“La regina si reca a sorpresa nel campo profughi di Kara Tape, nell’isola greca di Lesbo, dov’era stato in visita anche il Papa. Non ne riparte portandosi appresso 12 migranti, ma solo perché lo sta già facendo tutti i giorni: la Giordania accoglie 640 mila rifugiati siriani, l’Italia poco più di 2 mila. Dopo 70 anni di repubblica, pare che funzioni meglio la monarchia” (Stefano Lorenzetto, “Arbiter”, nella rubrica “Buoni e Cattivi”)
ATTUALIZZANDO… BUONI E CATTIVI BY LORENZETTO
Come ben sapete, adoro pagelle, pagelline, pagelloni: ne elaboriamo in quantità industriali. Oggi riprendo le classifiche di un eccellente giornalista, Stefano Lorenzetto, uno che non si fa influenzare da pregiudizi, simpatie e antipatie al momento di proporci i suoi giudizi. Nella più recente rubrica, assegna un bel 10 alla regina di Giordania, ottimi voti a Nicola Porro e Giorgio Armani, con esaurienti motivazioni. Tra i cattivi, a suo giudizio, niente di meno che Roberto Benigni, per le contraddizioni sul referendum, ma anche il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia e Severino Antinori.
Ho incontrato Rania di Giordania alcuni anni fa, a un Festival di Sanremo: riuscimmo ad averla come ospite, grazie soprattutto alle pressioni insistenti di quel mastino che collabora da trent’anni con me, Tony Eustor. La presentatrice del Festival era Antonella Clerici, emozionata e forse anche imbarazzata. La regina la mise a suo agio (in virtù anche dei suggerimento che avevamo osato darle) con un approccio affabile. Mi fa piacere, a distanza di tanti anni, che Lorenzetto segnali le qualità umane della regina, sul fronte aspro e difficile dell’accoglienza dei migranti.
ADDIO A BUD SPECER, CON UN ANAGRAMMA
Ne ho già parlato, era un attore amatissimo, un gigante buono, un uomo per bene. Infinite sono state le testimonianze di affetto da parte di chi l’ha conosciuto e dei suoi ammiratori. Tra i tanti, il miglior ricordo mi è sembrato quello di un lettore del Corriere della Sera, il signor Leone Pantaleoni (ellepanta@alice.it) pubblicata oggi nella rubrica delle lettere: “Riposizionando vocali e consonanti di Carlo Perdersoli, nella frase ‘è l’ardir col peso’, anche l’anagramma rende onore a Bud Spencer.”
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RAGGI TORMENTATA DA PRESSIONI, INVIDIE E FRETTA
Sono incredulo davanti al miserabile spettacolo di ciò che succede intorno a Virginia Raggi, nei suoi primi giorni da sindaca di Roma. Eppure conosco bene la bassezza, le meschine volgarità nelle più diverse situazioni, della politica italiana. Non entro nei particolari perché voglio star ben lontano da questa indecenza. Diciamo che la rappresentante del Movimento 5 Stelle non si era ancora insediata che già le piovevano addosso consigli interessati, malizie, sospetti e accuse non solo dall’esterno, ma anche – trasparenti – dall’interno del suo movimento. In sintesi, si tratta di questo: “il buongiorno si vede dal mattino! Ha cominciato malissimo, sarà un disastro, si capisce subito…”. Il bello è che la Raggi non ha fatto praticamente nulla, com’era giusto e inevitabile: qualche incontro, qualche sondaggio. Ma si scatena la lotta, all’interno e all’esterno del Comune di Roma, per bloccare le eventuali scelte della Raggi per il suo staff e per gli assessorati. Che pena. Per lei, come per chiunque altro nelle stesse condizioni, dovrebbero bastare due parole due, né di meno né di più: lasciatela lavorare.
ROMA: OLIMPIADI NO, STADIO FORSE SÌ
Aggredire la sindaca, (o sindachessa, o sindaco: chiamatela come preferite) non mi sembra corretto. Esprimere opinioni, invece sì. Sul “no” alle Olimpiadi nel 2024 a Roma e allo stadio nuovo della Roma al più presto, ho scritto ormai tante volte da non ricordare il numero… il rifiuto degli sprechi e di avventate operazioni immobiliari megalattiche (fonte inesauribile di inciuci, sciupio di denaro pubblico e corruzione) mi è piaciuto moltissimo, lo approvo, lo condivido.
Consentitemi un lieve aggiustamento. Olimpiadi? Mai, mi auguro. Lo stadio? Si tratta di capire di più, in assoluta e indispensabile trasparenza. Ad esempio: il signor Pallotta, proprietario e dominus della Roma dall’altra parte dell’oceano, è sostenuto e sponsorizzato dalle banche e perché? È arrivato, tomo tomo cacchio cacchio direbbe Totò, dall’America per il business dello stadio, come a me pare, e non solo a me, oppure tiene anche a rendere scudettabile la Roma, come sognano i tifosi? Vorremmo capire meglio: il signor Pallotta pensa di farsi lo stadio, realizzare un bel colpaccio per i suoi affari, e poi magari svignarsela dalle responsabilità che gli danno la guida e la gestione della squadra? I dubbi dei tifosi romanisti – che condivido in pieno – sono legati a questa piccola circostanza: ogni estate se ne vanno giocatori importanti, quest’anno Pjanic, forse anche Nainggolan e non si vedono acquisti determinanti. Sapete che i tassisti sono i miei opinionisti preferiti. È proprio stamattina un tassista romano mi diceva di Pallotta: “Presidè! A che gioco giochiamo?”. Una vicenda analoga sembra in corso a Napoli, dove il Presidente De Laurentiis vorrebbe rinnovare il contratto del fenomeno Higuain, ma non fa acquisti tali, come Higuain vorrebbe, da rendere scudettabile il Napoli. Immagino che un tassista tifoso del Napoli direbbe: “Presidè, accà nisciuno è fesso!”
TUTTI I LIBRI DI LEONARDO SCIASCIA
Un grande quotidiano ha annunciato che da domani, 1 luglio, periodicamente proporrà ai lettori, in allegato, le pubblicazioni di Leonardo Sciascia. Sono felice per l’iniziativa, che mi auguro positivamente divulgativa. Per me Sciascia è un idolo, anche per un ricordo personale. Era un intellettuale, superiore alle parti e alle fazioni, mai intaccato e coinvolto in banalità, semplicismi, volgarità. Una mente, che sarebbe molto utile oggi poter leggere, di fronte al caos nazionale, un Paese che sembra irrimediabilmente (vedi sopra ciò che ho scritto per il lavoro della Raggi) destinato a zuffe e battaglie, quasi sempre scorrette, per la conquista di interessi particolari e personali, anche solo una poltroncina o una modesta rendituccia di potere. Era un uomo, Sciascia, capace di guardare al di là della punta del naso, come invece facciamo quasi tutti e quasi sempre, per cercare di capire dove si trovi la luce e dove le strade possibili da seguire con realismo e intelligenza.
Il mio ricordo personale? Alla fine degli anni ’70, senza conoscerlo, scrissi per il giornale che dirigevo all’epoca, “Il Lavoro”, un articolo a sua difesa, in una polemica in cui era stato aggredito da Eugenio Scalfari e da altri. Qualche giorno dopo mi arrivò una lunga lettera di ringraziamento, da Parigi, dove Sciascia si trovava. Mi stupii che la notizia del mio articolo sul Lavoro, un giornale di diffusione limitata alla regione ligure, gli fosse arrivata. Nacque un esile, ma non fragile e anzi intenso rapporto amichevole. Non divenne niente di più perché, come sanno tutti coloro che hanno la pazienza di frequentarmi, sono un po’ “orso” e comunque estraneo a relazioni convenzionali. Ora che non c’è più, rimpiango di non averlo cercato e frequentato, il grandissimo Sciascia: rimpiango soprattutto le sue conversazioni, sempre acute, ironiche e di alto livello. Di lui conosco solo i libri principali, sarà un piacere, davanti a questa operazione editoriale, scoprire una parte almeno di tutto ciò che non so di lui.
30.06.2016