… “Berlusconi ha plasmato la cultura italiana come nessuno e ha effettuato una rimonta straordinaria. In un mondo profondamente pagano, in cui il Papa non crede più in Dio e si dimette come un dirigente qualsiasi, Silvio sa usare meglio di tutti il mezzo che ha sostituito la famiglia. Ripulisce una sedia, sorride in “camera” e fa passare l’unico messaggio che conti: sono il più simpatico.”
(Paolo Villaggio, intervista di oggi al “Fatto quotidiano”).
VILLAGGIO IRRESISTIBILE
Se non avete letto e non fate più in tempo a leggere la bellissima intervista che Paolo Villaggio ha dato oggi a Malcom Pagani (forse il più bravo tra i giornalisti giovani) del “Fatto”, vi segnalo io qualche battuta, oltre alla citazione qui sopra: “Bersani è un mediocre tribuno della plebe”. “Ho votato Grillo dando retta al sentimento. E’ vero che al principio tutte le rivoluzioni sono molto attraenti per poi essere soffocate o martirizzate dalla vanità dei capi, ma io ho fiducia.” “La rivolta di Grillo è più allegra del maoismo. Parte da un disgusto generalizzato, ma non assalta le vetrine dei ricchi, nè punta alla Bastiglia…” “I palinsesti tivu? Dieci trasmissioni identiche sulle virtù degli spaghetti alla puttanesca”.
CONSIGLI NON RICHIESTI. 1. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO…
… vedo solo due soluzioni realistiche. La prima mi sembra la più corretta. E’ falso che l’incarico di formare al governo debba essere dato al leader della coalizione che abbia preso più voti, in questo caso a Bersani. La Costituzione prevede che il Presidente affidi l’incarico a chi, secondo il suo parere, abbia maggiori risorse per formare un governo e ottenere la maggioranza. Ora, dopo il risultato e la valanga di commenti successivi, è chiaro a tutti che Bersani non ha alcuna possibilità. E il vero vincitore delle elezioni è Beppe Grillo. Quindi, l’incarico spetta a lui. E questa decisione avrebbe varie positività: evitare perdite di tempo, esasperando i cittadini; stanare Grillo e obbligarlo a rendere concreta e positiva la sua sacrosanta protesta, cercando – se vuole governare – le alleanze che adesso rifiuta; dimostrare in modo lampante che il Quirinale ha colto la dilagante voglia di cambiamento espressa dal voto.
Se Grillo rifiuta, o non ce la fa, o non si sente pronto – vedo solo un’altra possibilità. Un governo del presidente di altissimo profilo, con pochi personaggi indiscutibili, pochissimi ministri, guidato da un uomo di fiducia di Napolitano. Con un incarico rigorosamente a termine e la missione di realizzare cinque/dieci punti di emergenza, prima di tornare alle urne. Mi vengono in mente i nomi di Corrado Passera, che ha fatto il gran gesto di chiamarsi fuori dall’iniziativa politica di Monti, e quindi è considerabile super partes; oppure del giurista Stefano Rodotà, o di uno tra i tanti grandi servitori dello Stato, come Corrado Calabrò, o di una donna di curriculum ineccepibile, come la Cancellieri. O di Letizia Moratti, una manager che non ha paura di nessuno.
CONSIGLI NON RICHIESTI. 2, IL PRIMO PUNTO DEL PROGRAMMA
Non solo quelli che hanno votato per Grillo, non solo quelli che non sono andati a votare, non solo quelli che hanno votato scheda bianca o nulla… I cittadini italiani a grande maggioranza hanno mostrato, votando per qualsiasi partito, un disgusto totale verso alcuni eccessi della vecchia politica… Per eliminare questo giustissimo malessere (un lavoratore del Sulcis, e certo non è il solo, ha detto che dopo Grillo non resta che il sangue…) e le conseguenze che ne derivano, potenzialmente pericolosissime. Bisogna che la nuova classe politica mandi segnali di cambiamento tanto banali tanto efficaci e straordinari. Il primo provvedimento del governo qualunque esso sia dovrebbe essere restrittivo: tagliare i compensi e i privilegi insopportabili della politica (se ci si deve sacrificare, dobbiamo sacrificarci tutti e in primo luogo quelli che hanno ricchezze esagerate e odiosi privilegi); eliminare sprechi insopportabili. Secondo, una vera legge contro la corruzione. E poi nel pacchetto (date segnali di cambiamento, oltre alle leggi su conflitto di interesse, la pressione fiscale, su cui a parole sembrate d’accordo – date segnali di reale voglia di cambiamento, perdiana!). Esempio: ricostruire in breve tempo la Città della Scienza a Napoli, distrutta da un incendio, provvedere a Pompei, dare sostegni e denaro al nostro patrimonio turistico e artistico, unico, ma eccezionale, motivo di fascino, riconosciuto universalmente, del nostro Paese. Da salvaguardare e valorizzare, egregi nuovi eletti, e non da distruggere, come hanno fatto i vostri predecessori.
COMUNICATORI, GRANDE RAZZA ESALTANTE. IL CATALOGO E’ QUESTO
Da sempre sono un ammiratore del lavoro, difficilissimo, dei comunicatori. E anche bonariamente intransigente sui loro difetti. Prima o poi, quando avrò tempo e solo se sarò aiutato dai più bravi e oggettivi, vorrei scrivere un pamphlet sull’argomento. Oggi, spinto dalla manifestazione di incapacità di un amico che lavora nel settore (e generosamente non ne faccio il nome), mi permetto qualche riflessione. Il lavoro del comunicatore, ripeto, è difficilissimo. In realtà, si tratta di quattro mestieri diversi, che spesso sono affidati a persone diverse e in altri casi sono esercitati da una sola persona: 1. portavoce del leader dell’azienda; 2. ufficio stampa; 3. relazioni esterne; 4. relazioni istituzionali.
La prima, indispensabile qualità è quella di essere documentati, pronti ad affrontare qualsiasi domanda, per scabrosa o insidiosa che sia. Ricordo un mio lungo incontro con Alberto Nicolello, capo dell’ufficio stampa della Fiat negli anni Ottanta: l’Avanti, allora diretto da Antonio Ghirelli, mi chiese un’inchiesta sulla Fiat in dieci (o dodici!?) puntate. Ero un collaboratore esterno. Mi trovai di fronte a un’impresa delicata per due motivi: ovviamente, desideravo fare un egregio lavoro; i rapporti tra Craxi, allora presidente del consiglio, e la Fiat erano pessimi: si dava il caso che io avessi rapporti fraterni di amicizia con Ghirelli, ottimi rapporti con Craxi, rapporti professionali più che soddisfacenti con Gianni Agnelli e Cesare Romiti. Insomma, volevo fare un buon lavoro, senza ignorare nessun conflitto, e allo stesso tempo desideravo non commettere scorrettezze faziose nè a favore dei socialisti, nè a favore dell’industria torinese.
Il mio faticoso lavoro fu favorito dalle capacità di Nicolello. Gli spiegai che volevo affrontare qualsiasi argomento scomodo per la Fiat, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista politico. E gli chiesi se volesse essere assistito, data la varietà delle informazioni, da qualche suo collaboratore. Rispose, con educatissima ironia: “Posso bastare io, spero. Chiedimi qualsiasi cosa su qualsiasi punto.” Lo mitragliai con decine di domande: scabrose, impertinenti, senza riguardi per nessuno, e anche (fu un divertimento) su qualsiasi aspetto amministrativo, numeri, bilanci, produzioni, qualsiasi cosa, anche sulle società controllate. Alberto rispose a tutto, se ricordo bene, senza dover mai consultare mai un appunto, un’agenda o un libro. Documentatissimo su tutto. Scrissi quelle dieci o dodici puntate, naturalmente anche sulla base di tante informazioni di altre fonti, ed ebbi la soddisfazione che sia Ghirelli e gli amici socialisti, sia i vertici della Fiat e Nicolello non ebbero nulla da contestarmi. Tutti mi ringraziarono, com’era logico a denti molto stretti. Ma senza nessuna contestazione.
Mi fermo, per oggi. Ma ci sono tanti altri aspetti, di cui discutere. Se volete sorridere, egregi comunicatori, vi dirò che un vostro collega non è stato neanche capace di verificare (per due settimane, fino a quando mi sono stufato!) se il suo capo azienda avesse ricevuto o no una mia lettera personale. Perché i comunicatori si dividono almeno in otto categorie. Quelli che sanno affrontare qualsiasi problema, come Nicolello. Quelli che fingono di saperlo fare, pregandoti a ogni passo di essere mite e condiscendente. Quelli che non sono capaci e ti prendono per il culo, non facendo nulla, senza valutare la tua intelligenza; quelli che ti dicono sinceramente di non essere autorizzati a rispondere ad alcune domande, ma su tutto il resto sono precisi e puntuali. Quelli che si incazzano se non scrivi ciò che a loro piacerebbe. Quelli che difendono la loro autonomia e rispettano la tua. Quelli che ti danno anticipazioni e scoop, ogni volta che possono, a condizione di non ledere gli interessi della loro azienda. Quelli che ti danno qualsiasi informazione, anche a scapito dei loro capi, e così si illudono di aver conquistato la tua eterna riconoscenza. Si potrebbe continuare, ma –come ho detto- per oggi mi fermo qui.
ASCOLTI TV/ OLTRE IL 30% PER IL TRIBUTO A LUCIO DALLA SU RAIUNO. ZELIG CIRCUSSTABILE AL 13,56%. DEL DEBBIO BATTE FORMIGLI. BUON L’ESORDIO DI GERARDO GRECO ADAGORÀ
Ascolti da grande evento per il concerto live 4 marzo, per ricordare Lucio Dalla, 6.870.000 telespettatori e il 30,18% di media, nella prima parte ha ottenuto 7.811.000 con il 30,15% e nella seconda 3.330.000 con il 30,42%. Zelig Circus è ancora fermo al 13,56%. Paolo Del Debbio con Quinta colonna batte (7,75%) Corrado Formigli e il suo Piazzapulita con il 6,59%. Bene Striscia la notizia con il 22,86% eOtto e mezzo all’8,15%. Nel day time da segnalare il buon esordio alla conduzione di Gerardo Greco adAgorà con l’11,42% e il risultato di Coffee Break al 7,04%. Il telegiornale più visto è il Tg1 con il 23,26%, segue il Tg5 al 22,53% e il TgLa7, senza Enrico Mentana a casa a causa di un febbrone, al 7,87%.
05/03/13
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