“Diffidate dagli ottimisti, view sono la claque di Dio” (Gesualdo Bufalino)
ATTUALIZZANDO…
…Premetto che quando parlo di ottimismo e pessimismo mi incarto puntualmente. Che cosa sono io, ad esempio? Credo di essere un pessimista assoluto e globale, tormento amici e sconosciuti con uno slogan tratto da un film di Woody Allen: “Siamo tutti vermetti”, prima o poi. Il dolore traumatico di chi ti vuol bene dura una settimana, o al massimo qualche mese. L’indifferenza ci avvolgerà, dopo pochi anni, insieme con miliardi e miliardi di anime belle e brutte finite chissà dove. E, al massimo qualche anno dopo il centesimo compleanno che auguro a tutti i fiduciosi, saremo brulichìo di vermi: ‘A livella, come scrisse Totò nel suo memorabile poemetto. Ebbene, io pessimista, non trovando alcun senso nella vita, penso tuttavia- e qui divento quasi quotidianamente ottimista- penso che, dovendo pur vivere, sia un dovere, forse etico, forse di cuore, comportarsi in maniera dignitosa, costruendo o cercando di costruire qualcosa, apprezzando e favorendo le speranze, la fatica, l’inevitabile dolore degli altri. Quindi, cosa sono?
Forse cretino assoluto, come mi definii in un’intervista al Corriere della Sera, uno che non riesce a capire quello che succede e, soprattutto, non riesce a dare un significato compiuto alla prospettiva dell’ottimismo e a quella del pessimismo? Forse, forse. Come la gran parte di quelli della mia generazione, che hanno portato l’Italia al disastro. Succedono episodi, che mi confondono ulteriormente. L’ultimo, ve lo racconto qui sotto.
UN BRUTTO CONFRONTO AL TEATRO DEGLI AUDACI. E’ SUCCESSO CHE…
….Abbiamo inaugurato il teatro degli Audaci, un nuovo bellissimo locale, dovuto alla passione di un giovane imprenditore, nel quartiere attiguo a Porta di Roma, nel IV (presto III) municipio della città, con circa 300 mila abitanti. Dei quattro candidati, regolarmente invitati, alla carica di sindaco di Roma, nessuna traccia e nessun messaggio: che gli frega, a loro, di un’iniziativa culturale in una periferia, pur popolosa-più di una grande città- come quella di ieri? Era con me, invece, un noto regista, di cui preferisco non ripetere più il nome, per i discorsi e i confronti di rito. Gli spettava l’intervento conclusivo. Forse innervosito dal ristretto uditorio, forse (ma questa è una malizia) per l’assenza del sindaco Alemanno e di altri personaggi importanti come Marchini e Marino, il noto regista – che nella sua vita ha fatto cose ben più importanti delle mie, modeste- ha cominciato a inveire contro tutto e contro tutti, senza un filo logico: enumerando i disastri della società di oggi, in primo luogo la droga, a suo parere presente e distruttiva dovunque, alimento eccezionale della malavita; insultando due bravi politici del Municipio, la cui trasparente onestà si poteva osservargliela in faccia; insinuando brutte cose sull’iniziativa del padrone di casa, che notoriamente aveva fatto grandi sacrifici personali per realizzare il suo sogno culturale; accusando anche me, che lo avevo incautamente invitato, di non ricordo più quale peccato… e concludendo con un grido molto applaudito: “Questo Paese fa schifo! Fate schifo tutti”
A questo punto, ecco il mio conflitto che esplode. Il mio pessimismo globale è esaltato, anzi, vado al di là dell’analisi del famoso regista, sono proprio assolutamente privo di speranza e di fiducia per la vita… quindi, un attimo di entusiasmo, un brivido di compiacenza. Il guaio è che, contestualmente, esplodono gli applausi. Fate schifo?
Tutti applaudono! Mi è venuto in mente il discorso di Napolitano, rieletto Presidente, alle Camere: più accusava deputati e senatori delle peggiori colpe e ignavie, più fioccavano applausi deliranti (mi sembra l’aggettivo giusto). Allora, è insorta la mia piccola quota di ottimismo e sono esploso, con un paio di riflessioni ovvie, per lui, il mio amico, e per il pubblico. Se è tutta merda, inutile sguazzarci dentro, io, lui, il pubblico e tutti quanti. In realtà, mi dico convinto che esiste una parte buona, piccola, del Paese e su questa piccola risorsa disponibile dobbiamo far leva per tentare di dare un senso alle nostre esistenze e migliorare, o sperare di migliorare, la nostra decadente società. A questo punto, l’amico regista ha preso a sovrapporsi con la sua voce e io l’ho pregato di evitare di comportarci come in certe sceneggiate televisive (anche mie, confesso, in un recente passato). E così il mio amico si è alzato e se ne è andato, aggiungendo alle sue qualità pubbliche anche la qualità di un ormai diffusissimo nazionale senso di intolleranza. Ho concluso dicendo che quel teatro rappresentava simbolicamente la capacità imprenditoriale, esausta ma non finita, del nostro Paese, la serata doveva essere un momento di festa e di incoraggiamento…e fino a prova contraria le buone intenzioni del patron del Teatro degli Audaci dovevano essere sostenute da me e da quanti la pensano come me.
Però…sono pessimista o ottimista? Non lo so. Per fortuna anch’io ho avuto una mia bella dose di applausi – e questo è ottimismo, anche vanitoso, puro. Il pessimismo è nella modesta sensazione che in Italia ormai, quando tutti non insultano tutti, tutti sono anche disponibili ad applaudire chiunque, qualsiasi cosa dica, purchè detta con vera o apparente passione, con foga sufficientemente coinvolgente.
PRESUNTUOSAMENTE, NOTA DEL MARTEDI’:
PICCOLA LISTA DI BUONI E CATTIVI
Più correttamente (la mia presunzione non è infinita), preciso: quelli che mi piacciono e quelli che non mi piacciono, sulla base delle notizie di oggi.
Mi piacciono: Ilda Boccassini, per l’arringa e la determinazione. Il padre di Daniele Carella, il ragazzo ucciso dal picconatore per strada a Milano: in queste situazioni emerge la mia parte di delinquente potenzialmente efferato. Io prenderei a mia volta un piccone e proverei a farsi giustizia da solo. Silvia Tortora, figlia di Enzo, sfacciatamente coinvolto nell’improponiblie paragone con Berlusconi. Cecile Kyenge, a prescindere. Grillo, se caccerà chi dice di voler cacciare: i grillini che hanno promesso di restituire parte dello stipendio, e ora non vogliono più farlo. Dan Brown, esce oggi “Inferno”, il suo nuovo thriller. E’ ambientato a Firenze. Professor Riccardo Masetti, che si batte contro il carcinoma mammario: tutte le donne hanno diritto ad avere le terapie migliori. Il poeta Syd Barrett, che contribuì all’exploit dei Pink Floyd. Sting e Santana, Cohen e Anderson, George Benson e Pino Daniele con mega concerti che allieteranno l’estate romana, da giugno a settembre. Marco Tronchetti Provera, che dice “Dovrete sopportarmi ancora qualche anno”. Perché ha usato il verbo giusto…gli articoli sul Corriere di Gian Arturo Ferrari, ex indimenticabile direttore dei libri Mondadori. Acuto e originale.
Non mi piacciono: Maroni, che si dice pronto a dimettersi. Dimettiti! Quelli che ormai, per ogni episodio di cronaca, parlano di femminicidio. Quelli che usano la parola “divisivo”. La Fao, che lancia il menù del futuro: mangeremo formiche e larve. Il Maggio Fiorentino: più precisamente, perché sono stati licenziati i ballerini. Antonio Conte, dimentica come e quanto la Juventus lo abbia sostenuto nei suoi giorni difficili. Le promesse pre-elettorali, in questo caso per il sindaco di Roma: quante sciocchezze e, soprattutto, bugie! Le chiacchiere sul futuro del festival di Roma. Chiudetelo, riflettiamoci un anno e poi riapriamo alla grande. Mazzarri, se verrà alla Roma: preferisco Andreazzoli, Allegri, Guidolin, perfino Mancini. E non aggiungo Zeman perché gli sciocconi non lo hanno lasciato lavorare in pace. Cristina Comencini: dice che Margherita Buy e Virna Lisi sono nel suo cast ideale. Stesse storie, stesse facce, stesse tematiche. Insicurezza seriale?
14/05/13