“La società va trattata tenendo conto che è composta di persone sensibili alla corruzione, look al disprezzo, pilule all’adulazione. Usando queste tre leve non dovrebbe essere difficile dominarla.” (Ennio Flaiano, illness Taccuino del marziano, 1960)
ATTUALIZZANDO… MILANO, CHE DISASTRO IN VISTA DELL’EXPO
Sono stato a Milano dopo alcune settimane di assenza. La sensazione più immediata e malinconica è quella di una previsione sull’Expo, che partirà il 1 maggio. Un disastro annunciato. Ne parlerò a lungo nei prossimi giorni. Per ora, mi limito a dire: tutti i milanesi, diciamo così, di strada e di piazza, dai tassisti ai baristi, dai commercianti ai giovani con lavoro o senza e ai vecchi disincantati, ironizzano e imprecano: si sta perdendo una favolosa occasione di riscossa, comunque è un’operazione estranea a noi e alla città, sappiamo di essere pessimisti e peggio ancora indifferenti. La rovina del progetto è dietro l’angolo. / Ancora più demoralizzanti le battute di alti personaggi che ho incontrato, al livello editoriale ed economico – finanziario: turismo dall’estero? – dicono. Fin’ora, riceviamo battute umoristiche tipo: è previsto anche un padiglione per illustrare la corruzione in Italia, esercitata anche per l’Expo? La prima verità è che Expo non ha più alcuna ragione di esistere. Nel primo ‘900 (Parigi, Milano) era un riferimento universale per l’aggregazione, la mostra e la rassegna di prodotti, di incontri, le idee e quant’altro. Dopo più di un secolo, premesso che mostre e convegni, raduni internazionali sulla base dei più diversi motivi si sono moltiplicati, dell’Expo chi ha bisogno? Basta premere qualche tasto per inserirsi in internet e scopri, vedi e rifletti su tutto ciò che vuoi e ti venga in mente, comodamente seduti davanti a una scrivania, a casa tua. Dalla scienza al turismo, dal commercio a opportunità di incontri con chiunque, da ogni possibile acquisto a ogni possibile vendita, dal confronto di idee, strategie, progetti all’elaborazioni di qualsiasi sfida di contenuto sociale, etico politico… A Milano, a pochi mesi dall’inaugurazione, non c’è traccia di tutto questo. La città ne è estranea. Quanto alle strutture, c’è chi addirittura sostiene che non saranno pronti neanche i cessi per soddisfare le esigenze dei (presunti!) milioni di visitatori. E i trasporti? Lì si misurerà la prima, indispensabile capacità di accoglienza. Il rischio di figuracce, come tenterò di spiegare prossimamente, è più che realistico. A chi serve dunque l’Expo di Milano? Mi dicono che la mia carissima amica Letizia Moratti, quando era sindaco, avendo una visione mondiale delle ambizioni degne della città che rappresentava, fu tirata per la giacchetta da consiglieri che volevano, soprattutto, inseguire le loro proprie ambizioni. Ma poi, uscita di scena la grande Letizia, si è visto purtroppo, senza vigilanze e indirizzo morale, che la grande manifestazione è servita – come ci hanno raccontato le cronache – esclusivamente, fin’ora, a dare non sola pane ma anche formaggio alle solite corruttele, a intrallazzatori di ogni risma. E ora si dovrà correre, e si arriverà con il fiatone se ci si arriverà, per chiudere i lavori e rendere quanto meno accettabile la presentazione. Ripeto, ne riparleremo.
VIVA L’ITALIA! NEL CALCIO PIU’ STRANIERI?!? MA DAI…
Il “Corriere dello sport” stamattina fa un bel botto! Annuncia che il Consiglio federale del calcio varerà la norma che apre l’accesso di un terzo extracomunitario al nostro campionato. Il terzo giocatore si potrà aggiungere alla “rosa” purché abbia due panchine in Nazionale. Amaramente, scrivo: evviva. Anche nel calcio, il nostro Paese è il re del caos. Appena il giorno prima Conte, nominato Ct della Nazionale dopo l’umiliante eliminazione in Brasile, aveva lanciato un allarme e un atto di accusa: la qualità del calcio in Italia è in deriva, ci sono pochi talenti e pochissimi sono valorizzati, i nostri giovani atleti sembrano sempre più arroganti o rassegnati. Gran merito del Corsport, egregiamente diretto da Paolo de Paola e Stefano Barigelli, di aver dato questa notizia incredibile. La “Gazzetta dello sport” addirittura scrive il contrario, e cioè che gli extracomunitari resteranno due. L’apertura a un terzo straniero sconvolgerà il mercato e lo renderà ancora più folle; e restringerà gli spazi destinati ai giocatori italiani, spesso con evidenza più bravi degli stranieri che arrivano e, a loro volta, costretti ad emigrare sempre più all’estero, alla ricerca di un meritato successo.
LA FEDE E’ DIO, FRANCESCO E SCALFARI. ANCORA DUE PAROLE
Mi hanno scritto in tanti a proposito della mia battutaccia di ieri: non riesco ad avvicinarmi a Dio, se il suo rappresentante in terra, il pur eccellente Francesco, spreca un po’ del suo tempo a confrontarsi col Fondatore (di Repubblica), anziché col Fondatore supremo (Dio, almeno secondo i cattolici). Tra gli sms più frequenti, quelli di amici che mi prendono in giro, presumendo che in tarda età, come molti altri, chissà perché anche io senta il richiamo della fede. Non è così. Non mi sto avvicinando! Non nego, come Woody Allen, di pensare a Dio quando l’aereo balla, non escludo di farlo, per paure e scaramanzia, in punto di morte. Ma fino a quando quel vecchio volpone di Scalfari e quel sant’uomo che certamente è l’attuale Pontefice continueranno a esternarci i loro cinguettii, no, c’è qualcosa più forte di me che mi induce a isolarmi nel mio giardinetto, sulla sdraio della depressione e all’ombra dell’ateismo.
RAI.1. MICCICHE’ DOPO IL SOSTEGNO A RAI WAY
La quotazione di Rai Way in Borsa è stata un’operazione “di successo” che ha visto coinvolti importanti fondi esteri, ma è presto per parlare di ritorno di interesse sull’Italia in vista di nuove quotazioni. Lo afferma il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Micciché, a margine dell’evento “Le nuove frontiere dell’italian food”. “Non farei di tutta l’erba un fascio – ha spiegato il manager, che con Banca Imi ha avuto il ruolo di global coordinator della quotazione – il secondo semestre è stato complicato per le Ipo e parlare di ritorno di interesse sull’Italia è forte. Rai Way è un’azienda che ha suscitato interesse sui mercati internazionali, l’operazione è andata bene e va riconosciuto un importante merito a Rossotto (il presidente di Rai Way), Gubitosi (direttore generale Rai) e a tutta la Rai.” Con la tenacia che mi è propria, mi permetto di aggiungere che una parte essenziale del merito spetta all’ex presidente di Rai Way, Roberto Sergio, tra i migliori dirigenti della Rai, che alla preparazione della quotazione in Borsa lavorò silenziosamente e utilmente, prima – su richiesta – di fare disciplinatamente un passo indietro.
RAI.2. GUBITOSI INTERVISTA AL SOLE 24 ORE
“Rai ricapitalizzata con l’Ipo Rai Way. Ora riforme incisive”. L’intervista è di Alessandro Platerot e il direttore generale della Rai, diventato tale su affidamento ricevuto dal governo Monti due anni fa, afferma: “Sono molto soddisfatto, ma mi fermo qui. La privatizzazione della Rai non è un’opzione che spetta a me: la decisione è del governo… Non credo che avverrà nell’arco del mio mandato, in scadenza nella primavera del 2015 con assemblea sul bilanci 2014, che si chiuderà ancora una volta inutile.” Penso che nessuno possa contestare che il risanamento (primum vivere..) perseguito da Gubitosi sia stato ottenuto. Personalmente, ho il rammarico che il dg non possa dedicarsi, col presidente Tarantola, al secondo e non meno prezioso obbiettivo: la qualità dei contenuti, secondo le regole del servizio pubblico. E mi auguro che il successore, slegandosi come ha fatto Gubitosi dalla logica e dalla schiavitù dovuta ai partiti, vi riesca. Il successo Rai Way è un suo importante successo personale, conquistato in soli cinque mesi, un record – come scrive Il Sole 24 ore -per la Rai e per qualunque privatizzazione mai fatta in Italia. “La scelta del ricorso contro il governo proprio il giorno del debutto di Rai Way – spiega Gubitosi dopo la clamorosa decisione del bordo di fare causa contro il prelievo di 150 milioni di euro dal canone degli abbonati – non può farmi certo piacere e non manda un bel segnale al mercato. Ma un’operazione ben gestita in ogni fase non può passare in secondo piano per eventi che nulla hanno a che fare con le logiche industriali e finanziarie che ne sono alle spalle… Rai Way piace al mercato, prima era solo una costola della Rai, ora è un’impresa aperta al mercato e ben posizionato…”
A MILANO, LA MARCHESA MARIA ALBERTA VIVIANI…
… mi ha sverginato: non ho avuto il coraggio di scriverlo nel titolo! Tranquilli, si tratta della perdita di una verginità particolare, non certo sessuale. E’ riuscita, al ristornate “La scaletta”, a Milano, a diventare la prima e, chissà, forse ultima signora che in tutta la mia vita abbia pagato un conto. Mai successo, in tanti anni. A mia giustificazione posso dire che “La scaletta” per lei è di casa, per lei i fratelli che gestiscono il ristorante, Manolo e Karol, l’uno ai tavoli e l’altro in cucina, è diventata il ritrovo di tendenza proprio grazie alla disinteressata capacità di Maria Alberta di regalare, con altruismo, una gentile e persuasiva promozione. I meriti del ristorante, a Porta Genova, sono notevoli: en passant ho gustato una amatriciana più saporita di quelle romane! Ma ciò che più mi ha sorpreso, come vedete nell’immagine, è la dedica che i due fratelli hanno riservato alla marchesa: una targa che le riserva, perennemente un tavolo.
20.11.14