“Quando giunse in Italia la notizia della nuova vittoria dei democristiani nelle recenti elezioni generali per la Germania occidentale e si seppe che la vittoria era stata dovuta al prestigio del cancelliere Adenauer, che negli anni di suo governo aveva dato prova di essere uomo di stato, forse il maggiore tra quelli oggi in carica, ed al successo della politica economica di Ludwig Erhard, ministro dell’economia e si disse che quella politica economica era generalmente reputata liberale o liberista… “ (Luigi Einaudi,Prediche Inutili, 1959)
ATTUALIZZANDO…EINAUDI E LA MERKEL
Alla citazione di Einaudi, che ho riportato qui sopra, per ragioni di spazio non mi è possibile aggiungere un intero capitolo di riflessioni proposte dall’insigne economista/statista. Vi raccomando, se già non lo conoscete, di leggere quel libro. E, con superficialità giornalistica, vorrei chiedere ai miei amici economisti, banchieri, anche politici perché no: cosa scriverebbe oggi Einaudi, se fosse vivo, in base alle sue idee e ai suoi valori, di Angela Merkel – che ha ottenuto, se non altro nei voti, un successo superiore a quello di Konrad Adenauer?
NAPOLITANO IN RAI. QUEL BIGLIETTO A ZAVOLI
Questa mattina, come avevo annunciato in anteprima, Giorgio Napolitano è stato in visita alla Rai, in occasione dei festeggiamenti per il 90° compleanno di Sergio Zavoli. Peccato non esserci! Ero a Bolzano, per altri impegni. E così mi sono perso anche una scenetta gustosa: Zavoli, nel suo discorso a braccio, ha incantato l’uditorio, ha parlato a lungo come sua abitudine e, a giudizio di tanti, avrebbe potuto andare avanti chissà per quanto tempo ancora. Le sue performance sono leggendarie, a volte temute. Questa volta, a Zavoli hanno fatto pervenire con discrezione un bigliettino: “Sergio, il presidente tra poco deve andar via..” E così Zavoli ha chiuso un po’ in fretta la sua piacevolissima orazione e Napolitano, mai secondo quando si tratta di parlare, ha potuto fargli gli auguri e dire ciò che pensa dell’universo mondo (e che troverete su altri mezzi di informazione).
DOMANDE SCOMODE 1. PERCHE’ FRANCO BERNABE’…
…Non ha lanciato un aumento di capitale per Telecom? Sul mercato, fuori dalla scatola Telco, anche a costo di rimetterci la poltrona? E’ ciò che ha chiesto il Senatore Massimo Mucchetti, ex guru economico del Corriere della Sera. Proprio mentre Bernabè si stava calando i pantaloni, mi scusi la metafora per un uomo elegante come lui, e cedere, anzi svendere, agli spagnoli di Telefonica. “In barba agli azionisti di minoranza”, scrive il Foglio di stamattina, “che poi sono la maggioranza dei soci, perché Telco ha sindacato solo un quinto del capitale.”
Aspettiamo con fiducia. Il caso è aperto e non si chiuderà facilmente, anche se, scrive il Foglio “per la prima volta nella sua storia l’Italia cede il controllo in un settore strategico come le telecomunicazioni ad una compagnia straniera.”
DOMANDE SCOMODE 2. FRANCESCO A SCALFARI, RATZINGER A ODIFREDDI
Così continua e si consolida (non nego invidia e irritazione) l’abitudine imprevedibile di necessità di confronto da parte dei vertici della Chiesa con i pesi medio massimi dell’ateismo e dell’agnosticismo italico. Sulle colonne de La Repubblica. Si vola molto alto, tra i vangeli e gli orgogliosi editoriali di Eugenio e di Piergiorgio… Alto alto, anzi costantemente verso l’Altissimo, riconosciuto o no che sia. Teologia, secoli contraddittori per la storia del papato, citazioni preziose dei due nostri colleghi non credenti.
Una domanda sorge spontanea, come si diceva. Ma perché dall’Altissimo non si scende un po’ anche a terra? – dove Gesù, mi si perdoni l’ammonimento, si lasciò crocifiggere? Ad esempio, a La Repubblica, perché in quei dotti articoli non si ricordano, en passant, di centinaia e centinaia di rinunzia ai posti di lavoro per i dipendenti? Una parola sulle loro famiglie? Caro Carlo De Benedetti e carissimo Ezio Mauro, non ce l’ho con voi, ma con i due dotti articolisti – il Fondatore è un fiore all’occhiello – del giornale romano, sempre critico, in punta di forchetta verso il Vaticano e i territori contigui. E’ chiaro che i malcapitati colleghi de La Repubblica sono solo un esempio, un simbolo. Però Scalfari e Odifreddi una parola sulle umane miserie terrestri, i licenziamenti e la decadenza delle grandi aziende sempre sulla pelle di chi lavora, una parola sui poveretti che non arrivano a fine mese con i loro lavori umili e onesti, una parola sui suicidi per queste disperazioni, potrebbero anche scriverla e, al di là delle articolesse, quantomeno pensarla. E sapete perché? Cerco di spiegarlo qui sotto.
L’IMPORTANZA DI UN SEGNALE, IN POLITICA E NELLA RELIGIONE
Papa Francesco è tanto adorato dalla gente, oltre che per la sua affabilità e simpatia istintive, soprattutto perché ha saputo dire parole semplici e umanissime, che rarissimamente si potevano sentire sulle labbra di rappresentanti grandi e piccoli della Chiesa. Ha dato un segnale. Anche il Papa si mette a livello dei grandi e piccoli peccatori, senza prediche assurde e sprezzanti dal pulpito, ma col cuore in mano. E’ un grande segnale di volontà di cambiamento.
Ho già scritto molte volte che nella politica italiana, distrutta di fatto ma purtroppo non ancora doma, il primo segnale indispensabile dovrebbe essere quello di condividere le sofferenze, le difficoltà, i tormenti del popolo. Se la Casta continua a crogiolarsi nei suoi privilegi, senza tagliarne uno che sia uno, perché io cittadino dovrei continuare a lasciarmi devastare dalle tasse?
FERRARI, MONTEZEMOLO DA MARANELLO A BOLOGNA
Che il mitico patron della Ferrari fosse amante delle belle donne e di quanto ad esse fosse attinente, è cosa risaputa. Ma i piccoli retroscena, che si scoprono ogni tanto, sono sempre molto gustosi. Succedeva, ad esempio, che Enzo Ferrari qualche volta accompagnasse in auto Luca, da Maranello a Bologna.
Durante il tragitto, quasi chilometro dopo chilometro, Ferrari maliziosamente indicava case, fattorie, ristoranti… E diceva: “qui potremmo trovare (tralascio i nomi N.d.R.), una bella popputa con certe labbra da baci”.. “Qui.. una che, a saperla prendere, con qualche complimento, è molto disponibile.” “Qui, quando il marito è assente.. si dà da fare alla grande..” Diciamolo: se si riuscisse ad avere nomi e prove concrete, con il sapore di ricordi boccacceschi, si potrebbe scrivere un librino sull’itinerario erotico, da Maranello a Bologna, del grande industriale. Realtà, fantasie, sentito dire… tutto entra nella leggenda.
TRA ARMANI E DELLA VALLE, STAVOLTA SCELGO DIEGO
Chi mi segue, sa bene che non sono mai stato tenero nei riguardi del leader della Tod’s. Però la capacità di provocazione di Della valle mi diverte molto. La sua vocazione ad infilarsi in polemiche in cui comunque, a torto o a ragione, si fa protagonista, mi piace ancora di più. Tra Della Valle, che ristruttura il Colosseo, e Armani, invitato da Della Valle a ristrutturare il castello Sforzesco, scelgo d’istinto Della Valle. Vero è che Armani, forse per una volta ben assistito dai suoi consulenti per la comunicazione, ha risposto per le rime all’aggressivo Diego: “Della beneficienza, non si parla. Quanto al Colosseo, o ai miei presunti obblighi, dico solo che io sono abituato ad intervenire con i miei soldi”… Te la sei cercata, illustre e omniloquente scarparo di celebrità uguale a quella del vecchio sarto. Te la sei andata a cercare. Però, amante delle provocazioni, anche io mi schiero al tuo fianco. Ed estendo l’invito a tutti i ricchi, riccastri, tutti i detentori di patrimoni ingiustamente ereditati o creati da zero: tirate fuori un po’ di dindini, siete gli unici ad averli, e per amor di quella patria che tanto vi ha dato, aiutate i nostri formidabili monumenti a ritornare belli e splendenti, come prima, più di prima.
25-09-2013