OGGI VI DICO CHE…

“In realtà,  in cuor suo Berlusconi non ha mai pensato di lasciare la strada spianata ad Alfano,  con il quale spesso era risentito perché in pochi mesi gli aveva dimezzato i consensi del partito” (Luigi Bisignani, Paolo Madron “L’uomo che sussurra ai potenti”, Chiarelettere Editore).

 

 

ATTUALIZZANDO…

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Chi vuol male a Bisignani – forse anche a Madron, suo eccellente intervistatore – sostiene che Don Luigi, come lo chiamavano i potenti della prima repubblica, ovvero Gigi, come lo chiamano quelli della seconda, fa copiose rivelazioni, soprattutto ricorrendo a citazioni, non smentibili, di personaggi deceduti. Posso testimoniare, dopo aver letto di corsa mezzo libro (poi riferirò della seconda metà, mi riservo la lettura nel week-end) che si tratta di una pura malignità. Ad esempio, per quanto si riferisce alla citazione riportata qui sopra, Bisignani fa nomi e cognomi, e riferimenti cronologici precisi, per la vicenda della cosiddetta congiura di Alfano contro il Cavaliere. Nomi e cognomi, gustosamente rievocati, di tutti gli “amici” di Berlusconi, pronti a sparlarne alle spalle e a dichiararsi pronti a tradirlo. La cospirazione si sciolse a metà dicembre del 2012, quando tutti capirono che Silvio faceva sul serio ed era determinato a ricandidarsi. Gli unici due che uscirono dai ranghi, con coerenza, furono Ignazio La Russa e Giorgia Meloni che fondarono “Fratelli d’Italia”.

 

 

STELLE FILANTI DAL LIBRO DI BISI

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Il best seller che sta spopolando in libreria, quasi dovunque esaurito, equivale ad una miniera di retroscena, particolari inediti, alcuni intriganti e altri divertenti, rivelati da un signore che non solo sa le cose, ma le ha vissute. Ovviamente, bisognerà valutare le omissioni e (forse) qualche esagerazione. Ma se i nostri posteri, tra cent’anni, vorranno capire, studiandoli, gli eventi italiani dell’ultimo (mezzo) secolo scorso nonché del nuovo millennio, l’intervista di Madron sarà oggetto di analisi approfondita. Qui mi limito a segnalare qualche flash.

 

 

IL MOCCOLO DI VERDINI

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….E fu allora che arrivò la bestemmia di Verdini. “Senza giacca e con le bretelle sulla camicia bianca, levandosi in piedi, Verdini mollò il moccolo e disse che per le liste non ci sarebbero stati problemi, a patto che Berlusconi ci mettesse la faccia smettendola di tentennare… anche Letta, fino a quel momento titubante, si convinse.”

 

 

MARCELLO DELL’UTRI DIXIT

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“C’era solo una persona che Berlusconi non contraddiceva mai. Marcello Dell’Utri. Durante le riunioni nell’ufficio milanese di via Rovani, con Confalonieri, Galliani e Bernasconi, quando parlavano dei nuovi programmi televisivi, l’ultima parola era sempre di Marcello. “Questa trasmissione che mi piace tanto io non la vendo ai pubblicitari”. Un parere che suonava come una condanna a morte.”

 

 

E SILVIO ACQUISTO’ LA STANDA, INGINOCCHIANDOSI

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“Silvio, appena entrato a casa di Gardini, fece un piccolo cinematografo. S’inginocchiò e baciò il pavimento, come era solito  fare Papa Wojtyla quando scendeva dall’aereo nei suo viaggi pastorali. Un grande colpo di teatro che spiazzò il padrone di casa, il quale ci aveva detto che mai avrebbe venduto la Standa a Berlusconi.” L’affare fu concluso.

 

 

“LE VERGINI UBRIACHE” DI RATZINGER

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“Mangiava come un uccellino. Tra i piatti preferiti le penne al salmone, le cipolle cucinate in tutti i modi e un secondo di carne tranne  il venerdì. Sapori forte, molto pepe e peperoncino. Il dolce preferito, soprannominato scherzosamente “le vergini ubriache” era una specie di babà con qualche goccia di liquore, niente vino perché è astemio, solo acqua e grandi bicchieri di aranciata”.

 

 

QUELLO SCOOP MONDIALE

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Correvano voci sull’imminente fine di Paolo VI, Bisignani era un giornalista dell’Ansa a caccia di notizie come tutti. “Mi presentai come Antonio Maccanico, neo segretario generale al Quirinale, e dissi che dovevo essere messo urgentemente in contatto con il segretario di Stato Vaticano Jean Villot, dovevo passargli il presidente Pertini, in attesa, accanto a me. Passò qualche minuto e finalmente arrivò Villot. Non ebbi il tempo di dire una parola. “Consigliere, il Santo Padre ci ha lasciati. Avverta pure il presidente Pertini, ma la notizia è ancora segreta.” Bisignani trasmise subito il flash dell’Ansa, primo di tutti nel mondo, poi visse ore di ansia perché solo alle 21.40 arrivò la conferma ufficiale della morte.

 

 

LA FRITTATA DI  WOJTYLA PER ANDREOTTI

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“Pochi giorni dopo l’elezione di Wojtyla, Andreotti, Presidente del Consiglio ebbe un’udienza particolare…l’appuntamento era per le 6.30.” Il Papa aveva invitato il nostro Premier a fare colazione insieme. “Alle 7.45 Andreotti era già di ritorno al suo ufficio in piazza San Lorenzo in Lucina. Scese dalla macchina pallido in volto e con le mani sullo stomaco si precipitò in bagno. Raccontò che, dopo una cerimonia intrisa di misticismo, a colazione avevano servito fagioli, zuppa di cipolla e frittata di patate. Lui era abituato a un cappuccino e mezzo cornetto. Wojtyla, da vecchio minatore polacco pretese che assaggiasse tutto.”

 

 

 

07-06-2013

 

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