Oggi, niente! Leggetemi qui sotto, ho troppe cose da dire su Parigi. Non avverto il bisogno di essere sostenuto da aforismi o altri alti pensieri.
JE SUIS CHARLIE? 1. NO, NON LO SONO. O MEGLIO, SONO CHARLIE DI TUTTI
Come ho già detto ieri, questa ondata retorica all’insegna di scritte “Je suis Charlie”, o di matite puntate al cielo, è veramente fastidiosa. Troppo facile esprimere solidarietà, digitando quattro parole sui social network. A mia moglie, che la pensa più o meno come me, un suo amico spiritoso ha risposto alla istintiva contestazione: “Dove eravate, quando in Italia, non in Francia, succedeva di tutto e di più?”. Il suo amico ha risposto così: “Non c’era Facebook!”. Spiritoso, intelligente, e, ahimè, anche esatto: grazie ai social network, sacrificando tre secondi della tua vita, puoi cavartela per solidarietà, condivisioni, innamoramenti, stupidaggini varie e qualsiasi cazzata ti passi per la mente. Mi chiedono quale sia la mia posizione. Eccola: non sono Charlie! O, meglio, sono o vorrei essere Charlie sempre, a difesa di tutti gli oppressi, contro ogni ingiustizia, ogni violenza… Scritto così, però, arrossisco per la retorica. Scusatemi, il concetto è certamente buono, ma lo esprimo in maniera risibile. Forse, sarebbe preferibile dire cose semplici e concrete. Proviamoci…
JE SUIS CHARLIE 2. IL CONFINE E’ LA MORTE, L’ASSASSINIO, LA STRAGE?
Mia moglie (la sto citando un po’ troppo, chiedo scusa a lei e a voi tutti) giustamente mi obbietta: “In Francia hanno sterminato la redazione di un giornale satirico. In Italia, la satira è stata censurata, aggredita, ma nessuno è stato ucciso…” Io penso che la riflessione non possa essere ristretta a quanto è successo a Parigi. Il confine è la morte, la strage? Penso che censurare, ridurre al silenzio, licenziare giornalisti e intellettuali scomodi sia come ucciderli: nell’anima, se non nel corpo. Ma, soprattutto, siamo di fronte a una guerra. E allora dobbiamo riflettere anche sulle centinaia di migliaia di morti ammazzati nelle guerre promosse da noi casti e santi occidentali: vittime innocenti, donne inermi, bambini bruciati vivi. Atrocità che, oggi, dimentichiamo. Ha scritto Pennac: “Solo oggi scopriamo che possiamo morire ammazzati a casa nostra, in conseguenza di guerre lontane”. E’ una guerra, ripeto, e chissà fin dove ci porterà. Giuliano Ferrara dice: “E’ una guerra, quindi io devo abbattere il mio avversario prima che lui abbatta me; debbo sterminarlo”. E’ una posizione estrema, ma logica.
JE SUIS CHARLIE 3. LE COLPE DI EUROPA E OCCIDENTE…
L’ho scritto ieri, e vorrei ripeterlo oggi, citando un meraviglioso articolo di Gian Arturo Ferrari sul Corriere della Sera. Houellebecq aveva scritto che l’Illuminismo è morto, dando alle stampe il suo romanzo “Sottomissione”, con la previsione del trionfo islamico sulla nostra società, entro pochi anni. Ferrari, anche sfottendo Houellebecq, ha detto che l’Illuminismo è spento ma nell’Islam non si è mai acceso. E tuttavia, rigorosamente, ammette che l’Europa ha esaltato l’Illuminismo, predicando e razzolando malissimo: condannando i Paesi sottosviluppati a “schiavitù, servaggio, umiliazione” (queste tre parole non mi usciranno facilmente di mente, sono una lama nella mia coscienza). Questa è stata la colpa ignobile dell’Occidente e, insisto, chissà cosa ci darà il futuro. Intanto ho appreso con piacere che Houellebecq, inorridito, ha sospeso la promozione del suo libro, che dall’emozione per la tragedia parigina ricaverà, comunque, una curiosità infinita.
JE SUIS CHARLIE 4. LA RAI ASSENTE? NO, LA DIFENDO…
… e non stupitevi del mio sostegno. E’ vero, ho scritto tante volte che i direttori delle reti Rai mi hanno trattato come una pezza da piedi, non offrendomi alcun lavoro, dopo anni e anni in cui ero stato lusingato, ricercatissimo. E chissenefrega? Sono vecchio, consapevole dei miei limiti e dei loro, per di più disgustato dal pessimo livello di qualità dei programmi. In questi giorni, la Rai è sotto accusa perché non avrebbe dato adeguato spazio agli approfondimenti sulla strage di Parigi, lasciando “Porta a porta” in seconda serata. L’accusa, come tante altre, mi sembra strumentale e ingiusta. Rai News ha seguito minuto per minuto la tragedia: in diretta, con notizie e spesso con anticipazioni, con continue interviste a vari ospiti e opinionisti, immagini di repertorio e attuali… Dite che Rai News è un angolo ancora poco conosciuto e frequentato, tra le reti Rai? Sui canali principali, ogni dieci minuti, scorreva un “sottopancia” che comunicava i servizi che Rai News stava facendo. Dire che l’informazione non è stata adeguata (considerando anche i telegiornali) è una falsità. Dire che non c’è stato un approfondimento importante e neanche uno speciale in prima serata, può essere oggetto di discussione. Ho seguito quasi tutti i dibattiti sugli altri network, da Mediaset a La7: lasciatemi dire che sono stordito, avvilito e ubriacato dall’alluvione di parole prive di significato, ottuse, convenzionali. Dite che “Porta a porta” poteva essere anticipato alla prima serata? Ma per carità! Mi è bastato verificare come Vespa abbia celebrato Pino Daniele… E ho goduto come un riccio quando, da Santoro, Giuliano Ferrara – un mito, per me – si è infuriato e ha gridato al conduttori e agli intervenuti: “Parole, parole, parole… Ma volete capire che siamo di fronte a una guerra sì, o no? Se non lo capite, siete un branco di coglioni!” Un po’ forte, ma chapeau!(En passant, aggiungo una notizia che forse sarà già nota quando mi leggerete: Roberta Enni, vicedirettore di Rai1, responsabile del palinsesto, è stata rimossa dal direttore generale Gubitosi, passerà ad altro incarico. Sarà sostituita non so da chi, comunque mi auguro che ai vertici delle tre reti, tragedia di Parigi a parte, imparino a muoversi con maggior impegno, maggior qualità culturale, maggiore tempestività). Ecco mi sono tolto tutti sassolini dalle scarpe. No, ne manca uno, ma questi servizi segreti, queste polizie che non riescono a prevenire impiegano tanto tempo (ottantottomila agenti solo in Francia) per catturare due sfigati… Che ne dite? Vi do un’idea: a capo dei servizi segreti prendetevi il mio braccio destro Antonio Eustor. Referenze? Tony sa meglio di me cosa ci sia nel mio frigorifero in cucina e nei miei cassetti nel mio studio. E arruolate anche la mia collaboratrice Rita Fresegna, ex Forze Armate attualmente impegnata ad archiviare, intelligente e curiosa com’è i miei trentamila libri. Di più, per la causa universale, non posso fare.
DIRETTORI DI ORCHESTRA, UN ELENCO DEI PIU’ GRANDI VIVENTI
Dopo l’intervento di Teresita Giacomantonio, mi scrivono i fratelli Daniele e Giovanni Comboni. Dicono che la classifica deve essere fatta sui viventi e propongono questi nomi: “Il primo attualmente è Simon Rattle. Poi c’è il grande vecchio olandese Bernard Haitink. A seguire Tony Pappano, che tra non molto sarà il primo perché assai più completo sull’opera. In grande evoluzione Esa Pekka Salonen. Grandissimo ovviamente Daniel Baremboim, che ha appena lasciato la Scala. Poi Riccardo Chailly, che invece alla Scala è appena entrato. Daniele Gatti e Riccardo Muti, su Verdi (ma soprattutto su Verdi, non altrettanto sul resto) è bravissimo: numero 1! Tra i giovani il migliore è Daniel Harding, che si farà…”. Chi volesse notizie più precise sulle carriere di questi grandi maestri troverà l’essenziale di Wikipedia.
09.01.15