OGGI VI DICO CHE…

“C’è un’unica regola per gli uomini politici di tutto il mondo: quando sei al potere, non dire le stesse cose che dici quando sei all’opposizione.” (John Galsworthy, ‘Ancella’)

ATTUALIZZANDO…

 

Mi piacerebbe molto, e forse succederà in breve tempo, verificare se Matteo Renzi o addirittura Beppe Grillo useranno, una volta al potere, lo stesso linguaggio e la stessa foga che usano oggi, e se riusciranno a sviluppare i progetti negli stessi termini in cui li espongono adesso.

VECCHIO O GIOVANE, NON E’ QUESTO IL PROBLEMA

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Mentre oggi si svolgono le nuove consultazioni al Quirinale tra Napolitano e gli esponenti dei partiti per determinare le modalità con cui dare finalmente all’Italia un governo efficace, vorrei attirare la vostra attenzione su un problema in discussione ormai da tempo. E, in rozza sintesi, è questo. Sei vecchio? Devi essere rottamato. Sei giovane? Solo per questo motivo, devi essere considerato in pole position per arrivare a posizioni di potere.

Non la penso così. Non certo perché a settantanni compiuti, debbo essere considerato indiscutibilmente vecchio. Penso che il tema vada approfondito per bene e, se avrò tempo, mi piacerebbe organizzare un meeting di alto livello, per discuterne. Mi piacerebbe anche, ma proprio non ho il tempo e quindi propongo il tema a qualche intellettuale o a un giornalista di buona volontà, fare una bella ricerca su questo filo conduttore: quante persone anziane, da sessantanni in su, abbiano contribuito in maniera preziosa alle sorti della società in cui hanno vissuto; e quanti altri, giovani, da quarantanni in giù, abbiano al contrario creato grossi problemi.

Avendo sintetizzato così, è ragionevole che i miei lettori pensino che, polemicamente, io mi schieri contro l’agognata, e per ora purtroppo invisibile, ondata di gioventù. Ma non è affatto così. La mia opinione su questo argomento, scivoloso e delicato, è la seguente. Noi vecchi abbiamo il dovere di fare un passo indietro e di lasciare spazio, per incarichi operativi, a giovani meritevoli. Ma non certo perché siamo arrivati a una certa età dobbiamo contestualmente essere rottamati (il grazioso termine è stato imposto da Matteo Renzi) o buttati, senza rispetto, in un cesto di rifiuti. Ci sono vecchi che meritano onore, simpatie, consensi e, in definitiva, rispetto. Così come molti, moltissimi giovani, con il vantaggio di una maggior gagliardia fisica. Ci sono vecchi, inconcludenti per tutta la vita, disprezzabili sul piano morale, senza idee, senza generosità, attaccati egoisticamente alle loro poltrone e poltroncine: questi vanno obbligati a schiodare le loro chiappe da immeritati privilegi e poteri, e pensionati in modo da non nuocere più. Ci sono giovani, ugualmente detestabili per inettitudine, stupidità e incapacità di progettare e realizzare qualsiasi cosa, che vanno tenuti accuratamente lontano dalla possibilità di nuocere alla società, di cui non comprendono un fico secco: forse sono stati mal educati dalla nostra generazione, forse abbiamo dato troppo e non preteso nulla; fatto sta che non possono più avere alcun privilegio, solo per il fatto di disporre di una mal sfruttata gioventù.

Direte: sono cose ovvie! E’ vero. Ma, giorno per giorno, si va radicalizzando lo scontro fondato sull’assurdo slogan: via i vecchi, largo ai giovani. E arrivo a una conclusione, su cui vorrei aggregare molti consensi. La linea di confine, di divisione o di unione, è il merito. Se un vecchio ha meriti certi di cui disporre, faccia, come ho detto, un passo indietro per lasciare il posto a un giovane, sostenuto da uguali meriti, ma anche dalla più fresca età. Però, un vecchio meritevole va rispettato e utilizzato per quanto di buono, sia per l’intelligenza sia per le preziose esperienze accumulate, sia ancora in grado di dare agli altri. E assolutamente largo ai giovani, ma siano giovani giovani, neanche quarantenni, li vorrei trentenni e perché no, nelle posizioni giuste, anche ventenni (oggi in Italia i cinquantenni/sessantenni sono considerati giovani), a questa sola, cruda, indispensabile condizione: che siano emersi e individuati con un solo criterio di giudizio, il merito.

 

 

VOLETE ADERIRE A SOCRATE 2000?

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Per rilanciare questo valore fondamentale del merito, alcuni mesi fa ho ideato e lanciato un sito,www.socrate2000.com, per raccogliere adesioni. Come? Nella maniera più semplice: tutto avviene, per ora, via Internet. Basta scrivere al sito e dichiarare di aderire. E a che cosa si aderisce? Il mio movimento di opinione ha un solo fattore aggregante: la convinzione che l’Italia non potrà risorgere, se non verrà restituita importanza al merito. Basta raccomandazioni, spintarelle, clientelismi, e quant’altro di spregevole assomigli a queste pratiche. Ho detto basta? So bene che è troppo: il fenomeno della raccomandazione è universale, uno dei peggiori ma più diffusi difetti nella storia del mondo, in qualsiasi società e sotto qualsiasi regime. Ma in Italia, ormai da troppo tempo, abbiamo esagerato. Il nostro scopo è quindi quello di ritrovare un soddisfacente equilibrio, un motivo di speranza per i tanti giovani, e anche meno giovani, frustrati dalla spudorata occupazione, di poteri e poltrone, di chi abbia alle spalle un cardinale o anche un arciprete, un ministro o anche un assessorucolo, un magnate di industria o un piccolo speculatore, grandi e piccini, dotati di qualche possibilità di influire su promozioni e assunzioni, sulle carriere di soggetti incapaci.

Per il resto il movimento d’opinione non ha alcun legame politico, è indipendente da qualsiasi organizzazione o lobby di potere, non ha preconcetti religiosi o di qualsiasi altro genere. Non ci sono tessere, non ci sono burocrazie, non si paga un centesimo per farne parte. Le motivazioni sono tutte ideali. Per saperne di più e per aderire, vi ricordo l’indirizzo www.socrate2000.com.

Le adesioni sono già più di 5 mila. Ed è arrivato il momento di cominciare a fare qualcosa! Come ho detto, mi piacerebbe organizzare un confronto di idee sul tema, infruttuoso e forse delittuoso, della discriminazione tra vecchiaia e gioventù.

UN SUSHI MICIDIALE DIETRO LA MORTE DI DE LUCA?

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Il nostro carissimo collega e amico Aldo De Luca è morto pochi giorni fa in maniera fulminante a causa, sembra, di un qualche veleno contenuto nel pesce crudo, in un ristorante di Roma. L’autopsia sembra confermare, in attesa di dati ufficiali, questa ipotesi. So bene che il sushi è diventato negli ultimi anni un piatto alla moda, addirittura una passione per tanti. Il pericolo era noto ben prima della tragedia che ha spezzato la vita di Aldo. E dell’argomento non so molto. Mi dicono che il pericolo vero consista nelle alghe che accompagnano il sushi, alghe non temute dai giapponesi nei secoli, pericolosissime invece per chi non vi sia abituato. Mi bastano queste scarse informazioni, comunque, per segnalare un pericolo reale – tra l’altro esistente anche, sebbene meno frequente, nell’ingestione di acciughe non marinate a dovere.

 

 

23/04/13
cesare@lamescolanza.com