OGGI VI DICO CHE… DELITTO E CASTIGO

SINTESI DEL ROMANZO DELITTO E CASTIGO DI FËDOR DOSTOEVSKIJ

delitto e castigoRaskòl’nikov è un giovane studente ossessionato dall’idea della libertà assoluta, cui ha diritto, secondo lui, l’uomo superiore, al quale tutto è lecito. Si convince così che per uscire dalla miseria in cui vive è giusto uccidere l’usuraia Aljona, essere inferiore. È costretto però ad uccidere anche la mite Lizavèta, sorella della vittima. Presto l’esaltazione cede all’angoscia e il tormento spirituale non gli permette di essere libero come pensava. Comincia a frequentare i più miserabili ambienti di Pietroburgo, pieni di relitti umani ma ricchi di umanità. Incontra l’ubriacone Marmeladov e sua figlia Sonja, una creatura pura nonostante sia costretta a prostituirsi per sostenere la famiglia. Crolla la fede che Raskòl’nikov nutriva in sé stesso. Con lei trova il coraggio di costituirsi. In Siberia dove Sonja gli resta accanto, Raskòl’nikov comprende che solo attraverso il castigo e la sofferenza riuscirà a liberarsi del senso di colpa e a trovare quella libertà tanto cercata.

ATTUALIZZANDO…UN PARADOSSO, DOPO TANGENTOPOLI

tangentopoliSi intravede un paradosso, nella storia del malaffare in Italia: non si è ancora ben accertato perché, dopo Tangentopoli, la corruzione sia aumentata in modo capillare. Se ne parla poco, in questi giorni in cui si ricorda la storica inchiesta del pool milanese, venticinque anni dopo. E invece sarebbe interessante un approfondimento. Un’idea ce l’ho ed eccola qui. Le ragioni per cui, dopo la tempesta di Tangentopoli la corruzione si è diffusa largamente anziché diminuire, mi sembrano tre.

LA CORRUZIONE AUMENTA? LE RAGIONI SONO TRE

17/05/2016 Roma, Rai, trasmissione televisiva 2 Next, nella foto Piercamillo Davigo Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati

La prima: è possibile farla franca, molti – all’epoca della tempesta – vi riuscirono, la grandine non piovve dovunque, e mai con uguale intensità. Piercamillo Davigo, oggi presidente dell’associazione nazionale, ha sempre sostenuto che Tangentopoli fu come un leone nella foresta: inseguiva e catturava la preda più facile. Lo ha ricordato Antonio Di Pietro, questa mattina in tivù. E oggi Davigo ha con amarezza dichiarato che l’Italia è più corrotta di allora e che gli italiani ormai sembrano rassegnati.

TANGENTOPOLI / L’IMPORTANZA DI FARLA FRANCA

l'importanza di farla francaLa seconda ragione: anche se colti in flagrante, anche se indagati, anche se condannati, valeva e vale la pena di rischiare un modesto castigo di fronte all’infamante delitto? Altro che incubi dostoevskiani! Quante volte abbiamo sentito questa facile battuta? “Qualche giorno di carcere e però avrò sistemato famiglia, figli, nipoti e figli dei nipoti!” Senza contare la lentezza della legge, la prescrizione, e tutti i benefici connessi.
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MA QUANTO È FACILE RUBARE!

ma quanto è facile rubareTerza ragione: rubare è molto facile: questo è, tra gli aspetti paradossali post Tangentopoli, il più triste. Le clamorose inchieste mostrarono a un popolo indignato, ma ignaro, quanto fosse facile corrompere e farsi corrompere. E allora perché no? Così, abbiamo assistito a un contagio inimmaginabile: ci si vende, a ogni livello, anche per un tozzo di pane. Anche in forme estreme, vergognose: a danno di malati, bambini, anziani, portatori di handicap.
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MA NON SIAMO UN MISERABILE PAESE DI CORROTTI

non siamo popolo di corrottiSiamo dunque un paese di mascalzoni? Certamente no. Ma è augurabile che i milioni e milioni di uomini e donne per bene riescano a far sentire la loro voce. Giorno verrà! Continuo a scriverlo e a sperare…
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UN GIOVANE LONGANESI CRESCE

machedaGianni Macheda è un giovane che pubblica ogni giorno una rubrica su “Italia oggi” di aforismi, lazzi e battute. Lo ha svezzato e allevato il direttore Pierluigi Magnaschi, avuto talent scout: sostiene che Macheda è potenzialmente un nuovo Longanesi. Ecco un bouquet delle ingegnose esternazioni di Macheda:
“Carnevale, crolla a Follonica il carro di Renzi.” Eppure ultimamente ne era scesa un sacco di gente.
Cuperlo: “Il Pd? Sconsiglierei a mia figlia di frequentarlo”. Non è un buon partito.
Slogan per la ricostruzione del Pd: “Può nascere un fiore”. Ma in mezzo a tutte quelle correnti è difficile che sopravviva.
“La pazienza ha un limite, pensi a lavorare”, ha detto di Berdini la Raggi. Che poi è quanto i romani dicono di lei.
Milano, banani in Piazza Duomo. Un monumento alla Repubblica italiana.
“Viene prima il Paese” è quella frase che un politico usa quando ha già esaurito tutti i mezzi di ricatto.
Tiziano Renzi indagato per traffico di influenze. Il figlio come vaccino non funziona più.

cesare@lamescolanza.com
17.02.2017