OGGI VI DICO CHE…

“E’ di fondamentale importanza difendere coloro che soffrono a causa della loro lotta non violenta a favore della giustizia,  dei diritti violati degli altri uomini. E’ nostro e suo dovere combattere per loro. Da questa battaglia dipendono moltissime cose: la fiducia tra gli uomini, la fiducia nelle alte promesse e la sicurezza internazionale.” (Andrej Dmitrievi? Sacharov, ‘Lettera al Presidente degli Stati Uniti Carter’, 1977)

 ATTUALIZZANDO…

 sacharov

Ho pensato a queste parole di Sacharov ieri mattina, quando la sparatoria davanti a Palazzo Chigi ha buttato in subbuglio le istituzioni, la politica, le forze dell’ordine e i mass media.

SPARATORIA A PALAZZO CHIGI, FACCIAMO UN PO’ DI ORDINE

Giangrande_03_941-705_resize_small

letta_alfano-bonino

 

luigi_preiti

Proviamo, prima di tentare anche qualche approfondimento, a elencare ciò che è successo e, per quel che mi riguarda, un equilibrato commento.

1.   Un cittadino di quarantanove anni, Luigi Preiti, incensurato, disoccupato, ha sparato a due carabinieri, ferendoli, uno dei due gravemente (anche se non in pericolo di vita). Contemporaneamente, al Quirinale, si stava svolgendo il rito del giuramento da parte del premier Enrico Letta e dei suoi ministri.

2.   Piena solidarietà, col cervello e col cuore, ai carabinieri feriti in particolare, e in generale alle forze dell’ordine. Solidarietà senza se e senza ma. In più, un grande apprezzamento per i carabinieri che sono riusciti a catturare, senza sparare un colpo, l’attentatore – ancora armato – in fuga.

3.   I mass media sono stati bravissimi a sovrapporre immediatamente, dando anzi la priorità, le immagini e le notizie drammatiche da Palazzo Chigi, a quelle convenzionali della cerimonia al Quirinale. I più bravi sono stati Rai news24, l’agenzia La presse. Tra i big, il Tg2 è stato il più rapido e tempestivo. Purtroppo, e la giustificazione evidente è attribuibile in parte alla fretta, le cronache mi sono apparse, nei primi minuti, rudi e frettolose.

4.   Lo sparatore, ancora senza un nome e un’identità precisa, è stato definito da tutti come un folle, ‘un calabrese’. Ma non è affatto un folle. E perché definirlo ‘un calabrese’? Per molto tempo si è insistito sulla presunta follia, addirittura per tutta la giornata, e anche oggi, si è puntato sull’origine calabrese di Luigi Preiti per la prima, sommaria, definizione dell’autore della sparatoria. Personalmente sono rimasto indignato per questo tipo di grossolana informazione. Per i motivi seguenti…

5.   Follia, un modo spiccio per liquidare ciò che non piace. Nei secoli, e purtroppo più frequentemente nei peggiori regimi, una presunta follia è il modo più autoritario e immediato per chiudere le porte a un nemico, o anche, come in questo caso, ad archiviare una scomoda vicenda. Non voglio pensare ai tanti dissidenti definiti sbrigativamente pazzi, durante il regime sovietico. Gli esempi potrebbero essere centinaia, in ogni epoca. Restiamo all’attuale cronaca di ogni giorno. Chi commette un gesto delittuoso, nella disperazione più evidente, è automaticamente definito folle. Per me, anche nelle più efferate tragedie, è importante capire senza rudi frettolosità in quale ambiente sia maturato un crimine. Non per giustificare né per trovare attenuanti, ma per capire, e fare in modo che la società possa progredire ed evitare, per quanto possibile, l’eventualità di nuovi delitti. E’ utopistico? Non so, probabilmente sì. Ma il dovere, il compito morale di un buon cittadino è quello di contribuire al miglioramento della società, a un’equità sociale, al recupero dei disperati e degli emarginati. Ad esempio, non mi piace la parola ‘mostro’, abitualmente utilizzata nei titoli in prima pagina dei giornali. I mostri non esistono: una ragione della loro presunta mostruosità c’è sempre. E mostruosa, semmai, è per taluni aspetti la società. E comunque, anche senza ricerche tanto difficili, si può individuare nei difetti della società in cui viviamo l’ingiusta condizione in cui un delitto matura (e ripeto, per ogni facile e ipocrita moralista: tutto questo non vuol dire che l’autore di un crimine debba essere punito, secondo legge).     Del resto, in pochi minuti, si è accertato che Preiti secondo le testimonianze della famiglia, della moglie da cui era separato e da persone che lo hanno conosciuto nel suo paese d’origine,  non è affatto folle, bensì un disperato, che si considerava fallito e senza futuro. Certo, non doveva essere nel pieno possesso di un’intelligenza lucida. E’ accertato che era andato a Palazzo Chigi (mentre tutto il mondo politico era al Quirinale), per colpire un ministro o almeno un deputato; e poi suicidarsi. Invece, ha sparato a due innocenti servitori dello stato.

6.   Mai sentito definire friulano, ligure, umbro e così via, un delinquente, un assassino, uno sparatore. Un rumeno, un albanese, un africano, un napoletano, un siciliano, un calabrese, sì!… E’ un ripetitivo sintomo di un malessere: un razzismo inconscio. Perfino il telegiornale del grande Enrico Mentana (che aveva un padre, Franco, ottimo giornalista, nato in Calabria!) ha ripetuto per tutto il giorno che lo sparatore era ‘un calabrese’.  Indispettito e forse indignato, ho acceso numerose proteste su twitter: a tarda sera, Mentana, che è una persona per bene, ha anch’egli twittato, scusandosi con tutti i calabresi.

7.   Quelle brutte strumentalizzazioni politiche… Non si sapeva ancora granché di quanto fosse realmente accaduto e subito vari uomini politici, il primo mi sembra il Sindaco di Roma Alemanno, ha orientato la sua disapprovazione, eccitando ulteriormente gli animi, verso il linguaggio crudo usato per criticare il Palazzo: ‘Parole come pietre’ – ha detto Alemanno – ‘che poi diventano pallottole…’. Il riferimento ai grillini e, pare a me, ad alcuni giornali dai titoli  molto spicci, mi è parso evidente. Non attribuirei alcuna responsabilità sia a Grillo, che ha il diritto a proposte sempre non violente di contestazione, sia ai giornalisti, che hanno il diritto di raccontare ciò che succede nel nostro tormentato Paese. In ogni caso deploro l’immediata iniziativa speculativa di Alemanno e di altri che si sono espressi come lui.

8.   Le mie conclusioni? Lo sparatore va punito secondo legge, senza attenuanti né giustificazioni. Solidarietà ai carabinieri? Totale, ma anziché parole retoriche e preghiere sincere da parte di chi crede, laicamente chiedo al nuovo governo di rafforzare le forze dell’ordine stabilendo remunerazioni più umane e condizioni di lavoro più giuste per loro e per la società che sono chiamati a proteggere. Ancora: ribrezzo totale per i razzismi affioranti, rifiuto di ogni frettolosità cronistica: oltre ad essere definito folle e calabrese, il povero Preiti è stato descritto come un giocatore dipendente dai video poker. Non è vero: si è indebitato per scommesse, limitate, in partite di biliardo. E’ incensurato, non ha precedenti. Ricordiamoci tutti di capire ciò che succede, dopo accertamenti seri. Mi permetto di ricordare ‘A sangue freddo’ di Truman Capote, che a tutt’oggi resta la più accurata, oggettiva ricostruzione di un terribile episodio di cronaca nera (la strage di una famiglia americana, da parte di due sbandati). Per ultimo, la nuova – si spera – politica del governo cerchi di capire, ponendo qualche rimedio, che l’Italia di oggi è disperata. I numerosi suicidi non sono meno drammatici della sparatoria davanti a Palazzo Chigi. La genesi è la stessa. La violenza è da condannare. Ma chi ha la responsabilità di aver trascinato il nostro Paese in queste condizioni è responsabile di torti, morali e materiali, da affrontare con persuasive autocritiche e con atti di governo decisivi.

 

 

29/04/13

cesare@lamescolanza.com