“La differenza tra uno statista e un uomo politico è che il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista guarda al futuro delle giovani generazioni”. (Corrado Calabrò, intervista a www.lamescolanza.com)
ATTUALIZZANDO… NON E’ UN PROBLEMA SOLO ITALIANO
L’intervista a Calabrò – digitate, se volete, l’indirizzo web del nostro sito – è molto interessante: autentiche lezioni di poesia e di politica. Scrive Calabrò: “Voglio sperare che in Italia venga fuori prima o poi la visione di uno statista. Ma in Italia e altrove – ad esempio negli Stati Uniti – l’influenza dominante dei mass media ha enfatizzato il fenomeno: riscuote maggiori consensi chi la spara più grossa, chi si dimostra più avventato e irresponsabile. Gli elettori si fanno suggestionare dalla chiacchiere a ruota libera.” Calabrò, sempre ironico e delizioso, nel suo eloquio, ci regala una battuta: “Einstein non parlava ancora a quattro anni e Mosè era balbuziente, ma hanno cambiato il mondo. La democrazia è malata, secondo la mia esperienza, perché le qualità che servono per farsi eleggere sono opposte a quelle che servono per governare.” Chi è definibile come statista, negli ultimi anni, in Italia? A parte il fatto che si è andati a votare raramente, e che i capi dei vari governi non sono stati eletti dal popolo ma per misteriose coincidenze forse ordite da poteri estranei alla democrazia, direi che Berlusconi avrebbe voluto essere uno statista, ma non vi è riuscito, per vari motivi. Certo né Scalfaro né Napolitano. E anche il professor Monti, sussiegoso e incompreso, non passerà alla storia come statista. Neanche Renzi dà speranze, in questo senso. Mi sarebbe piaciuto seguire il percorso di Letta, che però fu stoppato troppo presto con il famoso invito alla serenità, preludio a mettersi da parte. Non vedo un possibile Einaudi, improbabile un De Gasperi… Ma anche questi due mitici protagonisti della vita italiana del secondo dopoguerra, probabilmente, oggi non riuscirebbero a emergere – posto che fossero interessati – nel chiasso, nelle volgarità e nelle idiozia della politica mediatica e dei talk show.
CASALEGGIO, CHI SARA’ IL SUCCESSORE?
I mass media, salvo qualche rara e discutibile eccezione, hanno commentato con rispetto e notevole stima l’improvvisa scomparsa di Casaleggio, ideologo del Movimento 5 Stelle. Ho letto un po’ di cronache e di opinioni, ho appreso cose che non sapevo, di Gianroberto si ricorda che aveva passione per Gengis Khan e per i Cavalieri della Tavola Rotonda, che girava tra Milano e i boschi di Ivrea, i due luoghi dove abitava, che era frugale, vegetariano nell’alimentazione. Mi ha colpito il pianto di Alessandro Di Battista, con Di Maio il più promettente seguace e allievo di Beppe Grillo, nonché il cordoglio di Antonio Di Pietro. L’aspetto più interessante, tuttavia, è la sensazione che tutti siano convinti della necessità di trovare un valido erede di Casaleggio. Luigi Bisignani, osservatore sempre acuto, scrive che sul web potrebbe imporsi il figlio di Gianroberto, Davide. Mah! Non si schioccano le dita, mai o quasi mai, per individuare gli eredi. Pressoché unanime il giudizio su Casaleggio: è stato un innovatore, ha cambiato il linguaggio e i metodi della politica, sia per la comunicazione, sia per la raccolta e il compattamento di moltitudini di elettori. Aggiungerei che il defunto, a mio parere, era avanti di due o tre lustri: ha favorito, gestito, moderato e illuminato, nel ruolo della mente, il successo imperioso di Grillo, che era e resta il braccio. Da pessimista incallito, sempre convinto che le burocrazie e le ottusità, i doroteismi e le convenzionalità (“Quaeta non movere”) abbiano il sopravvento, temo che il vigore riformista se non rivoluzionario del movimento grillino, senza il suo ideologo, possa incartarsi, o addirittura annegare e spegnersi nella palude della politica politicante che tanto detestiamo.
CENTO ANNI FA NASCEVA GIACOMO MANCINI
Sabato a Cosenza sarà celebrato il centesimo anniversario della nascita di Giacomo Mancini, un uomo politico che ho amato molto. Per la Calabria è stato fondamentale: ha imposto l’autostrada e l’università. Apparteneva a un epoca politica, che purtroppo non esiste più: uomini capaci di decidere senza se e senza ma, risolvendo problemi e guardando al futuro (cosa sarebbe, oggi, la Calabria senza autostrade e senza università?). Giacomino aveva simpatia per me. Io – ero molto giovane, alle mie prime direzioni nei giornali – nutrivo stima e rispetto. È stato il bersaglio, ingiustamente, di attacchi giornalistici feroci, di campagne impregnate di una ostilità all’epoca senza pari. Come ministro, fu autorevole e autoritario, discusso e calunniato. Come segretario del partito socialista, aprì la stagione di Bettino Craxi, dal quale si allontanò, ricambiato, soprattutto per reciproche antipatie caratteriali. Aveva un caratteraccio, indubbiamente, ovvero un brutto carattere, come tutti coloro che hanno un forte carattere. Infine, è stato un ottimo sindaco della sua amatissima Cosenza (la città in cui sono nato anch’io). Cosa dire? Ho il rammarico di non poter essere presente a Cosenza, per unirmi ai ricordi, la relazione principale sarà tenuta da Giuliano Amato. Sarò forse nostalgico e all’antica, ma ai ricordi mi unisco qui, sobriamente, affermando che i Fanfani, gli Andreotti, i Berlinguer, i Cossiga, i De Mita, e (l’elenco sarebbe lungo) i Mancini avevano ben altra personalità, spina dorsale e senso dello Stato assolutamente diverso dai personaggi in circolazione oggi. Non è questione di destra o di sinistra, di appartenenza politica o di contestazione a prescindere: la statura di questi nomi è superiore, senza possibilità di equivoci, a quella dei loro successori (per lo più, indenni a volte fortunosamente, nel terremoto di Tangentopoli, i successori sono i loro portaborse, allievi e seguaci ambiziosi, perfino avventurieri volti alla conquista di denaro e, per farlo, di fama immeritata e di potere utilizzato per lucro personale. Mi permetto di pensare che se oggi ci fossero alcuni leader simili per chiarezza, lucidità e carisma a quelli della cosiddetta Prima Repubblica, nel Paese le condizioni sarebbero migliori, in ogni senso. Tanto per dirne una, su un problema che ricade sulla vita quotidiana di tutti noi, in Europa non saremmo stupidamente entrati, comunque mai alle condizioni miserabili che dal primo giorno ci soffocano.
IL SINDACO DI ROMA / A DESTRA IL BALLETTO CONTINUA
Secondo le ultime indiscrezioni, Silvio Berlusconi venerdì scioglierà le annunciate riserve: dirà se vorrà essere rappresentato, per Forza Italia, da Guido Bertolaso, oppure se inviterà il malcapitato Bertolaso a unirsi a Marchini, sostenendolo nella sua campagna elettorale. Da Giorgia Meloni, al momento in cui scrivo, non arrivano indiscrezioni e novità: dubito che possa decidere di fare un passo indietro. A proposito di quanto scritto nel paragrafo precedente, venti, trent’anni fa sarebbe stato immaginabile un caos del genere? Con tanti auguri ai candidati, esaltati e detronizzati, mezzi candidati, aspiranti candidati, penso proprio di no.
13 04 2016