Preferite pagare il canone di abbonamento per la Rai, oppure – al suo posto – mettervi in tasca una polizza contro i rischi delle calamità naturali, terremoti, alluvioni, incendi, eccetera?
HO FATTO UN SONDAGGIO…
Consentitemi di fare un piccolo preambolo personale, in un paio di punti. Il primo? Mi fido dei sondaggi: più precisamente, dei miei. Con la stessa domanda che vi ho rivolto qui sopra, ho interrogato una cinquantina di persone, tra Roma e Milano: tassisti, amici e amiche, conoscenti di bar e ristoranti e di negozi familiari, molti giovani amici dei miei figli, studenti universitari. Ebbene, neanche uno, dico uno, ha risposto dicendo di preferire l’abbonamento alla Rai. Il secondo punto è il più attuale e drammatico.
RAI E TERREMOTO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI
Sotto gli occhi di tutti è lo scempio della Rai, che non solo non fa servizio pubblico, a parte poche occasioni, ma propone spesso programmi volgari e privi di qualsiasi interesse. E perciò l’obbligo di pagare un canone è vissuto, giustamente, dalla popolazione come una tassa iniqua.
Sotto gli occhi di tutti, purtroppo, da agosto fino ad oggi, ci sono anche i disastri provocati, nel Centro Italia, da terremoti insistenti e distruttivi. E questo è il secondo impulso, nel preambolo, che mi spinge a occuparmi del problema. Piange il cuore, ad assistere, da mesi, all’inefficienza dello Stato, alle indisponenti promesse del governo, al pessimo funzionamento delle Istituzioni. Vediamo invece le atroci sofferenze della gente, abbandonata a se stessa. Per di più tormentata dal freddo e dalle nevicate: eventi non attribuibili a responsabilità di governo, ma facilmente prevedibili e, di conseguenza, gestibili in maniera più razionale, civile e rassicurante, lo Stato non sa né prevenire né intervenire.
INDIETRO, RISPETTO ALL’EUROPA
E, quanto agli accordi eventuali con il Sistema Assicurativo, siamo ben lontani rispetto ad altri Paesi europei come Belgio e Danimarca, Francia e Gran Bretagna, Spagna, Ungheria, Turchia… Perché? Nel recente passato, prima il governo Monti, poi quello di Renzi hanno provato ad affrontare l’argomento: un fallimento miserevole. A mio parere, per un vizio, un peccato originale: i provvedimenti non andrebbero studiati e imposti come una ennesima tassa sulla casa, in questo modo esploderebbe l’insofferenza popolare, già esasperata da misure fiscali opprimenti, e da contestazioni, confuse e contraddittorie, di varie forze politiche. No.
NON DEV’ESSERE UNA TASSA!
Di fronte al commovente dramma di questi giorni – tutti ci sentiamo impotenti a far qualcosa di concreto per aiutare le famiglie colpite – ecco la mia utopia, suggerita dal cuore non meno che dal buon senso. Prima, si dovrebbe eliminare uno dei tanti sprechi che gravano sul bilancio dello Stato, o abolire una tassa odiosa e arbitraria come il canone per la Rai (cento euro scippati dalle tasche degli italiani). E poi, meglio contestualmente, annunciare un accordo equilibrato e persuasivo con le società di assicurazioni, sui rischi delle calamità.
IL MIO IMPEGNO PER IL 2017
Oggi, a Milano, presento il mio ultimo libro, “Due o tre cose che so sulle assicurazioni“, e nell’occasione c’è stato come in dicembre a Roma e Cosenza, un sobrio festeggiamento per i miei sessant’anni di giornalismo. Ecco: nel sessantunesimo, cioè nel 2017, senza sussiego e senza arroganza intendo battermi per questa causa.
Non mi sono ignote le difficoltà! La prima, come ho detto, è che non dovrebbe trattarsi di una tassa, ma di un provvedimento socialmente importante e forse risolutivo. Per dimostrarlo, il governo potrebbe, anzi dovrebbe annunciare l’eliminazione di una tassa (la Rai: sia questo un tormentone), o il taglio di uno dei tanti insopportabili sprechi, ad esempio insensate provvidenze, scandalosi benefici a favore della classe politica.
DIFFICOLTÀ SUPERABILI
Anche tutte le altre difficoltà si potrebbero superare, se solo una buona volta ci si lasciasse guidare dal buon senso e dalla forza di volontà, incentrata su buone intenzioni. E dunque… 1. La polizza dovrebbe essere obbligatoria o facoltativa? Se dipendesse da me, ne farei un obbligo! Esattamente come per l’assicurazione contro il rischio per gli incidenti d’auto. Ma mi basterebbe, in una prima fase, una campagna di opinione, diffusa e argomentata, per far capire alla gente l’importanza di questa iniziativa assicurativa. 2. Poi: quale dovrebbe essere il costo? È evidente che una famiglia abitante in un territorio – esempio, la Lombardia – a rischio zero o quasi, non dovrebbe pagare quanto una famiglia residente in una zona soggetta, parlando di terremoto, a insidie sismiche. 3. Con un tavolo di lavoro formato da esperti, si potrebbe però arrivare in breve tempo a utili conclusioni sui due temi più delicati e spinosi. Quali i rischi da coprire? E quali i costi? 4. È ovvio che una polizza seria, di reale tutela per le famiglie, non può pesare solo sulle società di assicurazione. Però ci sarebbero reciproche convenienze: lo Stato avrebbe interesse a liberarsi dell’onere di dover intervenire da solo in caso di catastrofi (con le figuracce e le inadempienze che conosciamo). E le società di assicurazione avrebbero benefici per lo sviluppo delle loro attività. Infine i cittadini, vittime delle calamità naturali, non sarebbero più abbandonati a se stessi. È impossibile trovare accordi, come è successo altrove? Perché non in Italia? Dobbiamo forse pensare, ancora una volta. che il benessere e la sicurezza dei cittadini non sono una priorità per chi governa nel nostro Paese?
(Da “La Verità” di oggi, 25 gennaio 2017)
25.01.2017