OGGI VI DICO CHE… IL DOLORE, SECONDO DOSTOEVSKIJ

“Un dolore autentico, ndiscutibile,  è capace di rendere talvolta serio e forte,  sia pure per poco tempo, anche un uomo fenomenalmente leggero; non solo, ma per un dolore vero, sincero, anche gli imbecilli son diventati qualche volta intelligenti, pure, ben inteso, per qualche tempo. (Fëdor Dostoevskij, “I demoni”, 1871).

ATTUALIZZANDO… LETTERA (INGENUA ) DI UN UOMO PER BENE

naufragio

Non condivido ciò che pensa il mio scrittore-idolo Dostoevskij: gli uomini leggeri non sono toccati dal dolore, non escono dalla loro superficialità in conseguenza del dolore, al massimo sono indotti a parole di circostanza, che spariscono in poche ore. Al contrario, gli uomini buoni, quelli che coltivano sentimenti generosi e onesti, dal dolore sono indotti a nutrire speranze, si illudono di poter cambiare il mondo. Ed è giusto che questo succeda, anche se poi il mondo continuerà ad essere inquinato da violenze, cinismo, asprezze, crudeltà inenarrabili, indifferenza e rassegnazione. Perciò pubblico, tra le tante, una stupefacente lettera di un visitatore di questa rubrica, Franco Bellino [franco.bellino@francobellino.it]. ”Caro Cesare, da mesi vorrei scriverti questa idea, ma non l’ho mai fatto per timore di essere ridicolo. Però oggi sento che il mio timore di apparire ridicolo è, lui sì, ridicolo. Ecco l’idea : ci sono centinaia di migliaia di persone che si imbarcano dalla Libia e dal Nord-Africa per venire in Italia. Pagano cifre impensabili e rischiano di morire. Solo ieri 700, forse 900. Il blocco navale, dice Renzi non servirebbe a nulla e il progetto di impedire gli imbarchi ad oggi non ha prodotto nulla. Chiedo: non potrebbero le navi da crociera di tutte le Compagnie, fare almeno un viaggio a vuoto, andare (protette se necessario) ad imbarcare migliaia di disperati ? Non so dove potrebbero sbarcarli. Ma dovunque fosse, in tutta Europa come mi sembrerebbe giusto o in Italia come sarebbe probabile,almeno li sbarcherebbero sani e salvi. Il problema immigrazione rimane, ma si salvano migliaia di vite umane. E si toglie un indegno guadagno agli scafisti. Salvare migliaia di vite umane è un’idea così insensata ?” Rispondo: caro Bellino, ma davvero non ti viene in mente che il desiderio di salvare tante vite umane possa miracolosamente prevalere sul business legato ai barconi della disperazione, agli scafisti (belve umane), e all’inerzia, l’incapacità, i meschini interessi della nostra classe politica? Lasciamo perdere poi il progetto/sogno delle navi da crociera… Pubblico la tua lettera perché non è ridicola, è meravigliosamente ingenua.

E VERSO SALVINI, UN ASTIO INGIUSTO ED ESAGERATO

matteo salvini

Il nuovo segretario della Lega, Matteo Salvini, non potrebbe certo ottenere consenso, se insistesse a proclamare i vecchi slogan, di connotato razzista, verso – ad esempio – le moltitudini di disperati che tentano di raggiungere le coste italiane e spesso, com’è successo ieri, ci lasciano la vita. Ma Salvini ha impresso, in varie direzioni, una svolta intelligente all’identità del suo movimento politico: è molto lontano dalle invettive di Umberto Bossi e di tanti altri ex condottieri leghisti. E questo spiega, anche per la franchezza ruvida ma onesta con cui si esprime, il suo successo in televisione. Lo invitano perché gli ascolti salgono, ma lo contestano, lo rintuzzano, lo prendono in giro, gli preparano agguati o al minimo, confronti/scontri, che dovrebbero risultare imbarazzanti. E invece Salvini, combattivo e tenace, replica e, di solito, esce vincente dai duelli dialettici. Non di temi che sono diventato leghista! Dico, come sempre, ciò che penso. E dico che quel che sostiene Salvini, in materia di immigrazione, è assai più persuasivo del parolaio retorico che esce di bocca dal mondo politico e, peggio, dal governo e da altre istituzioni, non escluse quelle ecclesiastiche, quando si verifica una tragedia come quella di ieri nel Canale di Sicilia (superiore, per il numero di vittime, forse novecento, alle infinità di tante altre precedenti). Ascoltiamo ogni volta le stesse identiche parole, spesso insincere, di cordoglio, le stesse identiche promesse, le stesse dichiarazioni a impegnarsi “perché queste tragedie non si ripetano mai più. E invece non succede niente. Siamo colpevoli anche noi perché non riusciamo a reagire e a indignarci con l’energia che ci vorrebbe per dire basta, almeno, a questo vomitevole, disgustoso, fiume di ipocrisia, frasi fatte ed enfasi bugiarda. Mi ha scritto con lucidità il mio amico psichiatra Domenico Mazzullo: “Quanto è facile pronunciare parole e quanto è difficile invece produrre fatti quando questi comportano l’assunzione di responsabilità.” Non penso che si possa aggiungere altro. Il problema è di ardua soluzione, al minimo dovremmo imporre all’Europa di condividere i nostri sforzi – se fossimo un Paese serio, credibile – ma almeno risparmiateci la vergogna della retorica.

CORRADO PASSERA INVOCA: ALT ALL’ITALICUM, SAREBBE UN DISASTRO

Corrado Passera

Sul nostro sito www.lamescolanza.com potete leggere, se come spero siete interessati, la lettera/appello, integrale, di Corrado Passera, presidente di Italia Unica: spiega, razionalmente, i motivi per cui l’Italicum, il progetto di una nuova legge elettorale, debba essere bocciato e rifatto. Per quel poco che possa contare, la penso allo stesso modo, se fossi in Parlamento voterei contro senza esitazione. E mi scandalizzerei se – come qualcuno tempo, ma ho grande fiducia nel Quirinale – il Presidente apponesse la sua firma a un eventuale decreto legge (minacciato in modo strisciante).

IL TREMARELLA / TUTTI (O QUASI) AL FILM DI WALTER VELTRONI

Walter Veltroni

(Dietro lo pseudonimo di Tremarella si nasconde il nome di un importante giornalista romano, convinto con buone ragioni di essere molto ben aggiornato sulle vicende della Capitale: non le pubblica tuttavia per prudenza e, sempre per prudenza, non si firma. In questa puntata, si occupa di un evento mondano/politico: la presentazione, con inviti esclusivi all’Auditorium, del nuovo film di Walter Veltroni).

“Come cambia il mondo, come cambia Roma. Un anno dopo la presentazione di Quando c’era Berlinguer, nuovo appuntamento all’Auditorium per il secondo film di Walter Veltroni I bambini sanno.  Uolter, nonostante la delusione per l’esito della corsa al Quirinale, ha messo insieme di nuovo un parterre impressionante. Con alcune interessanti novità. “Tra vecchia politica (Gianni Letta, D’Alema, Casini) e la nuova (Boschi, Lotti, Madia) si conferma la più totale incomunicabilità. Messi da Veltroni nella stesso spazio in platea, i due gruppi sono rimasti divisi e distanti. La più ammirata la Boschi, la più gelosa la Melandri, di cui alcuni hanno colto gelide osservazioni sulle più giovani ormai ex colleghe. L’applausometro si è impennato comunque solo all’ingresso prima di Napolitano e poi di Mattarella, che alla fine hanno salutato i bambini protagonisti del film uno per uno. “Novità anche nella produzione del film. Oltre a Sky stavolta il peso maggiore dell’impegno di Veltroni è caduto sulla renzianissima Wildside casa di produzione, tra gli altri,  di Lorenzo Mieli e Mario Gianani, quest’ultimo marito della ministro Madia. La Wildside ha messo in ombr la Palomar di Carlo Degli Esposti legata alla sinistra Pd e a Vendola, che aveva prodotto Quando c’era Berlinguer e che stavolta ha avuto un ruolo di semplice collaborazione.  “Il più sorridente tra i produttori era però Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Raicinema. Aveva infatti in tasca la nomina a direttore generale di Paola Malanga da lui fortemente sostenuta e soprattutto il trasferimento alla direzione di Raimovie di Cecilia Valmarana, figlia di Paolo Valmarana e nuora di Fabiano Fabiani. Della serie: come cambia il mondo, come cambia la Rai.  “Due bellissime del cinema italiano sono arrivate senza compagno: Claudia Gerini e Valeria Solarino. C’è chi ha tentato qualche timida avance, ma la Gerini, madre di due bambine e troppo commossa dal film, non ha concesso spazio alcuno. Quanto alla Solarino, era accompagnata da un’amica che le è rimasta incollata come non ha mai fatto il suo compagno Giovanni Veronesi. Forfait poco gradito dei due giocatori della Roma, Francesco Totti e Daniele De Rossi.Totti ha telefonato a Veltroni poche ore prima della serata dicendogli che non se la sentiva di attraversare Roma con i tifosi giallorossi avvelenati dopo il sorpasso  della Lazio. De Rossi non ha neanche chiamato e Veltroni, giustamente, non ha gradito la scortesia.”

ANDREA CORNELLI STERZA E RILANCIA DOPO L’ASSOREL

andrea-cornelli

 

Leggete www.lamescolanza.com, c’è una importante novità nel mondo delle relazioni esterne e pubbliche. Andrea Cornelli, ex presidente di Assorell (si è dimesso un paio di settimane fa), è un manager purosangue, coraggioso e paziente: detesta le poltrone, se non servono a produrre, lavorare, prendere iniziative, condividere, disegnare traguardi importanti e tentare di raggiungerli – in gruppo – senza scorciatoie e senza difese pregiudiziali ed egoistiche delle proprie posizioni di potere. Perciò ha lasciato l’Assorel e ha fondato un nuovo movimento. Che andrà lontano, avrà successo e sarà moderno e innovativo. E questo non è soltanto un augurio. E’ una previsione.

GIORGIO ARMANI: “NON VESTITEVI DA OMOSESSUALI”. E COSA VUOL DIRE?

Giorgio Armani

Lo stilista in un’intervista al Sunday Times attacca a testa bassa i gay sul fronte dello style e dà qualche consiglio su come vestirsi. Dopo Dolce e Gabbana tocca a Giorgio Armani sollevare polemiche sugli omosessuali. “Un uomo omosessuale è uomo al 100%. Non ha bisogno di vestirsi da omosessuale”, ha affermato Armani. Le parole di Armani di certo faranno discutere. Basti pensare che quando Dolce e Gabbana alzarono un dito contro le adozioni delle coppie gay furono attaccati dalle associazioni per i diritti omosessuali e anche dal mondo dei vip con il duro attacco di Elton John. Adesso ad Armani toccherà lo stesso fuoco di polemiche? Permettetemi di esprimere un certo sconcerto. Non capisco lo spessore e neanche il significato di questa esternazione del celebre stilista. Per me un omosessuale è un uomo come tutti gli altri: come asserisce Armani e però Armani dice che gli omosessuali nomn devono vestirsi da omosessuali. Non sarebbe meglio accettare che gli omosessuali si vestano come desiderano, esattamente come gli esponenti di un certo machismo o come quelli, come me, che sono del tutto indifferenti ai capricci e agli indirizzi della moda? Perché fare queste distinzioni/elucubrazioni? Mi sembra una caduta di stile, peccato non mortale ma neanche veniale, per uno stilista celebrato non mondo

cesare@lamescolanza.com

20.04.15