OGGI VI DICO CHE… RENZI SI GIOCA TUTTO.

(Matteo Renzi secondo i giornali di oggi,  lunedì 17 febbraio: “Mi gioco tutto!”).

ATTUALIZZANDO: NON VA BENE, ECCO PERCHÉ

Ve lo dice un giocatore, appassionato (e studioso) dell’azzardo. Non va bene perché non si gioca solo roba sua. Si gioca anche roba nostra: quel che resta dell’Italia. E andrebbe bene se la nostra roba gliel’avessimo affidata, se lo avessimo autorizzato a puntare e giocare per conto nostro. Attraverso un mandato elettorale. Ma non è andata così. La settimana scorsa, Renzi si è svegliato, confortato solo dal suo ottimismo e dal Pd, e ha detto al povero Lenzi, suo collega di partito: “Fatti più in là! Ora gioco io.” Piatto ricco (?), mi ci ficco. Giocatore talentuoso! Il problema è che non si gioca, ripeto, solo la roba sua, ma anche la nostra. Di più: se gli va male, lui si riprenderà, non esistono sconfitte definitive quando non si hanno neanche quarant’anni. Se gli va male, il conto lo pagheremo noi, senza neanche aver giocato.

RENZI, LE NOMINE SONO LA VERA POSTA IN GIOCO?

Così sostengono molti mass media e molti politici. Se restava Letta, sarebbe spettato a lui dirigere il gran ballo delle nomine a primavera. Renzi lo ha spodestato e intende – vedi La Repubblica di oggi – piazzare personaggi di sua fiducia. Non mi scandalizzo (a parte le perplessità che ho manifestato prima). Roberto Mania, il giornalista de La Repubblica, va giù duro e preciso: “Paolo Scaroni non sarà riconfermato alla guida dell’Eni.” Se lo fosse, scrive, tutti gli altri avrebbero speranze. Ahi! E perchè? Matteo, qui si parrà la tua nobilitate! Matteo, vuoi rottamare tutti, i migliori e i pessimi? Oppure sarai obbligato a confermare paludosamente tutti, anche i pessimi perché desideri confermare i migliori? Ahi, ahi… La vera novità sarebbe confermare i migliori e cacciare a pedate i pessimi. Questo, solo questo non è mai successo, in Italia.

QUI CI VORREBBE UN MATTEI. ECCO PERCHÉ SONO CURIOSO.

Sono curioso perché le nomine rappresentano una importante cartina di tornasole per l’atteso premier. Capiremo tante cose. E sono curioso, presidente Renzi, perché sto scrivendo un pamphlet di immane difficoltà: “Qui ci vorrebbe un Mattei”, il titolo mi sembra esplicito. Molti sanno che adoro Enrico Mattei, rifondatore dell’Italia, patriota, eroe: uno con due palle più grandi, come si dice, della cupola di San Pietro. Metterò in fila le sue imprese meritorie e, dopo la sua tragica morte, le chiacchiere e le puttanate di manager e politici politicanti. Anche ora, presidente in pectore, ci vorrebbe un Mattei. Potrebbe essere anche lei, perché no? Se continua ad andare avanti senza paura e senza circondarsi di imbecilli (parola di moda). Come è successo per Mattei, saremo pronti a giustificare qualsiasi peccatuccio di percorso veloce…

IL DECODER DI CESARE LANZA. 1. INFERIOR STABAT GILETTI…

Stiamo preparando un blog di (spero) divertente analisi televisiva. Donato Moscati mi segnala che ieri, all’Arena, c’è stato un imprevisto. Una simpatica signora del pubblico, Anna, sta facendo il suo intervento quando Massimo Giletti la interrompe bruscamente dicendole di non fare chiacchiere da bar. Anna va su tutte le furie chiedendo rispetto per ciò che dice. Assistiamo ad un battibecco surreale dove Giletti prova a smorzare i toni, ma la signora Anna affonda dicendo: “Giletti non faccia il simpatico che non le riesce nemmeno bene”. A questo punto Giletti è KO, non riesce a tenere testa ad Anna, zittisce tutti e comincia un piccolo sproloquietto populista. Da questo siparietto si ha la conferma che il conduttore de L’arena non sa gestire gli imprevisti televisivi, non è dotato di
quell’ironia che riesce a lasciarti senza parole, dote che hanno solo alcuni grandi. Non sa improvvisare, non è in grado di gestire il suo pubblico parlante! Chissà – conclude il perfido Donato – se rivedremo la signora Anna la settimana prossima a darci la sua opinione…

IL DECODER 2. LA DE FILIPPI ARRIVA SEMPRE PRIMA.

Ma Moscati non ha solo veleno in corpo. Mi ha mandato anche questo pezzetto, in onore di Maria. “Passaggio epocale, così lo hanno definito alcuni, sabato sera a C’è posta per te, dove per la prima volta protagonista è stato un amore omosessuale. La De Filippi è riuscita a raccontare, con la collaborazione di Laura Pausini, la storia di Antonio ed Andrea con massima naturalezza e discrezione,senza mai cadere nella morbosità. Nel giorno in cui Vladimir Luxuria veniva arrestata per aver sventolato una bandiera rainbow a Sochi, il people show della De Filippi raccontava una storia d’amore come tante, finora quasi mai servite al grande pubblico. Ci aveva provato Raiuno con il film di Ozpetek “Mine vaganti” raccogliendo uno scarsissimo risultato. Maria De Filippi si è confermata il nostro CENSIS, come più volte l’ha definita Carlo Freccero, e, riprendendo un’affermazione del Prof. Stefano Cristante su Madonna, lei non anticipa le mode ma le chiude, perché una volta portate al grande pubblico si possono dire completate.”

IL DECODER 3. A SANREMO SENZA PASS.

Amici, Presidente Tarantola, direttore Gubitosi, direttore Leone e democristiano sublime. Sono a Sanremo, ma fino ad ora senza pass. Ho fatto tre Sanremo da autore, un’altra decina per i programmi. Quest’anno, per la Vita in diretta, mi sono affidato al diligente Casinelli. Risultato finora: zero pass. Non è più la Rai di una volta. Ma restare in albergo davanti alla tivù è una libidine.

17-02-2014

* Se avete voglia, scrivetemi quel che volete: indirizzando però a cesare@lamescolanza.com