“Tutto passerà. Le sofferenze, decease i tormenti, il sangue, la fame e la pestilenza. La spada sparirà, ma le stelle resteranno anche quando le ombre dei nostri corpi e delle nostre opere non saranno più sulla terra. Non c’è uomo che non lo sappia. Perché dunque non vogliamo rivolgere il nostro sguardo alle stelle? Perché?” (Michail Bulgakov)
ATTUALIZZANDO… INTERVISTA A CORRADO CALABRO’
Corrado Calabrò ha suggerito questa riflessione di nel corso di Bulgakov un’intervista alla nostra amica (attrice, cantante, giornalista) Alma Manera: potete leggerla suwww.lamescolanza.com Calabrò è un personaggio di mente libera, unico nella sua straordinaria identità: come insigne giurista, è stato un eccezionale servitore dello Stato, con mille meriti, e senza una sola macchia. E congiuntamente è un meraviglioso poeta, accolto in una certa fase della vita con scetticismo e perfino aggredito, e per fortuna sua sempre accolto trionfalmente e pubblicato in tanti paesi stranieri. Certamente l’identità di un capo di gabinetto, colto e meticoloso in decine di ministeri, è ben lontana dall’immagine che abbiamo, storicamente, della figura del poeta. Ecco perché Corrado è un uomo libero, diverso da ogni altro possibile riferimento. Come possono – gli ha giustamente chiesto Alma – coesistere il giurista e il poeta? “Sono come due fratelli siamesi che tirano da parti opposte…” Leggete la sua intervista.
RICCARDO RUGGERI/ I GIORNALISTI DIVISI IN TRE CATEGORIE
Ho scritto ieri che abbiamo festeggiato a Milano l’amico Riccardi Ruggeri, per il millesimo cameo pubblicato su Italia Oggi. Ricorderete – ne ho scritto spesso – che Ruggeri è un unicum: operaio figlio di un operaio figlio della Fiat, poi manager prezioso e amministratore delegato di una società Fiat e, stupidamente esonerato, successivamente di altre aziende, inoltre imprenditore privato di successo, infine scrittore e giornalista opinionista, lanciato e valorizzato da Pierluigi Magnaschi (dopo anni, apprezzato comunque anche in questo ruolo). Il suo millesimo cameo è pubblicato oggi su www.lamescolanza.com: leggetelo, ve lo chiedo per favore, ma in realtà il favore lo faccio io a voi! A Milano, avendo avuto il privilegio di poter parlare alla sua ristretta cerchia di amici, come sempre ho cercato una provocazione e ho confidato a tutti che divido la discussa categoria di noi giornalisti in tre settori. Ecco, qui sotto, con qualche nome e cognome le mie idee: scherzose, ma non troppo
I GIORNALISTI/GIORNALISTI, QUELLI DI SANGUE PURO E IMPURO
Inutile dire che questa sezione è quella che ho nel cuore, perche ad essa appartengo. Non so se sono di sangue puro o impuro, ma giornalista sono – consentitemi – certamente. Il grande Gaetano Afeltra diceva: “Ma quale purezza! Io voglio nelle mie redazioni giornalisti veri, puri o impuri non mi interessa. Anzi: per me il giornalista ideale è privo di sentimenti e obblighi affettivi, deve essere orfano, scapolo, Figlio di puttana, con tante fidanzate ma nessuna ingombrante. Non mi interessa altro, se è un vero giornalista, cioè uno capace di distinguere una notizia da una sciocchezza, anche se non sa scriverla, ma la porta in redazione calda e invogliante, da mangiare subito… qualcuno la scriverà.” Nomi? In passato, il più grande giornalista/giornalista fu Indro Montanelli. Oggi, il suo erede sommo è Vittorio Feltri, che a differenza di Indro i giornali ha dimostrato anche di saper dirigerli e diffonderli. Tra i direttori di oggi giornalisti veri sono Ezio Mauro, che ha avuto un grandissimo successo, e Pierluigi Magnaschi, che avrebbe meritato di più (ma è indipendente, e questo aprirebbe un grandissimo discorso). Sommo fu anche Tommaso Besozzi, il grande inviato che in occasione della losca morte del bandito Salvatore Giuliano scrisse, scacciando le bufale che le autorità volevano ammannire ai cronisti: “Qui una sola cosa è certa, che Salvatore Giuliano è morto”, il suo leggendario incipit. Grandissimo giornalista puro sangue, o impuro, a me non interessa esattamente come diceva Afeltra, fu Franco Di Bella, travolto anche lui da un ingiusta trama, ai danni di tante eccellenti personalità italiane. Oggi, senza far torto a nessuno, considero giornalisti/giornalisti i miei allievi Massimo Donelli Gian Antonio Stella(il suo partner Sergio Rizzo, che però non è stato mio allievo) e Gigi Moncalvo, Francesco Cevasco e Edoardo Raspelli. E grandissimo giornalista puro sangue è Marco Travaglio, a prescindere. Anche se il suo divertimento è mettere tutti sul banco degli imputati. Altro grande fu Giorgio Tosatti, grandissimo, anzi ineguagliabile per la tecnica, il mio primo maestro Antonio Ghirelli. Quanti formidabili colleghi: Stefano Lorenzetto, narratore elegante e puntiglioso di centinaia di tipi italiani, Andrea Marcenaro con la sua gustosa “version” in prima pagina sul Foglio, Minzolini finché fu reporter politico, Lucia Annunziata (giornalista/giornalista, report eccezionale, anche se è diventata direttora e addirittura presidente della Rai). E Cazzullo, che dovrebbe allontanarsi da ambizioni direttive, il leggendario Silvano Rizza capo cronista de Il Messaggero, Francesco Merlo, il mitico Enzo Biagi, il leggendario Fortebraccio, e oggi i giovani Andrea Scanzi e Claudio Cerasa: qui mi fermo un attimo perché non intuisco il destino di Ciliegino: se avrà fortuna come direttore de Il Foglio e successore di Ferrara o come opinionista e, in ogni caso, è giornalista/giornalista. E Goffredo Buccini e Fiorenza Sarzanini… A caso, per rendere l’idea altri nomi: Filippo Ceccarelli, Malcom Pagani, Silvia Truzzi, Francesco Verderami… Anche Dagospia, cioè Roberto D’Agostino, è un gran giornalista, a prescindere: è ampiamente giustificato il suo vezzo di prendere tutti per il sedere. E cito, uno per tutti, il simbolo del buon cronista: Michele Focarete, che ebbi a “La Notte” e poi trasmigrò al Corriere, uno di quelle migliaia di colleghi che non hanno raggiunto la fama, ma battendo i marciapiedi hanno portato notizie e notizie, in numero chilometrico, ogni giorno. Un posto d’onore, nonostante tante possibili perplessità, spetta a Oriana Fallaci. A mio parere, rispondeva perfettamente al ritratto del giornalista ideale immaginato da Gaetanino Afeltra. A volte le notizie non erano sue, di Oriana: se ne appropriava, questa la grandissima italiana inviata del mondo, origliando, ascoltandole da testimoni in prima linea, da fotografi e militari, da tromboni e chiacchieroni. Ma alla fine il suo ”pezzo” era il più intrigante e interessante.
I GIORNALISTI/DIRIGENTI, QUELLI CHE POTREBBERO DIRIGERE QUALSIASI IMPRESA
In questa elitaria sezione, a mio parere, ci sono fior di personaggi: prima di essere giornalisti, sono nati con il carisma e la vocazione indispensabili per dirigere. Al ricevimento per Ruggeri, al mio fianco c’era il mio ex allievo Ferruccio de Bortoli: quando aveva vent’anni e lo assunsi, dopo poche settimane gli dissi: – Non so cosa farai nel giornalismo, ma sicuramente sei un dirigente nato. Se ti fai prete, al minimo diventerai cardinale, non dico perché i giochi in conclave sono imprevedibili. Oppure potrai dirigere una banca, un’ azienda, potrai fare il sindaco, il ministro o anche il premier./ I fatti hanno dimostrato che nel giornalismo, senza essere un sommo giornalista, Ferruccio ha ottenuto risultati straordinari, anche per la longevità nel dirigere(due volte) il Corriere della Sera. Quanto al resto, non si sa mai: Ferruccio è giovane! La stessa cosa si può dire di Paolo Mieli, anche più raffinato di Ferruccio per la sublime duttilità – ambiguità: nessuno mai potrà dire che cosa frulli in testa a Paolino – anche lui due volte al timone del Corriere. Anche Scalfari, che pure scrive benissimo ed è un giornalista ricercatore di notizie, è stato soprattutto un dirigente, tuttavia le notizie, da buon cane di tartufi, sapeva procurarsele dovunque: in Bankitalia e da Luigi Bisignani. E anche Piero Ottone, che meritoriamente ha sempre rifiutato di svolgere ruoli al di fuori del giornalismo. E così Missiroli, che stupendamente definì la sua vera identità di dirigente quando, dalla poltronissima di Via Solferino al Corriere, di fronte a una notizia scomoda da pubblicare diceva: – Qui, ci vorrebbe un giornale./Bisognerebbe parlare anche di minuscoli ometti, che sono direttori e hanno rigato tutta la vita pur di arrivare ad un traguardo direttivo: non sono né giornalisti né veri dirigenti. Non faccio nomi, almeno al momento (forse, in futuro, in un libro), per carità patriottica di categoria.
INFINE I GIORNALISTI OPINIONISTI
E qui siamo nella giungla più sterminata, ci sono scoiattoli e serpenti, ma anche tigri e leoni, aquile e pigolanti uccellini. Capite bene che se tra gli opinionisti entrano l’avvenente Alba Parietti, la scatenata Daniela Santanchè, nonché gallinacei arrapati e oche arrapanti, una porticina o un portone sono sempre aperti per chiunque. Difficile farsi largo nella giungla, eppure qualcuno ci riesce. C’è riuscito l’esimio professore Ernesto Galli della Loggia, che però ha bisogno di quindicimila righe per elaborare un concetto che si potrebbe riassumere in dieci righe. Meritevoli di menzione e di sanzione sono anche Piero Ostellino, Angelo Panebianco, Alessandro Sallusti, Francesco Merlo, Michele Ainis, Sergio Romano, Peppino Caldarola e Antonio Padellaro. E Maurizio Belpietro? Non saprei se inserirlo tra i direttori o tra gli opinionisti: è un caso curioso, sicuramente lui tiene assai più alle arringhe scritte e televisive, che non alla poltronissima di direzione. Sublime opinionista è Giuliano Ferrara, tra tutti il miglior scrittore. Un sovrano. Ma è un discorso complesso: Giuliano è stato anche un gran direttore, inventando un Panorama di alta qualità e poi Il Foglio. Anche un grande dirigente, educatore esemplare di tanti giovani talenti. Essere un grande opinionista non significa essere un grande direttore, questo si dice, e concordo, di Alberto Ronchey e Alberto Cavallari: opinioni eccellenti, dirigenti – senza offesa – scadenti. Piacevoli commentatori e opinionisti sono Massimo Fini, nonostante l’inverosimile egocentrismo, Furio Colombo, ancora oggi Natalia Aspesi, in passato la mondanissima, salottiera, pungente osservatrice di costume Camilla Cederna. Mi rendo conto che potrebbero esserci, in questa rassegna improvvisata, tante altre sezioni. Che ne dite, ad esempio, dei giornalisti brillanti, dei battutisti, dei piccoli e grandi “showman”? Animali da compagnia, bravissimi affabulatori con i potenti. Il primo nome che mi viene in mente, ovviamente, Carlo Rossella: grande reporter, pluridirettore in virtù della straordinaria qualità dei suoi rapporti, oggi con la rubrica “Alta Società” ci fa ogni giorno sorridere( e anche ridere). E di Beppe Severgnini che mi dite? E di Gianni Riotta?
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11.06.15