“Le ragioni personali sono le seguenti: il mio rifiuto non è un atto di improvvisazione. Ho sempre declinato gli onori ufficiali. Quando nel dopoguerra, nel 1945, mi è stata proposta la Legione d’Onore, ho rifiutato malgrado avessi degli amici al governo. Ugualmente non ho mai desiderato entrare al Collège de France come mi è stato suggerito da qualche amico. […] Non è la stessa cosa se mi firmo Jean Paul Sartre o Jean Paul Sartre Premio Nobel. […] Lo scrittore deve rifiutare di lasciarsi trasformare in istituzione, anche se questo avviene nelle forme più onorevoli, come in questo caso” (Jean Paul Sartre, lettera in cui spiega il rifiuto del premio Nobel).
“Volevo vincere il Premio Nobel per l’Economia. Ero… non dico lì lì per farlo, però ero sulla strada giusta. Ha prevalso il mio amore per la politica, ed il Premio Nobel non lo vincerò più” (Renato Brunetta).
ATTUALIZZANDO… CHE COS’È IL PREMIO NOBEL
Il premio Nobel è un’onorificenza di valore mondiale attribuita annualmente a persone che si sono distinte nei diversi campi dello scibile, «apportando considerevoli benefici all’umanità». Il premio fu istituito in seguito alle ultime volontà di Alfred Bernhard Nobel (1833-1896), chimico e industriale svedese ed inventore della dinamite e della balistite. La prima assegnazione dei premi risale al 1901, quando furono consegnati il premio per la pace, per la letteratura, per la chimica, per la medicina e per la fisica. Non esistono invece il premio per la matematica e neanche quello per l’economia, ma dal 1969 la Banca di Svezia assegna il premio per l’economia in memoria di Alfred Nobel, creando ancora numerosi fraintendimenti. (Da Wikipedia)
a
IL NOBEL A BOB DYLAN? SIAMO SERI…
Penso che i nuovi veri poeti debbano essere considerati i cantautori. Paolo Conte, Pino Daniele, Fabrizio De André, Rino Gaetano, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Claudio Baglioni, Roberto Vecchioni, Tiziano Ferro, Ivano Fossati, Gianmaria Testa hanno una grandezza divulgativa ed espressiva superiore a quella di tanti poeti tradizionali. Uguale stima per Bob Dylan e tanti altri, italiani e stranieri. Però… Però da questi riconoscimenti al Premio Nobel, almeno per come immaginavo io il Nobel e lo immaginava il fondatore, ce ne corre! Dare a Dylan il premio e non a Philip Roth, per dire, mi irrita molto.
FO E NON TOTÒ? DELEDDA E NON PIRANDELLO? E LA MERINI?
E mi viene in mente altro: come si fa a dare il Nobel a Dario Fo, pace all’anima sua, e non a Totò (“A livella” e “Malafemmina” valgono, da sole, più di tutta l’opera di Fo). E ignorare Alda Merini? E premiare Grazia Deledda (1926) prima che a Pirandello (1934)? L’elenco sarebbe lungo. Ho l’impressione che a Stoccolma prevalgano criteri di provocazione, per far chiasso, stupire. Il Nobel per la pace, a sorpresa, è stato dato a Malala un anno dopo, inatteso, anziché l’anno prima, quando era previsto.
CALABRÒ E JORI, I MIEI NOBEL PERSONALI
Come mi consolo? Designando i miei Nobel personali, come già sapete. Per la poesia, un grande amico: Corrado Calabrò; e una mia finissima amica, Fiammetta Jori. Più meritevoli di Bob Dylan, a parer mio.
a
a
a
GIOCO / ANCORA INCOMPRENSIONI
L’avvocato Osvaldo Asteriti contesta quanto scritto sul gioco d’azzardo. Cercherò di essere freddo, anzi asettico, nonostante l’avvocato con sarcasmo ricorre – come fanno molti, d’abitudine – a espressioni insultanti, anziché ad argomenti persuasivi. “La teoria di Lanza sul gioco ha la stessa credibilità della leggenda metropolitana dei coccodrilli nelle fogne di New York”, commenta. Nonostante non abbia dimestichezza con i coccodrilli, nelle fogne o no, non comprendo la contestazione: Asteriti, infatti, sostiene che il gioco legale aumenta in sintonia con un eguale aumento del gioco illegale. E allora? Non so se il riferimento sia esatto, Asteriti si guarda bene dal produrre cifre, statistiche o altra documentazione. Ma, anche se fosse vero, vorrei ribadire che le mie ragioni sono altre, rimaste senza risposta. Le traduco in domande, per l’avvocato e per i lettori: 1. È vero o no che in tutto il mondo occidentale, in Paesi non meno civili del nostro, il gioco è accettato, con la vigilanza dello Stato, per evitare imbrogli, pasticci di ogni genere, corruzione e altre intrusioni malavitose? Perché in Italia non si potrebbe fare altrettanto? 2. Se è vero che il gioco illegale aumenta proporzionalmente a quello legale, non vedo obiezioni significative alla mia analisi. Premetto che, se confermata, questa coincidenza dimostrerebbe che per il gioco, in Italia e altrove, è documentabile una predisposizione e tendenza dei cittadini. Il gioco esiste, più o meno, da quando esiste l’uomo, non a caso sotto la croce di Cristo sono stati raffigurati i soldati che si sfidavano ai dadi. A parte ciò, ribadisco che spetta allo Stato la responsabilità di legiferare, vigilare sulla correttezza di tutti, allo scopo di poter mantenere gli introiti eccezionali che gli arrivano dal settore del gioco. Lascio dunque ad Asteriti di occuparsi dei coccodrilli nelle fogne di New York e ribadisco che, contro ogni proibizionismo, il gioco ha pieno diritto di svolgersi, senza censure e soffocamenti, anche in Italia, come altrove.
cesare@lamescolanza.com
14.10.2016