“Il pensatore ha molto tempo libero e incespica nel proprio cogitare, il filosofo elucubrando si rilassa sull’amaca, il poeta si destreggia tra le nubi, e i peloritani lavorano, lavorano, lavorano…” (Ciro Palamide tratto da “Aforista forense”)
ATTUALIZZANDO… L’AMACA DI REPUBBLICA
Gesù, l’ho capito definitivamente: sono proprio all’antica, decrepito, fuori tempo, sorpassato… Meglio: sono pigro stanco vecchio depresso moribondo forse morto e nessuno me lo ha detto. Ho avuto, come giornalista, due grandi maestri. Antonio Ghirelli e Piero Ottone. Lasciamo perdere le loro idee, non voglio aprire un dibattito su questo. Mi hanno insegnato i fondamentali del mestiere. Non ho la presunzione di dire che ho imparato tutto. Ma ci ho provato. Scegliere un argomento che interessi la gente. Scrivere in modo chiaro, farsi capire da tutti. Tagliare un pezzo, tagliare una fotografia. Impaginare senza stravaganze (poi sono arrivati i grafici). Chiudere in orario, non perdere i treni. Proporre ai lettori un titolo coinvolgente. Scegliere per la prima pagina le notizie del giorno, le più interessanti. Eccetera eccetera.
Ieri come ogni giorno ho letto La Repubblica, sopra la testata era impaginata la rubrica di Michele Serra, “L’Amaca“, e con un brivido ho capito che sono vecchio pigro stanco depresso moribondo e forse già morto e nessuno mi ha avvisato.
SONO ALL’ANTICA: NON SONO GAY, SONO PROPRIO FROCIO
Questa rubrica di Michele Serra esiste da molti anni, di solito era collocata nella pagina delle lettere: in alto Corrado Augias (per fortuna), una lettera interessante, un titolo chiaro, una risposta puntuale. (Forse anche Augias è all’antica, nessuno glielo ha detto: non vorrei metterlo sull’avviso io). In basso “L’Amaca”, nessun titolo, il pezzullo, la firma di Michele Serra. Nient’altro. Tiè! Ho provato a leggere qualche volta, mi sono annoiato. Luoghi comuni, frasi fatte, anche qualche scintilla, perché no? Poi ho deciso di non leggere, a prescindere. Perché dovrei? Signor Serra, scusami, non sono gay, sono all’antica, sono proprio frocio (la battuta, indimenticabile, è tratta dal film “Saturno contro“: un capolavoro di ironia, per me).
Signor Serra, scusami: sono all’antica, mi restano inchiodate nella capoccia regole antiche di giornalismo. Perché non aggiungi un titolino e ci aiuti a capire se l’argomento possa interessarci? No, no. Sono Michele Serra, mi dondolo sulla mia rubrica che si chiama “L’Amaca”, se volete mi leggete, se no ciccia, tiè!
NON SEI WOODY ALLEN E NEANCHE FORTEBRACCIO
Mi sono ribellato a questa superbia intellettuale e non ho più letto la preziosa rubrica. Le poche volte che l’avevo letta, non è che rimpiangessi di non aver letto quella precedente; non è che il giorno dopo mi precipitassi ad acquistare il giornale per cercare l’amaca e dondolarmi con Michele, no, questo non è mai successo. Anzi, pensavo velenosamente, signor Serra: non sei Woody Allen, non sei Fortebraccio, non sei Montanelli… non sei neanche Scalfari, non sei Ezio Mauro che pure un titolo ce lo propongono sempre, tu neanche uno straccetto di titolino, magari allusivo, magari incompleto…niente di niente. “Io so io e voi nun siete un cazzo…”, forse perfino Alberto Sordi, il marchese del Grillo ti fa una pippa.
C’ERANO UNA VOLTA LE NOTIZIE…
Poi, signor Serra, ho visto in questi giorni che la tua rubrica era stata promossa dalla pagina delle lettere in prima pagina, addirittura sopra la testata e ho capito che sono pigro vecchio stanco moribondo e forse già morto e purtroppo nessuno me lo aveva detto. Una volta sopra la testata c’erano notizie. Una volta le prime pagine si reggevano sulle notizie, adeguatamente fornite di titoli. Oggi le notizie non servono più? Non c’è voglia di cercarle, non c’è coraggio per pubblicarle? Mah. Confesso, signor Serra, che ieri mi sono inerpicato sopra la testata e ti ho letto. Hai scritto che Gentiloni è un uomo talmente riservato che forse si è operato da solo. Non mi hai fatto ridere. E hai scritto che la sinistra o è catatonica o è renzista ipercinetica. Non mi hai fatto riflettere.
Concedete al moribondo sottoscritto, se non è già morto, di esalare il penultimo sospiro: non rompete però i cabbasisi, cari giovani colleghi, per chiedervi come mai i lettori scappano e le tirature crollano.
16.01.2017