OGGI VI DICO CHE… L’ESEMPIO DI MACHIAVELLI

“Molti uomini, allora come oggi, amano ingrandire le proprie virtù e le proprie qualità, Niccolò si divertiva a ingrandire i propri vizi, e addirittura ad attribuirsi anche quelli che non aveva. Era famoso a Firenze, prima che come scrittore di politica, commediografo e storico, per la sua mancanza di soggezione verso tutti e verso tutto, per le sue inimitabili battute, le sue storie, i suoi scherzi. Gli amici lo chiamavano il ”Machia”, e il diminutivo si adatta bene all’uomo…” (Maurizio Viroli, “Il sorriso di Niccolò. Storia di Machiavelli”, Laterza editori, edizione speciale per Il Sole 24 ore, 1994)

ATTUALIZZANDO… CARO RENZI, GLI ITALIANI HANNO PAZIENZA, MA POI…

Matteo Renzi

Mi sia consentito… Alt. Ah, forse dobbiamo rimpiangere quel garbato preambolo, frettolosamente oggetto di ironia, di fronte alle becere aggressività dei politici di oggi! Dunque, mi sia consentito dare un consiglio al premier Matteo Renzi, pacificamente, dopo le festività pasquali. Dedichi almeno dieci minuti, il nostro capo del governo, a una semplice riflessione: se è riuscito a schivare fastidiose sorprese nell’uovo di Pasqua, faccia tuttavia un pensierino sulla imprevedibilità –per quanto attiene ai tempi – della Resurrezione. Dunque: la sorpresa che piace tanto a noi italiani è quella di infliggere a qualsiasi potente un improvviso cambiamento di umore. Ci esaltiamo, ci piacciono subito i vincitori (c’è chi con destrezza sale sul carro, c’è chi vorrebbe salirci e non ci riesce, pochissimi resistono alla tentazione). Poi subentra lentamente la disaffezione, centelliniamo la delusione, dimostriamo anche molta pazienza. Ma la pazienza, caro Renzi, non è mai infinita e spesso succede, almeno questo ci ricorda la nostra storia, che all’improvviso cambiamo opinione e, tac, da un giorno all’altro, l’apparente idolo di ieri e oggi diventa, domani, un bersaglio da abbattere, a volte con ferocia. Tutti, o quasi, fascisti in acclamazione, a piazza Venezia e altrove, ma da un giorno all’altro, dopo un ventennio e una guerra catastrofica, tutti, o quasi, antifascisti – in piazzale Loreto, e altrove. Poi De Gasperi, idolo della patria repubblicana: in un attimo fu asfaltato da Fanfani e altri complici. Poi toccò a Fanfani, duro tuttavia a morire e perciò Montanelli lo ribattezzò “il rieccolo”, essere insabbiato dai capibastone democristiani. Non sto a tediare nessuno con la rievocazione di figurine politiche emerse, amate e accettate, e rapidamente abbattute. Ricordo solo Leone, De Mita, Cossiga: non erano proprio figurine… In mezzo, ci fu la misteriosa, evitabile, fine di Aldo Moro, lui però vittima del terrorismo e dell’ipocrisia di intrighi politici. Fino alla lunga stagione di Forlani, Andreotti e Craxi – abbattuti senza che nessuno, fino al giorno prima, si fosse azzardato a prevederlo. Ma anche fino a Bossi e alla Lega, fino a Di Pietro, l’eroe di Mani Pulite, rapidamente smitizzato appena entrò in politica… Come cambiano facilmente le opinioni degli italiani, dopo una lunga, lunghissima esibizione di pazienza. Signor presidente del consiglio dei ministri, signor segretario del Pd, Lei, per arrivare alle due poltronissime, in questo strano Paese non ha neanche avuto bisogno, che so, di una marcetta su Roma, neanche di una vittoriuzza alle primarie a casa sua, neanche di un consensino elettorale… Le è bastato utilizzare indiscutibili e micidiali qualità: una notevole prontezza di riflessi, una straordinaria rapidità e aggressività guerresca, un eccezionale occhio di falco (di avvoltoio, dicono molti, anche nel Pd) nell’individuare prede e poltrone. Non solo a mio modesto parere, ma secondo diffusissime opinioni, la sua straordinaria e atipica impresa è derivata da due pregiate intuizioni: la prima, la certezza di non trovare avversari e importanti ostacoli, di non avere momentaneamente alternative; la seconda, capire e soddisfare il desiderio di noi italiani, boccaloni, di non essere più disponibili ad ascoltare altre lagne e analisi catastrofiche, bensì di aver voglia di sentire e accettare promesse e annunci festosi di tagli alle tasse e di sviluppo economico. Boccaloni, pazienti e lenti di comprendonio, ci stiamo mettendo un bel po’ a capire che le promesse non sono mantenute e i tagli sono nient’altro che il travestimento di tasse ancora più dure. E’ fastidioso, dunque, è impertinente – caro Renzi – ricordarle che noi italiani, a sorpresa, bum!, buttiamo giù, dopo un’esercitazione di pazienza abitualmente lunga, ma mai infinita, i personaggi che abbiamo impulsivamente amato ed esaltato? Non mi dica che sono un gufo! Questa è una semplice analisi della storia, recente e memorabile, del rapporto italico verso i potenti. Mi consenta infine – rieccomi, e sarò breve – un accenno alla Resurrezione. C’è un altro personaggio della storia italiana – Silvio Berlusconi, val la pena di specificarlo? – che ha resistito un ventennio: al comando e all’opposizione, di cui nessuno pensava che fosse capace. Si è imposto. E’ stato abbattuto: E’ tornato a vincere: Ha governato. Ha vissuto come voleva (eccome!), infischiandosi temerariamente di moralisti magistrati giornalisti e avversari politici. Ha resistito e lottato contro legioni di avversari: Non si è mai dato per vinto. E adesso, come già altre volte è successo, sono in tanti a dire che, ormai, è finito. Mah! Lei, signor premier, ci rifletta ancora qualche istante: ha avuto da Berlusconi apporti determinanti, poi qualcosa si è rotto, o sembra rotto. In questi giorni, in cui religiosamente si è festeggiata la resurrezione del Cristo in croce, mi consenta (e dai!) un ammonimento: Silvio non sarà, come sosteneva presuntuosamente ma non senza ragioni, l’Unto del Signore, ma è stato fedele al patto del Nazareno, certo non è mai stato paragonabile a Cristo in croce, ma la voglia di dimostrare che è ancora capace di risorgere – politicamente – certamente ce l’ha. E io, da scommettitore sportivo, penso che la quotazione sia buona e, disinteressatamente, non essendo berlusconiano e neanche antiberlusconiano, considero anche probabile una sua nuova, stupefacente rinascita. I simpatizzanti di Berlusconi sono ancora milioni. E soprattutto Silvio è rimasto l’unico a non aver più bisogno né voglia di passare alla cassa, ma alla storia.

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Expo

Oggi lo spazio è tiranno. Anticipo, in parte, ciò che oggi questa rubrica non ha potuto ospitare: 1. Il mio strano caso al “Corriere dello Sport”: quattro – educate – parole sull’editore Amodei e il direttore De Paola. 2. Ritorna Tremarella: (sotto questo pseudonimo si nasconde un giornalista molto esperto delle cose di Roma…) 3. Il catalogo dei liberi di mente, viventi e defunti: aggiornamenti importanti. Partecipate all’elenco con i vostri suggerimenti!. 4. Expo: figuraccia o figurone? Paolo Mieli dixit… 5. “1992”: sapevate che in questo fatidico anno ci fu anche l’evento della nascita di un figlio di Severgnini? Lo stesso Beppe lo ha scritto…

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 08.04.15