OGGI VI DICO CHE… LE STATISTICHE SONO FRAGILI

“A New York un pedone viene investito ogni tre minuti… Poveraccio, decease non fa neanche in tempo a rialzarsi”. (Achille Campanile)

ATTUALIZZANDO… LE CIFRE INGANNANO 1. QUANTA GENTE  
A SAN PIETRO?

san pietro giubileo

Per l’inaugurazione del Giubileo a San Pietro quanti erano? Cinquanta, and settanta, centomila? Sono volate le cifre più diverse. Quantificare la folla, in una piazza abitualmente strapiena quando appare un Papa e in particolare questo Papa, aveva una sola importanza: tastare il polso della gente per capire fino a che punto avesse influito la paura di atti terroristici. E questo si è capito a occhio nudo: non dico che la piazza era semivuota, ma certo non c’era il pienone che si è registrato in altre occasioni. Curioso, o forse ridicolo, che le riprese televisive fossero caute, non consentissero di valutare il vuoto che si intuiva: c’erano ordini superiori o solo buona volontà degli operatori? Mah. Niente a che vedere con i tre milioni di fedeli arrivati da ogni parte del mondo (come ha ricordato l’ex prefetto Serra, grande servitore dello Stato), in occasione della scomparsa di Giovanni Paolo II. Mi è sembrata anche esagerata, e incauta, la soddisfazione delle autorità: nessun incidente. Ma è passato un solo giorno e il Giubileo dura un anno.

LE CIFRE INGANNANO / 2. MARIO SCONCERTI NE E’ VITTIMA

sconcerti

Dal sacro al profano, dal Giubileo al campionato di calcio… La battuta di Achille Campanile è divertente, scelta per aprire questa pagina di diario: mi dà il pretesto per parlare di cifre e statistiche. Qualche volta ho già parlato di Mario Sconcerti: un grande giornalista, opinionista di Sky (mi dicono che sia in procinto di andarsene, riferisco senza impegno): non vorrei che qualcuno pensasse che mi sia antipatico, anzi lo stimo molto! Però ha il trip, ereditato – o ispiratogli – dal mio povero amico Giorgio Tosatti, di fare statistiche per le sue dotte analisi calcistiche, dando fondamento alle cifre. Quante volte ne discussi con Giorgione! Le cifre sono ben poca cosa nel mondo del calcio, sia perché sono di scarso rilievo numerico, non possono bastare dieci o venti partite per fare statistica; sia perché la casualità è il fascino nel gioco del pallone, basta una zolletta d’erba insidiosa per aiutarti o impedirti di fare un gol. L’ultimo scivolone statistico di Sconcerti riguarda la Juventus: dopo le prime disfatte in campionato Mario sentenziava che non potesse vincere lo scudetto, nessuna squadra ha mai vinto il campionato dopo un inizio talmente scadente… Ora, per Sconcerti, dopo una serie di partite vincenti, la Juve è invece favorita, per la vittoria finale! (Altra cosa divertente di Sconcerti a Sky è che, in serata, ci siano emeriti e competenti giocatori – Bergomi, Mauro, Boban, Del Piero, Vialli, Marocchi… – intenti a chiedere un parere tecnico a Sconcerti, giornalista, anziché il contrario! Il mondo va alla rovescia, ma questo è un altro discorso). E come spiega il suo cambiamento di idee, Sconcerti, il pronostico sbagliato? Semplice: cambiare previsioni. Dice, è più che un diritto, è un dovere. * Leggete, se volete, qui sotto, una garbata disputa che riguarda la mia categoria, sulla longevità dei direttori dei giornali: ma sì, le cifre sono elastiche e opinabili. Ingannevoli.

LETTERE / 1. MASSIMO DONELLI: NON DIMENTICATE NUTRIZIO E VESIGNA

massimo donelli

“Caro Cesare, conoscendo l’amore che hai da sempre per le classifiche e le chicche, vorrei tu ricordassi (a proposito di direttori longevi) che Nino Nutrizio ha guidato La Notte per 27 anni (in classifica, quindi, si colloca sopra Luigi Albertini e Indro Montanelli) e Gigi Vesigna ha diretto Tv Sorrisi e Canzoni per 23 anni. Nutrizio e Vesigna vengono sistematicamente snobbati quando si scrive (e riscrive) la storia del giornalismo italiano. Forse perché ebbero il difetto di essere due giornalisti popolari di grande successo, alla guida, rispettivamente, di un quotidiano del pomeriggio e di un settimanale televisivo tenuti sempre fuori dal clubino delle testate nobili. Ma La Notte e Sorrisi hanno fatto compagnia a milioni di lettori, hanno allevato ottimi giornalisti e, infine, hanno arricchito gli editori. Quindi, giù il cappello! Massimo Donelli.”
Rispondo: per chiarezza la lettera si riferisce a una classifica, elaborata da Il Fatto quotidiano e subito ripresa in questo diario. Presumo che i commenti si stiano orientando, in bilico tra qualità e longevità dei giornalisti/direttori, verso i prioritari gusti di chi ne discute. Altre lettere sono in arrivo, e io stesso ho sottolineato il mio disappunto per l’assenza, nella classifica, di Paolo Mieli, due volte direttore del Corriere e in precedenza della Stampa, e di un maestro del giornalismo come Gaetano Afeltra. Facitore di giornali dal giorno in cui arrivò a Milano fino al giorno in cui vi morì. Tra l’altro mi sembra doveroso ricordare che Donelli è stato un super direttore, se non per continuità, certamente – più di chiunque altro – per qualità eclettiche e per varietà: Fortune, La Notte, Epoca, Ventiquattro ore tivu, Tivù Sorrisi e canzoni, Canale 5 (a occhio e in totale, una ventina d’anni), nonché la condirezione di Epoca e Panorama. Penso che ci saranno altri interventi…

CONTROCORRENTE / 1. VIVA I SOCIAL (ROBERTO COTRONEO),
GRANDE VERDINI (GIULIANO FERRARA)

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Roberto Cotroneo su Sette: “E’ solo snobismo reazionario associare i social alla superficialità perché, in realtà, connettono informazioni e saperi come mai era accaduto prima”.  Giuliano Ferrara su Il Foglio: “Moralisti e calunniatori, vi spiego perché il mio amico Verdini è un grande scudiero e un politico intelligente”.

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CONTROCORRENTE / 2. LA PRUDENZA DI EUGENIO SCALFARI, NELL’EDITORIALONE DOMENICALE

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Ormai tutti sanno che Scalfari, il Fondatore di Repubblica, si era molto irritato per la designazione di Mario Calabresi alla direzione del giornale: non tanto per il nome del prescelto, questo non è certo anzi improbabile, ma per il fatto che non era stato né consultato né informato. Ho già riferito che Scalfarone, interrogato da Lilli Gruber a Otto e mezzo, non si era sottratto ad alcuna domanda, sia pur con esemplari toni diplomatici. E c’era molta attesa per la sua cosiddetta omelia domenica, rafforzata quando abbiamo letto il castigato titolo: “I valori che Repubblica ha sempre sostenuto e sosterrà”. Purtroppo, era solo un titolo retorico: l’aspettativa è andata delusa. L’autorevole articolista ha ripercorso la vita di Repubblica dalla fondazione ai giorni nostri, ma poi si è zittito al momento di commentare il passaggio di consegne, annunciato per il prossimo gennaio, da Ezio Mauro a Mario Calabresi (neanche nominato, neanche di striscio). Eppure, avrebbe dovuto spiegare perché sia convinto che Repubblica “sosterrà” anche in futuro “i suoi valori”. Il silenzio mi induce a pensare che non si tratti di una previsione, ma di un indiretto ammonimento rivolto al neodirettore.

GIUDIZI FRETTOLOSI E INCAUTI: NEL GENOA, IL CASO PAVOLETTI

pavoletti espulsione

Sono, come sapete, un tifoso genoano. Ed ero entusiasta per il nostro centrattacco Pavoletti, goleador istintivo, descritto come un calciatore esemplare, di buon carattere, allegro, ottimista, leale, amico e rispettoso di tutti. E qualcuno ricorderà che l’ho molto esaltato, qui. Volete pensare che fossi tradito dalla mia passione rossoblù? Padronissimi: non lo escludo. Ma, prima di me, in inconsueti elogi, analoghi, si era profuso anche Gianni Mura su Repubblica. E Mura, per la sua ironia, per la severità, per l’approccio abitualmente oggettivo con cui si occupa di ogni argomento, è uno dei miei giornalisti preferiti, imperdibile la sua rubrica “Sette giorni di cattivi pensieri”. E da lui avevo appreso che Perin e Pavoletti, insieme, si truccano da clown e vanno negli ospedali a proporre un sorriso per i bambini sofferenti. Grandi, grandissimi! Già mi stavo attivando per chiedere a qualche amico genovese di organizzare una cena per avere il piacere di conoscerli, personalmente, Perin (incolpevole e innocente, al momento!) e Pavoletti.
Mi direte: che vuol dire, questo pistolotto? La domanda può arrivare solo da chi non segue il calcio. Perché, qualche giorno dagli elogi (chissà, forse inebriato dalla dolcezza dei mille elogi ricevuti), Pavoletti è sceso in campo in Genoa-Carpi, dopo due minuti ha dato una gomitata immotivabile e immotivata, comunque ingiustificabile, a un avversario, è stato espulso, ha mortificato quanto di buono pensavamo di lui. E il Genoa, in dieci per tutta la partita, ha perso, sia pur battendosi furiosamente, contro l’ultima squadra in classifica. Rinuncio all’ipotetica cena e mi auguro che il calciatore/modello compia qualche gesto spettacolare, non calcistico, per dimostrare di essere la gran brava persona che pensavamo. Una volta si può perdere il controllo, una sola volta però. A meno che non ti chiami Balotelli. Quanto a me, prima di abbandonarmi a elogi simili, ci penserò due volte.

cesare@lamescolanza.com
09.12.2015