OGGI VI DICO CHE… IL TORO, SECONDO HEMINGWAY

 

“Un fattore importante nella formazione di un toro,  dopo l’allevamento e la condizione, è l’età. Senza uno di questi tre fattori non si può avere un completo toro da combattimento. Un toro non è maturo fin dopo il suo quarto anno. E’ vero che dopo i tre anni sembra maturo,  ma non lo è. La maturità reca forza, resistenza, ma soprattutto esperienza. Ora, l’esperienza di un toro consiste specialmente nei suoi ricordi (non dimentica mai nulla) e nella sua conoscenza ed abilità a usare le corna. E il corno che fa la corrida, e il toro ideale è quello la cui memoria sia quanto più possibile libera da qualunque esperienza di corrida, in modo che egli impari tutto ciò che deve imparare nell’arena… (Ernest Hemingway, “Morte nel pomeriggio”, Einaudi editore, 1947. Traduzione di Fernanda Pivano.)

 

ATTUALIZZANDO… IN POLITICA: RENZI, GALLI, CAPPONI E SOMARI

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Adoro Hemingway, per molti ragazzi, nati negli anni  Quaranta come me, è stato un mito. E, per me, lo è ancora. Sono grato a Mauro della Porta che ha pubblicato un libello su questo fondamentale scrittore e ha chiesto anche a me di esprimere una opinione. “Morte nel pomeriggio” è un libro straordinario, nella ricchissima produzione di Hemingway: leggetelo o, come sto facendo io, rileggetelo – se condividete ciò che scrivo. Aggiungo che, come ogni libro di straordinario valore, ciò che l’autore ci trasmette (spesso, anche in questo caso, inconsapevolmente) un valore metaforico – un riferimento prezioso, anche lieve, su cui possiamo riflettere, pensando a noi e alla vita che ci circonda.
Trasferiamo quella frase di Hemingway (splendidamente tradotto dalla signora Pivano) ai giorni, al nostro chiodo fisso della politica. Ci sono tori nella politica italiana del secondo decennio del terzo millennio? Boh, vedo qualche galletto, molti capponi, gallinacce, anche tanti somari (i più rispettabili, ragliano, ma almeno lavorano, con fatica). Nel passato recente, ci furono un cinghialone, Craxi, incompreso, spavaldo e selvaggio, colpito a morte; e una volpe, Andreotti, finita in pellicceria. Ma oggi? Il toro c’è o non c’è? Inevitabile pensare a Renzo e chiedersi, seguendo Hemingway: ha memoria? Credo di sì. Ha esperienza? Temo di no, è come un toro non ancora giunto al quarto anno di vita. E sa usare le corna? Indubbiamente, sì. Fino ad ora. Ha fatto fuori un toro di campagna come Bersani e, forse, un toreador elegante come D’Alema, per citare solo due nomi. Ma è ora che il gioco si fa duro. Vedremo…

 

LA REPUBBLICA AMETTE DI AGITARSI: TORNANO LE FIRME

L’agitazione dopo tre giorni si ferma, sul giornale tornano le firme dei giornalisti. Evviva. La comunicazione arriva da una pagina interna, mentre per tre giorni poche righette in prima pagina, senza spiegazioni, ci informavano che i giornalisti, agitati non si sapeva e non si sa perchè, avevano deciso di non concedere le loro firme, in cima o in fondo ai loro pezzi. La mia idea del giornalismo è antiquata: penso che un giornale (eccellente, poi, come quello diretto da Ezio Mauro) debba informare i lettori non solo sui cavoli – eufemismo – degli altri, ma anche, all’occorrenza, sui propri. Ho cercato di saperne di più, interpellando vari colleghi. Un dirigente di Repubblica, sempre corretto e addetto ad esternare a nome dell’azienda, mi ha detto che la regola inviolabile, da sempre, è quella di non commentare le questioni sindacali. “E’ una scelta: l’azienda parla solo al tavolo delle trattative, è anche un modo per non delegittimare controparte. Capisco comunque che si potrebbe parlare in eterno se sia giusto o sbagliato.”  Perchè in eterno: per me, in un attimo, sostengo che il silenzio è sbagliato, sia da parte degli editori, sia dei giornalisti, sia dei sindacalisti.
A parte tutto, perchè i lettori non dovrebbero essere interessati a ciò che succede nelle stanze di un gigante dell’informazione, come Repubblica? E’ forse l’editore che non lo gradisce? Mi ha risposto Marco Travaglio: “Ne so poco di Repubblica. Ma mi pare che l’editore se ne freghi dell’assenza delle firme.”
Altra domanda: questo tipo di informazione non dovrebbe interessare anche ad altre testate? L’ho chiesto a Ferruccio de Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”: negli anni Settanta avevo cercato di inculcargli questa convinzione, senza successo. Almeno in questo caso. Mi ha risposto: “Caro Cesare abbiamo già tanti problemi noi che non mi sembra proprio il caso. Un abbraccio.” Capisco e rispetto. Il senso dell’opportunità mi manca da sempre, penso solo ai lettori. Ma Ferruccio, il senso dell’opportunità ce l’ha, oltre a tanti meriti superiori ai miei. E’ diventato il direttore del Corriere, io no.
Resto dell’idea che una spiegazione sui motivi della protesta, pubblicata su qualsiasi giornale, sarebbe stata interessante. Anche perchè c’è un aspetto da approfondire: il ritiro delle firme quanto può incidere, negativamente o positivamente, sul gradimento dei lettori? Boh, se avessi un giornale o se potessi retribuire un’agenzia di sondaggi, mi piacerebbe sapere. Torno dunque nel mio guscio. (“Se io fossi foco, io lo brucerei… Se io fossi acqua, io l’annegherei…” Non sono fantasioso, impetuodo e velleitario come Cecco Angiolieri).
IL DECODER DI CESARE LANZA. BRIGLIADORI.
SESSO, OVVIETA’ E FIORI DI BACH

Ieri non è stata una giornata piacevole, oltre alla resistenza incontrata dai miei colleghi sulla questione delle firme di Repubblica c’è stato un mal riuscito confronto con l’attrice Eleonora Brigliadori, a “La vita in diretta”. Ero stato invitato per commentare le cronache da San Marino su un medico, arrestato per molestie e improprie iniziative sessuali verso alcune sue pazienti.
Ogni tanto succedono episodi simili, che non si risolvono con il giusto arresto e condanna (ovviamente dopo le prove, in un tribunale) dell’imputato. A mio parere, oltre gli aspetti dei vari episodi, sarebbe bene riflettere sulle questioni di fondo: il mistero del sesso; il livello della nostra società rispetto al sesso. Di fronte a me, come detto c’era la signora Brigliadori: la ricordavo come una giovane donna anticonformista e brillante. Che delusione! Non avevo quasi aperto bocca e ha incominciato a darmi sulla voce, mi ha impedito – temo – di spiegarmi con chiarezza. Ci provo qui.
Penso che il sesso sia un territorio indecifrabile, può essere un paradiso e un inferno, o anche un terribile limbo per chi non osi affrontare, e superare, le cecità di tabù imposti dalla nostra educazione. Certo, i palpeggiamenti e le prepotenze simili a quelle del medico di San Marino sono da condannare. Severamente, in modo esemplare. E la trasmissione, il dibattito finiscono dopo un minuto: chi potrebbe sostenere il contrario?
Ma è sciocco, è inutile chiedersi come e perchè il sesso ossessioni la vita di milioni di persone, con istinti e atti esecrabili ma non facilmente comprensibili (e curabili)? In quale società siamo stati educati? Mi sono azzardato a dire che siamo cresciuti con i film di Edvige Fenech e – volevo aggiungere – in una civiltà pansessuale , dalla pubblicità alla moda, dalle copertine dei giornali alle battutacce da caserma e nei bar. Non era una difesa del medico. Era una riflessione. Infine. visto che si ripeteva che il medico si era comportato in modo indecoroso come ex capo di Stato mi sono permesso di sorridere e ricordare che a San Marino si cambia capo di Stato varie volte l’anno. Mentre in Italia con Berlusconi e in Francia con Hollande e negli Stati uniti con Clinton e via via e via dicendo abbiamo assistito a ben altri episodi – inerenti a problemi di sesso.
Eleonora strepitava “Che c’entra, che c’entra?” e suppongo che non capisse molto di quanto si diceva, visto che un prestigioso medico mi dava ragione e lei era convinta che, invece, il consenso fosse per lei. Boh, boh! In precedenza quel medico e io avevamo sorriso perchè in un altro pezzo della trasmissione la Brigliadori aveva trovato il modo di esaltare i miracoli dei fiori di Bach. Concludiamo con un sorriso? Utilizzi lei, Eleonora, questi medicamentosi fiori. E li mandi anche a me, chissà, forse anch’io ne ho bisogno.

 

 24-1-14

cesare@lamescolanza.com