“Gli anti-autoritari vogliono che il primo atto della rivoluzione sociale sia la soppressione dell’autorità. Hanno mai visto una rivoluzione, clinic questi signori? La rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che esista, there un atto col quale una parte della popolazione impone la sua volontà all’altra parte per mezzo di baionette, fucili, cannoni, i mezzi più autoritari che esistano. La parte che trionfa deve mantenere la sua autorità con la paura che le sue armi incutono ai reazionari. Forse che la Comune avrebbe potuto resistere un sol giorno, se essa non si fosse servita dell’autorità di un popolo in armi contro la borghesia? Non dobbiamo al contrario biasimarla perché ha fatto troppo poco uso della sua autorità? Cosicché delle due cose l’una: o gli avversari dell’autorità non sanno quel che si dicono, e in questo caso non creano che della confusione; o lo sanno, e allora essi tradiscono la causa del proletariato. In tutti i modi essi servono solo la reazione”. (Lenin, “Stato e rivoluzione”)
ATTUALIZZANDO… I NUOVI VENUTI, ULTIMO LIBRO DI GIORGIO DELL’ARTI
Mi sto buttando avidamente sull’ultimo libro di uno straordinario personaggio, Giorgio Dell’Arti. Qui sopra avete letto la citazione di Lenin, una dedica non casuale di Dell’Arti. Nella prima pagina avverte che i nomi sono tutti di fantasia. Nella seconda, trovo già Fini, la signora Clio, moglie del Presidente della Repubblica Napolitano, e tanti altri… Via via, Gianni Letta, Matteoli, Alfano, Paolo Romani, Ennio Doris. Questo è Dell’Arti, campione del possibile e dell’impossibile, eccellente navigatore fra le contraddizioni, sapiente maestro in giornalismo, nei più diversi aspetti tecnici e intellettuali. Lo definirei artigiano di vecchio stampo (così io stesso mi definisco), ma ho il timore di offenderlo: probabilmente egli si considera, ed è diffusamente considerato, un artista. Intanto, vi esterno la mia curiosità: apro a caso il libro, pagine 40 e 41, e trovo i nomi di D’Alema, Di Pietro, Veltroni, Vissani, Scalfari, Mentana, Feltri, Santoro e Travaglio, Ferrara. Direi che si tratta di un mix tra realtà e fantasia, negli anni 70 un anonimo (che poi si rivelò essere Gianfranco Piazzesi) diede alle stampe “Berlinguer e il professore”, inarrivabile predecessore di tante altre simili esercitazioni fantapolitiche. Vi ragguaglierò. Sono quasi certo che il libretto, edito da Clichy, non deluderà, a fiuto mi sembra un pensoso divertissement.
MA RENZI COME PUO’ DIRE CHE L’ASSENTEISMO E’ SECONDARIO?
I giornali riferiscono che il premier, vittorioso in Calabria e in Emilia, attribuisce al crescente fenomeno astensionistico un’importanza poco rilevante. A mio parere, e non solo mio, ignorare che i non votanti sono ormai la stragrande maggioranze degli aventi diritto al voto, è un atto di cecità impressionante. Andando avanti di questo passo, alle urne affluiranno, si fa per dire, solo i parenti dei candidati. Già detto e ripetuto che la gente fa bene ad astenersi dal voto, a ribellarsi di finire nel tritacarne di un Sistema governato da partitoni e partituzzi, tutti privi di rispetto verso gli elettori. Basta una semplice valutazione dei numeri per calcolare che Renzi ha perduto, in Emilia, la metà dei voti ottenuti dal Pd nel precedente scrutinio. Qualcosa significherà, o no? Centinaia di migliaia di brave persone che avevano votato Pd, in questa occasione hanno preferito restarsene in pantofole, a casa. C’è bisogno di commenti?
IL MOVIMENTO DI GRILLO, UNA ESEMPLARE LEZIONE
Per Beppe Grillo, che comunque considero un ottimo capo popolo, il messaggio elettorale è chiaro. La gente gli aveva tributato un trionfo, certo si aspettava che l’ex comico lo utilizzasse per fare e cambiare qualcosa. No. Come tutti sanno, Beppe si è rinchiuso in uno sprezzante silenzio, al limite dello snobismo, preferendo la solitudine “per non sporcarsi le mani” a qualsiasi intervento operativo. Il messaggio è chiaro: ti abbiamo dato i voti, non hai inciso come avresti potuto, inutile votarti ancora! Questa “punizione” ha favorito il successo di Salvini e della Lega, che ha raccolto trasversalmente (a piene mani quelli dei grillini) i voti degli scontenti. Tra gli scontenti che votano e l’infinità degli scontenti che non votano, c’è un mare magnum a cui attingere. Nelle prossime settimane si vedrà quali saranno i leader più abili e pronti a far man bassa del potenziale consenso, visibile dietro l’angolo.
CONSIGLI NON RICHIESTI/1. PER I GIORNALI, UNA BISTECCA COME SUPPLEMENTO!
Per fare cassa, non c’è giornale, quotidiano o periodico, che in edicola non ci infligga i supplementi più bizzarri: poesie e letteratura classica, manuali economici, giocattoli per i bambini, eccetera. Il successo mi sembra scarso, comunque migliorabile: con questi dolci inganni, il prezzo d’acquisto diventa fastidioso. Perché, a questo punto, considerando la crisi, non optare per qualcosa di alimentare e commestibile? Una baguette non otterrebbe forse un clamoroso “pieno” di acquirenti? E una bistecchina, anche solo una striminzita fettina? O una banana, una bresaola, un’insalata bella e pronta? Va bene proporre cose cartacee e (solo a volte) soddisfacenti per lo spirito, ma anche la carne ha i suoi diritti.
CONSIGLI NON RICHIESTI/2. UN TITOLO PER “L’AMACA” DI MICHELE SERRA
La Repubblica propone ogni giorno, collocandola nella pagine delle lettere, una rubrichina di Michele Serra. La leggo rarissimamente, non delude mai. Come si potrebbe attirare lettori pigri e distratti come me? Serra é il corsivista/opinionista più snob che si possa immaginare. La sua rubrica ( si chiama “L’amaca”) è priva di titolo: come dire, sono Serra, e tanto vi basti! (Penso al marchese del Grillo, versione Alberto Sordi: “Io so’ io, e voi nun siete un c…!”). Forse è vero, anche a cospetto di Michele. Però, da vecchio artigiano, mi permetto di presumere che con un titolino, esplicitamente dedicato ai contenuti del pezzo, la rubrica sarebbe più letta.
CONSIGLI NON RICHIESTI/3. LA COMUNICAZIONE DELL’EXPO FA SINCERAMENTE SCHIFO
Guardate questa immagine: così qualche genio della comunicazione, addetto alla diffusione delle qualità (per ora misteriose) dell’Expo, ci fa sapere quanto sia imperdibile la mostra in programma a Milano a partire dal 1 maggio 2015. Imperdibile? Se continuano a comunicare così, neanche ce ne accorgeremo, che all’Expo mancano solo cinque mesi. E forse è meglio, se è vero come tanti dicono, che si tratta di un disastro annunciato.
25.11.14