“La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, physician paragonabile a una giovane ragazza: ora rifiuta in modo del tutto inaspettato ciò che ha dato cento volte, ailment e poi, healing quando non ci si pensa più, ce lo porta da sé”. (Arthur Schopenhauer)
ATTUALIZZANDO… LA MEMORIA / 2. PERDONATE LA VANITÀ
Ma sì, perdonate la vanità, so che mi volete (quasi) tutti bene! L’input – oggi – per occuparmi della memoria, e dei suoi meandri, mi è arrivata da questa foto. Sono passati, da allora, quarant’anni: dirigevo il “Corriere d’Informazione”, venne il grande Ugo Tognazzi perché una volta alla settimana invitavamo i personaggi più diversi (vennero, tra gli altri, Andreotti e Pajetta, Spadolini, Pippo Baudo…) a rispondere, al telefono, alle domande dei lettori. Una cosuccia che inventai io, imitatissima poi da tutti i mass media di carta stampata, ma umilmente riconosco che anch’io mi ero ispirato alla formidabile idea radiofonica “Chiamate Roma 31-31”. Alla destra c’è Edoardo Raspelli, oggi il più celebre critico gastronomico. Fui io a cambiargli la vita: navigava in cronaca tra bianca e nera e io, chissà per quale bizzarra intuizione, gli proposi di tenere una rubrica di recensioni di ristoranti, senza guardare in faccia nessuno. Lui, bravissimo, fece un botto, un successo strepitoso. E mantiene una straordinaria gratitudine per me: non c’è intervista che egli rilascia, in cui non citi il suo vecchio ex direttore e l’origine delle sue fortune. Ecco un primo meandro della memoria: Edoardo conserva memoria e gratitudine (che è invece, notoriamente, il sentimento del giorno prima), alcuni altri allievi, non faccio nomi, non mi fanno neanche gli auguri a Natale. Ma non sono risentito, la memoria va e viene… rimuove e rispunta. Vi ricordo ciò che scrisse, severamente, José Saramago: “Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.
LA MEMORIA / 3. PAGARE IN BOLLETTA IL CANONE RAI?
Ho letto una magnifica nota di Serena Sileoni, la trovate – se volete – su www.lamescolanza.com: “Fare del canone Rai una componente della bolletta elettrica? Si tratta di una proposta che più volte, negli ultimi anni, è affiorata nel dibattito pubblico…”. Ora sembra prossima a diventare realtà, lo ha confermato il premier Matteo Renzi, che ha
fatto propria la proposta del sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli. La Sileoni spiega però che la proposta appare non solo discutibile nei suoi presupposti e di estrema complessità pratica, ma anche tale da rendere il canone stesso – o sue eventuali riformulazioni – meno trasparente e più facilmente soggetto ad aumenti incontrollati. In conclusione, “il canone Rai è un tributo tipico di un mondo che non esiste più. Era nato come corrispettivo economico di un servizio essenziale, trasformato poi in una imposta dovuta a prescindere dalla fruizione del servizio e ora destinato, forse, a essere pagato insieme alla luce, si giustifica ormai solo come esigenza per lo Stato di fare cassa, e non come corrispettivo per un servizio di informazioni che, oramai, i cittadini hanno garantito in mille altri modi”. In definitiva, se proprio si deve mantenere il canone, meglio semplificare la vita dei contribuenti e inserirlo come tributo da pagare nella dichiarazione dei redditi.
Ma da quanto tempo si discute del canone Rai, della sua equità, della sua ragione di esistere? E poi nulla succede? Torna in mente Gabriel García Márquez: “Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato”.
LA MEMORIA / 4. LA SERATA PER CRAXI, CHIEDO SCUSA A STEFANIA
Succede poi che un vecchietto, che sarei io, abbia non giustificabili smemoratezze. Ero invitato, e lo avevo anche segnalato qui, all’anteprima organizzata da Stefania Craxi per ricordare la celebre notte di Sigonella, con la presentazione di un docufilm. Nella ricorrenza del 30° anniversario del sequestro dell’Achille Lauro ed in occasione della pubblicazione del volume “La notte di Sigonella”, con l’anteprima dell’omonimo docufilm. L’evento era in programma ieri sera, ma io lo avevo segnato in agenda per oggi! Come posso chiedere di essere giustificato?
Ho già scritto, e ribadisco, che mi sentii molto orgoglioso, all’epoca, per il comportamento di Bettino Craxi, allora presidente del consiglio, di fronte all’arrogante invadenza di Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti, in quei giorni drammatici, dal 7 all’11 ottobre 1985: quando, a seguito del dirottamento dell’Achille Lauro da parte di quattro terroristi palestinesi, si arrivò alla crisi di Sigonella. “Si sfiorò lo scontro, persino armato, fra il nostro Paese e gli Usa”. Craxi aveva messo in gioco Yasser Arafat, leader dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), che inviò due mediatori, uno dei quali era Abu Abbas, fondatore dell’Flp. I dirottatori si consegnarono nelle mani delle autorità egiziane, la gravissima crisi sembrava conclusa (i terroristi, infatti, in quelle ore drammatiche, avevano ucciso e gettato in mare Leon Klinghoffer, un cittadino americano paraplegico, di religione ebraica). Gli Stati Uniti allora entrarono in azione costringendo l’aereo egiziano che, come da accordi, stava portando in Tunisia gli uomini del commando e i mediatori, ad atterrare, nella notte fra il 10 e l’11 ottobre, alla base Nato di Sigonella. Gli americani chiesero la consegna dei dirottatori e dei due mediatori, Craxi si oppose: era territorio italiano! Cinquanta carabinieri circondarono il Boeing egiziano e gli uomini della Delta Force Usa accerchiarono i nostri militari. Reagan e Craxi si parlarono al telefono. Quei terroristi, questa la posizione di Craxi, avevano preso di mira una nave italiana in acque internazionali, dunque dovevano essere processati a Roma. È quello che accadrà. Craxi decise anche il destino di Abu Abbas, lasciato libero di tornare in patria nonostante gli Usa lo considerassero complice dei dirottatori…
Stefania Craxi ha definito la notte di Sigonella “una pagina di coraggio, umanità, coerenza, lungimiranza e orgoglio nazionale che resterà scolpita nella nostra storia patria”. “Mio padre – ha spiegato la figlia di Bettino – non ha mai sfidato l’America, ma ha solo fatto rispettare le leggi italiane internazionali e la sovranità del nostro Paese”. Oggi la storia, anche per riconoscimento degli americani, dà ragione a Bettino: il suo comportamento fu ineccepibile, da statista. Ma c’è chi sostiene che quell’affronto di Craxi all’America fu l’inizio della sua fine, con il ciclone Tangentopoli in qualche modo pilotato da oltreoceano. Un’ipotesi ragionevole, anche se si sicuro c’è che poco tempo dopo Reagan invitò Craxi a New York e la sua lettera iniziava così: «Dear Bettino». Posso aggiungere una mia opinione laterale? Nessun predecessore di Bettino, nessun capo del governo – tutti i democristiani ma anche Spadolini – avrebbe avuto il coraggio di Craxi, per dire no alla Casa Bianca! Grazie, Stefania: “La memoria è tesoro e custode di tutte le cose” (Cicerone).
MEMORIA / 5. I RACCOMANDATI IN RAI, LA COLONNA INFAME DI MAZZARELLA
Scrivendo il mio dizionario dedicato ai personaggi della Rai ho scoperto che Carlo Mazzarella, grande giornalista, compose una sua provocatoria “Colonna Infame”, di manzoniana memoria, ed ebbe l’ardire affiggerla ad una parete della sede centrale della Rai, a Roma. Accanto ai nomi di centinaia di dipendenti, a vario titolo, Mazzarella elencava “origini e provenienze”, ovvero i rapporti di parentela o di affinità economico-partitiche che li legavano, inequivocabilmente, al mondo della finanza, della politica e degli affari. Bene, io non avevo nessuna memoria di ciò. Oggi i giornali e i siti internet pubblicano elenchi simili, qualche giorno fa ne ho ripreso uno in questo diario. Mi sembra giusto ricordare che Mazzarella fu, audacemente, il primo… “Perdere il passato significa perdere il futuro” (Wang Shu).
MEMORIA / 6. NESSUNO, TI GIURO NESSUNO…
…Possibile che nessuno ammetta di aver mangiato (al ristorante, eh, absit iniuria verbis) con il sindaco Marino?
(“Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti”, by Jorge Luis Borges).
cesare@lamescolanza.com
08.10.15