OGGI VI DICO CHE… LAMENTO DI UN GIOCATORE DISPERATO

“Mi sono frugato in tasca alla ricerca di un’ultima fiche e non ho trovato niente. Ho pensato: cosa mi è rimasto? Qualche brandello di dignità. Qualcuno è interessato a violarla, ad acquistarla?” (battutaccia di un giocatore compulsivo, arrivato alla canna del gas).

ATTUALIZZANDO… LA DIGNITÀ NON SI PERDE SOLO AL TAVOLO VERDE

roulette-chipsLa battuta del giocatore anonimo mi sembra divertente,  fa parte di un campionario inesauribile. Ricordo quella di un simpaticone, che si aggirava nelle sale del casinò dicendo: “Sto organizzando un suicidio di gruppo, chi è interessato ad iscriversi? Accetto volentieri qualche gettone per fare un’ultima puntata e rinviare l’evento…”. Battute, battutacce. Ma, come ogni tanto mi succede, vorrei aggiungere una breve riflessione seria. La dignità si perde solo al tavolo da gioco? Direi proprio di no. Basta guardarsi intorno, leggere qualche giornale, accendere la televisione, purtroppo, per verificare che il nostro è un Paese che tiene sempre meno alla dignità, e sempre meno dignitosi sono gli italiani che dovrebbero proporre la dignità, come esempio di vita, ma non lo fanno, anzi.
Provo a indovinare ciò che molti di noi stanno pensando: ovvero, che palle! Touchè!  Per tornare al tavolo da gioco, penso che nessuno ormai si uccida per la vergogna di aver perso tutto, per evitare di affrontare la rovina dietro l’angolo. Grosso modo, questo non succede più dalla prima parte del secolo scorso, quando i nobili russi, soprattutto loro, a Montecarlo, si toglievano la vita per aver dilapidato il loro patrimonio appresso alle bizzarrie della roulette o al fascino irrinunciabile di qualche, diciamo così, speculativa seduttrice. Anche oggi, ogni tanto si ha notizia di qualche suicidio riferito alle perdite al gioco. Ma la verità è un’altra, mi ha spiegato un amico psichiatra: chi si uccide per il gioco d’azzardo, è un disperato che nella disfatta al tavolo verde trova semplicemente il pretesto per farsi fuori. Comunque lo avrebbe fatto, prima o poi, sulla base di altre delusioni o dipendenze: droga, alcool, un amore finito male, affari devastanti, e così via. Per ultimo, se vi interessa l’argomento del gioco, leggete su www.lamescolanza.com la storia di quel promotore che ha perso alle slot machine dei casinò quasi 10 milioni di euro, affidatigli dai suoi clienti. Non si è suicidato, almeno finora: ha preferito consegnarsi alla Guardia di Finanza di Forlì, chiedendo rifugio in caserma.

RISTORANTI E RELAZIONI  / 1.  BISIGNANI, GASTRONOMO E LOBBISTA

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI LUIGI BISIGNANI "L'UOMO CHE SUSSURRAVA AI POTENTI"Si dice spesso che i ristoranti siano un luogo di relazioni, di incontri, di sviluppo di affari o di progetti politici. È così. Una volta, ma direi oggi sempre meno, il ristorante era un luogo di corteggiamento e seduzione. Ma ora, con il trip che insidia le donne con la loro maniacale ricerca di una dieta, non succede (anche per altri motivi, di cui ci occuperemo un’altra volta). Oggi, mi interessa far riferimento al ristorante come luogo di incontro per strategie, o anche solo tattiche, legate a tutto fuorché ai sentimenti. Tra tanti altri, un magistrale protagonista è Luigi Bisignani, un cervello finissimo, che ho esaltato – ricorderete – per i suoi libri, le sue misurate, controllate confidenze sul potere e sui potenti. E allora: Bisignani è stato segnalato al “Cuccurucù”, che è anche una delle mie mense preferite, in compagnia del direttore del Tg1, Mario Orfeo. Erano un po’ in disparte, sembravano quasi timorosi di farsi vedere insieme (respingo l’ipotesi, assurda: non si va, se ci si vuole nascondere, al più bel ristorante romano in riva al Tevere. Tra l’altro, il ristorante era affollatissimo). Qualche giorno prima, Bisignani era al ristorante di pescheria “Rossini”, da non confondere con l’attigua pizzeria, anche se la proprietà è unica. Questa volta, Bisi era in compagnia di Denis Verdini. Domanda, che lascio alle vostre malizie: di che cosa stava parlando il famoso lobbista – siamo specializzati in classifiche, quindi direi inferiore forse solo a Luca di Montezemolo – prima con quel  chiacchieratissimo uomo politico, migrante da Berlusconi a Renzi,  e,  poi,  con il direttore del più importante telegiornale italiano? Per non apparirvi più malizioso di quanto già non sia, aggiungo che escludo collegamenti tra i due interlocutori di Bisignani, al massimo resto solo curioso (nei particolari si trova l’esistenza di Dio) su chi abbia pagato il conto.

RISTORANTI E RELAZIONI  / 2.  DELL’UTRI BECCATO DA TRAVAGLIO… NAVI A VENEZIA?

moretti-dellutriSu “Dagospia” e su altri giornali, “Il Fatto” e “la Repubblica” li ho letti, si è dato un certo rilievo a un altro convivio, al “Matriciano” (parlo sempre di Roma), con Alberto Dell’Utri e la deputata Alessandra Moretti. Una tavolo a quattro, misteriosi tuttora gli altri due presenti, un uomo e una donna. Ebbene, mi dicono anche, ma di questo non ha certezza, che sia stato Marco Travaglio, direttore del Fatto, a beccare Dell’Utri e la parlamentare. Mi dicono che Travaglio, in compagnia di una signora, sia entrato nel ristorante dopo i due e abbia occupato il tavolo a fianco.
Facilissimo, per lui, immortalare la scena fotografandola col telefonino. Se così è stato, chapeau e complimenti per Marco: è diventato direttore di un importante quotidiano, ne è stato il fondatore e ne è il simbolo; e tuttavia non ha perso il gusto di sentirsi cronista e reporter. Mi permetto di dubitare invece che l’argomento della conversazione tra il gemello di Marcello Dell’Utri e Alessandra Moretti sia stato incentrato sulla questione delle navi da crociera autorizzate (la firma è Moretti!) a entrare in laguna, al centro di Venezia.

cesare@lamescolanza.com

15.09.15