“Il compito dell’artista non era quello di portare l’uomo a indignarsi e commuoversi per dei traslati, ma quello di portarlo a riflettere (e se vuoi anche a indignarsi e a commuoversi) sulle cose che fa e gli altri fanno, sulle cose reali […]. In sostanza oggi non si tratta di far diventare “realtà” […] le cose immaginarie, ma di far diventare significative al massimo le cose quali sono, raccontate quasi da sole, perché la vita non è quella inventata nelle storie, la vita è un’altra cosa”. (Cesare Zavattini)
ATTUALIZZANDO… MARIA DE FILIPPI / 1. MAESTRA DEL NEOREALISMO
Conoscendo uomini e cose, è indispensabile un preambolo: ho incontrato una sola volta Maria De Filippi tanti anni fa, per una intervista. Mi usò due sgarbi: arrivò in ritardo e, temendo che io potessi riferire una domanda e una sua risposta che la imbarazzavo, anziché a me si rivolse alla direttora del giornale, Maria Luisa Agnese, con cui collaboravo. Ho una memoria da elefante, per certe cose. So molto della sua vita perché, per una casuale coincidenza, conoscevo il fidanzato che Maria ebbe e lasciò prima di unirsi a Maurizio Costanzo, un bravo e affascinante chirurgo (un personaggio da Hollywood) di Pavia. Non ne ho mai fatto gossip. E la De Filippi non mi ha mai cercato per lavorare insieme, né io ho mai cercato lei per proporle qualche progetto. Abbiamo molti amici in comune, a partire da suo marito, Maurizio Costanzo, un big della televisione – che indubbiamente l’ha aiutata a decollare.
Perché questo lungo preambolo? Per rendere oggettivo e credibile, disinteressato, ciò che sto per dire. Per me, Maria De Filippi è un’autentica maestra di neorealismo, per acume intelligenza e visione della vita (la qualità artistica è un’altra cosa), per nulla inferiore a Vittorio De Sica, Rossellini, eccetera. I critici – che notoriamente capiscono ciò che succede solo qualche anno dopo – ancora non l’hanno capito, ma ci arriveranno. E i nostri posteri, se vorranno capire qualcosa dei costumi della fine del nostro precedente secolo e di quello che stiamo vivendo, dovranno reperire e studiare i suoi programmi televisivi. Già scrissi questa roba anni fa e lei – una star consolidata ormai, che giustamente si infischia sia degli insulti sia degli apprezzamenti – non mi allungò neanche una telefonata. Questo non mi impedisce di riproporre la mia valutazione, con una domanda: perché ha accettato di condurre, per due giorni, “Striscia la notizia”? Capisco l’interesse di Antonio Ricci, genio diabolico, ma lei perché ha accettato? Forse per curiosità, come quando partecipò al “Festival di Sanremo”. Memorabile quella presenza e perciò l’ho inserita, anche se lei è sempre stata Mediaset, nel mio dizionario dei personaggi che hanno fatto la storia della Rai (di uscita imminente). C’era Bonolis alla conduzione, davo una mano anch’io.
MARIA DE FILIPPI / 2. GLI ASCOLTI DELLE ESIBIZIONI A “STRISCIA”
Lunedì 21 settembre, “Striscia la notizia” (durato 7 minuti in più) registra una media di 5.256.000 spettatori con uno share del 19.76%. In sovrapposizione (dalle 20:46:19 alle 21.25:23) lo show di Flavio Insinna su Raiuno totalizza 5.318.160 spettatori con uno share del 20.05%, mentre lo show di Antonio Ricci registra un ascolto di 5.116.081 pari ad uno share del 19.29%. Martedì 22 settembre “Striscia la notizia” registra una media di 4.814.000 spettatori con uno share del 18.21%. L’anno precedente, il 22 settembre 2014, Striscia aveva conquistato 5.302.000 spettatori (19.75%). E martedì 23 settembre 2014, 4.541.000 spettatori (16.73%). Non si può dire che la presenza di Maria – a mio parere brava e misurata, ma “estranea” – abbia giovato agli ascolti della popolarissima trasmissione di Canale 5.
Vorrei tornare un attimo, però, su Maria neorealista. Mi è tornato in mente ciò che scrisse Italo Calvino, in “Prefazione” del 1964 al suo romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno” del 1947. Ho chiesto alla mia brava collaboratrice Maddalena di fare una ricerca, ecco qui: “Il Neorealismo non fu una scuola, ma un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, specialmente delle Italie fino allora più sconosciute dalla letteratura […]. L’essere usciti da un’esperienza – guerra, guerra civile – che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi di storie da raccontare, ognuno aveva la sua, ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche avventurose, ci si strappava le parole di bocca”.
Le facce dei giovani che appaiono e si alternano nei programmi della De Filippi mi ha ricordato tutto questo.
ANCORA NEOREALISMO / UN FILM CAPOLAVORO, “NON ESSERE CATTIVO”. E DUE GIOVANI GRANDI ATTORI
Andate a vedere questo film! Bello, intenso, emozionante, coinvolgente. Un esemplare, piccolo capolavoro firmato da Claudio Caligari (Arona, 7 febbraio 1948 – Roma, 26 maggio 2015). Caligari è deceduto subito dopo aver ultimato il film, su cui si era espresso così: “Vuole rappresentare la fine di una certa generazione pasoliniana con l’avvento delle droghe sintetiche”. In precedenza aveva realizzato un altro film crudo e realistico incentrato sulla droga: “Amore tossico”, nel 1983 (vorrei procurarmelo, aiutatemi!). Nel 1998, dopo 15 anni, aveva girato “L’odore della notte”, una storia estrema di malavita romana. Di Caligari è stato scritto che “non amava la notorietà e da sempre viveva lontano dai riflettori, come se con il suo esordio, a metà degli anni Settanta, nel mondo dei documentari (il primo, “Droga che fare”, era del 1976), avesse esaurito il suo unico interesse: raccontare la vita di strada, trasportare la cronaca sullo schermo, tenersi lontano dalla finzione. Non era un cinema raffinato, non usava trucchi, effetti speciali. Il suo cinema è sempre stato solo una cosa: vero… cinema crudo che racconta storie dolorose, un cinema fermamente ancorato al contesto storico in cui si muoveva, gli anni Ottanta, ma ancora vivissimo, fortemente realistico ed evocativo”. “Amore tossico” è considerato il suo film migliore, è entrato nella filmografia di culto, quella underground, italiana. Girato nel 1983 e portato al Festival di Venezia, in una sezione speciale, vinse il premio De Sica, accanto a colossi come Fellini e Antonioni. “Vinse raccontando la tossicodipendenza di un gruppo di adolescenti, veri schiavi dell’eroina, in una Ostia assolata, prima che lo facessero altri, prima che arrivassero le serie tv oggi tanto acclamate”.
I protagonisti del film sono due amici per la pelle, Vittorio e Cesare, ovvero gli attori Luca Martinelli e Alessandro Borghi. Bene: lasciatemi dire – se riconosco ancora il talento dei giovani – che tutti e due sono destinati a una splendida carriera. Marinelli in particolare (trentuno anni), si è già rivelato ne “La solitudine dei numeri primi” di Saverio Costanzo, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano, e in “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì. Borghi ha lavorato in tivù in varie fiction, in “Romanzo criminale 2” di Stefano Sollima.
E voglio esagerare e dirla tutta: lustri fa vidi l’esordio di De Niro in “Mean street” e dissi agli amici che erano con me: “Questo diventerà bravo e famoso come Humphrey Bogart”. Mi risero dietro. Martinelli e Borghi mi hanno trasmesso una sensazione simile. Ridete pure, chi vivrà vedrà… Quanto a Caligari vi ricordo ciò che disse Vittorio De Sica: “Il Neorealismo fu un bisogno di dire la verità, il coraggio di dirla“.
A SINISTRA DELL’ESTREMA SINISTRA C’E’ LA DESTRA
Ieri riportavo questa citazione, in una lettera cortese scrittami da Corrado Calabrò e chiedevo (chiedo) aiuto ai miei lettori: chi l’ha coniata per primo? Franco Debenedetti attribuisce la frase dubitativamente a Massimo D’Alema, a Calabrò pare di ricordare di averla sentita da Aldo Moro. Ricordo a chi legge e non avesse letto ieri che Calabrò definisce l’osservazione non solo calzante alla situazione attuale della Grecia e a quella della Grecia classica (…il ciclo: democrazia-demagogia-oligarchia…), ma vera in assoluto.
EVENTI / IL 7 OTTOBRE RICORDIAMO CRAXI E LA NOTTE DI SIGONELLA
In occasione della ricorrenza del 30° anniversario del sequestro dell’Achille Lauro e per presentare la pubblicazione del volume “La notte di Sigonella”, Stefania Craxi mi ha invitato a partecipare all’anteprima dell’omonimo docufilm realizzato dalla Fondazione Craxi: a Roma il prossimo 7 ottobre, alle ore 21.00, presso il Cinema Moderno in Piazza della Repubblica. “Un’occasione – scrive Stefania – per ricordare una storia di coraggio e di orgoglio nazionale ma anche di umanità, coerenza e lungimiranza politica…”. Parteciperò con orgoglio ed emozione per aver vissuto quei giorni, con ammirazione e stima per l’esemplare comportamento di Craxi, che seppe dire no all’aggressività padronale di Reagan.
23.09.15