OGGI VI DICO CHE… IL BUON SENSO DI ARISTOTELE

“E’ bene,nella vita come ad un banchetto, non alzarsi né assetati né ubriachi.” (Aristotele)

 

 

 

 

 

 

 

PUNTUALIZZANDO… QUESTO NON E’ UN PAESE PER CHI ABBIA BUON SENSO

 

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Ho sempre detestato il buon senso, treatment quasi sempre portatore di noia e di ottusità mentale. Troppo facile vivere con buon senso! Ma oggi, nei primi anni di questo terzo millennio che non promette nulla di buono, e forse anche perchè sto invecchiando e perdendo le energie, sto cambiando idea. O meglio: spero di non cambiare idee e di mantenere almeno un pizzico di follia e temerarietà – ma lo spettacolo pubblico che ogni giorno si propone ai nostri occhi mi induce a riflessioni timorate. Gesummaria! (non voglio dire “Cribbio” perchè non è prudente andare a rubare in casa dei ladri)… Guardiamoci intorno. C’è un solo personaggio pubblico che si comporti con un pur minimo buon senso? Di conseguenza non sai neanche per chi potresti fare il tifo. Napolitano stravolge la Costituzione, la Boldrini sembra capitata alla presidenza della Camera per caso, ma i grillini attaccano lui e lei con un linguaggio non sostenibile. Solo un esempio, eh. Non sai da che parte metterti. Il mio amico Vittorio Feltri una volta mi disse: “Scegli il Milan o l’Inter, se non vuoi andare al derby e prendere botte dai tifosi di tutte e due le squadre”. Boh, Vitt ha ragione, ma io sono un povero genoano, come sempre ieri sera ho sofferto e tifato per il Genoa, però abbiamo perso: anche perchè il nostro allenatore Gasperini, uno che ritiene di avere l’intelligenza di Leonardo in salsa di Einstein, ha messo in campo una formazione assolutamente priva di buon senso.

 

 

 

 

 

 

 

RICCARDO RUGGERI SUL CASO FIAT CHE DIVENTA FCA

 

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“Italia oggi”, il giornale diretto da quel gran giornalista che si chiama Pierluigi Magnaschi,

 

ha il privilegio di annoverare tra i suoi collaboratori Riccardo Ruggeri – che spesso citiamo in questa nota. Un grande ex manager partito da zero (proprio alla Fiat) e ora, nella senilità, ci regala opinioni di massimo interesse, perchè si reggono sulla conoscenza dei fatti e su una evidente libertà, indipendenza di pensiero. Oggi “Italia oggi” propone, sotto forma di intervista, il suo pensiero sull’ex Fiat divenuta Fca e riproduciamo i passaggi più interessanti, sotto il titolo: “Marchionne ha incastrato Landini. Lui usava il linguaggio del Terzo Millennio, la Fiom quello di fine Ottocento. Bilancio senza peli sulla lingua dell’operazione Fca.” (Riccardo Ruggeri editore@grantorinolibri.it @editoreruggeri) Tutto ciò che c’era da dire e scrivere su Fiat Chrysler (FCA) è stato detto e scritto, la bella intervista di John Elkann a La Stampa ha chiuso il cerchio. Su Fiat ho scritto tanto: «Una Storia Operaia», «Parola di Marchionne», molti articoli. Ora, con la nascita di FCA tento una sintesi, simulando che il giornalista Ruggeri (R.) intervisti l’investitore Ruggeri (RR). R. Come giudica Marchionne? Ci sono i «filo» che lo vedono come un liberista doc che ha tentato di innovare persino nelle relazioni industriali, per gli “anti” è l’uomo nero che ha vessato o abusato dei Sindacati, fatto 8 piani in 8 anni, detto bugie (Fabbrica Italia), e ora fugge all’estero. Lei dove sta? RR. Fuori dallo stadio. Marchionne è semplicemente un manager che persegue, con un suo stile, le strategie definite dagli Azionisti. Se parlo da investitore (seppur risibile) do un giudizio molto positivo, se mi metto nei panni degli «stakeholder» (dipendenti, sindacati, fornitori, indotto allargato, politici) capisco che si possano fare altre valutazioni. Però lui era stato chiaro, aveva detto che durante la crisi non avrebbe fatto nuovi modelli e tenuto in cig gli operai, poi ha «strumentalmente» (mio giudizio) aperto un dibattito sulle regole. Protetto da questa cortina di fumo, fatta di chiacchiere salottiere fra liberisti e statalisti, lui ha lavorato sotto traccia per uscire dai segmenti delle auto di massa e puntare alle premium”… La Fiom di Landini non ha capito, ai suoi geniali ballon d’essais ha risposto con l’ideologia, i diritti, il bla, bla, sindacalese e ha perso. Tutto qua. R. È curioso, ogni analisi su Marchionne si apre con: «Al suo arrivo, nel 2004, Fiat era fallita»…. RR. La locuzione è falsa. La Fiat (holding) aveva in pancia molti business, oltre a Fiat Auto (meno del 50% dei ricavi), anche due aziende eccellenti e redditive, come CNH e Iveco. Quando, finalmente, furono scorporate, emerse il loro vero valore. CNH è seconda al mondo nei trattori e nel movimento terra, Iveco è un leader nei veicoli industriali. La verità la certifica sempre il mercato: nel 2004 Fiat (holding) valeva 5,74 , nel 2009, dopo 5 anni di cura Marchionne, 3,54 (semmai era tecnicamente fallita nel febbraio 2009, ma lui aveva fatto lo stesso un buon lavoro di pulizia e di riposizionamento). Il WSJ dice: è il contribuente americano che ha salvato Chrysler, e mentre c’era ha salvato anche Fiat Auto. Arroganza yankee o verità? Non lo so, nel business, come in amore, i giudizi non sempre sono univoci. R. Una domanda strategica mai posta alla Proprietà: Perché nel 2004 Fiat (holding) decise di puntare ancora su Fiat Auto, e non fare lo «spezzatino» della stessa? RR. I prodromi del 2009 li trovi negli anni ’80 quando, anziché puntare sull’internazionalizzazione di Fiat Auto, si «giocò» con la politica romana (strategia della diversificazione). Comunque, attenti, prima di fare lo spezzatino occorreva: a) chiudere i dossier «GM» e «Convertendo»; b) fare una drastica ristrutturazione. Al tavolo dello spezzatino ci si va col vestito da festa, non con le pezze al culo. Marchionne fece, e alla grande, entrambe le operazioni. Ero convinto, sbagliando, che Marchionne fosse stato assunto proprio per questo. Quando capii che John Elkann non avrebbe fatto lo spezzatino provai, al contempo, stupore manageriale e ammirazione umana, per il suo coraggio. Aveva perso da poco i suoi riferimenti, il nonno e lo zio (Umberto), i consiglieri storici, Gabetti e Grande Stevens, erano uomini di alto profilo umano e societario, ma con scarse sensibilità di business, Marchionne, appena arrivato, non era certo un «car guy». Ebbene lui, in solitudine, non scelse lo spezzatino, strategia al momento più logica: c’erano i compratori, c’era il negoziatore giusto. Invece no, andò avanti. I media non hanno riconosciuto a John Elkann quello che è solo suo: capacità di visione di gestire una Famiglia con molte articolazioni, compito improbo, mi creda. R Con la nascita di FCA, Fiat è morta? RR Fabbrica Italiana Automobili Torino, sì. Il suo ciclo vitale l’ha concluso dopo 115 anni, però ha trasferito i suoi semi e la sua storia a FCA. Per tre generazioni, quattro della mia famiglia vi hanno lavorato, per complessivi 100 anni, tocca a me vivere questo momento, lo faccio con personale struggimento. Ma è giusto così, ogni storia finisce, se ne aprono altre. R La strada di FCA pare tracciata, tornare alle origini di Fiat: fare automobili. Al momento, Toyota e VW, in ogni segmento, hanno un grande vantaggio competitivo.. RR. Ora non ci sono più alibi, un costruttore di auto deve fare auto, crisi o non crisi, e non solo piani industriali. Entrando nel segmento «premium doppia versione», per intenderci Maserati vs Porsche e Alfa Romeo vs Mercedes-BMW-Audi-Lexus, e premesso che Alfa vi è assente da decenni, il piano di aprile di FCA dovrà definire «tempi-investimenti-quote-profitti attesi» e procedere a un «prestito convertendo» (per l’azionista di riferimento che deve mantenere il controllo è a tutti gli effetti un aumento di capitale). Ragionando da investitore esiste però anche l’opzione c): la Famiglia potrebbe «attrezzarsi» per vendere, al momento giusto, il pacchetto di controllo di FCA (con «ciliegina» Ferrari?) R. Vendere? RR. Certo, è ciò che consiglierei a John Elkann, chiamato a governare una holding di famiglia con centinaia di membri. In termini di diversificazione prodotti-mercati-rischi, le partecipazioni devono essere equilibrate, in ogni caso sarebbe suicida dipendere troppo, come oggi, da un business «bastardo e da bastardi», come l’auto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDE OZIOSE, CON RISPOSTA. LONGEVITA’ DI MAURO O DI DE BORTOLI?

 

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Durerà più a lungo la direzione di Ezio Mauro a “La Repubblica” o quella di Ferruccio de Bortoli al “Corriere della Sera”? Si accettano pronostici, scommesse, brevi ragionamenti. Punto su Ezio, soprattutto perchè ha un solo editore, mentre Ferruccio ne ha più di una

 

decina, con territori attigui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL DECODER TV DI CESARE LANZA. FIORELLO IN UNO SHOW MATTUTINO. O NOTTURNO?

 

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Da Donato Moscati: “Fiorello vorrebbe fare uno show mattutino, ma tutti gli spazi sembrano occupati….” La mia opinione: se è un progetto serio, la qualità di Fiorello riuscirà a imporsi. E del resto, anche per lui, comanda la pubblicità. E la pubblicità spalanca le porte e scatena gli investimenti, di fronte a un progetto fiorellesco. Però, per quel che può valere, gli consiglierei una strada diversa: un programma (moderatamente) notturno. Non si capisce perchè la notte (e nei mesi estivi) la televisione debba fermarsi. Il popolo notturno è intelligente, complesso, colto, critico, estroverso. Altro che repliche di filmetti e talk politici debordanti! Il genio di Fiorello allungherebbe agli orari notturni l’uso e il consumo della tivu, e gli indici di ascolto sarebbero sorprendenti – credetemi.

 

 

 

04-02-2014

 

 

 

* Amici e nemici, estranei e/o indifferenti, scrivete indirizzando a cesare@lamescolanza.com Così, sono certo di leggervi, e vi risponderò.