Espressione usata per indicare modi e comportamenti educati, eleganti; galateo, buone maniere, conformi a quelle condivise da determinati ambienti sociali: le regole del b.; un manuale di b.; anche con funzione agg.: una ragazza, un vestito, un ambiente bon ton. (treccani.it)
IL GALATEO
(http://galateoitaliano.it/)
Il galateo racchiude in sé tutte le norme e buone usanze che ogni persona dovrebbe seguire nelle varie situazioni pubbliche, siano esse momenti particolari della vita di ogni individuo (matrimoni, feste o lutti), oppure situazioni più comuni, come cene in un ristorante, incontri con un amico, viaggi e doni.
ATTUALIZZANDO… DALLE ORIGINI A OGGI
La parola galateo così come il suo significato traggono la loro origine dall’opera scritta da Giovanni Della Casa, pubblicata postuma nel 1558 e intitolata, appunto, “Galateo overo de’ costumi”. In questo trattato, che ha la forma di un dialogo platonico tra l’autore stesso e il giovane nipote Annibale, il monsignore parla di tutte le buone usanze, le norme sino a quel momento non scritte sul comportamento e sui costumi che un uomo della sua classe doveva seguire. Tutte le buone maniere imparate nel corso della sua vita da diplomatico e uomo di chiesa, valide, dunque, per una classe sociale piuttosto agiata di metà Cinquecento e che ormai, nella loro veste originale, possono apparire un po’ esagerate e molto distanti dall’agire comune.
IL GALATEO MODERNO
Al giorno d’oggi non esiste più il galateo così come designato da Monsignor Della Casa: i costumi si sono evoluti e, con il passare del tempo, ogni consiglio scritto dall’uomo sembra essere stato superato. Questo, però, non vuol dire che non esistano più regole da seguire: l’etichetta è in continua evoluzione e riesce a unire sia nuove esperienze che vecchi usi. Se, dunque, cambia nella sua sostanza, lo scopo del galateo è sempre lo stesso: il rispetto del prossimo, una convivenza gradevole tra individui e una società più armoniosa per il benessere di tutti.
IL GALATEO, OGGI
In che cosa si applica il galateo moderno? Anche secondo la sua nuova accezione il galateo dovrebbe essere adottato per ogni azione del vivere quotidiano, partendo proprio dalla tavola: come mangiare, come utilizzare le posate, cosa fare quando si è ospitati e come intrattenere le conversazioni tra i commensali rientrano tutti in questa categoria. Non mancano poi regole per ogni aspetto sociale, dal rapporto con i vicini di casa ai vari eventi festosi, matrimoni in primo luogo: proprio le nozze, infatti, sono uno degli argomenti nei confronti dei quali la maggior parte delle persone pone maggiore attenzione all’etichetta che, invece, viene spesso dimenticata in ambienti più informali.
E se alcune regole del galateo ormai potrebbero considerarsi sorpassate, come il fatto di non poter dire “Buon appetito” prima dei pasti, altre continuano (o, almeno, dovrebbero farlo) a essere fondamentali per l’armonia e il vivere comune.
I MAESTRI DI PENSIERO DICONO…
“Non sono gli errori a fare scandalo. Quel che preoccupa è la convinzione, sempre più diffusa, che le buone maniere siano un’anticaglia, e che non valga la pena di impararle.” (Piero Ottone)
“I politici non mi riguardano…mi ha colpito il fatto che essi facciano una vita da cani senza le buone maniere di un cane.” (Rudyard Kipling)
“Le buone maniere consistono nel nascondere quanto bene pensiamo di noi stessi e quanto male degli altri.” (Mark Twain)
IL PEGGIO È IN POLITICA
Ormai la consuetudine prevalente in politica è quella di strillare e gli insulti sono il condimento ideale per urla, chiasso e strepiti vari. Purtroppo ci stiamo abituando. Ma ci sono aspetti estremi, difficili da tollerare. Mi riferisco in particolare al babbo dell’ex premier, Tiziano Renzi. Rieccolo! Ma oggi non voglio parlare di polemiche politiche, solo dell’indispensabilità di una pur minima, civile educazione.
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LA SCENATA DI BABBO RENZI
Inseguito da un cronista, babbo Renzi gli si rivolta contro urlando testualmente (chiedo scusa) “Mi avete rotto i coglioni! Mi avete rotto le palle!” Concludendo con un evitabile invito: “Andate a fare in culo!”. Ora, si può anche capire la stizza e l’irritazione del babbo, ma è insostenibile la pesantezza del suo linguaggio: dal padre di un personaggio politico importante, istituzionale ancorché discusso, sarebbe ragionevole aspettarsi un contegno corretto, sobrio. Non gli sarebbe bastato dire: “Non ho niente da dichiarare”? E procedere in silenzio? Tutti ricordiamo il leggendario silenzio di Enrico Cuccia, impassibile, quando a sua volta – anni fa – fu inseguito da un tenace cronista con telecamere al seguito. Temo, con amarezza, che il caso politico che riguarda Tiziano Renzi sara insabbiato. Il problema dell’educazione, invece, persiste. Ho deciso di regalare a babbo Renzi una copia del prezioso libro, “Bon ton“, di Lina Sotis. Come si dice? Non è mai troppo tardi.
19/05/2017