“L’ideale dell’informazione obiettiva, decease quella che comporta l’obbligo di dire le cose come stanno, senza secondi fini, non ha mai conquistato l’animo dei giornalisti italiani.” (“Gianni Agnelli visto da vicino”, di Pietro Ottone Longanesi, 2003: citazione tratta dal libro di Giovanni Valentini, “Le voci del villaggio”).
ATTUALIZZANDO… VIL RAZZA DANNATA, PERO’…
Difficile pensarla diversamente dal leggendario Avvocato: la colpa è sempre dei giornalisti, il tormentone è noto… Però, però! Qualche giustificazione, signori della corte, c’è. Cosa possiamo aspettarci dai giornalisti, se i loro direttori sono, quasi tutti, schierati sugli attenti di fronti agli editori? E se gli editori, quasi tutti, preferiscono direttori “yes man”, attenti a vigilare sui loro interessi, anziché fare i giornali con “l’obbligo di dire le cose come stanno, senza secondi fini”? I giornalisti si adeguano. Una volta, i giornali erano di proprietà di editori cosiddetti “puri” perché non avevano altri interessi, al di fuori degli incassi provenienti dalle vendite e dalle inserzioni pubblicitarie. Oggi, le cose sono cambiate: la proprietà è in mano a personaggi che legittimamente curano interessi e strategie personali e aziendali, il giornale è diventato uno strumento di potere più che di informazione, i bilanci dei giornali sono secondari rispetto a quelli delle aziende dei medesimi proprietari.
CORRIERE, NEL GIORNO DELL’ADDIO DI FERRUCCIO DE BORTOLI
Tra i miei ragazzi, che assunsi al Corriere di informazione a metà degli anni 70, Ferruccio non è stato il miglior giornalista, ma sicuramente è di gran lunga il più importante dirigente. Pensando a quanto ho scritto prima, De Bortoli sicuramente fa parte del ristretto numero di direttori veramente indipendenti dal potere delle proprietà editoriali (i primi nomi che mi vengono in mente sono Giulio Anselmi e Paolo Mieli, Piero Ottone, Indro Montanelli, Alberto Ronchey…). Con ciò, anche per evitare elogi mielosi e commemorativi, non voglio dire che De Bortoli – e gli altri – siano stati indifferenti di fronte agli interessi degli editori. Ma De Bortoli – e gli altri – lo hanno fatto con intelligenza, dignità, discrezione e senso della misura: più di una volta si sono ribellati di fronte a “imput” o situazioni inaccettabili. E per ciò Anselmi, il più rigido tra gli indipendenti, non è mai riuscito a sedersi nella poltrona di direzione, in via Solferino, che gli spettava di diritto per qualità, carattere e autorevolezza. Altri, ad esempio Ferruccio e Mieli, hanno dovuto rifiutare incarichi prestigiosi – alla Rai – proprio perché invisi o ostacolati per i loro rapporti indipendenti verso la classe politica di turno al potere. Pubblichiamo il discorso di De Bortoli nel sito www.lamescolanza.com e, qui sopra, la divertente vignetta del miglior disegnatore satirico italiano, Giannelli. Il saluto di De Bortoli è coerente con la sua personalità: chiaro, onesto, finalmente con qualche appuntita e orgogliosa, forte e aspra, frustata (potevano essercene in quantità industriale). Significativo il riferimento ai “troppi e litigiosi azionisti”. Non condivido l’apprezzamento per Mario Monti, “che ebbe per fortuna dell’Italia l’incarico del presidente Napolitano di guidare il governo”. Quale fortuna? Monti è stato il peggiore premier della storia repubblicana, il professore che ha aperto la strada ad una sciagurata stagione politica priva, con il consenso di Napolitano, di passaggi elettorali: quindi una stagione antidemocratica. Divertente la definizione di Renzi, “un giovane caudillo, un maleducato di talento, uno che disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche.” Forte la dichiarazione: “personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum, una legge sbagliata.” De Bortoli, giustamente, sostiene –anacronisticamente – che i giornali debbano essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione civile. Evviva! Gli offro d’istinto e per affetto un posto d’onore nel mio movimento “contro la rassegnazione e i pregiudizi”. Dice che i bravi giornalisti spesso ne sanno più di coloro che vorrebbero zittirli. Vero. Ma è anche vero, purtroppo, che troppi giornalisti sono superficiali, ignoranti e rassegnati all’inchino. Le notizie sono notizie, dice De Bortoli: anche la mia, più che un’opinione, è una desolante notizia. Basterebbe fare un censimento. Il senso di equilibrio di Ferruccio è mitico: rispetto sia l’equilibrio, che lo ha portato a dirigere per dodici anni il Corriere, sia pure in epoche diverse, e rispetto le sue opinioni. Ma mi dispiace che Luigi Einaudi sia citato più o meno come Mario Monti. Su la mescolanza potete leggere cifre e bilanci di un successo indiscutibile e riconosciuto. Il discorso si conclude senza saluti verso gli azionisti che rappresentano la proprietà e i massimi dirigenti. E, lo dico io perché De Bortoli non lo dice, alla fine della fiera perché Ferruccio è esonerato? Forse per mancanza di qualità? No: lo dimostrano l’allungamento del contratto, evento mai registrato contestualmente con un esonero a scadenza, e le difficoltà nel trovargli un successore. De Bortoli è saltato perché, con una serie precisa di posizioni ribelli, ha urtato le personalità e gli interessi di alcuni azionisti, in maggioranza. Se il suo successore si comporterà come ha fatto lui, rigido e inflessibile anche se non eroico, incontrerà gli stessi problemi, e anche più forti e impervi.
RCS/ BREVE NOTA PER RISPETTO DEI LETTORI
Scrivo questa pagina di diario prima di conoscere l’esito della riunione del nuovo consiglio di amministrazione di Rcs. Non è ancora chiaro se le decisioni saranno prese oggi o rinviate al 10 maggio. Perciò ho espresso opinioni valide comunque. Mi appare assolutamente improbabile l’ipotesi, che circolava fino a ieri, che De Bortoli (alla luce del suo editoriale di congedo) possa essere nominato direttore editoriale.
PD/ TUTTI VORREBBERO UNA MINORANZA COSI’!
Renzi può essere soddisfatto, sta stravincendo il suo braccio di ferro verso la minoranza dissidente. In cinquanta hanno addirittura votato a favore, a scrutinio segreto. Altri fanno un passo avanti e due o anche tre indietro. Però, se io fossi il premier terrei in gran conto la battuta di un vecchio politico intelligente, esperto e acuto come Rino Formica. A “Il Fatto Quotidiano” Rino il formichiere ha detto: “Renzi non ha capito, si brucerà da solo. Ancora un po’ e sarà tolto di mezzo”.
LIBRI DA LEGGERE NEL WEEKEND/ GIANCARLO DOTTO
Non parlo oggi, ma ne parlerò ancora in futuro, del libro di Bisignani e Madron “I potenti al tempo di Renzi”: rischierei di passare ai vostri occhi come un promoter. Vi raccomando invece “Sono apparso alla mia donna” di Giancarlo Dotto, Pironti editore. E’ il primo romanzo di un bravo e atipico giornalista, un peccatuccio che si può perdonare, tutti lo abbiamo commesso. Dotto supera la prova, con qualità e ingegno. E vi segnalo anche, in corso di pubblicazione, un’ottima intervista che Tullio Pironti ha rilasciato alla nostra rivista “L’attimo fuggente”.
FIAMMETTA JORI/ BUON PRIMO MAGGIO CON QUESTA POESIA
E prediligo dell’amor/l’incanto/mentre, sola, proseguo/la mia via./ Amata e sola,/paradosso e vanto,/se nessuno potrà mai/dirmi:”Mia!”.
30.04.15