“Amico mio, ancora piove e il Papa e Napolitano non fanno nulla, restano in silenzio. Sono desolato.” (Domenico Mazzullo, sms personale, 5 febbraio 2014).
ATTUALIZZANDO… CI VORREBBE UN OMBRELLO MAZZINIANO
Gli sms quotidiani del mio amico psichiatra, sosia anche fisicamente di Gandhi, pensatore e generoso altruista, mi aiutano a iniziare bene queste nuove, opprimenti giornate. La loro ironia è feroce. Negli ultimi mesi il Pontefice e il Presidente ci avevano abituato (o meglio allenati, per verificare la nostra resistenza) a esternazioni su qualsiasi argomento. Ma di fronte a un evento della natura, niente. Non un messaggio papale non una benedizione, non un monito napolitanesco. Abbiamo il diritto di proclamarci confusi e sperduti? Tuttavia non mi piacciono le lagne. E allora, senza avere, del resto come Domenico, nessuna esperienza commerciale o di affari, gli ho risposto che dovremmo varare un’iniziativa, a mio parere (me la canto e me la suono) preziosa, se non addirittura indispensabile: anche, e di più, quando non piove. Ci vorrebbe un ombrello laico, mazziniano, garibaldino, per ripararci dalle avversità del meteo e della politica. Valori intramontabili. Un ombrello tricolore, capace di sostenerci quando piove e, simbolicamente, anche se dovesse splendere il sole – ma il sole non splende più. Gesù! Mi rendo conto, scrivendo, che ci vorrebbe un geniale designer (se l’idea piace, si faccia avanti). Non vogliamo royalty. Solo ripararci, dando una mano a chi la pensa come noi, dalle tempeste e dalla pioggia di volgarità che ogni giorno ci affligge. Che ne dici, fratello Dom?
SMARRIMENTI. QUELLA FURIA INACCETTABILE VERSO BOLDRINI E MORANDI
Non ho simpatia verso Gianni Morandi, forse perchè non è quell’angioletto che mezzo mondo crede. E’ un grande giocatore di poker, mi dicono, furbo e inflessibile, spietato; un cantante popolare bravo certamente, ma estraneo ai picchi artistici, che so, del suo amico Dalla, o di un De André, di Paolo Conte, di Lucio Battisti, di Celentano, di Gianna Nannini…e quanti nomi ancora avrei in mente. Però, come si fa a non schierarsi al suo fianco, di fronte agli insulti e alle gazzarre che stanno distinguendo i tifosi ultrà, alla fine anche nei suoi confronti? E la presidente della Camera, così sussiegosamente la signora Boldrini ama farsi chiamare, dopo una prima e sciocca infatuazione mi piace ancor meno: perchè con Morandi non ho niente da spartirmi, posso evitare di seguirlo, mettermi altra musica nelle cuffie alle orecchie. La Boldrini, invece, delude e a volte offende le mie modeste ma legittime aspettative sulla vita istituzionale italiana. Però, anche in questo caso, come si fa a non esprimerle solidarietà di fronte alla valanga di insulti che le hanno rivolto molti (troppi) rappresentanti del Movimento 5 Stelle? Il paradosso è che se le critiche fossero state espresse in modo educato, duro e senza indulgenze, ma anche senza quel coro di volgarità estrema, avrei potuto sottoscriverle e approvarle.
SCOPERTE. LO SAPEVATE CHE LA BELLA OTERO, SEDUTTIVA E RICCA…
…nel corso della sua carriera accumulò un patrimonio di quindici milioni di dollari? La bella galiziana, di selvaggia bellezza, fece perdere la testa a capi di stato, re, ricconi che le facevano regali incredibili (ad esempio, una collana di diamanti che aveva illuminato il collo di Maria Antonietta, prima che glielo ghigliottinasssero…). Mi sono imbattuto nella sua storia, durante le ricerche del libro, ve ne parlerò un’altra volta, che sto finendo di scrivere. Davanti avevo i giornali con le cronache della signora Armellini e delle sue mille case… Chissà se la Bella Otero, parliamo del primo Novecento, pagava le tasse. E poi dici che non è importante vivere in un’epoca piuttosto che in un’altra. Se Maria Antonietta vivesse ai nostri tempi, si misurerebbe con Belen, come minimo, mantenendo, dici niente, la testa sul collo; se la Armellini, dicono non sia meno sensuale della Bella Otero, fosse vissuta un secolo fa, forse nessuno le avrebbe rotto le scatole, ma certo avrebbe dovuto imparare a esibirsi e a ballare e civettare, come quella scaltra e splendida cortigiana.
UNA TRISTE DEDICA PER TE, AMICO SEYMOUR
“Finchè c’è morte c’è speranza”, ha scritto Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”. Saluto così la morte violenta, per una overdose di eroina, di Seymour Hoffman, uno dei più bravi attori del nostro tempo. Solo la morte può darci – non certo toglierci – l’ultima speranza. E’ un privilegio poter morire come si desidera, tutti lo vorremmo. Sono certo che Seymour è morto come avrebbe desiderato, disperato e legato al suo vizio.
05- 02-2014