Dalla signora Anna K. Valerio, physician scrittrice e saggista, rx ho ricevuto e propongo all’attenzione di tutti i miei lettori, in particolare coloro che hanno aderito a “Socrate”, o mostrano attenzione per il movimento di opinione a sostegno del merito, contro la rassegnazione e tutti i pregiudizi: “Gentile dottor Lanza, ho letto con molto interesse il suo manifesto. Già avevo orecchiato qualcosa sull’iniziativa, ma non avevo proprio trovato il modo di approfondire. Persuadere gli italiani della necessità della meritocrazia mi sembra un’impellenza. Scriveva Nicolás Gómez Dávila, pensatore che ‘meriterebbe’ di diventare veramente, oggi, un punto di riferimento che ci facesse dimenticare l’assurdo chiacchiericcio neoilluministico: “La politica dovrebbe essere la scienza che definisce le condizioni sociali più propizie alla percezione del valore e alla realizzazione di esso.” (Di questo hidalgo delle idee ho curato, nel 2007, un florilegio di aforismi, “Pensieri antimoderni”, che sarei felice di farle avere. Credo possa indicare la via da percorrere e ispirare una buona condotta come pochi altri scritti.) Qual’è il modo per creare, dunque, le “condizioni sociali più propizie alla percezione del valore”, posto che, oggi, la sensibilità spontanea, stordita da decenni di marketing selvaggio, è ai minimi storici? Prima cosa: la scuola. La riforma di Renzi mi fa perfino sorridere per la sua nullità. La scuola va riformata dalle fondamenta, non solo nelle sue microburocrazie. Vanno cambiati i programmi. Dal primo all’ultimo anno. Una rivoluzione di umori, di temi, di modi, di scenari. Il fatto che nessuno degli ameni inquilini del nostro Palazzo ‘d’Inferno’ ci abbia pensato neppure vagamente è eloquente a proposito del grado di aridità ideologica cui siamo giunti. La scuola è l’istituto che cattura e imprigiona i nostri figli minimo dai sei anni e fino circa ai ventisei (un Ventennio, ohibò…), per uno sterminato numero di ore settimanali (quaranta, a sei anni, sono quasi tutta la giornata) e ce li restituisce contraffatti, rimbecilliti, apatici, pronti solo per intraprendere quel cursus honorum che non li porterà da nessuna parte, visto che lavoro non ce n’è. La scuola, invece, dovrebbe lasciarli integri, dovrebbe moltiplicarne, anzi, la vitalità, la curiosità, la salute, fisica e morale (e a sei anni niente fa ammalare di più un bambino delle prediche ipocrite, delle isterie pseudoumanitarie). Cose magnifiche sulla prima pedagogia le ha proposte Steiner: se si avesse cura di togliere la crusca esotericheggiante dal metodo steineriano, avremmo una scuola elementare quasi perfetta. E poi, salendo verso le medie: occorre trovare il modo per favorire a ogni costo nei ragazzi l’autoconoscenza, la consapevolezza, la libertà di scegliere il proprio ambito da coltivare (dove la vocazione sia di tipo letterario-umanistico, che senso ha bombardare le meningi del malcapitato con gli ipertecnicismi dell’attuale programma di matematica? Così lo si renderà solo mediocre in tutto: in matematica per destino e in italiano per forza. Possibile? Ed è possibile, ancora, che un dodicenne, oggi, non debba riconoscere in quello che studia alcun nesso con le necessità che la vita pone, con le questioni che continuamente solleva, con le atmosfere che si respirano anche solo sbirciando le locandine dei quotidiani fuori dall’edicola? Dalle attuali scuole medie escono degli sciocchini smarriti che spesso scelgono il liceo per comodità geografica, o, più spesso ancora, che lasciano che lo scelgano per loro gli zelanti genitori. Liceo… Ah, qui, forse, si spalanca il baratro peggiore. Qui, scegliere – ed escludere! – diventa una necessità imprescindibile. Io sono stata fortunata e un po’ per la lungimiranza di certi professori che ho trovato, un po’ per fortuna, il liceo classico l’ho usato per irrobustire la passione letterario-speculativa. Ma il liceo demenziale che ha fatto mia sorella, il “Tito Livio”, il fiore all’occhiello della borghesia Padovana! Non ne parliamo. Credo abbia passato più tempo a ingurgitare nozioni dai quattro angoli dello scibile che a coltivare uno dei suoi molti talenti. Una tortura lunga cinque anni. Il momento in cui le energie di un ragazzo sono al loro massimo dovrebbe essere messo a frutto quanto più possibile, non sacrificato a un enciclopedismo ottuso, opaco, mortificante. Piccola postilla: pur in un liceo decentissimo come il mio, una pagina di Sciascia a scuola non l’ho mica letta. E come si può raggiungere gli splendori dello stile senza Sciascia, il narratore più miracoloso del Novecento? Mai ci arriveremo, noi operatori della parola di oggi, con Tasso, Ariosto (che vanno proposti solo dopo che si sia acquisita una competenza perfetta dell’italiano d’uso, pena il rischio di fabbricare quei mostri arcaizzanti che girano a volte) o Jacopone da Todi (l’“esmesuranza” è per pochi). Di solito sento i benpensanti, i soliti qualunquisti opinanti, riempirsi la bocca di preoccupazioni sulla competenza dei professori, ma per mia esperienza i danni che fa l’ignoranza o la poca voglia di lavorare di un insegnante sono minimi rispetto a quelli che vengono da anni e anni in cui si sono studiate cose inutili e non gradite. Tornando nei paraggi di Socrate: dovremmo ricordarci sempre che il motto delfico “Conosci te stesso” non ha mai avuto quel sapore conciliante e un po’ lisergico che ha assunto oggi. Voleva dire “riconosci il tuo destino, il tuo posto al mondo (e non vergognarti se è di semplice agricoltore, visto che nel vero ordine sociale “ogni perfezione è perfetta”, per ricitare Gómez Dávila). Allora sì che si porrebbe un freno al malcostume dei test di accesso all’università fatti a giro di orizzonte (provo Economia, ma anche Medicina, ma anche Lingue e se va male Psicologia), delle code chilometriche per un posto di tirocinante in uno studio legale o negli altri rami convenzionalmente ritenuti prestigiosi. Con tutto quello che c’è da fare nell’ambito per esempio del biologico, della salute ‘radicale’! Venendo proprio alla salute: questa è per me l’altra urgenza. Bisogna smetterla di sprecare fiumi letei di inchiostro a parlare di eutanasia (altro argomento di rara inutilità, visto che la selva dei suicidi si era riempita già tra il Duecento e il Trecento), e ricominciare a parlare di eugenetica. Con la massima serenità e ingenuità, come facevano gli Indù già tremila anni fa, attraverso le indicazioni che davano alle donne incinte. Eugenetica non significa certo produrre in serie Cicciobelli biondi con gli occhi azzurri (che noia!), ma usare la scienza almeno per far sperare ai padri e alle madri di generare e partorire figli sani, che nel loro transito in questa valle di tangenti e ruberie pubbliche non debbano essere impediti pure da inghippi fisici. Con buonsenso, con ‘grazia’, ma dobbiamo farlo. Sono certa che tutte le madri che abbiano percorso i corridoi di un reparto di Pediatria siano d’accordo con me, a meno che il folle gusto del martirio di paleocristiana memoria non le accechi del tutto. Anche perché una Chiesa che si ostini a volerci cuocere a fuoco lento nella malattia per piegarci al miraggio del suo Paradiso (fiscale, vista la facoltà che hanno di vivere al di sopra dell’IMU?…) è una truffa politicamente inaccettabile. Poi ci sarebbe da fare un discorso su come si sta affrontando la storia recente (quella degli ultimi settant’anni), sulla prepotenza con cui si vuole costringere i morti a dire falsa testimonianza. Su quanto si sia lontani, in questo manicheismo buoni-cattivi, dalla sapienza tragica di Eschilo, di Sofocle, di Euripide. Ma magari rimandiamo a un’altra volta. Venendo all’asse orizzontale della questione che propone, cioè alle braccia e alle gambe su cui poggiano le idee, pensatori o artisti o tecnici in ordine, che sarebbero senz’altro felici di reagire contro il disastro attuale, ce n’è. Eccome. Credo che potrei scovarne più di qualcuno. Intanto mi sappia dire se in quello che le ho scritto c’è qualcosa su cui pensa si possa lavorare. A presto. Anna K. Valerio” Rispondo: 1. Leggerò, e propongo a chi segue questo diario, di leggere, come suggerisce Anna K. Valerio, Nicolas Gomez Davila. 2. Aspetto con entusiasmo che Anna “scovi” e mi segnali la disponibilità di “pensatori, artisti, tecnici.” 3. L’idea organizzativa del mio progetto è di affidare – a coloro che aderiscano con la volontà e la possibilità di impegnarsi attivamente – il compito di promuovere “Socrate” nelle loro città (nel caso della signora Valerio: Padova, Salerno e Avellino) e nei settori di loro competenza (in questo caso, letteratura ed editoria collegata a letteratura e filosofia). Esorto tutti a segnalarmi le loro disponibilità. Ribadisco che, alla mia età – 72, verso i 73 – posso avere un ruolo propulsivo, ma solo limitativamente operativo.
SOCRATE 2. / FACILITAZIONI DELLA LIBRERIA AR PER CHI ADERISCE AL NOSTRO MOVIMENTO
Con le mie modeste forze, mi sto muovendo per ottenere qualche facilitazione/gratificazione per chi aderisca a “Socrate”, per la vita d’ogni giorno. Ecco la prima, modesta ma a mio parere significativa culturalmente: la libreria info@libreriaar.com info@libreriaar.com (questo è l’indirizzo a cui potrete rivolgervi, se siete interessati, chiedendo informazioni) vende libri vecchi e antichi, di cui potrete avere, a richiesta, gli elenchi. Per le pubblicazioni della loro casa editrice, concederà uno sconto del 15% a chi segnalerà di aver aderito a “Socrate”. L’occasione è utile per invitare i lettori che ne abbiano la possibilità a offrire facilitazioni agli appartenenti al movimento.
SOCRATE 3./ LA LETTERA AL SINDACO MARINO PER LA PULIZIA DI ROMA
Ho indirizzato, in termini sinceramente educati e pacati, l’appello di “Socrate” al sindaco di Roma, Ignazio Marino, affinché prenda provvedimenti concreti per far cessare lo scempio delle sporcizie che devastano la Capitale, e provvedere a una ormai improcrastinabile pulizia di strade, piazze, parchi, giardini, monumenti… Se inviate a Marino la stessa richiesta, a nome di “Socrate” se avete aderito o simpatizzate per il nostro movimento, ho maggior fiducia che il Sindaco risponda, con un impegno preciso. In ogni caso, continueremo a sollecitare la sua attenzione.
“YOUTH” IGNORATO AL FESTIVAL DI CANNES. PERO’…
… se volete apprezzare che cosa sia la regia di un film, dovete vedere “Youth”, … se volete apprezzare che cosa sia la fotografia di un film, dovete vedere “Youth”, … se volete apprezzare la prestazione di tre vecchi e splendidi attori (Michael Caine, Harvey Keitel e Jane Fonda), dovete vedere “Youth” e cosi anche per il montaggio – straordinario – e la musica, la sceneggiatura e le scenografie. Mi dispiace che Paolo Sorrentino non abbia avuto alcun riconoscimento al Festival di Cannes, ma non posso andare oltre perché non ho visto i film premiati. “Youth” è un film di straordinaria, perfetta confezione. Mi impipo di coloro, anche amici autorevoli e persone che stimo, che gli rimproverano banalità e scopiazzature. Non è così, anche se non mi sono sfuggite le evocazioni di Fellini (e perché non avrebbe dovuto?). Ma la bravura è bravura, in un’epoca in cui, non solo nel cinema, le sciatterie hanno una desolante prevalenza. Il film di Sorrentino è tecnicamente perfetto, insolitamente perfetto. Ammetto che può darsi che il mio entusiasmo derivi anche dal fatto che considero “La grande bellezza” un pasticcio senza né capo né coda, un minestrone pesante e indigesto. E quel minestrone, inaspettatamente, è diventato cibo raffinato, lieve e sobrio, per il cuore e la mente, per la sensibilità per chi si interroghi sulla complessità del nostro rapporto umano con la vita e con la morte.
E SO’ SODDISFAZIONI! IL GENOA CHIUDE PRIMA DELLA SAMPDORIA
Lo dicono a Roma: so’ soddisfazioni! Comunque vadano le cose nell’ultima giornata, il “mio” – il “nostro” – Genoa, amici del grande Grifo, chiuderà il campionato prima della Sampdoria, in classifica. Gasperini, l’allenatore, ce lo aveva promesso, dopo il primo derby, e ha mantenuto la parola. Il merito è suo, dei giocatori, dello staff tecnico, degli allenamenti e del lavoro quotidiano – risulta che un bravo calciatore milanista abbia confidato che al Genoa, in allenamento, ogni giorno si fa quello che al Milan si fa in cinque giorni. Il merito è anche di Preziosi e dei dirigenti, ma con una gravissima colpa: per inadempienze economiche non andremo probabilmente nella Europa League che ci spetta. E questo è un errore imperdonabile, che offende noi tifosi, tutti i formidabili tifosi del Genoa, che sono poi quelli che consentono la forza e la sopravvivenza, il mito del Grifo. E che la Sampdoria ci scippi il nostro legittimo (calcisticamente, sportivamente) posto, è un pensiero molto molesto. Ma la soddisfazione resta.
cesare@lamescolanza.com Si pregano tutti i lettori, in particolare quelli desiderosi di aderire al movimento di opinione “Socrate”a sostegno del merito e contro la rassegnazione i pregiudizi, di scrivere a questo indirizzo: Lanza risponderà privatamente o pubblicamente, qui. Con le adesioni aggiungete nome e cognome, città di abitazione, se possibile età e lavoro, ogni riferimento utile per le comunicazioni. La privacy sarà rispettata per tutti.
25.05.15