…”Il giorno dopo c’è chi esulta,chi legge i bicchieri dai due lati (cit. Bersani), e chi fischietta giocondo, leggero come l’aria, lontano dal caos del non governo, senza il mesto dovere di mostrarsi e dire, con dieci anni in più sotto gli occhi, “sono abbastanza soddisfatto”. Che sollievo adesso essere tra i bidonatori di Mario Monti…” (Annalena, Il Foglio di oggi).
CHE RIDERE, STAMATTINA…
… di fronte alle fiammate di un litigio, esploso da un momento all’altro fra tre simpatiche, intelligenti e belle donne (due contro una), nel corso di un dibattito post elettorale su La 7. Le tre signore erano Marina Sereni, pidiessina, che temerariamente e forse inconsciamente si è lasciata sfuggire di bocca l’espressione “persone comuni”, verso una fascia di elettori non meglio – se ho ascoltato bene – specificata, verosimilmente i grillini, eletti ed elettori. Subito le si sono avventate contro la giornalista Marina Terragni e, ancor più aggressiva, la pidiellina Laura Ravetto. Al grido di “Siamo, siamo state e saremo sempre persone comuni.” E mentre, pacatamente, Sereni tentava di svicolare e aggiustare il tiro, Ravello si spingeva a dire che la definizione era semplicemente vergognosa. L’unico maschio in studio, il grillino Davide Barillari, sorrideva beato e ironico e diceva che non era il caso di dar luogo a una disfida sul tema chi fosse 2la persona più comune”.
ELOGIO DELLA PERSONA COMUNE
Mi aggiungo anch’io, serenamente, al suggestivo invito a considerare preziose le persone comuni, e comunque vogliose di far parte di quella ggggente (copyright Funari) comune, comunissima, maltrattata dai politici, dalle lobby di potere, ecc. Tutti vogliamo farne parte – specialmente dopo l’esemplare successo di Beppe Grillo, che meglio di tutti ha saputo raccogliere l’esasperazione dei comuni, comunissimi cittadini. Forse resta un piccolo problema, comunque una lieve curiosità: verificare come la cosiddette persone comuni, secondo l’intenzione linguistica di Marina Sereni, ovvero il meccanico o il macellaio, l’architetto o il giardiniere, si comporteranno dopo essere diventati, grazie all’intuizione di Beppe, deputati o senatori. Resteranno puri, vergini, di buon senso – ahimè, rieccoci – comune, oppure troveranno spazio nell’esercito militante in politica di quelle persone comuni, o diversamente comuni, evocate da Marina Terragni e Laura Ravello.
Questa è la domanda cruciale, e non si può rispondere oggi, se non con obbligatori e ovvii sentimenti di ottimismo.
AL MERCATO, MERCATO!
Giorni fa ho cinguettato su twitter a Maria Latella (ma l’ingenua esortazione valeva, vale e varrà per qualsiasi conduttore di talk politici): ma perchè, per capire l’umore della gente, non date spazi e possibilità di parlare alla “gggente” (rieccoci) prive di un nome famoso, quella che frequenta, ad esempio, i mercatini di frutta e verdura? Ieri, a Ballarò, ho avuto il piacere di sentir dire la stessa cosa da parte di Mario Calabresi, direttore de “La Stampa”, che addirittura ha fissato il momento esatto, a mezzogiorno/l’una, ora di pranzo. E ha citato un suo giornalista che un mese fa, inascoltato, gli aveva fatto la previsione giusta, avrebbe vinto Grillo. Perfetto. Dedicato ai conduttori, ai giornalisti
e naturalmente ai vecchi politici: meno salotti, più mercati (e metropolitane, ospedali, ecc: più marciapiede!). Ma posso aggiungere un commento irriverente: “La Stampa”, come tanti altri giornali italiani, mi sembra dedicata più al target dei salotti – con egregio snobismo – più che ai sussurri e alle grida del – rieccoci, rieccoci! – del “cittadino comune”. Sbaglio?
LE CATTIVERIE DI OGGI
Maurizio Crippa, Il Foglio: “Da cattolico, anche Casini come il cardinale O’ Brian dovrebbe rinunciare per comportamenti inappropriati.”. – www.spinoza.it, Il Fatto quotidiano: “Nanni Moretti ha portato bene a Bersani, quasi quanto al Papa.”
PACE PER I NON PIU’ VIVENTI
Lanfranco Pace, un autentico purosangue (che bel giornale ti sei inventato e hai fatto vivere e splendere, Giuliano Ferrara!), oggi sul Foglio compila da par suo – questo è il titolo – Il “catalogo dei non più viventi, da Ingroia a Fini (e Casini fa scongiuri)”. Ai nomi del titolo si aggiungono Di Pietro, Ferrero, Diliberto, Bonelli… Una volta si chiamavano trombati, oggi non più viventi. Con grande stima per Pace, mi considero non tanto meno crudele, ma certamente più pessimista, più cinico, o forse semplicemente più realista, di lui, La politica generalmente, ma soprattutto in Italia, almeno una possibilità di rivincita e di rinascita la concede sempre. Scommettiamo che i defunti (politicamente) li ritroveremo, sia pure come allegri fantasmi o assetati vampiri, protagonisti o comprimari degli ineffabili scenari italiani?
SCENARIO, OSCENA PAROLA. E CERTO NE SIETE CONSAPEVOLI.
Ecco, ci sono caduto anch’io. E non è la prima volta, temo. “Scenario” è davvero una parola detestabile, oscena. E troppo facile: quando non si sa cosa dire, si scrive “scenario”. Cioè? Boh. Altro modo di dire che mi fanno venire l’orticaria: “Sono consapevole che…”, “Abbiamo consapevolezza…” Negli anni ottanta erano frasi quasi leziose, pronunciate con misura, spesso con ironia, da avvocati e insegnanti universitari. Oggi, in tivu, non c’è nessuno, o quasi, che non sia o non si definisca, senza ironia, assolutamente consapevole. Persino i calciatori e gli allenatori, fateci caso, alla vigilia o alla conclusione di una partita. (Qualche sciagurato mascalzone, oserei dire, probabilmente scommette sui risultati del football, esattamente al contrario di come si sia detto consapevole che…). In ogni caso, non disperiamo: abbiamo vissuto tempi in cui non si era consapevoli, ma con prudenza si diceva “nella misura in cui”… E io mi sentivo nauseato come, una volta, mi successe dopo aver bevuto un bicchierino dki marsala all’uovo (scaduto).
INFINE UNA MODESTA PROPOSTA PER IL QUIRINALE
Mi scusi l’invadenza, presidente Napolitano: Lei sa che le voglio bene, certamente mi perdonerà. Solo Lei può osare un gesto di questo temerario realismo. Dimentichi la disistima che ha manifestato a lungo verso Grillo, chiami lui o Bersani o Renzi (se Bersani facesse un passo indietro) e gli chieda: se la sente di guidare un governo a termine, che realizzi cinque o sei punti condivisi dai maggiori partiti e poi tra un anno o due si torna a votare? L’elenco: in primis, per dare un segnale, la riduzione dei costi e dei privilegi della politica; poi il ridimensionamento delle tasse, recuperando il quid mancante dall’evasione e dagli sprechi; quindi il conflitto di interessi, ad ogni livello; a seguire, incentivi per l’occupazione, per la meritocrazia, per i giovani, e per la ripresa economica, privilegiando in primis le piccole imprese; una legge seria e severa sulla corruzione; la riforma della giustizia, in articoli condivisi all’unanimità; infine, anche una nuova legge elettorale, anche se penso che non sia questo il problema più urgente. Se incaricato fosse Alfano o Berlusconi, suggerirei di mettere al secondo posto il conflitto di interessi…
Se la proposta fosse chiara e drastica, e comprensibile le risposte quanto la proposta, chi avrebbe il coraggio di rifiutare una corresponsabilizzazione?
ASCOLTI TV/ LE ELEZIONI 2013 DOMINANO TUTTA LA GIORNATA
E FANNO VINCERE LA SERATA A BALLARÒ CON IL 21,94%
Ottimi ascolti e grande interesse per i commenti post elettorali. Vince la serata Ballarò con 5.932.000 telespettatori e il 21,94%. La replica del film tv Sarò sempre tuo padre si ferma al 15,43%, mentre il film di Canale Cinque Baaria al 13,83%. In access buon risultato per Otto e mezzo con ospite Dario Fo al 7,36%.
FOCUS DAY TIME mattina: Unomattina ottiene il 26,54% nella prima parte e il 22,73% nella seconda;Tg2 – Speciale Elezioni il 2,87%. Agorà al 13,85%; Tg3 Speciale Elezioni il 14,00%; La telefonata di Belpietro con Silvio Berlusconi al 14,67%; Omnibus nelle tre parti registra il 4,72%, il 3,29% e il 4,66%; Coffee Break il 4,39%, L’aria che tira il 5,20%, e TgLa7 Speciale Elezioni il 4,35%.
FOCUS DAY TIME pomeriggio: Tg3 Speciale Elezioni all’11,75 %, mentre la lunga maratona de TgLa7 Speciale Elezioni Regionali 2013 ottiene il 6,48%.
In seconda serata ottimo risultato per Porta a porta con il 20,26%.
TELEGIORNALI edizioni serali: Tg1 al 23,53%; Tg2 all’8,97%; Tg3 al 14,35%; Tg5 al 20,57%; Studio Aperto nella prima parte il 7,32% e il 4,31% nella seconda; Tg4 al 4,44%; TgLa7 all’8,52%.
27/02/13
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