OGGI VI DICO CHE… LA VERA IDENTITA’ DI MARIO DRAGHI

“Su Mario Draghi esistono giudizi complessivamente positivi,  che però differiscono sui tratti caratteriali che lo distinguono. Alcuni lo vedono come un homo oeconomicus, altri come economista, certo, ma anche politico, anzi soprattutto politico perché mette l’economia al servizio del bene comune. Credo che questo secondo giudizio sia quello giusto.” (Eugenio Scalfari, La Repubblica, 1 marzo 2015)

ATTUALIZZANDO… SUPER MARIO HA UNA MARCIA IN PIU’

Mario Draghi

E forse anche più di una! Concordo con Scalfari. E non a caso, nel mio piccolo, ho sostenuto una battaglia del tutto ideale, anzi utopistica, per sostenere l’indispensabilità di un personaggio come Draghi al Quirinale, in grado di vegliare con la sua competenza sul destino del nostro Paese. (Per fortuna, la scelta è poi caduta su Mattarella, uomo di primo ordine e garante di equità e onestà, per ciò che si sa del suo passato, e già si è capito nei primi giorni dopo la nomina). Oggi è un giorno importante. Se ne parla da tempo, ma oggi scatta l’intervento monetario della Bce, voluto da Draghi, per l’ammontare di 600 milioni al mese, per almeno un anno e mezzo, anzi, secondo il fondatore della Repubblica, “se non di più”. Il problema è se le banche, e ne dubito fortemente, metteranno questa pioggerella preziosa di denaro fresco a disposizione dello sviluppo e degli imprenditori piccoli e medi: storicamente, non sono abituate a farlo. Ma Draghi ha fatto tutto ciò che poteva, ora oltre alle banche sta a Renzi utilizzare questo beneficio finanziario, per fare in modo che il beneficio sia a favore dello sviluppo sociale, ovvero dell’occupazione. Si chiede Scalfari – mai come ieri ho trovato interessante la sua articolessa domenicale – se il premier riuscirà nell’auspicato intento, senza un accordo con i sindacati. Scalfarone dice che senza l’apporto sindacale, che include il consenso di almeno 12 milioni di cittadini elettori, Renzi non ce la farà. Personalmente, senza l’esperienza né la competenza dell’esimio giornalista, penso che l’adesione dei sindacati sia certamente preziosa, ma dubito che 12 milioni di italiani pendano dalle loro labbra. E comunque questo inevitabile passaggio del Rubicone è uno dei motivi, tra i tanti, per cui avrei visto non bene ma benissimo l’approdo di Draghi al Quirinale, a sostegno dell’azione del governo, che vede in Renzi un leader a volte temerario più che deciso e coraggioso, e desideroso di affrettare drasticamente i tempi (di per sé, un’ottima intenzione), a costo però di porre in continuo travaglio la pace sociale. “Il vantaggio per il governo italiano ammonterà a 2/3 miliardi di minori uscite per gli oneri che il nostro Tesoro sopporta per pagare gli interessi sul debito pubblico. Più o meno altrettanto ci verranno dal minor prezzo del petrolio”, scrive Scalfari. Più che mai, insomma, siamo nelle mani del nostro giovane e ardimentoso capo del governo.

IN SINTESI/ MA QUANTO CONTA ANCORA BERLUSCONI?

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Sapete bene, amici miei, che adoro la sintesi perché la sintesi, oltre a proporre chiarezza, sia pur drasticamente va al fondo delle questioni. A questa domanda risponderei così: tra i tanti leader politici, a partire da Renzi per finire a tutti quelli che qualcosa contano (al paese mio, si dice: “ogni pulece tiene ‘a tosse!”): Berlusconi è l’unico che potrebbe mettere sul piatto duecento milioni di euro per una vigorosa campagna elettorale. Il problema, sempre in sintesi, è: ha voglia, energia, determinazione per farlo? Un motivo c’è, leggete qui sotto.

PER SILVIO, LA SVOLTA ARRIVA L’8 MARZO

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In un paese come il nostro, dove generalmente tutti preferiscono passare alla cassa piuttosto che alla storia, Berlusconi in cuor suo, ne sono sicuro, preferirebbe il contrario. L’8 marzo scade la sua pena, diciamo così, detentiva: mettersi a disposizione una volta alla settimana per un servizio sociale, previsto dalla legge, non deve essere stata una grande sofferenza, ma comunque sempre di una pena si è trattato e domenica scadrà. A proposito di sofferenza e di pena, quante volte ho scritto qui l’ingiusta disparità tra ciò che il destino deciso in tribunale ha riservato a Berlusconi, rispetto a quello inflitto a Marcello Dell’Utri, uno dei più stretti e fidati collaboratori di Silvio? Ho scritto, e insisto: o Berlusconi viene trattato come Dell’Utri, o Dell’Utri deve essere trattato come Berlusconi. Non in termini processuali, per carità! Ma per un evidente senso di equità, rispetto a due storie analoghe e intrecciate tra di loro, in un unico senso. Tertium, ho scritto, non datur. Ma occupiamoci del Cavaliere. A parte l’impossibilità di candidarsi direttamente a un ruolo istituzionale, l’8 marzo Berlusconi sarà un cittadino libero a tutti gli effetti. Politicamente, anche in una condizione morbidamente detentiva, ha dimostrato di contare, eccome. Dopo l’8 marzo, conterà anche di più. Per una sintesi, che ogni addetto ai lavori conosce bene: Renzi senza il sostegno di Berlusconi rischia ogni giorno di scivolare, Berlusconi senza il placet di Renzi non esisterebbe, politicamente. Resta da vedere se Berlusconi si accontenterà degli immensi benefici tratti dal patto del Nazareno (infranto, forse e sottolineo forse, solo di fronte allo scoglio dell’elezione del Presidente della Repubblica), oppure, nonostante l’età e le convenienze immediate, alla prossima tornata elettorale preferirà rimettersi in campo. E perché, eccoci al punto, dovrebbe rimettersi in campo con tutti i rischi che ne conseguono, dalle insidie giudiziarie a quelle mediatiche, dai trappoloni orditi dai suoi concorrenti e anche all’interno del suo movimento? Chi lo frequenta spesso, diciamo anche quotidianamente o quasi, dice che Berlusconi è addolorato, roso da un pensiero fisso: “Con tutto quello che ho fatto”, più meno dice ai suoi intimi “devo finire la mia vita, considerato nei libri di storia come quello legato a Ruby e alle ragazze?” Non ci sto, dice. Mi sembra di vederlo e di sentirlo: non ci sta! Per come l’ho conosciuto, e poi l’ho studiato, l’istinto lo spinge, anche se con sofferenza a non passare alla cassa, almeno immediatamente, come tutti farebbero, ma probabilmente azzarderà una nuova scommessa, rischiando tutto o quasi, per passare alla storia.

CONSIGLI NON RICHIESTI/ AL GIOVANE CERASA DIREI…

Claudio Cerasa

… di essere più stringato, nei suoi articoli, firmati con una ciliegia, così come Giuliano Ferrara firma con un elefantino. Oggi, per esempio. Ferrara contiene nella prima pagina la sua opinione, acuta e intelligente come sempre, sulle ombre lunghe che oscurano Vladimir Putin. Il suo giovane successore si occupa di Ilva, Rai, Jobs Act, lo statalismo creativo, e si chiede se esista o no una politica industriale di Renzi. Anche Cerasa è acuto e intelligente, ma troppo lungo, perdiana! Troviamo molte opinioni intelligenti, anche qualche simil notizia, un regalo per tutti noi che stiamo alla finestra… Ma un autorevole direttore deve essere più breve. E che diavolo! Anche un temibile opinionista come Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, oggi miracolosamente è riuscito a contenersi in prima pagina (anch’egli, ma sì leggetelo, esterna su Putin e i suoi amici). E’ una forma di rispetto per i lettori affezionati, che si bevono gli articoli dalla prima all’ultima riga, e non vengono obbligati a sfogliare il giornale, trascinati dalle prolissità. Grazie Claudio, fallo per noi, giornalisti all’antica.

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO/ IL CATALOGO DEGLI SCOMPARSI E DEI DESTRUTTI

PIETRANGELO BUTTAFUOCO

A proposito, ciliegino caro: hai messo Pietrangelo Buttafuoco in libera uscita? Con stupore e delizia, abbiamo trovato il genialoide giornalista scrittore siciliano su “Il Fatto Quotidiano” di venerdì 27 febbraio. Con un gioiello inatteso: l’elenco alfabetico di tutti i destro centristi, ormai ai margini del potere: giudicati con perfidie estrose e inesorabili. Ai miei lettori più obbedienti mando un ordine: leggetelo, lo ritrovate frugando in internet o in quella chicca del giornalismo che è “Il Foglio” del lunedì inventato da un artigiano post rinascimentale come Giorgio Dell’Arti. Agli altri dirò: fate come volete, ma se non leggete oggi Buttafuoco, vi perdete un quarto d’ora di sano divertimento.

IL CAFFE’/ CONFESSO UNA DIMENTICANZA… HAUSBRANDT

Hausbrandt caffè

Ricevo una simpatica lettera da un affezionato collega e lettore, Marco Fornasir: “Tra le aziende di caffè non vedo citata la Hausbrandt Trieste 1892 spa. Hausbrandt è stata la prima torrefazione italiana, una ditta in cui ha lavorato anche Illy per imparare il mestiere prima di mettersi in proprio. Alla fine degli anni ‘80 Hausbrandt versava in cattive acque e l’industriale veneto Martino Zanetti (fratello di Massimo della Segafredo e di Mario della Mokarabia) la acquistò dalla famiglia Hausbrandt e la risanò. La rinominò inserendo nella ragione sociale il luogo e la data di fondazione, avendo capito che era un valore aggiunto. Pensa che Hausbrandt ancora oggi in molti Paesi che un tempo erano sotto l’amministrazione austro-ungarica viene identificato come sinonimo di caffè (un po’ quello che succede con l’aspirina). A Zagabria o a Sarajevo ancor oggi qualche nonnetto chiede al bar un Hausbrandt. Hausbrandt Trieste 1892 spa è una grande azienda italiana ed è un peccato che non sia stata citata nell’elenco pubblicato oggi.” Ringrazio Fornasir, mi scuso: stiamo elaborando un’analisi, mi auguro accurata delle aziende operanti in Italia, incentrate sul caffè. Sarò grato a tutti coloro, a cominciare dalle società specializzate nella torrefazione (che ovviamente interpelleremo) per ogni notizia o curiosità su questo importante, produttivo settore.

 

cesare@lamescolanza.com

02.03.15