“Barack Obama, premio Nobel per la Pace, ha dichiarato di ‘non escludere un attacco militare all’Iran’. Il presidente israeliano Shimon Peres, premio Nobel per la Pace, ha affermato: ‘L’attacco all’Iran è sempre più vicino’. Perché non diamo anche un bel premio Nobel per la Pace, alla memoria, al vecchio Adolf Hitler?”. (Massimo Fini)
“Obama si preoccupa troppo di piacere, è la sua ossessione. Ma il nuovo presidente deve capire che un conto è fare pubbliche relazioni, un altro credere di potere veramente seguire una politica bipartisan, perché in questo caso sta perdendo tempo”. (Tina Brown, scrittrice ed ex direttrice di Vanity Fair e del New Yorker).
“Obama è un grande fautore della pace eccetera, e anche dei droni. Lui pensa che la maniera di curare qualcuno di al Qaida è di mandargli un missile da un drone, mentre Gino Strada con me ha detto in televisione che avrebbe curato gli SS, se era in tempo di guerra, perché Emergency non fa differenze. Quindi tu curi le SS, lui esce e uccide altre trenta persone”. (Edward Luttwak)
ATTUALIZZANDO… UNA LETTERA SULLA VISITA A MILANO
La visita di Barack Obama a Milano ha avuto scarsissimo interesse per la popolazione italiana e sarà ben presto dimenticata. Non sarei tornato su questo argomento, se non avessi ricevuto questa lettera.
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SCRIVE ELISABETTA NEUHOFF
«Buonasera Cesare! Spero tu stia bene… Ti scrivo solo per qualche chiarimento a proposito di Obama, la cui presenza a Seeds and chips è stata seguita dalla mia agenzia Close to media. Oggi in Fiera c’erano circa 3.500 persone ad ascoltare il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti con un parterre de roi eccezionale. A queste persone, in linea generale, sono stati offerti pacchetti da 850 euro per poter seguire tutte le conferenze di Seeds and chips, fra cui quella di Obama. Ieri ad esempio c’era Silvio Berlusconi che ha incontrato alcune start up. Inoltre c’erano espositori, sponsor che hanno comperato svariati biglietti per loro ospiti, eccetera. La cena di ieri sera invece era molto ristretta (nonché gratuita!), organizzata dall’ex ambasciatore e dall’Ispi, senza consorti, visto che Obama era senza Michelle. E senza cravatta. Comunque oggi è stato un successo, lui una vera star. Un caro saluto! Elisabètta Neuhoff».
NIENTE DA AGGIUNGERE, TUTTAVIA
Rispondo: prendo atto e invio i miei complimenti alla signora Neuhoff per la sua affermazione professionale. Ma non ho niente da aggiungere. Mi resta la curiosità di sapere quale sia stato il reale compenso di Obama (non meno di 400.000 euro, mi dicono) e la convinzione che la sua visita non ha avuto alcun interesse per Milano, ha portato solo disagi e costi. Basta leggere, ne ho scelto un paio, i commenti delle associazioni a tutela dei consumatori: Codacons e Aduc (se siete interessati, trovate i testi sul nostro sito www.lamescolanza). Solo marketing. E la gran parte di opinionisti disincantati la pensano come me.
OBAMA UNA VERA STAR?
L’amica Neuhoff dice che Obama è stato accolto come “una vera star”. Non mi interessa. In giornalismo, ho seguito il mondo del calcio e il mondo dello spettacolo e anche della politica per tanti anni: di star ne ho viste tante, fin dai tempi dei Beatles ho assistito a scene di entusiasmo delirante, senza lasciarmi coinvolgere né influenzare. Purtroppo – legato al sempre più dilagante fenomeno della comunicazione – il mito delle star vere o presunte è un vizietto, quanto meno un difettuccio culturale della nostra società.
Cito volentieri un’analisi di Nicholas Negroponte, Massachusetts Institute of Technology: “Credo che quel che è successo sia molto importante e poteva accadere solo in America. Inoltre non sarebbe potuto accadere senza Internet perché è stato il web a fornire la capillarità necessaria. YouTube da solo ha giocato un enorme ruolo. Piace dire che Kennedy fu eletto grazie alla televisione. Se è così, allora Obama è stato eletto grazie a YouTube”.
Abbiamo assistito di recente allo straordinario successo di Francesco nella sua visita a Milano: possiamo seriamente pensare che la folla immane convenuta per vederlo, anche solo un attimo, fosse composta da religiosi autentici, credenti veri? No, il papa è una star, come e anzi di più rispetto ad Obama, o Berlusconi, o Cristiano Ronaldo o Beatles che ho già citato, e così via. La riflessione mi porterebbe lontano: penso che alla radice di questi entusiasmi ci sia la voglia di individuare ciò che vorremmo essere, nuovi miti, con rispetto e devozione (in realtà fragilissimi) verso chi ha avuto successo.
La Neuhoff fa il suo mestiere a livelli eccellenti. Ma a me interesserebbero risposte oggettive e documentate a ciò che io penso: Obama è stato un insoddisfacente Presidente degli Stati Uniti, uno dei peggiori. Ha talmente esasperato gli elettori americani da indurne una gran quantità a scegliere Donald Trump. Tanto per sorridere ricordo che Silvio Berlusconi, non sapendo che dire, fece quella memorabile gaffe (voluta?): “Obama è bello, giovane e anche abbronzato, quindi si può sviluppare una buona collaborazione”. E al contrario, con maggior serietà, questo è il ricordo di Giovanni Sartori: “Insegnavo alla Columbia quando Obama era studente. Era un lavativo… dai miei corsi, che erano corsi temuti, si è tenuto alla larga. Su di lui siamo nel buio perché il nuovo, il giovane e il fresco sono contenitori vuoti, non vogliono dire nulla”.
11/05/2017