Ieri mi sono occupato a lungo della necessità, anzi, a mio parere, dell’indispensabilità, di riuscire a riportare alle urne quella mezza Italia che a votare non va più perché è, giustamente, disgustata dai comportamenti della classe politica e dirigente nelle istituzioni. (In una parola, la Casta). Mi sono stati chiesti tanti chiarimenti, quindi mi sento colpevole per non essere stato sufficientemente chiaro. Il chiarimento essenziale è uno solo. Prima, però, devo ribadire per onestà intellettuale, che tra i disgustati ci sono anche io, mi onoro di far parte di quella mezza Italia talmente insoddisfatta da non avvertire neanche più il bisogno o la volontà di esprimersi con un voto. Sfiducia totale. Per quanto mi riguarda, da 25 anni. Però, durante questi infelici 25 anni, quasi sempre, ad ogni convocazione elettorale, mi è rispuntato il dubbio: vale la pena di votare, forse non votare è un errore? Ogni volta, alla fine, mi sono detto: no, non è un errore. È l’unica possibilità di esprimere, con chiarezza, un rifiuto totale.
UN CHIARIMENTO…
Ecco il chiarimento indispensabile: più passano gli anni, più si polverizzano inutili elezioni, più si allarga, giorno per giorno, elezione dopo elezione, il numero degli italiani che a votare non va più. E il problema è anche particolarmente pericoloso, inquietante, se si considera che negli ultimi anni siamo governati da premier che non sono passati attraverso una consultazione elettorale. Ciò che mi preoccupa è che tutti coloro che restano interessati alla politica, più o meno, si dedicano con attenzione, onestamente o con approcci truffaldini, agli italiani che votano… La mezza Italia che non vota è totalmente ignorata, come se non esistesse e non avesse alcuna importanza. Ho anche scritto, e lo ripeto, che la vox populi è rappresentata (quando è rappresentata) solo da soggetti, fazioni, movimenti, o singoli individui, che comunque fanno parte della mezza Italia che vota.
VOX POPULI…
È totalmente ignorata la protesta invece, che dovrebbe arrivare dalla mezza Italia che non vota: ammesso che sia possibile ancora dare voce a questa protesta, che spesso non si fa sentire proprio perché frenata dal disgusto e dal rifiuto. Quando si fa sentire, accade nelle piazze, per manifestazioni che non hanno influenza su niente e non preoccupano minimamente la Casta. Disperazione, a volte violenza, gesti inconsulti, sordo rancore verso tutto e verso tutti… A me interesserebbe riuscire a dar voce, e posso farlo solo qui per ciò che scrivo e che potrei pubblicare nel mio diario, agli italiani che non ne possono più. È un’utopia, come tante che mi hanno affascinato e continuano a farmi sognare? È una battaglia persa? Posso solo far sentire la mia debolissima voce. Se qualcuno vuol tenerne conto, mi dia il conforto di scrivermi qualche riga, possibilmente con il sostegno di idee positive.
TRA PARENTESI…
(A scanso di equivoci da parte dei soliti soloni e moralisti dei miei coglioni: al momento io non voto, ma ho rispetto delle idee degli altri e se qualcuno dovesse darmi buone ragioni per votare qualche persona meritevole, potrei anche uscire, dopo cinque lustri, dal mio bunker).
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IL CASO MARINO / UN LIBRO DA LEGGERE?
Penso proprio di no, ma temo il mio vizio di lettore compulsivo, quindi potrei anche acquistarlo. Se lo leggerò, sarà anche perché mi batto contro i pregiudizi, in primis quelli che mi rinfrescano o annebbiano la mente.
Intanto, posso dire che il caso di Ignazio Marino è un magnifico esempio dei motivi per cui la mia mezza Italia è disgustata dalla politica e rifiuta tutti i contendenti in scena. Da una parte abbiamo un sindaco non romano, che si è illuso di poter governare Roma, ci ha raccontato molte bugie, ha ignorato e mal gestito i problemi strapopolari (corruzione, trasporti, sporcizie… etc), e il massimo che si può concedergli è che fosse animato da qualche buona intenzione. Dall’altra parte, un partito che ha obbedito a Roma (a Romaaa!) alle direttive del capo del governo, ha esonerato il sindaco, che aveva a suo tempo disinvoltamente imposto, senza riguardo per gli elettori che lo avevano portato al Campidoglio, andando da un notaio e mettendo in riga i consiglieri comunali; un partito che ha perso credibilità, per le contraddizioni e le giravolte. Quale potrebbe essere il nostro umore, se non un nauseato rifiuto e la ricerca di aria fresca e nuova? Ma ci si può illudere? Temo di no. Ho già riportato la folgorante sintesi di Corrado Calabrò: “La democrazia è malata perché le doti che servono per farsi eleggere sono opposte a quelle che occorrono per ben governare”.
STEFANO LORENZETTO MI DA’ UN BEL VOTO E…
…lo ringrazio, forse (anche se spero di no) è influenzato dalla nostra amicizia. In una classifica di “Buoni e Cattivi” sul mensile “Arbiter” mi dà un bel 9, mi piazzo al secondo posto dietro Carlo Verdelli, 9 +, davanti a Philip Knight voto 8, Angelo Panebianco voto 7 1/2, Daria Bignardi 5, Tim Cook 4 +, Luca Argentero 3 -, Elisabetta Sgarbi 0.
Sapete quanto adoro le classifiche, sarei bugiardo se negassi il brivido di piacere che mi ha dato questa scheda di Lorenzetto. Non conosco Verdelli, ma ho seguito la sua carriera e le sue imprese, mi dicono che fosse sul punto di diventare direttore del “Corriere della Sera”, ma mise il veto un azionista che voleva imporgli la nomina di un vice direttore. E lui si rifiutò. Se così è stato, bravo davvero Verdelli – che ora è atteso in Rai, luogo di perdizione e smarrimenti, alla prova più difficile della sua vita. Mi auguro che riesca a far bene e che riesca a dribblare o a calpestare, meglio ancora, le infinite richieste che gli arriveranno dalla classe politica, da sempre golosissima di ciò che si possa trovare, per suo comodo, nella Rai. Se vi interessa la classifica, digitate www.lamescolanza.com. Qui, con divertimento, vi dico che ho letto cosa Lorenzetto, in possesso di una memoria infallibile, abbia ricordato di me: colleziono necrologi scritti in anticipo, il suo è splendido: “Cesare amò talmente la Vita, che la Morte lo uccise per gelosia”.
MARCHIONNE SPONSORIZZA RENZI… COSA DICE DELLA VALLE?
Sergio Marchionne, in un’intervista ad “Huffington Post”, ha dichiarato che in Italia voterebbe per il nostro premier, elogiandone le riforme e la capacità di aver dato stabilità al nostro Paese. Mi incuriosirebbe molto un commento di Diego Della Valle, che a suo tempo, in una memorabile “sparata” televisiva, si espresse in modo furioso verso la liaison tra Renzi e il leader della Fiat. Ho già scritto molte volte che Della Valle mi entusiasmò per la sua passione aspra e critica verso l’elite italiana, di cui tuttavia fa parte. Mi sarei aspettato un crescendo rossiniano, invece tra pause, passi indietro e contraddizioni, a poco a poco la mia trascurabile opinione sul re delle Tod’s ha subìto una notevole delusione. Resta, oggi, la curiosità su questa importante presa di posizione.
ALESSANDRO CECCHI PAONE DIRETTORE DEL TG4
Accolgo con stima questa notizia. Conosco superficialmente Cecchi Paone, ma ho seguito con curiosità e attenzione le sue presenza e le sue esternazioni in video: quando partecipavo come autore a programmi in Rai e Mediaset, Alessandro fu nostro ospite qualche volta: tutte le volte ammirai la freddezza con cui incassava critiche e contestazioni e replicava con freddezza, lucidità argomentata e inesorabile. Anche queste sono doti, tra altre importanti qualità, che gli saranno necessarie per rilanciare il telegiornale reso famoso, nel bene e nel male, da Emilio Fede.
VINCENZO BOCCIA NUOVO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA
A conclusione delle varie procedure e delle consultazioni previste dalle regole, il consiglio generale di Confindustria ha designato Vincenzo Boccia, 52 anni, imprenditore salernitano, per la presidenza dell’associazione. La ratifica avverrà il 25 maggio. Su 198 aventi diritto al voto, 100 sono andati a Boccia, 91 ad Alberto Vacchi, il suo principale antagonista, una scheda bianca (hanno votato in 192). In apparenza, è una spaccatura. Bene ha fatto Vacchi, sconfitto, a rivolgere corretti auguri a Boccia e a rilevare che ci sarà bisogno, tra due posizioni diverse, di una forte unità e di una “squadra” all’altezza. Boccia era presente nel comitato di presidenza dell’uscente Squinzi con deleghe importanti per il credito e la finanza. Un mio sommesso parere: la Confindustria dovrebbe trovare energie, compattezza e, soprattutto, idee per incidere in modo costruttivo (meno lagne, maggior iniziativa!) nella confusa e tormentosa situazione italiana.
cesare@lamescolanza.com
31.03.2016