“Non bevo mai per consolarmi, ma, al contrario, per un eccesso di buon umore. E non bevo mai da solo.” (Mario Soldati, “L’attore”, Mondadori).
NON SI OFFENDONO COSÌ LE BADANTI
Sono un po’ stupefatto e un po’ avvilito di fronte alle critiche a Napolitano per la sua (geniale) idea di nominare dieci saggi per dare un aiutino ai partiti, incapaci di trovare un minimo di conciliazione. E per le ironie, le cattiverie, anche gli insulti dedicati a quei galantuomini. Grillo, sprezzante, li ha definiti “badanti”. Ma il o la badante (dispiace anche a me che non ci siano donne, tra i dieci saggi) è una figura preziosa, nella società di oggi. Indispensabile dunque (questa è l’esatta metafora) per aiutare la nostra vecchia, claudicante, disastrata classe politica. Il tentativo di quel gran d’uomo, Napolitano, che non ci meritiamo, è di “raffreddare” la crisi e trovare mediazioni, compromessi validi, solidarietà contro egoismi, corruttele, interessi inconfessabili – mentre il Paese va a ramengo. Fino a quando durerà la nostra pazienza?
IN MORTE DI JANNACCI
Ho sempre desiderato conoscerlo, ma non l’ho mai incontrato. È un rimpianto acuto. So che non è suo questo verso, ma Jannacci lo ha reso celebre: “la faccia triste dell’America”… Poesia bellissima, emozione alta, musica indimenticabile. Come… “che voglia di piangere ho”…
IN MORTE DI CALIFANO
Ho invece conosciuto il Califfo, re degli irregolari, maestro puro e innocente della popolaresca trasgressione. Spero che in morte abbia i riconoscimenti che in vita non ha avuto, è stato un grandissimo cantore dell’infelicità volgare della condizione umana. Un personaggio degno di essere esaltato, se lo avessero conosciuto, da Bukowski ed Henry Miller.
DALLA PARTE DI NAPOLITANO
(c.l)Sottoscrivo parola per parola e perciò vi dedico questa lucida riflessione di Riccardo Ruggeri, con l’augurio, per tutti gli italiani di buona volontà e di buoni sentimenti, che la tregua pasquale possa propiziare un clima di solidarietà e conciliazione.
Perché sto con Napolitano e i suoi 10 saggi, mentre tutti i partiti prendono le distanze? Non per ragioni costituzionali, ma perché sono preoccupato. Napolitano stava per finire il suo “semestre bianco” e temevo stesse per iniziare il “quinquennio bianco” di un Governo Bersani, versione nazionale del Governo Crocetta, un governo senza maggioranza precostituita: la doveva cercare di volta in volta. Brutti segnali deboli stavano emergendo, prima il mutamento del profilo politico-economico di Monti, coerente col mutamento genetico delle élite euro-americane pronte a tutto pur di mantenere il potere (si può almeno dire che chi ruba dai conti correnti dei cittadini scivoli verso un salazarismo 2.0?), e ora un nuovo governo che pretende di appropriarsi di voti sparsi di un movimento che rifiuta con lui ogni rapporto. Insomma, situazioni e sensazioni imbarazzanti: per associazione di idee mi tornò alla mente un episodio della mia fanciullezza. Allora, nella portineria al civico 9 di piazza Vittorio, come ogni volta che il Duce arrivava a Torino, attendevamo che i gendarmi venissero a prelevare il nonno, operaio alla Fiat Ferriere, soprannominato Stalin per la fede politica e una certa postura-rassomiglianza con l’originale. Al nonno non avrebbero fatto nulla, l’avrebbero trattenuto nella cella del commissariato (in realtà una stanza molto più confortevole della nostra portineria), si sarebbe così riposato un paio di giorni, avrebbe mangiato minestrone e salcicce con poliziotti gentili, poi sarebbe tornato a casa, quando “Lui” fosse ripartito per Roma. Vedevo i miei genitori e la nonna tranquilli, loro sapevano che il regime stava morendo, presto saremmo tornati liberi. Lungi da me voler paragonare un periodo tragico con quello attuale (anche se ho la sensazione che vi stiamo scivolando), ma questa era la curiosa associazione di idee che come d’incanto mi era tornata alla mente. Bersani è una persona perbene, di certo un democratico, ma i suoi comportamenti e i suoi ragionamenti durante la settimana di consultazioni, gli incontri che aveva voluto avere con personaggi improbabili dalle finte storie spacciate come vere, mi avevano preoccupato. Mi ero immaginato che così come Crocetta aveva trasformato in ministri (siciliani) personaggi inquietanti come Battiato e Zichichi, lui avrebbe fatto altrettanto con celebrati nani e ballerine, che solo media compiacenti spacciavano come personaggi di alto profilo etico-culturale.
La decisione (benedetta) di Napolitano di non permettere a Bersani di andare col cappello in mano a chiedere voti a “scilipotini” del M5s in cambio di quattro leggine che nulla avevano a che fare con i drammatici problemi del lavoro che attanagliavano il paese, non poteva che essere apprezzata. Confesso, per quel che vale il pensiero di un cittadino comune come me, che non sarei stato capace di superare indenne le prevedibili orrende polemiche fra Grillo e Bersani, sui “scilipotini” trasfughi. Come Muti, anch’io non ne posso più del turpiloquio e della volgarità intellettuale che queste élite ci propinano.
Avevo percepito il dramma interiore di Napolitano, mi ero immedesimato in lui, apprezzavo i suoi comportamenti politici e umani. Era alla fine di un mandato che lo aveva profondamente cambiato: diventato Presidente dopo essere stato per tutta la vita un bravo e diligente parlamentare italiano ed europeo, era via via riuscito, grazie a doti nascoste mai emerse prima, a trasformarsi in uno statista di alto profilo internazionale, come nessuno dei suoi predecessori era mai stato, fatto salvo il mitico Einaudi. Quella notte poteva diventare un drammatico venerdì nero per tutti noi, invece Napolitano in poche ore aveva concepito una soluzione “creativa”. Si era ispirato a un modello olandese dal nome orrendo, “Regeerakkoord”: malgrado l’eccesso di “doppie” significa semplicemente “accordo di governo”, che deve essere inteso come “tentativo finale” di alleanza fra partiti diversi. Circa la scelta dei dieci saggi, Napolitano ha puntato sulle loro caratteristiche, o accademiche, o professionali, o politiche, nessuno di loro sarebbe degno di una copertina sui media: ergo sono le persone giuste (mancano donne? una casualità). In Olanda l’intesa fu chiamata “Costruire Ponti”, mi permetto di suggerire di evitare il termine ponte, lo associo all’orrendo ponte veneziano di Calatrava, simbolo della nostra fragilità idiota.