OGGI VI DICO CHE… GIOCO / 1. DA AVVENIRE UN NUOVO ATTACCO

Avvenire_logo“Non entrate in quella zona. È la machine zone,  la zona della macchinetta dove la slot attende le sue prede. A molti non succede niente: giocano, perdono, a volte vincono, smettono. Alcuni invece ci restano intrappolati. Ci vorrebbe la penna di Stephen King ma anche quella della ricercatrice americana Natasha Dow Schüll può andar bene. Finalmente è arrivato in Italia il suo libro, costatole quindici anni di studio sul campo: Architetture dell’azzardo. Progettare il gioco, costruire la dipendenza (a cura di Marco Dotti e Marcello Esposito, Luca Sossella Editore). Attenzione, perché se non è lo studio definitivo, è comunque uno studio tanto accurato e complesso, il migliore mai realizzato, da risultare un punto di riferimento irrinunciabile per tutti: per chi da tanto o da poco assiste i ludopatici, per gli affetti da Gap (gioco d’azzardo patologico) che desiderano sapere in quale gorgo siano precipitati, per i politici che in queste ore stanno prendendo decisioni spesso senza aver nemmeno dato un’annusatina al tema; e ai signori dell’industria dell’azzardo, che potranno trovarvi consigli assai utili: ottimi e pessimi”. (“Avvenire”, 10 gennaio 2016)

ATTUALIZZANDO… GIOCO / 2. È DIFFICILE CAPIRNE L’IMPORTANZA?

lotteria vaticano

Ricorrere alla passione e al sogno (grande o piccolo che sia) che risale alla notte dei tempi di vincere un premio a una lotteria o a un qualsiasi gioco. L’importante ovviamente è farlo con misura e moderazione, senza demonizzare il gioco a priori, tenendo anche conto delle finalità che con il gioco si possono perseguire. Devono aver pensato questo in Vaticano, quando anche quest’anno, per il secondo anno consecutivo, hanno organizzato una lotteria, (e non, ad esempio, un’asta) per ricavare denari mettendo in palio i regali ricevuti dal Papa. Indubbiamente la finalità è condivisibile ed encomiabile, ovvero aiutare i più bisognosi, cosa che rientra nella missione pastorale della Chiesa.
A farci bene attenzione, una cosa non tanto diversa – con i dovuti distinguo spirituale/temporale – dalla missione di un’autorità laica, quale è lo Stato, tra i cui compiti c’è anche quello di presidiare la legalità, garantire continuità alle entrate erariali e tutelare, nell’ambito di prerogative laiche, le fasce sociali più deboli. Tutte cose che uno Stato fa attraverso vari strumenti e ambiti di presidio, tra cui anche quello della gestione del gioco, che altrimenti sarebbe nelle mani della criminalità che avrebbe tutto l’interesse a rispondere a una domanda di gioco che, come dicevamo sopra, rientra nella natura umana. Ma uno dei più strenui critici dello Stato gestore del gioco è proprio la Chiesa per la quale tuttavia, se il “banco” è tenuto oltretevere, il gioco va bene e va altrettanto bene fare affidamento sul piacere di giocare delle persone, se lo fa lo Stato invece no, il gioco diventa “la coda del diavolo” che sfrutta l’ingenuità degli italiani.
Per aspera sic itur ad astra, speriamo di tornare un giorno a un dibattito più obiettivo e equilibrato su questo, come su tanti altri temi che ci riguardano come cittadini.

GIOCO / 3. VI PROPONGO UNA SCHEMATICA SINTESI

gioco d azzardoPer l’ennesima volta, ci provo… 1. Il gioco, nella storia dell’uomo, per millenni si è rivelato insostituibile. 2. Ogni proibizionismo, basti citare il celebre divieto dell’alcool negli Stati Uniti, è utopistico e destinato ad essere travolto. 3. L’organizzazione del gioco, con rispetto di leggi e regole, è prezioso negli assetti sociali: produce lavoro, di conseguenza occupazione, produce notevoli incassi fiscali per lo Stato, favorisce turismo e altre produttività indotte. 4. (E questo è l’aspetto a mio parere decisivo) Se il gioco fosse proibito, come si è visto già in Italia e in altre situazioni all’estero, continuerebbe ad esistere e prosperare: sotto le grinfie delle organizzazioni malavitose. 5. Ne consegue che i critici e i proibizionisti, in buona fede, per moralismo (come certamente è il caso di “Avvenire”) o per altri obliqui e perversi obiettivi (sarebbe opportuno indagare a fondo) di fatto auspicano e favoriscono non solo forme di censure e divieti assurdi nel terzo millennio, ma di fatto perseguono una linea strategicamente vantaggiosa per la criminalità organizzata.

GIOCO / 4. COSA DICE NATASHA DOW SCHÜLL

architettura del gioco d azzardoDopo aver sinteticamente esposto le mie idee, oggettivamente – come siamo abituati a fare “Alle cinque della sera” – riferisco ciò che “Avvenire” attribuisce al libro della signora Dow Schüll. La scrittrice indaga in tre direzioni: i casinò e le sale con le loro architetture; le macchine, svelandoci come sono costruite (chissà perché, riesce a strappare confessioni spettacolari, “costringendo” un sacco di interlocutori alla verità); e soprattutto le vittime della machine zone, coloro che se ne sono usciti e lei ha incontrato nei gruppi di auto aiuto, ma in qualche modo ne restano prigionieri, ad esempio perché quella maledetta zona se la sognano tutte, tutte le notti nessuna esclusa: la zona li ha marchiati nell’anima per sempre… La machine zone offre la fuga dal mondo dei legami sociali. Se il mondo è imprevedibile, perché non puoi controllare gli affetti, il lavoro che va e viene, la salute, le azioni delle persone attorno a te, la macchinetta è invece l’assoluta prevedibilità. Può apparire paradossale, ma la certezza è che inserendo la moneta le figure vorticano, vinci o perdi ma poco conta, conta la relazione simbiotica con la macchina che reagisce sempre allo stesso modo. In fuga da un mondo impossibile da controllare, alle prese con la macchinetta il giocatore «ha il controllo». O così a lui sembra.

GIOCO / 5. INFINE UN ATTACCO IPER MORALISTICO

bo bernhardNatasha Dow Schüll dedica alcune pagine anche al cosiddetto «gioco responsabile, che tanto piace all’industria dell’azzardo. Disilludetevi. E leggete bene, se pensate di organizzare incontri sul gioco responsabile nelle scuole, o se venite a sapere che i vostri figli stanno per parteciparvi. Basteranno qui due voci autorevoli. La prima è di Bo Bernhard, direttore dell’International Gaming Institute presso l’Università del Nevada a Las Vegas. Egli rimarca – scrive Natasha Dow Schüll – come i messaggi sullo schermo, progettati per dare ai giocatori d’azzardo “l’opportunità di considerare le loro opzioni e rompere il ciclo di gioco”, facciano ricorso alla razionalità in un momento “in cui la parte razionale del loro cervello è spenta”, proprio come se facessimo discorsi di buon senso ad alcolisti già svenuti”. Per lo psicologo Mark Dickerson “le macchine automatiche per il gioco d’azzardo e il modo con cui esse configurano l’esperienza sono “in diretto conflitto con le strategie di gioco responsabile (…). È come chiedere ai giocatori di dare gas e frenare contemporaneamente, o di tenere sotto controllo la velocità a 200 miglia all’ora”.
Nel giocatore patologico, si legge a un certo punto, è attivo poco o tanto un “impulso di morte”. Alcuni effettivamente “giocano da morire”, per giorni di fila. Costoro avrebbero bisogno di buone ragioni per vivere fuori dalla zona. La maledetta machine zone che sta divorando troppi nostri fratelli». (Fin qui “Avvenire”)

GIOCO / 6. MODESTA OBIEZIONE. PROIBIRE PER TUTTI IL VINO PER TOGLIERLO AGLI ALCOLIZZATI?

gioco onlineCon tutto il rispetto per Natasha e per quanti la pensano come lei, la percentuale dei giocatori compulsivi e autodistruttivi è irrilevante. Quante volte avrò scritto che proibire il gioco per tutti sarebbe come proibire il vino in ogni tavola, allo scopo di eliminarlo dal vizio degli alcolisti? E il numero degli alcolisti è assai più rilevante di quello dei giocatori compulsivi. Mi limito a questa e ad altre due riflessioni. La seconda: per il recupero dei presunti e veri compulsivi del gioco d’azzardo, proliferano, per non dire impazzano, organizzazioni a fini di lucro (e anche su questo aspetto sarebbe importante indagare) che promettono, ma non assicurano, la salvezza dei giocatori “ammalati”. Terza riflessione, impopolare, ma – diciamo così – costituzionale. Ormai da molti anni si discute perfino sul diritto, a mio parere ragionevole, dei cittadini, di porre fine alla propria esistenza, se così lo desiderano, in condizioni estreme di malattia e di inadeguatezza fisica.
In nome di quale principio si dovrebbe proibire ad un cittadino di sperperare i propri soldi giocando nei casinò o alle lotterie? È un argomento complesso, che mi piacerebbe discutere: la strada è pericolosa, dal gioco si può passare al divieto del dispendio del denaro con le donne e con amanti, viaggi di lusso, bordelli, droga (attualmente permessa, se non c’è lo spaccio!) e così via… Io sono assolutamente liberale e libertario, ogni cittadino consapevole di sé, adulto, dovrebbe tranquillamente vivere la propria vita come desidera: unica condizione restrittiva, non provocare il danno degli altri.
Per non essere crocifisso dai benpensanti e moralisti, mi permetto di aggiungere: senza addentrarsi nella filosofia del diritto, anche costituzionale, dei cittadini, basterà una modesta riflessione conclusiva. Il gioco produce, come ho detto, lavoro e ricchezza, e così è inteso e organizzato dovunque. Perché in Italia questo ripetitivo e distruttivo dibattito? La soluzione sarebbe elementare: l’organizzazione del gioco andrebbe organizzata e vigilata secondo regole certe ed eque, secondo leggi trasparenti. Invece…

GIOCO / 7. INVECE ASSISTIAMO AL PARADOSSO DI FRANCESCO

Papa FrancescoInvece, si arriva a paradossi e contraddizioni che lasciano sbalorditi. Non solo lo Stato apre un occhio e una mano per assicurarsi benefici immensi dal settore del gioco e con l’atro occhio e l’altra mano si scandalizza, o finge di scandalizzarsi, e continua a rastrellare attraverso tasse pesanti. No, non solo questo. Mentre “Avvenire” tuona, prospera la lotteria del Vaticano: le vendite sono aperte fino al primo febbraio, e il ricavato andrà a profughi e senzatetto.
Cito da un’agenzia: “Un’edizione a favore di profughi e senzatetto. Papa Francesco ha deciso a chi destinare il ricavato della “suo” concorso, la “Lotteria di beneficenza per le opere di carità del Santo Padre” che quest’anno giunge al terzo anno di attività. Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha informato che i biglietti potranno essere acquistati fino al 1° febbraio, al costo di 10 euro ciascuno. Le vendite sono aperte in Vaticano presso la Farmacia, le Poste, gli Spacci Annonari, il Magazzino “Stazione”, i punti vendita dell’Ufficio Filatelico e Numismatico e i “Bookshop” dei Musei Vaticani. Possibile anche acquistare uno o più tagliandi a distanza, tramite un vaglia postale da indirizzare al Coordinamento Eventi del Governatorato. Monsignore Diego Ravelli, capo ufficio dell’Elemosineria Apostolica, ha spiegato alla Radio Vaticana che “quest’anno il Papa ha avuto il desiderio che tutto il ricavato vada a favore di profughi e senzatetto. I premi della lotteria sono stati messi a disposizione da lui: è lui stesso che ha voluto donare questi premi che sono doni che gli sono stati fatti e che ha voluto ridonare”. L’estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria avverrà il 2 febbraio”.
Concludo questa paginata di diario interamente dedicato al gioco, con altre due modeste, anzi umilissime, annotazioni. La prima: due autorevoli giornalisti, Nuzzi e Fittipaldi, con libri di impressionante documentazione, hanno rivelato scandalosi usi e consumi, in fatto di denaro (e non solo) nel mondo della Chiesa. Mi auguro che Francesco, a cui va la mia simpatia per la sua lotteria, verifichi che il ricavato arrivi con certezza ai profughi e ai senzatetto. Infine: forse non tutti sanno che, secondo le leggi vigenti, le case da gioco e tutte le aziende produttive nel gioco hanno l’obbligo di destinare una parte dei profitti ad investimenti utili sul piano sociale e culturale.

cesare@lamescolanza.com
12.01.2016