balzac insegna – la rassegnazione equivale a un suicidio. E aggiungerei una lapidaria battuta di Steven Redhead: “La differenza tra il successo e il fallimento è nel non rassegnarsi”.
RASSEGNAZIONE / 2. TSIPRAS, PERCHÉ TANTA PERFIDIA VERSO DI LUI?
A me Tsipras è simpatico, forse anche per questo non condivido le critiche, alcune davvero perfide, che gli vengono rivolte da vari angoli dopo il suo nuovo successo nelle elezioni greche.
Primo: vero è che il cinquanta per cento degli elettori greci non ha votato, ma perché offendere l’altra metà della popolazione che lo ha scelto per due volte, nel pieno di un dramma epocale? Rispetto, rispetto…
Secondo: che diavolo di responsabilità ha il premier di tutti i disastri combinati, nella meravigliosa Grecia, da chi l’ha preceduto?
Terzo: cosa avremmo fatto, cosa faremmo noi nelle sue condizioni, ad esempio determinati a gestire un disastro familiare di cui non avessimo colpa? Come lui faremmo tutto e il contrario di tutto, con orgoglio e capacità di mortificazione, per prima cosa chiedendo di tagliare o ridurre i debiti, chiedendo tempo, lottando senza rassegnarci mai. E così sta facendo Tsipras: lotta, camaleonticamente, e non si rassegna.
RASSEGNAZIONE / 3. LETTERE (AD ALTA QUOTA) TRA FASSINA E RUGGERI
“A cosa è dovuto quel lasciarsi andare che ogni tanto ci coglie, quella spossatezza, quel cedere volontariamente e voluttuosamente alla propria rassegnazione, se non a un pressante bisogno di riposo da una continua e faticosa tensione verso una felicità così difficile da raggiungere, ma che, nonostante tutto, si vuole raggiungere?”. Questo pensiero è tratto da “Scartafacci” di Vannuccio Barbaro, mi è venuto in mente leggendo lo scambio epistolare tra Stefano Fassina, un uomo politico intelligente e sensibile, e presumo – senza conoscerlo – ricco di passione, e Riccardo Ruggeri, il mio opinionista preferito. Ecco le loro lettere tra due personaggi che, per cultura ed esperienza, cercano di volare alto…
“Gentile dottor Ruggeri, la ringrazio per la lettera che mi ha indirizzato da Italia Oggi. È molto efficace. Contiene amarissime verità e suggerimenti interessanti. Mi illudo ancora, a quasi 50 anni, che attraverso la politica sia possibile invertire la rotta. È un’illusione alimentata dal senso di ingiustizia che mi sale istintivo e indomabile quando mi guardo intorno. Ma, le confesso, deriva anche dall’insopportabile noia che proverei sul carro del facile vincitore. Da quanto scrive sono sicuro che mi comprende. Forse anche lei non è rassegnato. Un caro saluto, Stefano Fassina.”
“Caro dottor Fassina, ho ricevuto la sua mail mentre guardavo la trasmissione Virus. Credo che l’amico Nicola Porro abbia finalmente trovato il format per rendere “guardabili” i talk show della sera. Due personaggi che dibattono, in prima serata, un tema “alto” (l’immigrazione, nella fattispecie la ministra della Difesa Pinotti e il direttore di Libero Belpietro, e in collegamento da Israele Luttwak) e, in seconda serata, un tema “leggero” (il viaggio con l’aereo di Stato a New York del Premier, fra due giornalisti, il “renziano” Velardi, l’“antirenziano” Gomez). L’ho trovata una trasmissione straordinaria perché “educata” (è tristissimo cogliere questo aspetto che dovrebbe essere ovvio), quindi rispettosa dei diversi punti di vista, che sono poi quelli che percorrono le menti e le coscienze di noi cittadini.
Il fatto drammatico è che sul tema dell’immigrazione è emerso evidente lo stato confusionale nel quale si trovano le nostre élite e purtroppo la leadership dell’Occidente per eccellenza, gli Stati Uniti, che Luttwak così ben rappresenta. Sono proprio le élite (lei ed io compresi) che vivono in uno stato confusionale perenne. Anni e anni di politicamente corretto (oggi sta emergendo, orrore, l’emotivamente corretto) hanno modificato i nostri processi logici, ormai confondiamo “obiettivo” (spesso sogno) da “fattibilità”, “dichiarazione” da “azione”, ci riempiamo la bocca del termine politica ma la decliniamo come marketing, come comunicazione, evirandola quindi dei suoi contenuti nobili. Soprattutto, abbiamo perso il senso del “tempo”. Solo menti malate possono pensare che certi processi di cambiamento possano avvenire in tempi così brevi da apparire ridicoli. Faccio un esempio (banale) su un argomento che credo di conoscere, il business e il management. Solo degli idioti, che conoscono una sola disciplina (la Finanza), possono pensare di gestire in un’ottica trimestrale un’azienda, dalle enormi complessità, eppure è ciò che avviene. Certo che non sono rassegnato, caro Fassina, altrimenti non spenderei alla mia età una decina di ore al giorno per scrivere 4.500 battute, ma mi rendo conto che se non facciamo tutti insieme una profonda autocritica dei nostri errori non ne usciamo. Il tema dell’immigrazione potrebbe essere forse un’occasione irripetibile. PS: Mi creda, non ci sono vincitori, solo sconfitti e il “carro” è finto, in realtà è il mitico carretto infiocchettato dei pupi siciliani. editore@grantorinolibri.it @editoreruggeri”.
(C.Lan. Sono due lettere bellissime e coinvolgenti per l’amarezza. Ricordo che, in un’intervista a “Sette”, anni fa, dichiarai di considerarmi “un cretino assoluto” perché da un certo punto in poi non avevo capito più niente di quanto succedeva nel nostro Paese, dell’evoluzione continua, del benessere che si stava squagliando e a noi pareva eterno… Certamente Fassina e Ruggeri hanno capito più di me, ma il problema più drammatico della società italiana di oggi è che troppi politici fanno politica per gestire una fetta di potere, senza neanche capire – cretini più di me, ma almeno io non ho interessi sordidi e speculativi come molti di loro! – che siamo di fronte a esplosive rivoluzioni, probabilmente ingestibili: una per tutte, come dice Ruggeri, anzi prima di tutte, la terrificante novità delle migrazioni. Concordo sull’indispensabilità di evitare la rassegnazione).
LETTERE / DOPO MEDIASET PREMIUM, ANCHE IL 3570 SI SCUSA
“Buonasera Dr.Lanza, mi presento mi chiamo Roberto Massullo e sono il Direttore della Centrale Radiotaxi 3570, la disturbo per dare una risposta (spero di essere esaustivo) al suo articolo dove portava all’attenzione dei suoi lettori il disservizio che ha vissuto lo scorso 16 settembre dopo aver chiamato un nostro taxi (Rimini 17). Vede faccio il tassista da quasi trenta anni e quando un cliente esterna un problema ho sempre avuto un senso di forte dispiacere. Questa mia sensibilità’ nei confronti del mio meraviglioso lavoro mi ha portato da un po’ di anni ha collaborare con il Presidente del 3570 Loreno Bittarelli (persona fantastica) per creare un tassista nuovo che abbandoni vecchi e sbagliati comportamenti che hanno imbarbarito il mondo taxi. Il 3570 Gold è il frutto di tutto questo. Nuove tecnologie di interazione con i clienti IT TAXI SMS CHIAMATA PAGAMENTI FIDELIZZATI BANCOMAT NFC… ETC ETC e un tassista che partecipa a corsi di lingue e storia dell’arte, al semplice obbligo di un abbigliamento consono durante il servizio ci sta dando tantissima soddisfazione professionale. Vede, ho visto dal mio terminale ciò che le e’ successo il 16 settembre e potrei nascondermi dietro al fatto che il problema è stato che il quartiere Parioli due ore prima di una partita (Roma-Barcellona) diventa un inferno… invece sono qui a chiederle di fare come tanti clienti fedeli come lei (la stimo tantissimo come professionista) che tramite la Goldline@3570.it mi segnalano realtà’ negative e positive per far si che io e i miei collaboratori possiamo lavorarci sopra e continuare a migliorare giorno dopo giorno. La vostra soddisfazione è la nostra priorità… L’immobilismo delle istituzioni e degli enti locali viziati dal pochismo istituzionale ci stava affossando, ma noi stiamo risalendo la china e sono sicuro che il suo grido di dolore è perche il 16 settembre si e’ sentito tradito da noi e noi siamo qui pronti perché questo non succeda piu’… Un saluto dal 3570 e aspettiamo i suoi consigli per crescere insieme. Roberto Massullo”.
(C.Lan. Ringrazio per la cortesissima nota: chiudiamo l’incidente, anzi le polemiche. Nei giorni scorsi avevo pubblicato una protesta vibrante per i disagi avuti sia da me sia da tanti cittadini, da parte di Mediaset Premium, sia dal servizio taxi di Roma 3570. Da Mediaset sono arrivate spiegazioni e scuse, idem adesso anche dai tassisti romani. Bene così: c’è ancora qualcuno capace, in Italia, di riconoscere i propri errori. A Mediaset Premium, ora che Piccinini non fa più telecronache ansiogene, mi avvicinerò non solo per le sue esclusive in Champions. Quanto al 3570 (ripeto: da vent’anni è la mia scelta prioritaria) per puro divertissement, riferisco: ieri, domenica, alle 11.30 dopo molti minuti di attesa, mi hanno detto che “spiacenti, non avevano taxi in zona…!”. In piazza Fontanella Borghese, a due passi da via del Corso! L’amico Roberto Massullo non si arrabbi, non è un agguato: subito dopo ho chiamato il 6645 ed è cominciata l’attesa (con tre telefonate di protesta e sollecito) per veder spuntare il taxi annunciato in tre minuti e arrivato dopo venti, dico venti! Se fossi alla guida di un grande giornale, chiederei ai cronisti di preparare un bel documento sulla situazione dei taxi a Roma…).
SKY, IL CLUB DEL CALCIO / IL CURIOSO CASO DI MARIO SCONCERTI
Preambolo: non ho mai lavorato con Mario Sconcerti, ma lo stimo. Quanto a Sky, da sempre preferisco i suoi servizi sportivi (ma ora comincio a stufarmi!). L’ultima è che, per i commenti domenicali, alla sera, propongono una tavola rotonda con importanti personaggi, ex calciatori: Boban, Mauro, Vialli, altri, direi cinque o sei in totale. Perdiana! Potrebbe essere interessante.
Il guaio è che, mal governati da tutti, non fanno che ridere: c’è anche una peperina (Federica Lodi?), che deve dire per forza la sua e di forza entra a proposito e sproposito. Ma la vera chicca è l’intervento di Sconcerti, definito un guru e trattato come tale. Cioè: Fabio Caressa gli rivolge alcune domande e Mario risponde ex cathedra, di fronte ai campionissimi che lo guardano, straniti.
Non dovrebbe essere il contrario? Un giornalista (bravo) fa domande, non si veste da esperto, per di più di fronte a grandi esperti, che nel calcio hanno avuto successo e certamente di calcio capiscono assai più di lui. Già Mario si pavoneggia, in precedenza, in quel “Terzo tempo” in cui sostiene tutto e il contrario di tutto… Uno spasso. Mi sa che andrò su Mediaset Premium o torno alla Rai. Amici miei, il calcio è una cosa seria. Perché ridere e fare i cazzari? Ho criticato Vialli quando in una trasmissione recitava ispirato come Gassman, passeggiando nello stadio vuoto e farneticando su un copione scritto da qualcun altro… ma se si tratta di sapere se la Roma sia sculettabile e se la Juve possa raggiungere l’Inter, mi piacerebbe che la domanda fosse di Sconcerti, la risposta di Vialli o di Boban o di uno dei tanti ospiti illustri invitati da quelli di Sky… O sbaglio?
21.09.15