OGGI VI DICO CHE…

“… Il Paradiso, altissimo e confuso…” (Sandro Penna, “Poesie”) 

ATTUALIZZANDO… IL PARADISO DI MARCHIONNE E’ IN AMERICA

Il Paradiso irraggiungibile per tutti noi, credenti e laici, l’amministratore della Fiat lo ha trovato – forse – in America, andandosene – di fatto – dall’Italia. Mentre in questo Paese, bassissimo e confusissimo, tutti starnazzavano senza mai muovere un dito, trovandosi a gestire la più importante azienda italiana, sempre prestigiosa ma sull’orlo del fallimento, lui, Marchionne si è inventato, ha trovato, ha realizzato la terapia: tomo tomo cacchio cacchio, ha agitato fumo al governo e ai sindacati in Italia, ed è andato a procurarsi spazio negli Stati Uniti. Ora la Fiat, che ha goduto di straordinari privilegi dalle casse nazionali, è salva; l’Italia resta nella merda. Qui sotto troverete un magnifico affresco che ho letto, oggi, sul Foglio. Senza firma, e mi piacerebbe sapere chi sia l’autore sapiente, informato, ironico. Grazie a Ferrara e ai foglianti, ecco qui. 

“TUTTA LA FIAT DEI SALOTTI E DELLA STAMPA CHE NON SERVE PIU A MARCHIONNE”

“C’erano un tempo gli uomini dell’Avvocato, una schiatta di banchieri, o avvocati essi stessi, aristocrazia e giornalisti, compagni di viaggi, avventure e mondanità, pettegolezzi e affari, spesso tra loro imparentati, vicini o distanti dal centro del sistema solare ma, come si diceva, con l’imprinting sabaudo anche se nati a Roma o Napoli. Ora che ufficialmente inizia l’avventura planetaria di Sergio Marchionne, il quale nel 2011 dichiarò che l’Avvocato non l’aveva mai conosciuto (“Umberto invece sì”), che fine farà 2uel sistema- Agnelli che tra gli anni Ottanta e i primi Duemila dominava banche, assicurazioni, informazione, potere, sempre riportando a un Lingotto ormai non più cuore dell’Impero? Difficile che corrano ad Amsterdam o Londra, dove la Fiat Chrysler Automobiles trasferisce le sedi legali e fiscali. Anche per motivi di età: per dire, va per i 90 anni Gianluigi Gabetti e per gli 85 Franzo Grande Stevens, torinese il primo, napoletano il secondo, che pure della vecchia guardia sono stati i più vicini a Marchionne, e i più utili avendo congegnato lo swap che nel 2005 fece fuori le banche creditrici blindando Exor, la cassaforte di famiglia, e affrontato per questo guai giudiziari. Da quella mossa, il consolidamento azionario degli eredi trentenni di Gianni e Umberto, Marchionne poté iniziare la sua ascesa, affrancato dalla morsa bancaria e dagli incesti con la finanza italiana. Riservò a Gabetti parole affettuose: “Resterà sempre il mio più grande amico”. Ora, per esempio, si gioca a Torino la partita per la presidenza della Compagnia di San Paolo, primo azionista Intesa, e il favorito è Luca Remmert, mecenate, titolare di villa art nouveau, giardino all’inglese e tenuta in collina, amico dei Re di Rebaudengo e imparentato con i Nasi, questi ultimi a loro volta soci e per i rami cugini e cognati degli Agnelli sr. La cosa non sarebbe mai sfuggita all’attenzione, o ai lazzi, dell’Avvocato; per Marchionne è una breve sui giornali italiani. Tra l’altro, due delle banche che si videro sfilare la possibilità di trasformare i prestiti in azioni Fiat erano proprio San Paolo e Intesa; le altre Unicredito e Capitalia. Queste ultime, fuse, controllano tuttora Mediobanca (che impose alla Fiat Cesare Romiti), alla cui presidenza è transitato un altro agnelliano ramo però Umberto, che l’Avvocato, poco prima di morire, rimosse da amministratore delegato Fiat: Gabriele Galateri di Genola, poi presidente di Telecom e oggi delle Assicurazioni Generali. La “galassia”, o salotti buoni, con tutti i loro derivati, funzionali al disegno di controllo dell’establishment ideato da Romiti e coltivato da Gianni Agnelli, e che oggi appaiono piccoli e periferici rispetto alla Fca marchionnesca. e ha un bel cercare Stefano Sansonetti sul quotidiano La Notizia, tracce di Agnelli boys nei posti chiave: oltre a Remmert e Galateri, nomi come Luca Cordero di Montezemolo, non però come presidente della Ferrari, ma come vicepresidente di Unicredit; e Maurizio Beretta, ex relazioni istituzionali della Fiat, alla Lega Calcio; e Giovanni Malagò da poco presidente del Coni. A ben vedere si tratta piuttosto di Luca boys, cioè amici di LCDM, o di Umberto, e dunque eredi di un ruolo in quella terra di mezzo ce fu la presidenza della Fiat affidata dalla famigli a Montezemolo nel gennaio 2004, alla scomparsa dell’Avvocato, quando non c’era certezza del domani. Marchionne sarebbe diventato ad solo cinque mesi dopo. La coabitazione Marchionne-Montezemolo, durata fino al 2010, è stata a sua volta segnata da alti e bassi, e infinite chiacchiere (in ogni modo i due non si piacevano). Ma in definitiva anche LCDM, benché numero uno del Cavallino, pare appartenere a una vecchia Fiat. E’ stato presidente in chiave consociativa di Confindustria, mentre Marchionne la abbandonò per il defilamento di Via dell’Astronomia dalla battaglia per chryslerizzare Pomigliano. E, fatto forse più grave, Montezemolo ha vagheggiato lo scorporo e la quotazione autonoma della Ferrari, che invece il manager italo-canadese intende sfruttare assieme a Maserati e Alfa Romeo per sinergie sui motori e posizionare la Fca nel segmento lusso. Secondo molti il prossimo dossier che la Fiat post Agnelli dovrà affrontare saranno i quotidiani: la proprietà della Stampa e il ruolo di azionisti forti del Corriere della Sera appaiono troppo per un manager che pensa in inglese e legge quasi solo giornali stranieri. Girano progetti di fusione, o di trasferire la Stampa a una fondazione con le banche torinesi: cadeau al vecchio mondo che fu. L’Avvocato nei suoi mercoledì romani faceva un salto alla redazione romana della Stampa, avido di pettegolezzi di Marcello Sorgi e di un Augusto Minzolini non ancora del tutto berlusconizzato (solo un po’). Al Corriere nominava il direttore, che su questo campava. Marchionne preferisce il tablet, il Wall Street Journal, il Financial Times che ogni tanto lo strapazza, e Automotive News: il settimanale di Detroit che non era nella rassegna stampa dell’Avvocato”. (Il Foglio, 31 gennaio 2014, senza firma)

PAGELLE. C’E’ QUALCOSA DI NUOVO A TELECOM: TRE MOSCHETTIERI
In Telecom hanno creato una task force composta da Carlotta Ventura, Franco Brescia e Carlo De Martino, per gestire la mole di notizie. Sono considerati i nuovi tre moschettieri. A Vodafone, si mormora che Vittorio Colao sia pronto a scendere in politica a fianco di Renzi. Poste Mobile lascia Vodafone e migra a Wind. Maximo Ibarra, capitano di Wind, sta per concludere un blitz, accaparrandosi l’operatore mobile virtuale di Vodafone. Entro giugno? In ballo tre milioni di clienti.

 

MAXIMO

IBARRA

Wind Telecomunicazioni Amministratore Delegato

7-

Ha chiuso i primi nove mesi con ottimi ricavi, la società cresce a 360 gradi. Il manager giusto al posto giusto.
VITTORIO COLAO Vodafone Group Amministratore Delegato Un purosangue, con visioni strategiche non comuni. Pronto a scendere in politica a fianco di Renzi.
 

PAOLO

BERTOLUZZO


Vodafone Italia

Chief Commercial and Operations Officer

7 Vuole conquistare il mercato col nuovo smartphone lowcost che sfrutta le reti 4G. Il suo nuovo incarico lo ha fatto finire un po’ nell’ombra.

MARCO

PATUANO

Telecom Italia

Amministratore Delegato

?

Un vero leader a Telecom, ma la nuova proprietà spagnola quanto spazio gli lascerà?
VINCENZO NOVARI H3G Amministratore Delegato 6+ Si sente come Calimero, tutti lo vogliono e nessuno se lo prende.

SILVIA

DE BLASIO

Vodafone Italia

Media relations and corporate comm.

4

Le consiglierei di leggere il libro di A.Boe e B.B.Youngs “Come creare una rete di relazioni e rapporti per avere successo”.

MASSIMO

ANGELINI

Wind

Direttore Public Relations

 

Negli ultimi 14 anni in Wind ha ricoperto diverse importanti cariche, a diretto rapporto con l’Ad Ibarra. Sostiene fortemente i giovani imprenditori che sono il volano del futuro.
PIERO DI PRIMIO Wind Capo ufficio stampa 6+ Serio e preparato.
FRANCO BRESCIA Telecom Italia Dir. Rapporti istituzionali 6 Un ufficiale di lungo corso, pupillo di Bernabè. Ultimamente mantiene un vero low profile.

CARLO

DE MARTINO Telecom Italia Relazioni con stampa e opinion makers 6 Capace.
CARLOTTA VENTURA Telecom Domestic Media Sta cambiando le strategie aziendali per essere la protagonista nella rivoluzione digitale.

PICCOLI PIACERI PER IL WEEK END: CINEMA E LIBRI.

Ho visto tre film, consigliabili. “The butler”, interessante, sulla vita straordinaria del maggiordomo storico della Casa Bianca. ineccepibile, ma non mi ha coinvolto emotivamente. “Il capitale umano”, la storia brianzola che ha fatto tanto discutere. Ottima confezione. E “Tutta colpa di Freud”: lieve, ma divertente – come prendere una bibita rinfrescante per rilassarsi un po’. La cosa che mi è piaciuta di più è l’utilizzazione, da parte di Virzì, di alcuni attori (la Puccini, Giallini, il ragazzo, il “Freddo” di “Romanzo criminale”) in ruoli del tutto diversi dal loro abituale clichè. :- ). Quanto ai libri, dovete accontentarvi di un mio impulso passatista: provate a recuperare uno di questi quattro romanzi del mio adorato Giuseppe Marotta: L’oro di Napoli, a Milano non fa freddo, Pietre e nuvole, San Gennaro non dice mai no. Se siete fortunati, potete procurarvi un’edizione, Valentino Bompiani, 1967, che li raduna tutti e quattro. Io ce l’ho fatta, in un mercatino, per dieci euro ben spesi. Marotta, per me, è uno dei più grandi e incompresi scrittori italiani, ricco di una finissima, dolente umanità. Se fosse nato in America e avesse raccontato Brooklyn e Manhattan, un Nobel non glielo avrebbe negato nessuno. 

DOMANDE SCOMODE: QUANTE VOLTE, ROSSELLINO?

Quante volte Carlo Rossella ha citato Mario D’Urso nella sua rubrica, si fa per dire, “Alta società”, sul Foglio? E quante volte lo citerà ancora. Oggi siamo informati che “principesse, duchesse, marchese, contesse capitanate da Mario D’Urso hanno affollato l’aereo per Londra. Tutti al party per i 90 anni di Alfred Taubman.” Oh capitano, mio capitano… ovvero egregio Mario, darai informazioni adeguate a Carletto in modo che possa aggiornarci sul party del tuo amico novantenne, allo scopo di onorarti rispettosamente ancora una volta? 

31-01-2014

* Perdinci! Copiose arrivano le vostre lettere e io rispondo a tutti. Scrivetemi quel che volete, ma indirizzate a cesare@lamescolanza.com Vi informo che stiamo preparando la nuova rubrica dedicata alla televisione “Il decoder di Cesare Lanza”, con spazio aperto a tutti, telespettatori e protagonisti. Chiedo scusa per il ritardo. il collaboratore più impaziente è Donato Moscati, sempre più velenoso; Ilaria Ammirati, estranea a ogni possibile definizione, mantiene curiosità e distacco. E io? Mi ispirerò a Marotta, che scriveva le sue critiche (cinematografiche) come se fossero pagine di un suo diario intimo. A presto.