“… Nei mesi scorsi il Comitato di Redazione aveva cercato di coinvolgere le autorità cittadine, a cominciare dal Sindaco di Milano Giuliano Pisapia (ndr, nella battaglia per scongiurare la vendita della storica sede del Corriere della Sera in via Solferino). Oggi, con amarezza, registra l’assoluta indifferenza mostrata dalle istituzioni rispetto a una spregiudicata operazione finanziaria che consegna un pezzo dell’identità storico-culturale di Milano e del Paese a un fondo speculativo che potrà farne l’uso più conveniente. Il Comitato di redazione, infine, attende di trovare al suo fianco la direzione del giornale.” (Il Comitato di redazione del Corriere della Sera, 7 novembre 2013).
ATTUALIZZANDO… TRE BUONE RAGIONI (PER ME) PER SOLIDARIZZARE
Nel mio piccolo, eccomi a fianco dei giornalisti del Corriere, per varie ragioni. La prima, secondo il mio carattere, è sentimentale: a metà degli anni settanta, ebbi l’onore di dirigere il Corriere d’Informazione, ricordo quella stagione – forse anche perché ero giovanissimo – con nostalgia acuta. Beata gioventù: con la temerarietà e la fantasia di quegli anni, assunsi una decina di ragazzi “in pantaloni corti”, ricchi visibilmente di talento, senza tener conto delle raccomandazioni che anche allora, come sempre, si affollavano a favore dei soliti figli di papà. Alcuni di quei ragazzi – in primis Ferruccio de Bortoli, più volte e ancor oggi direttore, e Gian Antonio Stella, inviato ed editorialista di punta – sono oggi ai vertici del Corrierone. La seconda ragione investe i bilanci: non è colpa dei giornalisti e degli altri dipendenti, se oggi il cda del Corriere pensano a questa operazione per raddrizzare i conti, disastrati al contrario dal “rovinoso acquisto di Recoletos in Spagna (origine del pesante indebitamento dell’azienda)”. La terza ragione è culturale: via Solferino 28 ha più di cent’anni di storia come sede del giornale, in quel palazzetto è passata la storia d’Italia, attraverso la vita del quotidiano, gli scritti dei giornalisti; è un patrimonio di Milano e dell’Italia.
OTTO DOMANDE ALLA CONSOB SUL CASO DEL CORRIERE
Cosa posso fare per dare una mano? Intanto, pubblico le “otto domande alla Consob” che il CdR pubblica oggi sul Corriere: per fare chiarezza e coinvolgere i lettori in una questione che non può essere solo sindacale, ma merita di coinvolgere tutti. I giornalisti, il 13 settembre, scioperarono per protesta contro il piano di svendita della sede del giornale. Sciopero giustificabile e comprensibile, anche se gli scioperi nei giornali ormai servono a poco, di fronte a televisioni e web, e rafforzano gli antagonisti. Perciò, oggi, è da apprezzare una diversa strategia del sindacato: “Nel momento in cui la decisione è stata formalizzata dal Consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup, (i giornalisti) hanno fatto una scelta diversa: continuare a denunciare tutti i punti di un’operazione folle dal punto di vista finanziario e con risvolti che potrebbe avere anche rilevanza penale.”
Per prima cosa, dunque, i giornalisti del Corriere pongono otto domande alla Consob. E qui, alle 5 della sera, le riprendiamo punto per punto.
Riprendendo dal Corriere della Sera, pagina 27:
“Sei righe di comunicato ufficiale per mettere in discussione 109 anni di storia. La nota diffusa martedì sera, 5 novembre, annuncia la vendita del Palazzo storico di Via Solferino 28 per 120 milioni. Una comunicazione che ha confuso le idee anche agli investitori. La Borsa si è mossa in maniera contraddittoria: ieri mattina i titoli Rcs sono saliti del 3%, ma alla fine della giornata hanno chiuso in perdita del 2,19%. E allora sarebbe bene che la Consob, l’autorità che vigila sui mercati finanziari presieduta da Giuseppe Vegas, chiedesse chiarimenti sull’operazione.
I giornalisti del Corriere della Sera ne segnalano otto:
1) Qual è il valore complessivo dell’operazione?
2) Si tratta di una vendita vera e propria o di una vendita con riscatto (lease-back)? Esistono opzioni di riacquisto e come sono esercitabili?
3) Risulta da indiscrezioni di mercato che il canone di affitto annuo che Rcs MediaGroup dovrà pagare al fondo Blackstone sia pari o superiore al 7% dell’investimento effettuato. È così? (Una cifra spropositata se si pensa che un mutuo ipotecario costa oggi a chi lo contrae all’incirca il 3% lordo (con tasso variabile). Perché non è stata, ad esempio, scelta la strada di ipotecare l’immobile in attesa di tempi migliori, una mossa non solo economicamente sensata ma anche coerente con il «Piano per lo sviluppo» già approvato?)
4) Ci sono nei contratti di finanziamento tra Rcs e le banche creditrici clausole che impongono o rendono vantaggiosa la vendita dell’immobile entro il 2013?
5) Quanto dureranno i contratti di affitto? (Informazione fondamentale per valutare fin d’ora il peso che la locazione avrà negli anni sui conti del gruppo).
6) Rcs è a conoscenza di rapporti di ogni genere tra i suoi azionisti rilevanti e il fondo Blackstone, tali da far considerare la vendita come un’operazione con parti correlate?
7) Nel fondo Blackstone hanno investito azionisti rilevanti della Rcs, e in che misura?
8) Il fondo Blackstone per questa operazione è finanziato anche da istituti finanziari azionisti e/o creditori di Rcs?
EZIO MAURO, GRANDE DIRETTORE (PERCHE’ SEMPRE GRANDE CRONISTA)
Ho sempre pensato che un grande cronista può diventare un grande direttore di giornali, e che un direttore non può essere grande se non è stato, in precedenza, anche un grande cronista. Una conferma arriva oggi dal direttore de “La Repubblica” Ezio Mauro – che è stato all’origine della sua carriera un grande cronista – con un pezzo da antologia: “La tomba segreta di Erich Priebke”. Non ci sono commenti da fare: leggetelo! La raccomandazione (parlo di un esempio a cui ispirarsi, per imparare) è indirizzata soprattutto a quei giovani che credano ancora nel merito e per esclusivo merito vogliano entrare in un giornale, senza “appoggi”.
SE ANCHE SERGIO ROMANO PARTEGGIA PER LA CANCELLIERI
Stimo molto la capacità – la qualità – di Sergio Romano come analista di vicende storiche e attuali, con imparzialità e indipendenza intellettuale. Dunque mi arrendo: avevo idee contraddittorie, forse confuse, sulla ministra Cancellieri o, più precisamente, sugli interventi fatti dalla ministra a favore di Giulia Ligresti. Trovo qualche lampo di saggezza in Romano, anche oggi. E poi l’editorialista del Corriere si chiede se Beppe Grillo abbia letto “Lo spirito del giacobinismo”, un libro edito da Bompiani, a firma di uno studioso francese morto durante la Grande Guerra, Augustin Conchin, “sul meccanismo dell’epurazione permanente con cui i giacobini predicavano le virtù rivoluzionarie, sottoponevano i loro avversari a pubblici processi e li davano in pasto alla collera popolare.” Non so di Grillo. Io non l’ho letto e non lo conoscevo, Conchin. Mi procuro il suo libro e ringrazio, al buio, Romano.
07-11-2013
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