“La nudità dell’arte che risulta più penosa ai puritani! (Ambrose Bierce, “Dizionario del diavolo”, a cura di Guido Almansi, Ugo Guanda Editore, 2010).
ATTUALIZZANDO…
Il mio diletto Bierce (se riuscite, vi consiglio di procurarvi una copia del suo librino) ha scritto che lui vende insulti. Io, umilmente, vendo sciocchezze oppure, intenzionalmente, allo scopo di irritare puritani e moralisti, ciò che penso nei miei momenti meno miserabili. Quindi, ma ovviamente solo se volete, leggete ciò che scrivo qui, sotto il titoletto su verità e qualità.
LETTERE, 1. CHE TEMPO CHE FA
Dopo la mia lettera aperta – sulla Rai, sulla polemica Fazio/Brunetta – al presidente Tarantola e al direttore generale Gubitosi, finora non ho ricevuto dai due destinatari cenni di risposta, in compenso ho avuto telefonate, sms e molte lettere, in gran parte dai dipendenti dell’azienda di viale Mazzini. Eccone una: “Gentile Cesare Lanza, mi permetto di commentare (poiché la risposta alla sua e-mail le dovrebbe giungere dai destinatari della sua lettera aperta): il problema dei compensi milionari ha “antiche” (ventennali?) origini. Risalgono all’accaparramento selvaggio, da parte di un personaggio molto noto, dei migliori conduttori, giornalisti e anche tecnici del mondo televisivo, strappandoli alla Rai a suon di miliardi/milioni (lire/euro). Questo non è avvenuto solo nel campo radiotelevisivo: basta vedere la storia del Milan … Per non parlare poi dell’”acquisto” con le medesime modalità, di trasmissioni televisive del tipo “Giro d’Italia” o dei diritti televisivi del calcio… Ora, se un simile personaggio ha scatenato questo processo del gioco al rialzo (che comunque qualcun altro avrebbe iniziato) non dobbiamo poi scandalizzarci per l’innalzamento dei prezzi di acquisto della “merce” che “fa comunque alzare gli ascolti”. “La Rai purtroppo, per sopravvivere si è dovuta “adeguare”, essendo costretta a svolgere un ruolo di inseguitore dei concorrenti, cercando di rimanere in equilibrio tra il suo ruolo di servizio pubblico e di “azienda radiotelevisiva” presente sul mercato. E’ difficile trovare quel confine tra i due mondi (di servizio pubblico e di azienda privata): attualmente la Rai è “costretta” a comportarsi come la sua antagonista, strapagando i conduttori e, purtroppo, anche abbassando la qualità dei suoi contenuti, anche semplicemente spostando in seconda serata le trasmissioni più utili, poiché i telespettatori sono stati “educati” a scegliere i programmi con un contenuto più stupido, ma apparentemente “rassicurante” e “imbonitore”. In quest’ottica economica, il “processo” è tecnicamente valido e comprensibile: gli stessi destinatari della sua lettera aperta ricevono, per svolgere il delicato lavoro di tenere in ordine i conti della Rai, compensi favolosi: ormai i prezzi sono questi. E questa non è sicuramente una cosa moralmente giusta, poiché afferma che ci sono delle persone che valgono 100 – 1000 volte più degli altri! Non è moralmente accettabile che ci siano persone che in un giorno guadagnano più di quanto altre non riescono a fare in una vita di lavoro! A tal proposito le segnalo un interessante articolo apparso su Famiglia Cristiana web: http://www.famigliacristiana.it/articolo/rai-fazio-brunetta.aspx
“Per concludere, credo che dovremmo concentrarci verso un cambiamento consapevole delle nostre richieste, cercando tra le nostre esigenze quelle che contribuiscono ad innalzare la nostra dignità di persone, rifiutando di scegliere le cose in base all’apparente semplicità con cui ci vengono proposte (mi riferisco alla scelta dei programmi radiotelevisivi). Poi, per le cose “più grandi”, dovremmo fare delle scelte consapevoli anche quando siamo chiamati alle urne: penso di essermi spiegato bene. La saluto cordialmente. Pubblichi pure la lettera con la firma. Personalmente non ho nulla da nascondere, anzi, penso che dovremmo un po’ tutti mettere la faccia quando facciamo delle osservazioni e delle critiche (spero sempre costruttive, nel rispetto di TUTTE le persone citate e nei limiti della decenza del linguaggio utilizzato. Troppo spesso, complice anche un utilizzo non sempre proprio dei “media social network” (facebook, twitter …), ci si nasconde sotto nickname = anonimato per denunciare situazioni avverse, riempiendo di ingiurie gratuite la controparte: occorre sempre avere rispetto per gli “avversari”, che non devono essere trasformati in “nemici”, scatenando quindi una pericolosa “catena di San Antonio” di odio e di intolleranza (che sfociano poi in eventi violenti di cui siamo tutti testimoni). E’ proprio da un confronto leale e costruttivo con chi ha idee differenti dalle nostre che nascono le soluzioni ai problemi. Il dialogo è l’”arma” che contraddistingue l’essere umano: tale strumento ci è stato donato per usarlo. Antonio.Lofrese@rai.it”
Rispondo: sono d’accordo con il mio interlocutore. L’irruzione di Berlusconi – mai citato nella lettera – nel settore televisivo ha aperto un mercato deplorevolmente chiuso, ma ha stravolto molti parametri economici. Il problema è, come tutti sanno, politico: non ci sono regole, per troppo tempo, e anche adesso, si è lasciato spazio a una legislazione insufficiente, quasi fossimo nel West americano, aperto ai pionieri quanto agli avventurieri e ai banditi. Si dirà: il problema è stato acuito da evidenti conflitti di interesse non solo in coincidenza della discesa in campo di Berlusconi in politica e di quanto è successo nei diciannove anni successivi. E anche su questa osservazione mi dichiaro d’accordo.
LETTERE. 2, LA VERITA E’ UN OPTIONAL, SCUSATEMI MA PREFERISCO LA QUALITA’
Molte e-mail mi sono giunte su un altro argomento: la recensione (giudicata troppo tenera) dell’ultima puntata di “Servizio pubblico”. In poche parole, mentre Santoro è stato massacrato da quasi tutti, io verso di lui mi sarei dimostrato indulgente, complimentoso. Mah! Sorvolo e mi intrattengo solo sulla stilettata più frequente: ho scritto che preferisco la qualità rispetto alla verità. Non ho trovato uno solo, tra gli scribi, che mi abbia dato ragione… Scandalo e incredulità. Ebbene, ribadisco ancora più crudamente: in Italia la verità è un optional, come l’aria condizionata o la radio in un’automobile. Può esserci o non esserci, a volte è sproporzionatamente costosa, ma non incide sulla validità dell’auto e sul suo motore, così come le verità italiane, reali o supposte, non hanno mai inciso sulla vita del nostro Paese. La qualità, invece! L’adoro, che si tratti di un ghiacciaio o delle cascate del Niagara, della Gioconda o della Divina Commedia, la qualità è essenziale… Scendendo per li rami, avevo aggiunto che Santoro è professionalmente accurato nell’ideare il suo programma nei minimi particolari, senza sciatterie, e proporlo come una pièce teatrale, drammatica o farsesca. Scrivevo che della verità su Berlusconi non mi interessa più nulla, ma il dibattito sulle sue vicende (quand’è curato come riesce a fare Santoro, anche su altri argomenti) sì, mi coinvolge molto.
TELEFONATE E ANNUNCI. 1, SANTORO E BONOLIS, PROGRAMMI PARADOSSALMENTE UGUALI
Un vecchio amico, esperto di giornali e di televisioni, mi ha telefonato (una mezz’oretta di deliziose chiacchiere), per espormi una sua teoria: “Servizio pubblico” di Michele Santoro e “Ciao Darwin” sono assolutamente simili. Il ragionamento è genialoide, lungo e complesso,
divertente e in qualche modo anche convincente. Non ho spazio per dilungarmi oggi, rinvio a domani l’esposizione brillante del mio amico e le mie modeste riflessioni.
TELEFONATE E ANNUNCI. 2. DOMANI LE PAGELLE INCROCIATE PER DE BORTOLI E MAURO
Mi ha telefonato anche un altro collega, che non conosco e che desidera restare anonimo (ho il sospetto che in qualche modo faccia parte del Corriere della Sera o de La Repubblica), per chiedermi come mai – proprio io che adoro le classifiche e le pagelle, d’ogni tipo – non metta mai nel mirino i miei più illustri colleghi. Ho replicato, indignato, che tante volte mi sono occupato di Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, di Giuliano Ferrara e dei foglianti, di Marco Travaglio e di quelli del Fatto, di Ferruccio de Bortoli e dei suoi editorialisti che scrivono, anzi “pisciano”, come si dice in gergo, chilometriche articolesse; e di tanti altri. Il mio interlocutore mi ha sfidato a mettere a confronto due grandi rivali, il direttore del Corriere e il direttore de La Repubblica, De Bortoli e Mauro. Per non “pisciare” anch’io, mi limito a un annuncio: lo farò domani, senza timidezze né – alla mia età! – complessi di alcun genere. Spero di risultare divertente, se non convincente.
21-10-2013
cesare@lamescolanza.com