“La verità è un ingegnoso miscuglio di apparenze e utopia. La scoperta della Verità è l’unico scopo della filosofia, che a sua volta è la più antica forma di occupazione della mente umana, e ha ottime possibilità di sopravvivere incrementando la sua attività fino alla fine dei tempi.” (Ambrose Bierce, “Dizionario del diavolo”, a cura di Guido Almansi, Ugo Guanda editore in Parma, 2010).
ATTUALIZZANDO… SOSTENGO SANTORO E LA QUALITA’
Non sono del tutto d’accordo sulla definizione di filosofia da parte del mio amato Bierce. Ma non è questo il punto. Da tempo non mi faccio illusioni sulla verità assoluta, escludo che se le facciano i filosofi, almeno in grande maggioranza. Sono piuttosto attratto, in maniera a volte morbosa, dalla qualità, dall’intelligenza, dalla creatività, dalla fantasia, dalla libertà di mente, dall’attenzione ai particolari, da tutto ciò che uccide la noia, da chi sia superiore indiscutibilmente nella professionalità… Questa vocazione non mi aiuta nella vita pratica o quotidiana, mi induce a contraddizioni (?) che mi vengono puntualmente rimproverate, a un’auto flagellazione che mi ha indotto a definirmi Zelig, a tante incomprensioni… Insomma, per restare nel nostro piccolo orto, come si fa – mi dicono – a delirare contemporaneamente sia per Giuliano Ferrara, sia per Marco Travaglio? E in passato per Montanelli (che intervistai, spingendolo indirettamente alla scissione dal Corriere), tutto Montanelli, quei tre in conflitto tra di loro, Montanelli del Corriere, quello del Giornale, quello della Voce? E adoro Longanesi: che di tutto è stato un po’, ma sempre, qualitativamente, al vertice dei valori. Ma non è finita qui, l’elenco è lungo. Sostengo che Berlusconi è stato, ed è, un genio del bene e del male. Mi esalto per il vulcanico Vittorio Sgarbi come per il gelido Giovanni Sartori. E Ferruccio de Bortoli vs Ezio Mauro, chi è il migliore? (Lunedi proporrò due pagelle in stile sportivo, come fossero due goleador o due pugili). Gesù, per oggi basta così: aggiungo solo che trovo irresistibilmente seduttivo Francesco, anche se ha scritto a Scalfari, rimettendolo al mondo, dunque forse per cominciare a esercitarsi nei miracoli.
Questo pistolottino mi è indispensabile per placare l’ira con cui tanti miei amici e tante mie amiche, che detestano Michele Santoro, si esprimono verso di me, quando dico che non riesco facilmente a privarmi, il giovedì sera, del suo programma “Servizio pubblico”, in tivù. Leggetemi, se vi va, qui sotto.
ROSSELLINO, COM’ ERANO LE SERATE DI ALTA SOCIETA’ CON IL CAVALIERE?
Prima, però, mi sia concesso un intermezzo leggero. Sapete bene quanto mi sia caro Rossella 2000, come seguo sempre con attenzione devota la sua rubrica “Alta società” sul Foglio. Ebbene, ieri, durante le varie schermaglie a “Servizio Pubblico”, è saltato fuori che uno dei due ospiti abituali alle cene speciali in casa Berlusconi fosse Carlo Rossella. Ora, io cerco di non perdermi mai i trafiletti di Rossellino, ma insomma, negli anni qualche volta mi è sfuggito. La domanda è questa: Carletto, da testimone principe di usi e costumi dell’alta società, non hai mai parlato di quelle brillanti serate? Trilemma: 1. Ne hai parlato, ci ricordi come e quando? 2. Non te ne sei mai occupato: per prudenza? 3. Oppure non te ne sei mai occupato perché non consideravi quegli intrattenimenti degni della tua alta società?
SERVIZIO PUBBLICO, UN CAPOLAVORO DRAMMATURGICO
Ma andiamo ai temi seri… Allora, accettate o no che non mi frega più niente della Verità? Vi giuro che ho rinunciato a cercarla anche su me stesso (che poi sarebbe verità minuscola)…: perché è inutile cercarle, la Verità e la verità. Non esiste una Verità maiuscola e neanche una minuscola, ne esistono tante (rivedere “Rashomon”, prego). La qualità invece è unica, se hai cuore puro non puoi confonderla con l’approssimazione, la sciatteria, i velleitarismi. Sotto il profilo della qualità, Santoro è un purosangue: il suo programma è teatro moderno, teatro drammatico, l’impostazione è perfetta. La puntata di ieri è stata straordinaria. Si può ignorarlo, una mia amica, colta e intelligente – la chiamo Fuggiasca – si rifiuta di seguirlo, gli contesta una innata cattiveria; se lo seguisse, senza pregiudizi, mi darebbe ragione.
Andiamo avanti: la puntata di ieri era incentrata ancora una volta su Berlusconi. Nella scaletta, c’erano una intrigante intervista a Michelle Bonev, i commenti di Massimo Cacciari e di Maurizio Belpietro, oltre a quelli abituali di Marco Travaglio, con il contorno eccellente di varie testimonianze (attraverso sosia, e no) rese alla giustizia dal Cavaliere, da una delle sue fidanzate, da Tarantini, da Lavitola, dalla moglie di Tarantini; e, soprattutto, c’era un intervento finale, eccezionale (sempre per qualità) dell’attore protagonista di “Cesare morire” dei fratelli Taviani, un ex detenuto.
Ciò che devo dire è semplice: non mi interessa tanto, qui, sapere se ciò che ha rivelato Michele Bonev sia vero o falso. Mi interessa sostenere il mio punto di osservazione: il programma è stato una piece teatrale formidabile, popolare, non a caso ha ottenuto un record di ascolti. E Santoro (autore e conduttore) ha distribuito magistralmente le parti nella commedia e/o nel dramma (i due generi si confondevano di continuo, secondo la più amara scuola italiana (Risi, Monicelli…). C’era Michelle Bonev: se recitava, mai le è riuscito tanto bene: nel ruolo della “pentita”, pronta a riconoscere i suoi compromessi. C’era Massimo Cacciari, nel ruolo del prestigioso filosofo che gridava: “Sappiamo tutto ormai, sono stufo di sentir parlare del Bunga Bunga e di Berlusconi… In qualsiasi altro Paese, sarebbe già stato cacciato: se è al suo posto in Italia, la colpa è della sinistra!”. C’era Maurizio Belpietro, direttore di “Libero”, che implacabile rintuzzava tanto la Bonev quanto Cacciari: “Berlusconi non è stato sconfitto politicamente, Arrendetevi al pensiero che l’Italia lo vota e che nessuno, né Cacciari critico verso la sinistra, né la sinistra, né nessuno che sia stato più persuasivo di lui…” E Marco Travaglio, scintillante o sommesso nel sarcasmo, micidiale quando ha detto che Berlusconi non sarà tolto di mezzo a meno che non ci pensi l’usura del tempo. E poi quell’ex carcerato e attore, implacabile nella sua arringa verso i veri delinquenti, a difesa di quelli poveri, indifesi, in attesa di giudizio: un personaggio interessante, che ha esordito dedicando la sua tenerezza a Michelle e inducendola al pianto (vero o finto, ripeto, non mi interessa: la rappresentazione in scena era perfetta).
Ho appreso dal telegiornale che i più bei nomi del Pdl, in coro, hanno attaccato Santoro e la Bonev. Un altro grave errore politico, a mio parere. Santoro ha dato spazio e libertà di opinione a chiunque: non penso che abbia inciso nelle larghe intese di chi è antiberlusconiano… Importante, credetemi, è la qualità. Che resta. Mentre la politica cambia. Una facile scommessa: quanto tempo passerà, prima che i falchi e le colombe stretti all’unisono intorno a Berlusconi, si pentiranno di aver attaccato Santoro, oggi? Rappresentare la realtà è lodevole: Santoro ci prova e vi riesce meglio di tanti altri, a cominciare da chi dovrebbe farlo per incarico professionale, i telegiornali.
(A scanso di equivoci. Non conosco Santoro, l’ho incontrato una volta sola anni fa, per un’intervista. Non è colpa sua, direi, se piace anche a me; e non è colpa mia se mi piace anche lui, nonostante il tormento che mi danno tanti simpatizzanti, amici, rappresentanti di Berlusconi – che mi imputano questa inammissibile “debolezza per quelli là”, ovvero Santoro e, già che ci siamo, Marco Travaglio).
FRANCESCO, LEGGERAI IL LIBRO DI BRUNO MUSSO SU GESU’?
Bruno Musso è stato uno dei più bravi e rigorosi manager delle aziende pubbliche legate all’Iri: ha avuto dall’Iri e dalla politica assai meno di quanto meritasse, nulla in relazione ai risultati ottenuti, alla cultura, alla qualità, al merito, all’onestà.
Ora ha scritto un libro su Gesù, anzi sulla certezza di Gesù. I miei amici genovesi, in primis Gianni Bonelli, che mi è sempre vicino in tutto, mi dice che nessuno ha mai raccontato Gesù come è riuscito a fare Musso. Lo leggerò avidamente. E ne consiglio la lettura, senza neanche averlo letto, ma solo per ora avendone sentito parlare, a tutti i protagonisti, i personaggi, le comparse di questo incredibile dibattito sulla fede, partito dalla strana coppia: Francesco, rappresentante di Dio in terra, e Scalfari, quello che dice che non cerca Dio, ma si è avventato sulla straordinaria disponibilità del pontefice. Caro Papa, ho la presunzione di consigliarLe interlocutori della nobiltà di Musso, per i Suoi incontri. Non ne sarà deluso.
18-10-2013
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