“So che a volte la tivù vi dà l’impressione di poter diventare ricchi e famosi senza dover davvero lavorare, diventando una star del basket o un rapper o un protagonista di un reality. Ma è poco probabile, la verità è che il successo è duro da conquistare.” (Barak Obama, Discorso di apertura dell’anno scolastico 2009-2010)
ATTUALIZZANDO… CHE NE DITE DI QUESTA TIVU?
Il problema è proprio quello, esposto né da primo né da ultimo dal presidente degli Stati Uniti. La nostra società, quella italiana in particolare – ed è quella che ci sta a cuore – è in decadenza. Lo specchio nocivo della tivù, in cui si ammira e si perde la peggio gioventù illusa e disastrata, quale immagine riflette? La decadenza sta per finire? O non abbiamo ancora toccato il fondo? Per quanto riguarda la televisione, mi ha impressionato il modo con cui Aldo Grasso ha asfaltato l’esordio di Paragone con il suo nuovo talk: “il talk peggiore”, scrive e titola il critico del Corriere della Sera. Non conosco Gian Luigi Paragone, non ho visto il suo programma, sono molto cauto quando si tratta di considerare Grasso (un piccolo genio del bene e del male, nelle sue prese di posizione sulla tivù). Fatto sta che Paragone ha battuto l’antagonista, Nicola Porro – che tenta di elaborare e formulare un talk più pacato e ragionato.
E allora? Penso che siamo in bilico: potrà prevalere il ritorno alla ragione e all’educazione; forse il trash sfonderà altri impensabili limiti e confini. Viviamo momenti di contraddizioni stupefacenti. Prendiamo la politica: mentre Renzi si appresta a conquistare o comunque al momento è considerato il conquistatore di un Paese in inevitabile rinnovamento, il Presidente della Repubblica Napolitano nomina Giuliano Amato giudice della Consulta… Insomma: qual è la tendenza? A rottamare, a rinnovare o la veterocrazia non cede varchi né lascia libero alcun posto? La battaglia è in atto. A sbarrare la strada a Renzi proverà Massimo D’Alema. Il quale incarna, un po’ meno di Giuliano Amato (per il curriculum), il ruolo del grande Giulio Andreotti – scomparso dalla scena solo perché è defunto.
MACAO BATTE LAS VEGAS
Ci sono cose, in Oriente, che noi umani neanche possiamo immaginare (salvo una elite di gaudenti o di imprenditori che ci investono e lavorano). Prendiamo Macao. E’ ormai la capitale mondiale del gioco, ha battuto perfino Las Vegas nelle classifiche di espansione e di incassi. Fino a dieci/quindici anni fa Macao era un piccolo regno del gioco, oggi nell’isoletta di Taipa è esplosa con alberghi e casinò uguali e superiori a quelli di Las Vegas, e si prevede che nei prossimi cinque anni ci saranno ulteriori novità per l’espansione del gioco, degli alberghi e dell’intrattenimento. Ha copiato in tutto e per tutto Las Vegas, facendo le cose ancora più in grande. Non ha dimenticato la vecchia Macao del gioco, vi ha costruito il Wynn e l’MGM. Dall’Italia a Hong Kong, via Parigi, ci arrivi in circa 12 ore di viaggio; idem da Londra a Las Vegas, volo diretto, 14 ore invece dall’Italia alla capitale del Neva, con transito a Los Angeles o a New York. Da Hong Kong a Macao un’ora di aliscafo o mezzora di elicottero (ovviamente più costoso). Le attrazioni di Macao sono due: il gioco e il sesso, sfrenato. Una virtuosa caratteristica dei giochi d’azzardo: non è prevista alcuna mancia. Per il sesso, con un centinaio di euro ci si può togliere, volendo, soddisfazioni impossibili nella vita, senza utilizzare quella piccola porzione di denaro (a scanso di equivoci, ancora una volta mi dichiaro contrario alla prostituzione, ma sono tollerante verso chi non la pensi come me). A Macao i giocatori sono quasi tutti cinesi, comunque di origine orientale: è la Mecca del gioco degli orientali. Las Vegas, in tendenza depressiva, resta la Mecca dei giocatori americani e comunque occidentali. Una controindicazione, per il gioco: non si parla inglese, tanto meno qualsiasi altra lingua europea. (Informazioni raccolte da un amico che ama Macao e sogna di tornarci).
CARIGE, DUE O TRE COSE SULLE BANCHE
Mentre la Carige, come scritto e riscritto, rischia di attrarre l’attenzione sempre più acuta di magistrati e media come già fu alcuni mesi fa per il Monte dei Paschi, mi permetto di ricordare il circuito perverso di alcune banche (non tutte, per fortuna nostra). Dunque: la banca nasce come Istituzione per proteggere i nostri risparmi, premiarli con onesti tassi di interesse, e incoraggiare i nostri piccoli e medi investimenti, attraverso mutui, prestiti, affidamento.
Per alcune banche il circuito è caratterizzato da altro stile: nessun tasso, o risibile tasso, d’interesse per la massa dei risparmiatori; difficoltà senza fine per la concessione di mutui e prestiti ai piccoli e onesti risparmiatori. No: alcune banche, per fortuna non tutte, macellano i piccoli e favoriscono clienti privilegiati con elargizioni esagerate e non garantite; gli amministratori fanno speculazioni e operazioni per il loro lucro o quello di politici, finanzieri, eccetera.
Conseguenza nota e purtroppo sempre più frequente: la banca mal amministrata rischia il fallimento, a quel punto lo Stato interviene e opera, col denaro pubblico, per rimettere a posto i conti (nella migliore delle ipotesi facendo pulizia, quando proprio non se ne può più, dei massimi dirigenti). Ma cos’è lo Stato? E’ l’Istituzione a cui i cittadini pagano le tasse per essere ben governati e protetti. In conclusione: il cittadino normale non gode dei privilegi e dell’attenzione che la banca dovrebbe garantirgli e concedergli; e quando, alla fine della fiera, i bilanci sono insostenibili, col denaro dello Stato, cioè col nostro denaro, i conti vengono in qualche modo sistemati.
Ben vengano le indagini sulle banche, è indispensabile la trasparenza. Sono parole? Alla Carige ci sono fatti concreti: l’indagine di Bankitalia, le inchieste della magistratura, le novità emerse dai giornali. E’ anche, come sempre, una lotta per il potere: Flavio Repetto ha provocato la caduta di Berneschi, da sempre leader stimato e temuto della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia. Il regno di Berneschi forse è al tramonto. Ma anche Repetto è tirato in ballo, e nel mirino dei giornali, e non si sa come andrà a finire.
UN NUOVO TEATRO ROMANO
Onore al merito al signor Flavio De Paola, che ha investito denaro suo e sacrifici suoi, nel lancio di un nuovo teatro a Roma: ieri, in una conferenza stampa, ha presentato il suo Teatro degli Audaci e la prima stagione che verrà. Il locale – un gioiellino – si trova a Roma in via Giuseppe De Santis, 29. Ieri sera, dopo un aperitivo di buon augurio, la prima rappresentazione è stata di S.C.Q.R (Sono Comici Questi Romani), programma anche in onda su Comedy Central, Canale 22 di Sky, capitanato da Antonio Giuliani. Alfiero Alfieri aprirà la stagione con lo spettacolo “Nun ce so più li giovani de na vorta”.
Auguri a De Paola: più che mai nell’epoca di crisi in cui viviamo, c’è chi piange e si lamenta anche quando non ce ne sarebbe motivo, chi parla e chi fa. Flavio è uno che fa. Tutti sappiamo quanti salti mortali si debbano fare per quadrare i conti di un teatro… De Paola ha determinazione e fantasia per riuscirci, e se lo merita.
13-09-13