“Verso la fine si avverte che alla vita umana manca quello che nella scrittura è il Post Scriptum.” (Francesco Burdin, “Un milione di giorni”, 2001)
ATTUALIZZANDO… IN ATTESA DI ROTTAMAZIONE
Non so se sia proprio così, vi invito alla riflessione: parliamone. Leggendo questo (amaro) aforisma di Burdin, chissà perchè mi sono venuti in mente i protagonisti della politica nella Prima Repubblica, e quelli sopravvissuti, in attesa di rottamazione, da quando dietro l’angolo è sbucato Matteo Renzi. Nessuno di loro ha lasciato un post scriptum, forse molti non sapevano che cosa scrivere, in ogni caso sarebbe stata un’ambizione vanitosa: non si cambia la storia, non si lascia una grande eredità, con un semplice sms. Insomma, una sensazione di quanto sia effimera la vita. C’è tuttavia una differenza, tra i politici degli anni novanta e quelli di oggi. Quelli di allora furono spazzati via da un momento all’altro, o quasi, con le cattive maniere della giustizia e degli umori impopolari della gente: non erano riusciti a prevedere la svolta e la fine, forse per un eccesso di autostima, per un senso di immunità e impunità. Quelli di oggi sono ormai da tempo in odore di rottamazione: alcuni sono o sembrano scomparsi, altri sopravvivono in un clima patibolare, ma ancora con possibilità di esternare. Un post scriptum?
Ci sarebbe tutto il tempo necessario per prepararlo e scriverlo.
IL DECODER TIVU DI CESARE LANZA. MARISELA, PERCHE’ LO HAI FATTO?
Donato Moscati mi segnala: “Ieri pomeriggio, a “L’arena” di Massimo Giletti si parlava di come il 10% delle famiglie si dividono la ricchezza italiana. Tra gli ospiti c’era la mia amica Marisela Federici, signora dei salotti romani. Marisela raccontava, con eleganza e disinvoltura, ciò che avviene durante le cene che lei organizza, di come scegliesse i suoi invitati in base all’istinto e alla curiosità per la vita. Unire nella stessa serata persone e personalità diverse, dall’imprenditore al fallito. Non ha negato che questi salotti sono i luoghi dove avvengono accordi tra imprenditoria e politica, ma che così funziona ovunque. Tutto ciò ha provocato l’ilarità del pubblico e le frecciatine da parte degli altri ospiti. Su tutti Gasparri, che prima definisce Marisela un personaggio quasi caricaturale, poi dice, pensando di avere il microfono spento, che le sue affermazioni sono uno spot contro i ricchi e che se ad essere ricchi si diventa così, meglio essere poveri.” Moscati così commenta: “La signora Federici ieri pomeriggio ha avuto solo la colpa di raccontare con leggera disinvoltura quello che è il suo mondo. In tempi di crisi come questo è facile fare del populismo, costituisce reato essere ricchi di famiglia? O forse dovrebbero essere le istituzioni a ripartire in modo migliore la ricchezza e a finanziare in base al merito e non grazie a strani accordi? Risultato: L’arena nella seconda parte ottiene 4.070.000 con il 20,31%”. Per parte mia, senza aver visto (a quell’ora, solo calcio per me) aggiungo: Marisela carissima, ma perchè ci vai, perchè cadi in questi facili agguati televisivi. Certo sei troppo ingenua. E già eri caduta in una trappola che ti aveva molto amareggiato, un talk dove ti avevano attirato, dicendo che l’argomento sarebbe stato tutt’altro. Ti sarebbe bastata una telefonata e ti avrei detto che Massimo Giletti si sta spolpando un format che io e altri autori generosi come me (Stefano Jurgens, Marco Luci, Federico Moccia, Sergio Rubino) gli avevano preparato su misura, anni fa, per giustificare la sua presenza nell’importante contenitore televisivo. Con una sua proterva, sorniona e incolta professionalità, il bravo Massimo riesce a restare a galla, portando a casa i risultati prodotti dal format: si aggrappa ai temi elementari (in questo caso, poveri vs.ricchi, direi). E’ il degno personaggio della misera televisione che oggi va in scena. E’ incompiuto per vari aspetti e da sempre mostra di non aver voglia di compiersi: fa la faccia feroce quando non c’è rischio di pagare dazio, è furbo, mi fa tenerezza perchè – come incompiuto – potrebbe essere il testimonial dell’Italia sciatta, pretenziosa ma non volenterosa (in cui assistiamo a guai ben più grossi), l’Italietta incapace di rimuovere un treno deragliato e una nave da crociera colata a picco. Come stupirsi che Massimo non sia capace di decollare, uno che si pavoneggia sempre in prima fila al Festival di Sanremo, ma la conduzione nessuno ha mai pensato di dargliela (ci mancherebbe anche questo!). A me dispiace che non sia riuscito a dare splendore e profondità a un format che probabilmente non meritava (quanto mi pento di averlo negato a Mara Venier), adagiandosi in una routine imbarazzante.
APPUNTAMENTO A COSENZA, DE MICHELIS E KOSTNER
Venerdì 7 febbraio, alle ore 18, sarò a Cosenza: nella Sala Nova del Palazzo della Provincia, in piazza XXV marzo, per un dibattito sul bel libro di Gianni De Michelis e Francesco Kostner, “La lezione della storia”. Con i due autori e me, ci saranno anche Francesca Scopelliti ed Enzo Paolini. Tempo permettendo (ma le previsioni meteorologiche dicono, per quel che valgono, che sarà bel tempo) è un viaggio che farò con piacere, sia per la stima verso De Michelis e Kostner, sia perchè Cosenza è la mia città nativa – fui partorito in casa di mio nonno, via Rivocati 108, nel remoto 1942 – e sarà una buona occasione per rivedere qualche amico e qualche parente. Se potete, vi aspetto: ve la cavate con due ore, nel tardo pomeriggio, di un venerdì d’inverno. E poi dicono che De Michelis non abbia perso, anzi, l’esprit dei suoi tempi gloriosi. Non so ancora, purtroppo, se riuscirò a fermarmi sabato, accogliendo l’ingolosito invito di Francesco a partecipare al rito dell’ammazzamento del maiale, nella sua cascina, con annessi e connessi. Proustianamente, ricordo il rito a casa mia, quando ero ragazzo: nell’aia della villa di mio nonno, Salvatore Florio, a Paterno Calabro (anni cinquanta). Indimenticabile: avevo dieci anni e i contadini mi chiamavano “don Cesare”.
03-02-2014
* Se avete voglia di relazionarvi, intervenire, eccetera (accetto anche eventuali lievi insulti), indirizzate a cesare@lamescolanza.com , così sono sicuro di leggervi.