“Le unisco un libricino che la Fondazione Nuovo Millennio ha amichevolmente curato per Democrazia Partecipativa,un nuovo partito politico di recente costituzione,che sarà ufficialmente presentato a Roma il prossimo mese di novembre. Democrazia Partecipativa mette opportunamente da parte ogni tentazione leaderistica e si propone di partire dal basso per aggregare il maggior numero di persone con la speranza di fermare la grave deriva in atto e di costruire una società d’ispirazione cristiana e liberale, basata sull’iniziativa e sulla partecipazione dei cittadini. Io guardo con fiducia a questo partito e vi ho aderito, convinto come sono che il nostro Paese abbia urgente bisogno di una forza politica che sappia coniugare e armonizzare efficienza economica e solidarietà sociale: l’una e l’altra indispensabili per costruire una società a misura d’uomo e nella quale ciascuno di noi possa riconoscersi. Sono molto preoccupato per il futuro del nostro Paese, soprattutto perché l’azione di governo non mi sembra adeguata ai problemi che abbiamo di fronte. Dobbiamo fare qualcosa per evitare il peggio. E possiamo farlo purché ci scuotiamo dal nostre dal nostro torpore e reagiamo a quella sorta di fatalismo inoperoso che ci porta, inevitabilmente, alla rassegnazione. Non credo che le mie preoccupazioni siano eccessive. Ad ogni modo, anche se Lei le ritiene tali, mi piacerebbe che desse uno sguardo al nostro libricino e riflettesse sulle idee in esso esposte. (Pellegrino Capaldo presidente Fondazione Nuovo Millennio).
ATTUALIZZANDO… SIGNORI, PER FAVORE, AGGREGATEVI!
Nutro grande rispetto e stima per il professore Capaldo e pubblico volentieri la lettera, con la notizia che contiene: l’annuncio della nascita di una nuova formazione politica. Tuttavia, mi permetto di avanzare un’elementare chiosa. Se continua così, tra breve in Italia ci saranno più partiti che elettori. Infatti, mentre sempre più numerosi diventano gli italiani disgustati dalla politica e decisi a non votare per esprimere la loro protesta, parallelamente (ma non sono le famose convergenze parallele di una volta, mistero gaudioso e irrisolto della politica che fu) continuano a fiorire nuove formazioni, pronte a presentarsi fiduciosamente alle urne. Tra gli ultimi, c’è Passera e c’è Lotito, c’è forse Diego Della Valle che prima o poi uscirà dal suo silenzio, e adesso c’è questo nuovo prestigioso riferimento, proposto da Pellegrino Capaldo. Oltre a tutti questi, ci sono vari partitini in logoramento o in via di disfacimento: quale che sia la nuova legge elettorale, sia i vecchi e sia i nuovi partitini saranno quasi certamente spazzati via, implacabilmente. Quindi, il problema politico cruciale in Italia oggi non è quello di formare nuovi movimenti politici, sia pure con ragionevoli e lodevoli propositi. Il vero problema è un altro: da una parte aggregare, e so bene che una fatica improba, le formazioni esistenti e neonate; dall’altra, indurre in milioni e milioni di non votanti a scegliere un riferimento alternativo al divagante Pd di Renzi. Ciò detto mi accingo a leggere il librino “Democrazia partecipativa, come e perché nasce un partito”, un documento apprezzabile (prima di leggerlo), non fosse altro perché l’esternazione è contenuta in una novantina di piccole paginette.
ZELIG E’ ARRIVATO ALLA FRUTTA… E RIMPIANGO GIASS DI ANTONIO RICCI
Zelig è un titolo cult della televisione italiana, settore nuova e vecchia comicità. Ma in queste prime settimane della nuova stagione è precipitato ad ascolti poco rassicuranti. E rimpiango Giass (che vuole dire ghiaccio, in genovese), una delle tante creature del mitico Antonio Ricci, incentrato su Luca e Paolo. Tra mille polemiche la promettente e originale creaturina fu strozzata in culla, eppure, se ricordo bene, al debutto aveva ottenuto lo stesso risultato che oggi fa Zelig, senza che nessuno polemizzi. Forse, per rispetto delle lunghe stagioni vincenti del programma. Il difetto principale, quest’anno, mi sembra quello indotto da una temeraria sperimentazione: conduzione doppia secondo tradizione, ma a rotazione continua. Così, si perde il piacere della fidelizzazione a volti per altro famosi, come Enrico Brignano e Claudia Gerini, Geppi Cucciari e Gianni Morandi, Ale e Franz con Ambra Angiolini, Ficarra e Picone con Ilary Blasi e altri. Anche gli ospiti sono di prima qualità, in qualche caso, ma la sarabanda non promette affatto un sereno successo. Gli autori principali, le vecchie glorie Gino e Michele, hanno spiegato di aver voluto dare una scossa al loro programma, più o meno come si fa nei matrimoni. Ma, proprio come succede nei matrimoni in via di esaurimento, la scossa rischia di diventare micidiale.
ENRICO MENTANA, PREOCCUPANTE CALO NEGLI ASCOLTI
Dispiace che l’ex mitraglietta stia anche lui, come Zelig, precipitando negli ascolti: a spanna, il suo telegiornale ha perso quasi un milione di telespettatori. Nessuno ne parla, perché Enrico è un piccolo monumento della conduzione dei telegiornali. Per conto mio, preferisco pubblicamente rammaricarmi e resto inchiodato davanti al video, sul canale de La7. Mi piace lo sproloquietto iniziale di Mentana, additato da molti (mai o quasi pubblicamente, però…) come un appesantimento del tg. Non sono d’accordo, è sintetico ed essenziale per capire la giornata. Se mai, i problemi per Mentana mi sembrano due, l’assenza di un traino, catastrofico fu il programmino alle 19,40 di Giovanni Floris; e l’inizio in ritardo, rispetto a Rai1 e Canale5, è penalizzante. Consiglierei sommessamente di anticipare, alle 19,50. Impresa non semplice, perché La7, da quando è arrivato Cairo, è piena zeppa di pubblicità. E questo successo è prioritario, per qualsiasi editore.
AL “LOCALINO” IL PRINCIPALE CANDIDATO ALLE DIREZIONE DEL CORSERA
Vado a pranzo con un amico al Localino, un bel ristorante dove si è accolti con cordialità e si mangia bene (pesce) . A un tavolo poco distante, Aldo Cazzullo e Marcello Sorgi. Non ho resistito alla tentazione di avvicinarmi e salutarli così: “Chi dei due è il futuro direttore del Corriere?” Sorgi ha risposto subito: “Io no”, Cazzullo mi ha rimproverato di trattarlo male, di scrivere di lui in modo critico. “Ma no” ho replicato “vi auguro e mi adopero affinché questo misfatto non si compia!” Per la verità, debbo puntualizzare: stimo Sorgi, ancor più che per le sue analisi politiche, per i suoi libri sulla Sicilia e sulla sicilitudine. E stimo Cazzullo per le sue intervistone: perché togliergli questo ruolo? Quanto al successore di Ferruccio de Bortoli, sento di dire che Mario Calabresi è in risalita, anche se perderà il sostegno del principale sponsor, Giorgio Napolitano. In corsa: Barbara Stefanelli, Luciano Fontana, Roberto Napoletano… E, sempre anche se riluttante, Giulio Anselmi. Ne riparleremo domani.
CDB FESTEGGIA GLI 80 A DOGLIANI
Se non siete invitati, non dovete rammaricarvi. Carlo De Benedetti festeggia venerdì nella sua villa di Dogliani l’ottantesimo compleanno. Ha invitato duecento persone, ma senza elenchi d’obbligo o istituzionali: solo coloro che considera amici, nella sua lunga vita. Auguri! Ricordo una battuta di Franco De Benedetti sul fratello: “Quando si invecchia si diventa meno cattivi, ma più prepotenti.” Pensando a me, a CDB e tanti altri, correggerei così: non più prepotenti, ma più insofferenti.
11.11.14