“Nella storia della magistratura italiana è un gesto senza precedenti: subito dopo aver firmato le 330 pagine con le motivazioni della sentenza di appello del processo Berlusconi-Ruby, il presidente di quel collegio d’Appello, Enrico Tranfa, si è dimesso. Un addio alla toga in dissenso con l’assoluzione dell’ex Cavaliera presa a maggioranza, con il sì dei suoi due colleghi Lo Curto e Puccinelli. Dopo 39 anni di lavoro ha deciso di andare in pensione 15 mesi prima del previsto…” (Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, Il Corriere della Sera, 17 ottobre 2014)
ATTUALIZZANDO…UN PAESE ANOMALO, UNO SCOOP FANTASTICO
Sono un giornalista anziano e di antico stampo. Per questo mi emoziono, quando mi trovo di fronte a uno scoop di grandissima valenza, come questo di oggi, firmato da due giornalisti che non conosco (ma idealmente gli stringo la mano, mandando loro i miei modesti complimenti) sul Corriere della Sera. Sono questi gli scoop che fanno male ai concorrenti, in un mondo giornalistico in cui alle notizie quasi non si dà più peso, anzi spesso le notizie scomode sono nascoste – prioritariamente e sistematicamente è privilegiata l’impostazione politica, che torce e gira e rigira le notizie in relazione ai convincimenti di chi scrive e/o di chi dirige. Chissà, di fronte al “buco” (slang di redazione), come sono rimasti male, a “La Repubblica” e a “Il Fatto”… Marco Travaglio ha scritto un fondo esemplare, che rivendica il merito del suo quotidiano, che ben aveva analizzato la vicenda all’epoca della sentenza. E tuttavia il commento, che pure è sempre prezioso in una società civile, passa in secondo piano di fronte alla notiziona. Ora, purtroppo, conoscendo riti abitudini e costumi del nostro Paese, è facile prevedere che il giudice Enrico Tranfa automaticamente diventerà un idolo della sinistra e dei mass media di sinistra, e finirà nel mirino della destra e dei mass media di destra, così come, specularmente, i suoi colleghi Lo Curto e Puccinelli finiranno sotto il torchio della sinistra e dei mass media della sinistra. Ripeto: sono all’antica, non mi piacciono i pregiudizi, quasi sempre strumentali, della politica; mi piacerebbe che i grandi giornali, avendone i mezzi, riuscissero a ricostruire quali siano state le divergenze, punto per punto, dei giudici, e ci informassero serenamente, oggettivamente, su eventuali retroscena, in particolare vicinanze o appartenenze dei membri della Corte d’Appello rispetto a movimenti politici o partiti, o altro. Solo notizie, prego; mai avere paura delle notizie.
NICOLA ZINGARETTI SARA’ IL LEADER ANTAGONISTA DI MATTEO RENZI?
Se ne parla da tempo a Roma, ma da ieri se ne parla un po’ di più – dopo l’uscita di Zingaretti anti Renzi, in linea con Chiamparino e altri governatori delle Regioni, che hanno protestato contro i tagli decisi dal consiglio dei ministri. Nicola Zingaretti è, innanzitutto, una persona per bene: fa politica senza pensare ai propri interessi personali, al contrario di quasi tutti coloro che in politica ci sono dentro, con mani (avide) e piedi. Tra i possibili antagonisti di Renzi, insieme con Chiamparino (renziano) è il personaggio più solido. Non solo bersaniani e dalemiani, ma anche tanti altri ex DS cercano casa, un riferimento, un leader. Zingaretti ha rapporti buoni con tutti e tutti potrebbe riuscire a mettere d’accordo, in un futuro vicino o lontano. Piccoli indizi si sommano: non è trascurabile che Francesco Gaetano Caltagirone, editore – tra molto altro – del Messaggero, giornale poco tenero verso il presidente della Regione, lo abbia incontrato, insieme con il suo consigliere Corsico. E Caltagirone ha la capacità di fiutare il futuro. Difficile, tuttavia interpretare umori e intenzioni di Zingaretti. Se interessano le minuzie (spesso significative), Zingaretti è un uomo introverso, con una brava moglie che ha deciso, come dovrebbero fare tutte le moglie dei politici, di non apparire, e due figlie. Famiglia lineare, vecchio stampo. I maligni dicono che ci sia un affetto un po’ antagonistico verso il fratello Luca, famoso anche per aver interpretato il commissario Montalbano inventato da Camilleri. In effetti, i due fratelli sono l’uno l’opposto dell’altro: Luca popolare e cordialone, che firma autografi per strada, Nicola schivo e mai chiassoso, Luca gran seduttore e invece mai un gossip su Nicola, addirittura Nicola adora la montagna e Luca è pazzo per le nuotate in mare, possibilmente a Pantelleria.
LA ROMA E LA GAZZETTA DELLO SPORT, RETROSCENA IMBARAZZANTI
Si è venuto a sapere, ma penso che già si sapesse da tempo, che tra la Roma e la Gazzetta dello Sport esistono rapporti – contrattuali – commerciali. Pare che tra gli impegni della Roma ci sia quello di fornire anteprime, o interviste di rilievo, notizie, ecc, alla mitica Gazza. La rosea ha anche l’esclusiva della commercializzazione di alcune iniziative di marketing, non ho capito bene (scusatemi) quale sia la contropartita a vantaggio del club giallorosso. Fatto sta che la montagna di buone e ambigue intenzioni ha partorito un topolone: ovvero un’intervista, esclusiva si capisce, del portiere De Sanctis. Il quale è un tipo tosto e senza peli sulla lingua e ha sparato a zero, dopo i fattacci legati all’indecente arbitraggio di Juventus-Roma, a favore della sua squadra e contro la Juventus… La Gazza, felice per il privilegio dell’esclusiva, ha dato giustamente enorme rilievo all’intervista, in prima pagina. E qui la faccenda si è complicata, come succede spesso, non a caso la fantasia popolare ha inventato proverbi con pentole, coperchi, diavoli dispettosi, verità che viene sempre a galla anche quando è in fondo al pozzo. La cornice è semplice. Vero è che Roma e Juventus, in Lega, sono alleate – in minoranza – e vorrebbero, filando d’amore e d’accordo, rinnovare vertici, gestione e strategia. Ma soprattutto è vero che Roma e Juventus da tempo sono antagoniste irriducibili nel calcio giocato, al centro di polemiche e scontri senza fine, l’ultimo come tutti sanno è ancora di qualche giorno fa. Per gestire questi delicati equilibri, forse sarebbe bastato dare minor rilievo all’intervista di De Sanctis, o affiancarle un’intervista a un esponente della Juve o a uno dei tanti (troppi?) cortigiani di casa bianconera. Invece, il botto di De Sanctis ha occupato la prima pagina della Gazza in beata solitudine ed è successo il finimondo. Non soltanto centinaia di inviperiti tifosi bianconeri hanno scritto, telefonato, twittato e chattato. E’ arrivata anche una telefonata, dicono pesantuccia, di Andrea Agnelli al direttore della Gazzetta, Andrea Monti. Con conseguenza devastanti. Prima sul sito della Gazza, poi oggi sul giornale di carta stampata, Andrea Monti ha firmato una curiosa retromarcia, esprimendo il suo dissenso verso la polemica intervista del guastafeste De Sanctis. Insomma, tutti sanno che la maggioranza delle azioni di RCS (Corriere della Sera, ma anche Gazzetta dello Sport e tante altre pubblicazioni…) fa capo a casa Agnelli, così come la proprietà della Juventus. Chi tocca certi fili – finanziari più che elettrici – muore? Non lo auguro ad Andrea Monti, che è un fior di giornalista, ma di calcio capisce veramente poco. (Tra parentesi, si dice che Monti debba essere sostituito a breve, i soliti dietrologi mormoravano che la sparata di De Sanctis era stata “montata” da Monti, come atto di indipendenza verso i suoi editori, ma la retromarcia smentisce questi pizzichi di veleno..). Commento? Il pasticciaccio è alla radice. Come si fa a stipulare un accordo commerciale tra la Gazzetta, che ha l’obbligo (e vi riesce, storicamente) di essere imparziale, e un club potente come la Roma, per di più maggior avversaria della Juventus, che è di proprietà, come la Gazzetta, degli Agnelli? Prima o poi il pateracchio doveva saltar fuori… Dice l’immancabile buontempone: ci penserà Marchionne, porterà in America Gazza o Juve, oppure tutte e due.
17.10.14