OGGI VI DICO CHE… LUCIANO DE CRESCENZO, COS’E’ UN PIDOCCHIOSO

“Io non sono avaro, solo pidocchioso. A Napoli si chiamano pidocchiosi tutti quelli che soffrono nello spendere cifre alquanto modeste. Magari sopra i cinquemila euro non ci fanno caso, ma sotto i cinquanta euro soffrono come bestie.” (Luciano De Crescenzo, “I pensieri di Bellavista”, Mondadori, 2005). 

ATTUALIZZANDO… QUI CI VORREBBE UN MECENATE
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A me non piacciono i pidocchiosi, anche se dimostrano di avere consapevolezza del valore del denaro, gli avari, i nuovi ricchi che scialacquano con disinvoltura le loro risorse, i super ricchi che pensano di poter portarsi dietro i loro averi (li lasceranno agli eredi, che di solito li sperperano in poco tempo). Mi piacerebbe che ci fossero mecenati, disponibili (anzi felici) di avere la possibilità di provvedere a risolvere drammi e problemi d’interesse comune, quelli che lo Stato non riesce ad affrontare con successo. Volete un esempio? Ma l’esempio immediato – direte che è una mia fissazione – è quel treno deragliato e abbandonato ad Andora! E’ evidente che esiste anche un problema di quattrini: chi paga, chi risarcisce? A scanso di equivoci: 1. Mi piacerebbe vivere in una società, ben governata e amministrata, che non avesse bisogno di mecenatismi. 2. Questa società realisticamente non esiste, in ogni caso non è la società italiana di oggi, nè lo è stata ieri nè – nel tempo – lo sarà domani. 3. Dunque,a fronte delle difficoltà del solito caos burocratico e dei problemi dell’amministrazione locale, del governo e delle Ferrovie dello Stato, darei il benvenuto, se mai ci fosse, a un nobile mecenate che affrontasse il problema economico della rimozione del treno con i suoi beni: insomma, con la stessa disinvoltura con cui io gli offrirei un caffè o un bel pranzetto. Gli dedicheremmo la linea ferroviaria e ogni giorno il mecenate sarebbe ricordato nelle preghiere religiose e laiche da parte di tutte le migliaia di cittadini inermi, che auspicano il ripristino del treno, bloccato da due settimane.

FERROVIE DELLO STATO: QUESTO LINGUAGGIO NON VA BENE!
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Ieri le Ferrovie hanno emesso un comunicato lungo, arido e minaccioso. Ne ho dato notizia, in sintesi, assicurando che oggi avremmo pubblicato il testo intero. Eccolo. “In relazione a recenti dichiarazioni e a quanto riportato oggi dai media sulla frana di Andora, Rete Ferroviaria Italiana diffida chiunque dal fornire rappresentazioni diverse dalla realtà. RFI ha infatti più volte pubblicamente ribadito che è già pronto da giorni il piano di intervento per la prima messa in sicurezza dell’area, propedeutica al recupero del locomotore e delle vetture dell’Intercity 660, coinvolti dalla frana proveniente da terreni non di proprietà FS. Tale intervento ed i successivi per la definitiva sistemazione della frana saranno curati integralmente da RFI, cosa ben nota al Sindaco di Andora, presente all’incontro presso il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti durante il quale Rete Ferroviaria Italiana ha assunto senza possibilità di fraintendimenti l’impegno. L’intervenuto provvedimento di sequestro giudiziale da parte della Procura di Savona, per le attività del perito tecnico nominato dal magistrato che sta indagando sulle cause della frana, ha però ritardato l’avvio della cantierizzazione, in quanto è per legge necessario attendere che l’Autorità Giudiziaria e quelle di Pubblica Sicurezza rendano nuovamente disponibile ed agibile l’area, in base alle valutazioni peritali. Inviare personale tecnico specializzato per rimuovere il locomotore e le carrozze dalla linea ferroviaria, così come chiedono incautamente alcuni commentatori e tra questi addirittura lo stesso sindaco di Andora, sarebbe un atto, oltre che illecito, pericoloso per l’incolumità stessa degli operatori, vista la perdurante assenza di una accertata stabilizzazione del fronte di frana. Il sindaco di Andora potrebbe in realtà anticipare un atto che è nelle sue facoltà, cioè dichiarare l’occupazione temporanea per pubblica utilità delle aree private e consegnarle ad RFI, che non ha titolo formale per intervenire su proprietà esterne alle proprie. La predisposizione di questo atto contribuirebbe ad accelerare l’avvio dei lavori a dissequestro intervenuto. Per le ragioni esposte, l’intervento avrà inizio immediatamente dopo, ma non un minuto prima, che le aree saranno state dissequestrate e dichiarate agibili. Qualora dovessero continuare ad essere diffuse dichiarazioni e rappresentazioni non rispondenti al vero, Rete Ferroviaria Italiana conferma che avvierà azioni idonee per tutelare la propria immagine nelle opportune sedi.” Bene. Non so a voi, ma a me questo comunicato proprio non piace. Perchè? Il punto non è la noia, il fastidio che i vertici delle Ferrovie possano nutrire, anche ragionevolmente, nei confronti dei mass media. A cosa serve un comunicato di questo tipo? A parte il fatto che sarebbero bastate due righe. “Prima di un nostro intervento, le incombenze prioritarie spettano al Sindaco e alla Magistratura”, il problema è che le Ferrovie dovrebbero avvertire il dovere, di fronte a questo dramma, di parlare alla gente: se non è una parolona, alla Nazione. Dovrebbe rivolgersi al cuore e alla mente di quelle decine e decine di migliaia di persone, che hanno bisogno ogni giorno di un binario – l’unico, maledizione! – sgombrato da quel relitto. Le Ferrovie dovrebbero parlare a una Nazione, che si vergogna dell’immagine della Concordia naufragata un anno fa e, ora, da un treno che blocca in modo anche esteticamente orribile un indispensabile servizio pubblico. La direzione delle comunicazioni delle Ferrovie fa capo a Fabrizio Fabretti – che è anche (lo dico senza ironia) un intellettuale, un poeta. Mi sarei aspettato una parola umana. Mi sarei aspettato un intervento, di Moretti, col cuore e non con i codici e il burocratese in mano.

E FINALMENTE I MASS MEDIA SCENDONO IN CAMPO. EVVIVA.

Mi sentivo solo soletto, in questa mini campagna per il treno. Poi sono scesi in campo i giganti: La Repubblica, i telegiornali, ieri il tg5, oggi ho visto una bella cronaca su La7. Aspetto con fiducia gli assenti. Crepa (come dicono a Milano) se ci sia stato un solo giornalista che mi abbia citato o chiesto un parere. Non mi importa, so bene che sono un cane sciolto. Mi interessa la soluzione del problema. E quindi, visto che non si tratta di un mio “pallino” nè di un’iniziativa ostile verso l’amministratore delle ferrovie Mauro Moretti (ottimo manager, confermo, salvo i casi di emergenza), ora che i cosiddetti grandi dell’informazione si sono accorti del problema, mi metto da parte, vado in panchina. Ma non escluso di rientrare in partita. 

LA FIAT DIVENTA FCA. CHE COSA SIGNIFICA?

Per prima cosa, mi fa piacere che nessuno (salvo sviste) abbia giocato, con facili battute, sulla nuova sigla temerariamente varata dall’azienda torinese. E’ un segno di maturità. Quanto al problema di fondo, se la sintesi è corretta, la FCA, ex Fiat, ha sede in Olanda e paga le tasse in Inghilterra. E’ ancora un’azienda italiana? Quanti posti di lavoro e quanti utili (se ci saranno) andranno all’Italia? La Fiat ha goduto innumerevoli volte di aiuti statali (soldi degli italiani, miliardi e miliardi). Ora gli italiani sono in difficoltà, ma la FCA (storia vecchia, nel mondo) non c’è.

IMPRESSIONI AL VOLO. GIOVANNI TOTI, AICHE’ NANA’, FABRIZIO CORONA, ALBERTO STATERA

TOTI, ex direttore del tg4 e ora numero due (?, lui nega) di Forza Italia: mi piace. Volto onesto, affabile, intelligente (visto a Porta a Porta) nell’aggirare le trappole, idee chiare, buon comunicatore. Mi ha colpito il fatto che abbia compiuto tutta la sua carriera a Mediaset, da stagista alla direzione del telegiornale. Dunque è un osso duro, un lavoratore che fatica giorno per giorno: lo segnalo ai tanti antipatizzanti berlusconiani che lo hanno accolto con diffidenza… E ricordate che il Cavaliere ha tanti difetti, ma a volte ha scelto collaboratori bravissimi. AICHE’ NANA’, E’ morta a 78 anni la ballerina che al Rugantino improvvisò uno spogliarello che provocò scandalo, il 5 novembre 1958. Il locale fu chiuso, Fellini ne trasse ispirazione per il suo capolavoro, “La dolce vita”, Rivedendo le celebri fotografie, sono rimasto impressionato dalle espressioni fameliche dei maschi gaudenti che circondano la ballerina. L’ho conosciuta e invitata a un programma televisivo: era molto meglio dei suoi censori e degli avidi (quando era giovane) corteggiatori. FABRIZIO CORONA. In un reportage di Salvo Sottile, ho appreso che Fabrizio Corona dovrebbe uscire dal carcere nel 2027! Non so cosa dire: indignarsi è troppo facile. Sommessamente ricordo che tra tanti delinquenti che la fanno franca, politici in libertà, assassini, pirati della strada, stupratori, spacciatori di droga, finanzieri scaltri e feroci, insomma di fronte a tutto ciò che oscura la nostra vita di ogni giorno, una pena, un macigno di questa levatura è iniqua, esagerata, sproporzionata – in relazione a qualsiasi possibile riferimento. Ho conosciuto Corona: non entro nel merito delle questioni giudiziarie, l’ho fatto solo per l’entità della pena, inaccettabile. Quanto al carattere, Fabrizio era uno che per principio voleva sfidare la legge, andare controcorrente, in modo protervo, senza paura; un personaggio da romanzo, da film. Possibile che in questo Paese non si riesca a trovare la giusta misura? Certo Corona si è spinto al di là di ogni immaginazione, con incredibili eccessi. Ma anche la condanna a tutti quegli anni di carcere non è un eccesso? ALBERTO STATERA: segnalo, su La Repubblica di oggi, un gran bel pezzo di Alberto Statera sui “boiardi” di Stato, con riferimenti all’attualità e rievocazioni storiche, e indicazioni su tanti buoni libri per saperne di più. Boiardi si nasce, in questo Paese.

30-01-2014

*Se volete scrivermi, indirizzate a cesare@lamescolanza. Leggerò e risponderò, qui o privatamente.