“L’intelligenza non serve per fare i capi di stato, la dote che conta, nei capi di stato, è la forza. Il coraggio, l’astuzia… e la forza” (Henry Kissinger).
ATTUALIZZANDO…
Sarà vero, proprio vero, ciò che ha affermato quella gran volpe di Henry Kissinger, uno degli uomini più potenti nel mondo del secolo scorso? Oriana Fallaci, se ricordo bene, non era affatto d’accordo: ricordo che così scrisse, almeno, nell’introduzione a una sua intervista a Indira Gandhi. Pensando ai giorni nostri, invece, credo che il successore di Napolitano dovrebbe obbligatoriamente avere le tre virtù indicate dal vecchio Henry: sembrano indispensabili, a noi poveri milioni di italiani in attesa, queste qualità. Forza, coraggio e astuzia. Ci vorrà astuzia per il prossimo Presidente della Repubblica, quanto sufficiente almeno per districarsi nella baraonda di questi giorni e, temo, dei prossimi anni. Ci vorrà anche coraggio, di fronte agli inevitabili nodi da sciogliere: il primo, tentare di dare vita alla legislatura oppure rinviare le decisioni dopo nuove elezioni. Forza è un termine generico, comprende tutto: penso che Kissinger volesse dire che pur avendo queste e altre qualità, niente serve allo scopo, se le qualità non sono sostenute da una precisa forza di carattere, di volontà.
ULTIMO NOME PER IL QUIRINALE, SERGIO MATTARELLA
Nella pioggia a grandine con cui dappertutto si evocano i nomi più attendibili, e anche quelli più sconclusionati, per la più alta carica dello Stato (ricordo che le elezioni presidenziali cominciano tra pochi giorni, il 18 aprile), è tornato alla ribalta il nome di Sergio Mattarella. Scrivo “è tornato” perché Mattarella era stato subito citato nei primi giorni successivi al risultato elettorale. Poi, era scomparso. Forse anche perché un notevole ostacolo, per la sua elezione, era rappresentata dai pessimi rapporti con Silvio Berlusconi. Ora, tutte le cronache riferiscono che i rapporti tra Pd e Pdl si sono ammorbiditi, Bersani e Berlusconi si sono incontrati e torneranno a incontrarsi: accordi sembrano dietro l’angolo. Verosimile dunque che, di fronte all’ipotesi di larghe intese per il governo, al Quirinale possa andare un personaggio gradito soprattutto a Bersani e al suo partito. Esattamente come, nelle ultime ore, ha detto pubblicamente il Cavaliere. Allora, chi? Prodi, il nome preferito da Bersani, è considerato eccessivamente ostile a Berlusconi. Secondo spifferi, riecco Mattarella. Con tutte le carte in regola: 72 anni, antesignano dei governi di centrosinistra, come Moroteo, in Parlamento da trent’anni, dal 1983, ‘figlio di’… cosa che non guasta mai. Il padre, Bernardo Mattarella, fu membro della costituente e varie volte ministro. Il fratello Piersanti fu assassinato dalla mafia, mentre era presidente della regione Sicilia.
Mattarella è stato ministro con De Mita, Goria e Andreotti. Alla radice dell’antiberlusconismo, ci sono le sue dimissioni per protesta contro l’approvazione della legge Mammì, che regolava il mercato radiotelevisivo. Vicepresidente del consiglio del primo governo D’Alema, poi ministro nel secondo governo D’Alema e nel successivo governo di Giuliano Amato. E ancora, giudice della Corte Costituzionale.
Sotto un profilo istituzionale e politico, Mattarella ha dunque tutte le carte in regola. Un grosso ostacolo per lui, forse il solo ostacolo se davvero Berlusconi si è arreso al suo nome, potrebbe essere rappresentato da una scontata disapprovazione del movimento di Grillo: come erede del padre Bernardo e come protagonista a qualsiasi livello negli ultimi trent’anni della Repubblica, Sergio appare certamente a M5S (e forse anche a Matteo Renzi) come l’esatto prototipo del ‘vecchio arnese’ (l’espressione non è mia…) da rottamare.
L’ULTIMO GRIDO DI URBANO CAIRO
L’ultima novità che arriva dall’editore Urbano Cairo, autore di una montagna di settimanali popolari e di recente proprietario del network televisivo ‘La7’, nonché proprietario del Torino Calcio, è un nuovo periodico. Un settimanale dedicato soprattutto alle cronache noir e ai drammi che ogni giorno rimbalzano sui quotidiani e in televisione. Cairo, interpellato, dice che per tradizione nata dalle sue scaramanzie, non vuole parlare dei suoi giornali prima della loro uscita. Facile prevederne il successo, alla stregua di tutti gli altri periodici. Cairo aveva anche in animo un quotidiano popolare, da affidare a Vittorio Feltri: questo progetto resta nel cassetto. Urbano è un vulcano, e fa anche rima, ma il lavoro che dovrà organizzare per mettere a posto la televisione non consente altre iniziative.
DA BENVENUTI E MAZZINGHI A GIANNA NANNINI…
Questa sera dopo quasi cinquant’anni rimetterò piede al palasport dell’eur, oggi palalottomatica. Mi aspetta, insieme con la moltitudine dei suoi ammiratori, Gianna Nannini. Al palasport sono andato un paio di volte per congressi politici. Ho un ricordo suggestivo, quasi letterario, che risale al 1965, quando Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi si sfidarono per il titolo di campione italiano dei pesi medi. Per il Corriere dello Sport, diretto all’epoca da Antonio Ghirelli, dovevo curare un’intervista post-match con Mazzinghi. Se al mio posto ci fosse stato Hemingway, appassionato di box, il Corriere dello Sport avrebbe potuto ospitare un magnifico racconto. Ovviamente, io mi limito al ricordo e alla cronaca… Mazzinghi fu battuto da Benvenuti, ricordo che l’arbitro fu assolutamente sfavorevole a Sandro. Finito l’incontro, mi precipitai negli spogliatoi e, con un po’ di fortuna, evitai il capannello dei miei colleghi giornalisti ed entrai nel camerino di Mazzinghi. Contrariamente a quanto si suppone e si vede in decine di telefilm, la scena era desolante. Il campione era solo, non c’era nessuno del suo entourage. Quando entrai, lui era sotto la doccia e cantava. Vi assicuro che si trattava di una ‘fotografia’ per me inattesa e quasi struggente, comunque malinconica. Il campione detronizzato si insaponava testa e corpo, nudo, deformato dai colpi che aveva ricevuto sul viso e sulle braccia. Intanto, cantava ‘Roma nun fa la stupida stasera’… Quella voce roca, la malinconia di quella imprevedibile solitudine, mi sono rimaste impresse nella mente per tutti questi anni.
Stasera, immagino, lo show di Gianna Nannini sarà assolutamente diverso. Spero solo che possa comprendere tutte le mie canzoni preferite.
SI FA PRESTO A DIRE AIPA…
Rosario Manganella Luca Di Fiori Luca Fanco
C’è l’Aipa, associazione italiana pro adozioni. Poi c’è l’Aipa, associazione italiana di psicologia analitica. Poi, l’autorità per l’informatica nella pubblica amministrazione, ora trasformata in CNIPA. E ancora, l’associazione italiana pazienti anticoagulati. E l’azienda italiana produzione abbigliamento. Infine, dulcis in fundo, l’Aipa disinfestazioni. In questa sede ci interessa, e finalmente siamo arrivati al traguardo, l’associazione che agisce nel settore fiscale. Ho notizia che l’AIPA, società specializzata nei servizi di accertamento riscossione dei tributi sociali, ha ricevuto due disdette dai comuni che gli avevano affidatola gestione dell’incasso delle tasse. Favara, in Sicilia in provincia di Agrigento, e Ardea, nel Lazio in provincia di Roma. Perché interessano queste notizie? Semplice: mentre tutta Italia parla, discute e si arrovella sul tema scottante delle tasse, mi sembra rilevante occuparsi anche dell’organizzazione della riscossione. Se si alza il coperchio, scommetterei, da giornalista, che si troverebbero sicuramente aspetti da approfondire (sempre che si abbia a cuore ciò che riguarda le finanze dello stato, con relativi sprechi).
12/04/13
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